Meditazioni di Quaresima
E quel giorno i piccoli cantarono l'evviva mentre i grandi diventavano lividi.
Il ricordo è incancellabile anche in chi non l'ha mai conosciuto o incontrato. La domenica delle Palme segnò la differenza tra quanti sono innocenti e sereni e quanti, invece, sono astiosi e cattivi. I piccoli gioivano, i grandi diventavano lividi di invidia.
Fermiamo il nostro sguardo sul protagonista della storia. Gesù continua a vivere la "domenica della palme" entrando nelle case degli uomini ed attraversando i loro paesi, proclamando la pace.
La storia non è cessata né gli uomini sono cambiati. C'è ancora oggi il credente e l'incredulo, il fedele e l'infedele, il piccolo e il presuntuoso, il saggio e il superbo. Gesù sta in mezzo, come il punto di divisione. Egli disse: "Non si può servire a due padroni". Prima di lui era stato scritto: "Non avrai altro dio fuori di me".
Dio, certo, è uno solo. E' il Dio della giustizia, della pace, del perdono. È il Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Gesù entra in Gerusalemme, si avvicina alle città degli uomini, parla ai loro cuori sempre come il Re umile, docile, mansueto. È il Re vero che immancabilmente sarà condannato a morte perché non si accetta il suo insegnamento.
A che vale lo spettacolo, il teatro, il bel canto, le grandi cerimonie se quel Re sarà rigettato e condannato a morte?
Troppo facile diventa ricordare quelle persone che un giorno lo condannarono e non ricordarsi anche di quelli, gli intimi, che lo abbandonarono impauriti e tristi. Non sarebbe più giusto che il gruppo dei discepoli, oggi, fosse più deciso, più chiaro, più fedele? Da quale parte stiamo noi? Siamo con i piccoli gioiosi, festanti dal cuore puro o apparteniamo ai grandi venditori di menzogne?
Dimmi, Signore: posso venire, oggi, da Te per dirti "evviva"? O forse sono anch'io ipocrita?
Il ricordo è incancellabile anche in chi non l'ha mai conosciuto o incontrato. La domenica delle Palme segnò la differenza tra quanti sono innocenti e sereni e quanti, invece, sono astiosi e cattivi. I piccoli gioivano, i grandi diventavano lividi di invidia.
Fermiamo il nostro sguardo sul protagonista della storia. Gesù continua a vivere la "domenica della palme" entrando nelle case degli uomini ed attraversando i loro paesi, proclamando la pace.
La storia non è cessata né gli uomini sono cambiati. C'è ancora oggi il credente e l'incredulo, il fedele e l'infedele, il piccolo e il presuntuoso, il saggio e il superbo. Gesù sta in mezzo, come il punto di divisione. Egli disse: "Non si può servire a due padroni". Prima di lui era stato scritto: "Non avrai altro dio fuori di me".
Dio, certo, è uno solo. E' il Dio della giustizia, della pace, del perdono. È il Dio, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Gesù entra in Gerusalemme, si avvicina alle città degli uomini, parla ai loro cuori sempre come il Re umile, docile, mansueto. È il Re vero che immancabilmente sarà condannato a morte perché non si accetta il suo insegnamento.
A che vale lo spettacolo, il teatro, il bel canto, le grandi cerimonie se quel Re sarà rigettato e condannato a morte?
Troppo facile diventa ricordare quelle persone che un giorno lo condannarono e non ricordarsi anche di quelli, gli intimi, che lo abbandonarono impauriti e tristi. Non sarebbe più giusto che il gruppo dei discepoli, oggi, fosse più deciso, più chiaro, più fedele? Da quale parte stiamo noi? Siamo con i piccoli gioiosi, festanti dal cuore puro o apparteniamo ai grandi venditori di menzogne?
Dimmi, Signore: posso venire, oggi, da Te per dirti "evviva"? O forse sono anch'io ipocrita?