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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Con la preghiera purifichiamo il cuore dai pensieri cattivi e con il digiuno freniamo l'arroganza della carne. Coltiva l'umiltà del cuore, perché la preghiera dell'umile penetra le nubi, e non si ferma finché non ha conseguito ciò che domanda.
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Vita di San Paolo apostolo di San Giovanni Bosco



San Paolo

S. Paolo predica in Tessalonica - Affare di Giasone. Va a Berea ove è di nuovo disturbato dagli Ebrei. Anno di Cristo 52.

Paolo co' suoi compagni partì da Filippi lasciando ivi le due famiglie di Lidia e del carceriere guadagnate a Gesù Cristo. Passando egli per la città di Anfipoli e di Apollonia pervenne a Tessalonica, città principale della Macedonia molto famosa pel suo commercio e pel suo porto sull'Arcipelago. Oggidì è della Salonicchio. Ivi Iddio aveva apparecchiato al santo Apostolo molti patimenti e molte anime da guadagnare a Cristo. Egli si mise a predicare, e per tre sabati continuò a provare colle sacre Scritture che Gesù Cristo era il Messia, il Figliuolo di Dio, che le cose a lui avvenute erano state annunziate dai Profeti, perciò doversi o rinunziare alle profezie o credere alla venuta del Messia. A tale predicazione alcuni credettero ed abbracciarono la Fede; ma altri, specialmente Ebrei, si mostrarono ostinati e con grande odio si levarono contro di s. Paolo. Postisi alla testa di alcuni malvagi della feccia del popolo si radunarono, e a squadre a squadre misero a rumore tutta la città. E poichè Sila e Paolo avevano preso alloggio presso un certo Giasone, corsero tumultuando alla casa di lui per trarli fuori e condurli davanti al popolo. I fedeli se ne accorsero per tempo e riuscirono a trafugarli. Non potendoli più trovare presero Giasone insieme con alcuni fedeli e li strascinarono dinanzi ai Magistrati della città, gridando a gran voce: questi turbatori del genere umano sono venuti anche qua da Filippi; e Giasone li accolse in casa sua; ora costoro trasgrediscono i decreti e violano la maestà di Cesare affermando esservi un altro Re, cioè Gesù Nazareno. Queste parole riscaldarono i Tessalonicesi e fecero montare in furore i medesimi magistrati. Ma Giasone avendoli assicurati che non si volevano fare tumulti, e che qualora avessero chiesti que' forestieri, egli li avrebbe loro presentati, si mostrarono paghi; e si acquetò il tumulto. Ma Sila e Paolo vedendo inutile ogni fatica in quella città seguirono i consigli de' Fratelli e si recarono a Berea, altra città di quella provincia.

A Berea Paolo si mise a predicare nella Sinagoga degli Ebrei, cioè si pose nello stesso pericolo, da cui poco prima era stato quasi per miracolo liberato. Ma questa volta il suo coraggio fu largamente ricompensato. I Bereesi con grandissima avidità ascoltarono la parola di Dio. Paolo allegava sempre quei tratti della Bibbia che riguardavano a Gesù Cristo, e gli uditori correvano tosto a riscontrarli e a verificare i testi da lui citati; e trovandoli corrispondere con esattezza, si piegavano alla verità e credevano al Vangelo. Così faceva il Salvatore cogli Ebrei della Palestina quando li invitava a leggere attentamente le Sacre Scritture. Scrutamini scripturas, et ipscæ testimonium perhibent de me.

Però le conversioni avvenute in Berea non poterono stare nascoste, tanto che non ne pervenisse notizia a quelli di Tessalonica. Gli ostinati Ebrei di questa città corsero in gran numero a Berea per guastar l'opera di Dio e impedire la conversione de' Gentili. S. Paolo era principalmente cercato come colui che sosteneva in particolar maniera la predicazione. I Fratelli veggendolo in pericolo il fecero da persone fidate accompagnare segretamente fuori della città e per vie sicure lo condussero ad Atene. Rimasero però in Berea Sila e Timoteo. Ma Paolo nel licenziare coloro, che l'avevano accompagnato, raccomandò loro con gran premura che dicessero a Sila e a Timoteo di venirlo a raggiungere il più presto possibile. I santi Padri nell'ostinazione degli Ebrei di Tessalonica ravvisano quei Cristiani i quali non paghi di non approfittare eglino stessi dei benefizi della religione, cercano

allontanarne gli altri, la qual cosa fanno o calunniando i sacri ministri, o disprezzando le cose della medesima religione. Il Salvatore dice a costoro: a voi sarà tolta la mia vigna, cioè la mia religione, e sarà data ad altri popoli che la coltiveranno meglio di voi e riporteranno fruiti a suo tempo. Minaccia terribile, ma che pur troppo si è già avverata e si va avverando in molti paesi ove un tempo fioriva la cristiana religione i quali presentemente vediamo immersi nelle folle tenebre dell' errore, del vizio e del disordine - Dio ci scampi da questo flagello!

Fonte: http://www.donboscosanto.eu/