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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Penso che non avrò timore per voi, Fratelli, se saprete intensificare il vostro amore personale per il Cristo. Allora tutto andrà bene. La gente vi passerà accanto senza curarsi di voi, ma questo non vi addolo­rerà, non vi sentirete offesi. La prima volta che uscirete fuori può darsi che vi getteranno delle pietre; va benissimo. Portatevi sull'altro lato della strada e la­sciate che ve le gettino anche da quella parte; quel che importa è che continuiate per la vostra strada, che ab­biate afferrato per mano il Cristo e state certi che Lui non vi lascerà.
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Catechesi sulla confessione per il Tempo di Quaresima



Quaresima

PADRE SLAVKO: DELLA PENITENZA



"Anche noi, dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.

Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato, e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui". (Eb 12,1-5).

Nella Confessione il sacerdote ordina di solito una preghiera o un atto specifico che noi chiamiamo penitenza. Una persona adulta, che stimolata dagli avvenimenti di Medjugorje si è convertita e si è preparata per i Sacramenti, al momento della Confessione, quando il sacerdote le ha prescritto per penitenza una particolare preghiera, è rimasta sorpresa e con voce seria ha ripetuto: "la penitenza!? Ma non mi ha spiegato che la felicità consiste nel poter pregare ed essere invitati alla preghiera, e specialmente che la felicità più grande è quando possiamo dire: perdona e sarai perdonato? Pregherò dunque volentieri, e questo per me non sarà una penitenza".

Un'altra persona che da tanto tempo aveva il solo desiderio di confessarsi, alla fine della confessione ha gentilmente chiesto: 'Ti prego, reverendo, che cosa devo fare ora per punizione?". Il sacerdote ha risposto: "Per punizione niente. Ma in segno della sua buona volontà e della promessa di non distruggere né annullare più se stessa, preghi...".

Ciò che si chiama penitenza non si deve intendere come una punizione, l'alienazione di un diritto o la negazione di qualcosa.

La penitenza è la parte più bella della confessione, quando cioè possiamo offrire a colui che ci ha invitato a sedere di nuovo alla sua mensa, in segno di gratitudine da parte nostra, un atto concreto della nostra rinnovata disponibilità.

La Confessione è il momento gioioso della liberazione da un peso e della guarigione di una ferita; e la penitenza è solo la nostra testimonianza di un simile evento. E' il simbolo che Dio ci dona ancora tempo e possibilità di fare sviluppare e maturare la nostra vita. La penitenza, in se stessa, è il proseguimento della cura. Può essere dolorosa, ma è sempre meglio essere in cura che perdere ogni speranza.

Avere vera coscienza della penitenza significherà essere pronti per la continua lotta contro quelle cose che sono fonte di peccato e che costituiscono offesa a se stessi, agli altri, a Dio. Se ad esempio uno si dà all'alcool, insidia la sua pace interiore e quella della sua famiglia o della comunità a cui appartiene.

Quale può essere allora la penitenza adatta a lui? Cercare ogni giorno con la preghiera di trovare la forza di dominare la tentazione dell' alcool fino a quando non guarisca completamente. Per chi bestemmia o si inquieta sempre con gli altri, la relativa penitenza sarà: coltivare quotidianamente e con cura l'anima finché non riesca a mutare atteggiamento... Laddove non esiste una viva coscienza della penitenza, può darsi che sia già accaduto ciò che non doveva succedere: cioè che il peccato non venga inteso seriamente e non costituisca, quindi, una ferita dalla quale sia necessario guarire. Ecco perché a volte si ha l'impressione che veramente non accada nulla nell'anima dopo la Confessione.

Insieme al dono della pietà è necessaria la collaborazione. Se non si collabora, allora è inutile tutto, è inutile gettare sulla terra non coltivata o su quella pietrosa il seme migliore.

La penitenza è quindi una disposizione interiore per ottenere pietà, guarigione e per poter ricominciare. Quando ci convinceremo che conviene essere sani, il che significa poter amare, perdonare, essere pietosi, allora non avremo più difficoltà a prendere alcun tipo di medicina, per una guarigione che dura tutta la vita.

Fonte: Dammi il tuo cuore ferito di P. Slavko Barbaric