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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:Giovanni Tommaso Arena, un giovane proveniente da Catanzaro, era uno schernitore di mestiere, un vero maleducato come ce ne sono ancora oggidì, purtroppo. Costui, appena scoperto quello che si faceva all'oratorio di San Filippo, aveva preso ad andarvi assiduamente, ma non con le più belle intenzioni: entrava e usciva liberamente cercando di attirare l’attenzione per distrarre gli altri; durante i pii esercizi, le letture o i sermoni commentava con mormorazione o sghignazzi; canzonava questo o quello, zufolava. Faceva insomma quello che voleva in modo scandaloso. Tutti erano stufi di vedersi quel vagabondo tra i piedi: Noi, padre, non possiamo più sopportarlo dicevano. La risposta di Filippo era invariabilmente questa: Abbiate un po’ di pazienza e vedrete. L’Arena intanto continuava il suo andirivieni e le sue canzonature; rifaceva i versi degli oratori aggiungendovi la caricatura. Pazientate e non dubitate... interveniva allora Padre Filippo per calmare gli animi. E infatti l’Arena a un certo punto incominciò a stancarsi del giuoco, non solo, ma si accorse che si era affezionato a quel ritrovo. Gli pareva così bello quel raduno pomeridiano e anche quello che andavano dicendo i vari oratori su Dio e i Santi: tutto lasciava un certo godimento interno che non sapeva descrivere. E poi quel Padre Filippo sempre cosi amabile! Incominciò a darsi un contegno e a tacere. Voleva assaporare intimamente il dolce di quell’armonia fraterna; quando parlavano il Tarugi e il Baronio, gli oratori che più si distinguevano, chiudeva perfino gli occhi. Li chiudeva perché era l’anima che doveva vibrare in quei momenti: sembrava che stesse ascoltando una musica. Ogni giorno che passava si notava il cambiamento profondo del giovane e un giorno giunse a un totale capovolgimento. Si dette tutto nella mani di Filippo e diventò tanto fervente che, per consiglio stesso del Santo vestì la gloriosa divisa di San Domenico rinchiudendosi nel convento dei Domenicani, dove mori durante il noviziato, santamente.
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Antiche meditazioni alla Madonna Addolorata



Addolorata

49. Abbandono



«Da circa l'ora sesta tenebre offuscarono tutta la terra sino all'ora nona, e si oscurò il sole. Ed all'ora nona esclamò Gesù a gran voce dicendo: Dio mio, Ilio mio, per. chè m'hai abbandonato!».

Maria con occhi lacrimosi, più attentamente li fissa in volto al diletto Figlio agonizzante, come per leggergli negli occhi e nelle labbra l'interna angoscia, che le fanno indovinare quelle dolenti parole. Quasi non si accorge del sole che vien meno; del suolo che si scuote, delle rupi che si spezzano. Ciò non le reca meraviglia, chè troppo bene conosce la dignità del momento, e l'acerbità del delitto che si commette dagli uccisori. Ma quelle parole!... Quelle parole, che dal moto delle labbra riarse di Gesù, si vede che sono seguite da altre esprimenti l'interna angoscia di lui sono l'ultima fervida preghiera sacerdotale!

Ecco il momento, e Maria se ne accorge, che l'eterno Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec, Gesù Cristo suo Figlio secondo la carne, offre le sue preci e supplicazioni a Colui che può salvarlo da morte, con grida valide fra lacrime, ed è esaudito per la riverenza sua. La Corredentrice unisce le sue preci a quelle del Figlio, mentre beve con lo sguardo tutta l'atrocità delle agonie di lui. Non bastava che egli fosse ridotto tutt'una piaga nel santissimo corpo; non bastavano gli spasimi che trasmettono a tutto il corpo le quattro orribile ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi: non basta l'acuta dolorosa febbre causata da quello stiramento di membra, inasprimento di ferite, indolimento di nervi, muscoli ed ossa: un nuovo tormento più amaro degli altri manifesta il caro Figlio: l'abbandono di Dio! Noi lo intendiamo con difficoltà. Maria lo intendeva benissimo; ma come farò io ad immedesimare il mio sentimento con quello dell'addolorata Vergine?

Rifletti, anima mia, che le parole di Gesù, sono quelle che gli mise-in bocca tanti secoli prima il suo re antenato Davide: rifletti, alle altre parole che seguono queste prime: Dio mio, io grido a te durante il giorno, e tu non mi esaudisci, grido di notte, e non trovo riposo; ti sei allontanato dal porgermi aiuto, né sembri udire- il ruggito del mio pianto!... ». Tu che esaudisti sempre i padri nostri quando ricorsero a te, ora hai abbandonato il tuo Figlio diletto, che « non sembra più un uomo, ma un verme, ma l'obbrobrio degli uomini, lo scherno della plebaglia. Com'acqua mi dileguo, e le mie ossa si sono scompaginate: il cuore mi si strugge come cera nel mezzo delle viscere: si è disseccato com'arido coccio ogni mio vigore, la, lingua mi si attacca alle fauci: ho sete! mi sento morire!... » Quale abbandono del Figlio di Dio! Abbandono esterno a tanti tormenti: abbandono interno all'angoscia più amara che un'anima santissima possa soffrire! Così Cristo ci redime dalla maledizione della legge facendosi per noi cosa maledetta, noichè sia scritto “maledetto colui che pende dal legno” Gesù non trasgredì la legge, ma fummo noi che la trasgredimmo; noi meritammo la maledizione eterna e Gesù volle pigliarla sopra di sè questa maledizione, per liberarne noi; così egli è abbandonato, riguardato da Dio come vittima piacolare, che porta la pena dei peccati per i quali si offre... Maria sola in quel momento comprendeva tutta la desolazione umana di quell'abbandono, e ci ha la sua parte non piccola, comparendo, madre del votato alla morte; sentendo straziare in Gesù suo vero Figlio le proprie carni, le proprie viscere, e dovrebbe dirsi, l'anima propria! Ecco i due più santi personaggi che mai furono al mondo, oppressi sotto il peso della maledizione dovuta ai peccati nostri!

Oh l'atroce male che è il peccato!... Ed io lo commetto con tanta facilità!? Non rifletti, anima mia, al pericolo, che tanta ingratitudine al Redentore, tanto disprezzo del suo Sangue sparso per te, ti riduca a non trovar più vittima espiatrice, e dover tu stessa portare l'eterna maledizione?.

O Vergine dolentissima, per tante anime che vogliono perdersi a dispetto della Vittima divina, pregate tanto tanto per me miserabile, affinchè riconosca nell'abbandono del vostro Figlio crocifisso, i tremendi effetti del peccato, ed abbia forza ed animo risoluto di fuggirlo sempre.

Mi ecciterò a viva contrizione e detestazione dei peccati da me commessi, rinnovando un fermo proposito di piuttosto morirp che mai più peccare.

ESEMPIO. S. Francesco di Sales, ancora giova. netto studente in Parigi, viveva dedito alla pietà ed allo studio. e col suo fervente amore a Gesù ed alla Vergine Immacolata, aveva superato tanti assalti del demonio, e si era votato a Dio di perpetua castità. Però « gli si mise (Dio permettente) un irragionevole timore d'esser de' riprovati da lui; il quale per diabolica suggestione crescendo più, e raddoppiandogli le tenebre dell'intelletto, e la im. maginazione perturbando, l'ebbe messo` in una smaniosa tristezza, parendogli essere certo della sua dannazione, e sentendosi abbandonato da Dio. Non è pena al mondo, che a questo tormento si possa paragonare, massime amando l'anima così tribolata Iddio sopra tutte le cose... Francesco non provando nessun sollievo nè dalle orazioni, nè dalle lagrime che gittava continuo; un giorno fra gli altri a Dio si volse con queste parole: Voi sapete, o Signore,.. se io vi ami; e se io ami o stimi altro che voi. Ora se egli è vero che io sia da voi riprovato e che dopo la morte mia in eterno debba esser separato da voi... concedetemi almeno questa grazia; che tutto il tempo di vita che mi vorretelasciare possa amarvi con tutte le mie forze ». Con questo atto eroico di carità tornò la calma nell'anima del Santo

PREGHIERA. Amor mio crocifisso, che per to lierci di dosso la maledizione da noi meritata per il peccato, voleste farvi cosa maledetta, e per riammetterci all'amicizia di Dio, voleste soffrire di essere abbandonato tra gli spasimi dell'agonia, compite l'opera della vostra carità verso di noi, concedendoci per l'intercessione di Maria, partecipe delle vostre angoscie, la grazia necessaria per meritare la benedizione divina; e l'assistenza continua della vostra paterna carità. Così sia.

OSSEQUIO. Pregate fervidamente per la conversione dei poveri peccatori, specie per quelli che più sembrano lontani da Dio.



Fonte: www.preghiereagesuemaria.it