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Vita di San Paolo apostolo di San Giovanni Bosco



San Paolo

Stato religioso degli Ateniesi - S. Paolo nell'Areopago - Conversione di s. Dionigi. Anno di Cristo 52.

Era Atene una delle più antiche, più ricche, più commercianti città del mondo. Ivi la scienza, il valor militare, i filosofi, gli oratori, i poeti furono sempre i maestri del genere umano. Gli stessi romani avevano mandato in Atene per raccogliere leggi che portarono a Roma come oracoli di saggezza. Eravi inoltre un Senato d'uomini considerati specchio di virtù, giusti: e prudenza; essi erano chiamati Areopagiti da Areopago luogo dove avevano il tribunale. Ma con tanta scienza giacevano immersi nella più vergognosa ignoranza delle cose di religione. Le selle dominanti erano quella degli Epicurei e quella degli Stoici. Gli Epicurei negavano a Dio la creazione del mondo e la Provvidenza, nè ammettevano premio o pena nell'altra vita, perciò ponevano la beatitudine nei piaceri della terra. Gli Stoici riponevano il sommo bene nella sola virtù, e facevano l'uomo in alcune cose maggiore del medesimo Iddio, perchè credevano di avere la virtù e la sapienza da se medesimi. Tutti poi adoravano più dei, e non vi era delitto che non fosse favorito da qualche insensata divinità.

S. Paolo, uomo oscuro, tenuto a vile perchè Giudeo, doveva a costoro predicar Gesù Cristo anche Giudeo, morto in croce, e ridurli ad adorarlo per vero Dio. Perciò Dio solo poteva fare che le parole di s. Paolo potessero cangiar cuori così inveterati nel vizio e alieni dalla vera virtù, e fare che abbracciassero e professassero la santa cristiana religione.

Mentre Paolo stava aspettando Sila e Timoteo, provava in suo cuore compassione per quei miseri ingannati, e secondo il solito mettevasi a disputare cogli Ebrei e con tutti quelli che si abbattevano in lui ora nelle sinagoghe, ora nelle piazze. Gli Epicurei e gli Stoici vennero anch'essi con lui a disputa, e non potendo resistere alle ragioni andavano dicendo: che vorrà dire questo ciurmadore? Altri dicevano:pare che costui ci voglia mostrare qualche nuovo Dio. Il che dicevano perchè udivano nominar Gesù Cristo e la risurrezione. Alcuni altri volendo operare con maggior prudenza invitarono Paolo a recarsi nell'Areopago. Come giunse in quel magnifico Senato, gli dissero: si potrebbe sapere qualche cosa di questa tua nuova dottrina? Imperciocchè tu ci suoni all'orecchio cose non mai da noi udite. Desideriamo di sapere la realtà di quanto insegni.

Alla notizia che un forestiere doveva parlare nell'Areopago accorse gran calca di gente.

Convien qui notare che fra gli Ateniesi era severamente proibito di dire la minima parola contro alle loro innumerevoli e stupide divinità, e riputavano delitto capitale il ricevere od aggiungere tra di loro qualche Dio forestiero, che non fosse attentamente esaminato e proposto dal Senato. Due filosofi di nome Anassagora l'uno, Socrate l'altro, solo per aver lasciato conoscere che non potevano ammettere tante ridicole divinità, dovettero perdere la vita. Da queste cose intendesi facilmente il pericolo in cui era s. Paolo predicando il vero Dio a quella terribile assemblea e cercando di atterrare tutti i loro dei.-

Il santo Apostolo adunque vedendosi in quell` augusto Senato e dovendo parlare ai più sapienti degli uomini, giudicò bene di prendere uno stile e un modo di ragionare assai più elegante che non faceva. E poichè quei Senatori non ammettevano l'argomento delle scritture, egli pensò di farsi strada a parlare colla forza della ragione. Levatosi pertanto in piedi e fattosi da tutti silenzio così incominciò:

«Uomini Ateniesi, io vi vedo in tutte le cose religiosi fino allo scrupolo. Imperocchè passando per questa città e considerando i vostri simulacri ho trovato anche un altare con questa iscrizione: al Dio Ignoto. Io adunque vengo ad annunciarvi quel Dio che voi adorate senza conoscere. Ègli è quel Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che in esso esistono. Egli è il padrone del Cielo e della terra, perciò non abita in templi fatti dagli uomini. Nè egli è servito dalle mani dei mortali quasi avesse bisogno di loro; che anzi egli è colui che dà a tutti la vita, il respiro e tutte le cose. Egli fece che da un uomo solo discendessero tutti gli altri, la cui discendenza si estese ad abitare tutta la terra; Egli fissò i tempi e i confini della loro abitazione perchè cercassero Dio se mai lo avessero potuto trovare quantunque Egli non sia lontano da noi.

Imperciocchè in lui viviamo, ci moviamo e siamo, come anche taluno dei vostri poeti ha detto. Perciocchè siamo anche discendenza di lui. Essendo adunque noi discendenza di Dio non dobbiamo stimare che egli sia simile all'oro o all'argento, o alla pietra scolpila dall'arte o dall'invenzione degli uomini. Iddio però nella sua misericordia chiuse i suoi occhi per lo passato sopra tale ignoranza; ma adesso intima che facciamo penitenza. Poichè Egli ha fissato un giorno in cui giudicherà con giustizia tutto il mondo per mezzo di un uomo stabilito da lui come ne ha fatto fede a tutti con risuscitarlo da morte.»

Fino a questo punto quegli uditori leggeri, i cui vizi ed errori erano stati attaccati con molta finezza, avevano serbato buon contegno. Ma al primo annunzio del dogma straordinario della risurrezione, gli Epicurei si alzarono e in gran parte uscirono beffandosi di quella dottrina che certamente a loro incuteva terrore. Altri più discreti gli dissero che per quel giorno bastava, e che lo avrebbero ascoltato altra volta sopra il medesimo argomento. A questo modo fu accolto il più eloquente degli Apostoli da quella superba assemblea. Differirono di approfittare della grazia di Dio, e questa grazia non leggiamo che sia poi stata da Dio loro concessa un'altra volta.

Dio però non lasciò di consolare il suo servo col guadagno di alcune anime privilegiate. Fra le altre fu Dionigi uno dei giudici dell' Areopago, e una donna per nome Damari che credesi di lui moglie. Di questo Dionigi si racconta che alla morte del Salvatore rimirando quell` ecclisse per cui le tenebre eransi sparse sopra tutta la terra esclamò: o il mondo si sfascia, o l'Autore della natura patisce violenza. Appena egli potè conoscere la cagione di quell' avvenimento, si arrese tosto alle parole di S. Paolo. Si racconta pure che essendo andato a visitare la madre di Dio, egli ne fu così sorpreso di tanta bellezza e maestà, che si prostrò a terra per venerarla, asserendo che l'avrebbe adorata come una divinità, se la fede non lo avesse accertato esservi un Dio solo. Esso venne poi da S. Paolo consacrato vescovo di Atene e morì coronato dei martirio.

Fonte: http://www.donboscosanto.eu/