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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Al mondo può apparire sciocco che noi godiamo di un cibo frugale, che mostriamo di gustare un umile alimento; che possediamo soltanto tre abiti fatti di stoffa grezza o delle vecchie tonache, che li aggiustia­mo e vi mettiamo le toppe, che ne abbiamo grande cu­ra e rifiutiamo di avere qualcosa in più; che godiamo nel camminare con scarpe di qualunque forma e colo­re; che ci facciamo un bagno con un secchio d'acqua soltanto, in stanzette da bagno minuscole; che sudia­mo e traspiriamo ma rifiutiamo di avere un ventilato­re; che ce ne andiamo in giro affamate e assetate ma rifiutiamo di mangiare nelle case della gente. Che ri­fiutiamo radio e grammofoni che potrebbero rilassarci i nervi tormentati dal duro compito di tutto un giorno; che percorriamo grosse distanze sotto la pioggia o sot­to il sole cocente dell'estate, o che andiamo in biciclet­ta, viaggiamo in tram, in seconda classe, o nella terza classe di treni sovraffollati; che dormiamo su letti du­ri, trascurando i materassi spessi e morbidi che con­forterebbero i nostri corpi doloranti dopo tutta una giornata di duro lavoro; che ci inginocchiamo su tap­peti ruvidi e logori in cappella, abbandonando quelli più spessi e morbidi; che gioiamo nel giacere nelle corsie comuni in ospedale tra i poveri di Cristo, quan­do potremmo tranquillamente avere stanze private; che lavoriamo come dei facchini a casa e fuori casa quando potremmo facilmente assumere dei servi e fa­re soltanto i lavori leggeri; che proviamo piacere nel ripulire i gabinetti e lo sporco della casa dei moribon­di e del « Shishu Bhavan », la casa del neonato, come se questi fossero i più bei lavori del mondo, conside­randolo un tributo a Dio. Per il mondo noi stiamo sprecando la nostra vita preziosa, seppellendo i nostri talenti. Sì, le nostre vite sono profondamente sprecate se usiamo soltanto la luce della ragione. La nostra vi­ta non ha senso se non guardiamo il Cristo nella sua povertà.
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Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

L'anima onesta al confessionale: Settimo e Decimo Comandamento



- Cambiando argomento, vediamo se c'è qualche mancanza nella pratica di que­sto punto della legge di Dio.

- E che cosa dice il settimo Coman­damento?

- « Settimo: Non rubare! »

- Ah, questo è troppo!... Fare a me delle domande per sapere se abbia ruba­to!?... Non c'è in paese un operaio più onesto di me. Rubare? Giammai!... Po­vero sì ma ladro mai!... Io guadagno il pane con queste mani benedette!

- Avete ragione! Tuttavia... qualche domanda devo farla! È sempre per vostro bene.

- La faccia pure... ma troverà la mia coscienza pulita! Io a questo riguardo mi sento puro come Maria Vergine... togliendomi i peccati!

- Voi sapete che i ladri non sono soltanto quelli che stanno in prigione; la maggior parte dei ladri è in libertà. Non deve considerarsi ladro solamente colui che ruba a mano armata, ma è ladro an­che chi froda il prossimo nella roba. Det­to ciò rispondete: Avete lavorato con coscienza?

- Sempre coscienziosamente!

- Avete fatto pagare il vostro lavo­ro più del giusto?

- Ecco, io mi comporto così: Viene un cliente bisognoso? Gli domando poco. Si presenta un ricco? Deve costui pagare per sé e per quelli che hanno pagato poco.

- Non è esatto! Fate bene, potendo, ad aiutare i bisognosi; non è giustizia domandare al ricco ciò che non vi de­ve... E la merce che vendete, i lavori che eseguite, subiscono delle alterazioni o falsificazioni?

- Necessariamente!... Se non s'im­broglia un po' nella vendita, come si può vivere? Del resto tutti fanno così! Si ven­de il vino? Si allunga con l'acqua... Si vende la farina di frumento? La si me­scola con qualche cosa di estraneo. Si confeziona un paio di scarpe? Nella so­latura si falsifica un poco. Il cliente non può accorgersi, perché esternamente il la­voro è in regola.

- E questo non vi pare furto? Se vi dessero denaro falso in compenso del la­voro, che cosa direste voi?

- Mi ribellerei!

- Dunque, state attento a non im­brogliare la gente!... Vi è capitato qual­che sbaglio nel dare il denari, o nel ri­ceverlo?

- Difficilmente; e quando ciò è av­venuto, ho ringraziato Dio della provvi­denza avuta.

- Questo è rubare!

- Ma, Padre, mi danno per sbaglio un po' di denaro in più ed io devo ri­darlo?... Faccio conto di non essermene­ accorto - Una volta presi in un negozio un paio di pantaloni e stavo per pagarli; sic­come c'era molto concorso di clienti, ve­dendo che io ero inosservato, andai via senza pagare...

- Malissimo!

- Ma questi negozianti ne rubano tanto denaro!... Fanno pagare la merce un occhio!

- Se sono ladri loro, non dovete es­sere ladro voi!... Avete restituita la ro­ba trovata?

- Io non trovo mai niente! Una o due volte mi è avvenuto di trovare qual­che biglietto da mille e l'ho restituito al padrone. Una volta soltanto, molti anni fa, cadde il portafoglio ad un mio cliente dentro la mia bottega. Siccome in quei giorni avevo bisogno di danaro, volli ap­profittare. Però, Padre, trovai poche mi­gliaia di lire solamente. Rimasi deluso! Speravo di trovare molto di più!

- Questo è furto!... Avete fatta qualche altra ingiustizia, ad esempio, nel peso?

- Nella mia bottega si lavora sem­plicemente; non si pesa niente. Ma una ventina di anni addietro avevo una pic­cola rivendita ed ordinariamente nel pe­so imbrogliavo; però roba da poco! I pesi erano doppi; quando venivano ragazzi o persone semplici, mettevo i pesi falsi. Nessuno si accorse mai del trucco... per­ché io sono intelligente e so fare bene le mie cose!

- Di altre ingiustizie ne avete com­messe... ad esempio... viaggiando... comprando merce a conto di altri... ecc.... ?

- Riguardo ai viaggi sto attento; ma quando posso fare a meno di pagare qualche biglietto, per incuria del bigliet­taio, lo faccio volentieri. A proposito di compra a conto di altri, un amico mi die­de una volta cento mila lire per com­prargli un vestito in città. Potei averlo per ottanta mila e così guadagnai venti mila lire.

- Anche questo è rubare!... Avete dato denaro in prestito durante la vostra vita?

- Al presente cerco chi possa pre­starlo a me. Siccome verso i trent'anni le mie faccende andavano a gonfie vele, misi da parte circa un milione di lire. Mia moglie mi consigliò di fare fruttare il de­naro dandolo in prestito. Credo che in ciò non ci sia male!

- E quanto interesse avete richie­sto?

- Quello che vuole la Santa Chiesa. Sempre il giusto... mai approfittare. Mi davano il dieci per cento.

- Ogni anno?...

- Per carità!... ogni tre mesi!

- Dunque non è più il dieci per cen­to; è il quaranta per cento annuo; è pec­cato mortale fare così!... È peggio che andare a rubare.

- Ma, meno di tanto non si poteva domandare!

- Allora è meglio non prestare de­naro!... Di tutte queste ingiustizie chie­dete perdono a Dio e dovete riparare il male recato al prossimo. Se conoscete qualcuno che avete frodato, compensatelo in qualunque modo o col denaro o con il lavoro... Se non potete ora, fate ciò quando sarete in grado di farlo.

- Ma quando gli altri frodano me, non vengono a ripararmi il danno... E devo farlo io?

- Non c'è via di mezzo: o restitu­zione o dannazione. E se non avete la vo­lontà di riparare le ingiustizie, non posso darvi l'assoluzione.

- Ma quello che ho fatto io lo fan­no tutti. Il commercio è così.

- Se sono ladri gli altri, non avete il diritto di esserlo voi. Dunque pro­mettete.

- E pazienza... promettiamo...

- Rispondete ancora a questa doman­da: siete contento del vostro stato op­pure agognate la ricchezza altrui?

- Padre, questa domanda è curio­sa!... Certamente che non sono contento del mio stato... Io abito in una piccola casa e quel ricco in un grande palazzo!... Io devo nutrirmi di pane e legumi e quel­l'altro fa pranzi prelibati!...

- Desiderare di avere il necessario o di migliorare decentemente la propria condizione, non è peccato. Desiderare il superfluo, non è giusto!

- Ma intanto i ricchi se la godo­no!...

- Sarà! Potranno godere un po' di anni... ma poi daranno conto a Dio! Di­ce Gesù Cristo: « Guai ai ricchi!... È più facile che un cammello passi per il bu­co di un ago, che un ricco entrare in Para­diso! »

- Veramente è così! Meritano l'in­ferno! Non lavorano, si dànno a tutti i piaceri, sprecano il denaro nel lusso e non vogliono fare la carità!

- Non tutti però sono così

- Tutti indistintamente!... Ne cono­sco tanti.

- Dunque, voi contentatevi di ave­re la salute, una casetta per abitarci ed una bottega per lavorare. Guardate coloro che stanno peggio di voi!... Anche Ge­sù Cristo fu povero operaio. Non dimen­ticate che morendo non si porta niente al­la tomba!…

- Esaminiamo la vostra coscienza sull'ottavo Comandamento che sarebbe l'ultimo, secondo le interrogazioni da farvi. -

Fonte:L'ANIMA ONESTA AL CONFESSIONALE di DON GIUSEPPE TOMASELLI