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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Gesù dice: « Qualunque cosa facciate al più pic­colo dei vostri fratelli l'avrete fatto a me. Quando ac­cogliete uno di questi piccoli, accogliete me. Se darete un bicchiere d'acqua in mio nome, l'avrete dato a me. » E per essere certi di comprendere quello di cui ci parla, ci dice che nell'ora della nostra morte saremo giudicati soltanto su questo. Avevo fame e mi deste da mangiare. Ero nudo e mi avete vestito. Ero senza casa e mi avete ospitato. Non è fame soltanto di pane, è fa­me d'amore. Essere nudo non significa soltanto non avere un pezzo di stoffa con cui coprirsi, essere nudo è essere privo della dignità umana ed anche della bella virtù della purezza ed è anche privazione del recipro­co rispetto. Essere senza casa non è soltanto essere senza una casa fatta di mattoni; essere senza casa si­gnifica anche essere rifiutati, emarginati, non amati.
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Meditazioni per il tempo di Natale e Avvento

Gaudiosi

Zaccaria



Sarai muto e non potrai parlare fino al giorno... Lc 1, 20

Ci sono parole che passano e parole che non passano.

Ci sono parole che fanno parte del mondo che svanisce e parole che vengono da quel mondo che dura in eterno.

Le une e le altre vengono pronunciate dalle mie labbra uscendo dal mio cuore. La bocca, difatti, esprime ciò che sopravanza dal cuore. Il mio cuore è come un recipiente capace di contenere tesori intramontabili e capace di contenere cianfrusaglie destinate al fuoco.

Di lì vengono le parole. La bocca si muove per esprimere desideri, pensieri, giudizi, osservazioni, esclamazioni, volontà, ... La mia bocca si muove per esprimere anche i desideri, i pensieri e le osservazioni e la volontà di Dio!

Ma molte volte quel che io dico, le mie parole, anche se sono parole di Dio, non toccano il cuore degli uomini, non producono frutto, sono sterili.

Mi accorgo allora di essere muto. Come se fossi muto. Come se le mie parole fossero solo aria che esce dai polmoni senza comunicare nulla, senza donare vita, senza accrescere in chi mi ascolta l'amore e la gioia e la forza e la consolazione e la grazia che sono proprie della vita.

Come mai le mie parole sono sterili? come mai ciò che esce dal cuore è privo di vita?

Eccomi muto.

E' stato terribile per Zaccaria ritrovarsi improvvisamente incapace di dire alcunché. Ma per lui è stato una grazia, un dono dì Dio. Dal suo cuore che dubitava di Dio, che non ha preso seriamente la Parola di Dio, dal suo cuore divenuto disobbediente in seguito al fermarsi della sua intelligenza che non capiva come Dio fosse superiore all'esperienza dell'uomo - che, passata una certa età, non può più aver figli -, dal suo cuore bloccato nell'abbandono a Dio non sarebbero più potute uscire parole di vita.

Zaccaria avrebbe potuto e saputo pronunciare solo parole inutili, senza vita, sterili; solo parole di convenienza, solo parole senza luce divina, senza forza spirituale, senza attrazione al Signore. Le sue parole non sarebbero più state portatrici di amore e di confidenza in Dio, non sarebbero più state segno o « ombra » della Parola, del Verbo ubbidiente in tutto al Padre, del Figlio santo ed eterno. Le parole di Zaccaria, semmai ne avesse potuto dire, sarebbero state parole capaci di mettere in evidenza la sua incredulità, la forza del suo ragionamento, l'impotenza dell'esperienza dell'uomo e avrebbero nascosto, invece, l'onnipotenza e la superiorità di Dio! sarebbero state parole di menzogna, di tenebre, di quella tenebra che vuole coprire la luce di Dio.

Eccolo muto. Dio stesso gli risparmia di diventare servo delle tenebre.

A me Dio non concede questa grazia. Ma mi concede di accorgermi se le mie parole sono sterili, se non comunicano sapienza né gioia né Consolazione. Egli mi concede di vedere se le mie prediche di sacerdote non danno forza ai cuori che ascoltano, se i miei colloqui con le persone non illuminano strade nuove per il loro cammino di fede, se il mio saluto a coloro che incontro per strada non comunica l'amore di Dio.

Ed allora... allora è segno che nel mio cuore qualche Parola di Dio è stata rifiutata. E' segno di una mia disobbedienza e sfiducia alla promessa del Padre, è segno che ho sottoposto gli inviti di Dio al mio ragionamento.

Resterò muto, saranno sterili le mie parole, fino al giorno in cui le mie labbra non si apriranno che alla lode di Dio. Fino al giorno in cui avrò fatto una nuova esperienza di abbandono e ubbidienza al Padre, fin quando la sua Parola non avrà trovato in me terreno per germogliare e crescere.

Allora la mia vita sarà nuovamente dono di Dio e non solo parole delle mie labbra, ma pure la mia presenza silenziosa comunicherà qualcosa della Vita che è nel Figlio di Dio!

Zaccaria ricominciò a « parlare » quando volle dire: « Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo », quando cioè Dio divenne nuovamente il suo Dio, più importante di se stesso!

Autore: di Don Vigilio Covi

Fonte: www.preghiereagesuemaria.it