Madre Teresa di Calcutta
Servizio ai più poveri tra i poveri
Il nostro servizio consacrato ai più poveri tra i più poveri è una chiamata che Cristo ci ha rivolto per mezzo della sua Chiesa:
- per amarlo generosamente e liberamente nei diseredati con i quali Egli si identifica e si evidenzia, perché in loro noi possiamo amare e servire la Sua t)resenza;
- per riparare tutti i peccati di odio, di freddezza, di mancanza di attenzione e di amore che si commettono in tutto il mondo di oggi verso di Lui nella persona dei fratelli, dei più poveri tra i poveri.
Con questo voto ci impegnamo a prestare un servizio dedito e libero ai più poveri fra i poveri secondo l'obbedienza.
Dedito significa: con cuore ardente di zelo e di amore per le anime, con indivisa devozione, interamente radicata nella nostra profonda unione con Dio nella preghiera e nell'amore fraterno; libero significa che offriamo loro non solo le nostre mani per servirli, ma anche il nostro cuore per amarli con bontà e umiltà, interamente a disposizione dei poveri.
Dobbiamo dare servizio immediato ed effettivo ai più poveri fra i poveri, per tutto il tempo in cui non hanno nessuno per aiutarli:
- dando da mangiare agli affamati: non solo di cibo, ma anche della Parola di Dio;
- dando da bere agli assetati: non solo di acqua, ma anche di conoscenza, di fraternità, di pace, di verità, di giustizia e di amore;
- vestendo gli ignudi: non solo con abiti, ma anche di dignità umana;
- dando alloggio ai senzatetto: non solo un rifugio fatto di mattoni, ma un cuore che comprende, che protegge, che ama;
- curando i malati e i moribondi: n6n solo il corpo, ma anche lo spirito e la mente.
I più poveri fra i poveri, senza riguardi a quale categoria, credo o nazionalità appartengano, sono: gli affamati, gli assetati, i nudi, i senza tetto, gli ignoranti, i carcerati, gli storpi, i lebbrosi, gli alcolizzati, gli indigenti malati o moribondi, i non amati, gli abbandonati, gli esclusi, tutti coloro che sono un peso per la società umana, che hanno perso la fede e la speranza nella vita; ogni membro della nostra famiglia religiosa che accetta di vivere la vita di povertà evangelica proprio per il fatto della sua fragilità umana; così come i peccatori induriti, ostinati; coloro che sono sotto il potere del maligno, quelli che inducono altri al peccato, all'errore, alla confusione; gli atei, gli erranti, quelli che vivono nell'equivoco e nel dubbio, i tentati, i ciechi spiritualmente, i deboli, i tiepidi e gli ignoranti; quelli non ancora toccati dalla luce di Cristo; quelli affamati della Parola di pace di Dio; i difficili, i repellenti, i rifiutati, gli afflitti e le anime del Purgatorio.
La nostra vocazione è una chiamata a seguire l'umiltà di Cristo. Manteniamoci ben con i piedi per terra, nel vivere l'attenzione di Gesù per i più poveri e i più umili in modo da poter recare loro un servizio immediato ed effettivo, finché non abbiano trovato altri che possano aiutarli in maniera migliore e più duratura.
Come ami Dio, così devi amare i poveri nelle loro sofferenze. L'amore per i poveri deve traboccare dal tuo amore per Dio. Devi cercare i poveri e servirli. Quando li hai trovati devi prenderteli a cuore. Dobbiamo essere molto grate verso questa nostra gente, perché ci permette in coro di toccare Cristo. Dobbiamo amare i poveri come Lui.
Un indù mi diceva: «So che cosa fate in Nirmal Hriday (la casa dei moribondi): li sollevate dalle strade e li portate in cielo».
La differenza fra la nostra opera e il lavoro sociale sta nel fatto che noi doniamo un servizio libero e generoso per amore di Dio. All'inizio, quando sorse l'opera, mi venne una febbre e feci un sogno: sognai San Pietro, che mi disse: «No, non c'è posto per te, qui. Non ci sono agglomerati di baracche in cielo». «Va bene» gli risposi «allora continuerò a lavorare. Porterò la gente dalle baracche al cielo».
La nostra vocazione non è il lavoro: la fedeltà ad umili servizi è piuttosto la maniera in cui mettiamo in atto l'amore. «Che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 14,21). Se rimarrete uniti Dio si prenderà cura di voi.
Essendo una comunità religiosa modellata sulla prima Comunità cristiana, la nostra prima grande responsabilità è quella di essere comunità. Rivelando innanzitutto gliuni agli altri qualcosa dell'amore, della premura e della tenerezza di Dio; cosa significa conoscere ed essere conosciuti, amare ed essere amati, e così essere un seguodi testimonianza della vocazione più profonda della Chiesa, che è diriunire gli uomini diogni tribù elingua e popoli e nazioni, redenti dal sangue di Cristo, per formare la famiglia di Dio, dove regna l'amore. «Guardate come si amano».
Proprio come Gesù mandava i suoi discepoli a due a due, anche noi andremo a due a due con il permesso e con una Sorella come compagna. Per la strada reciteremo il rosario incoraggiandoci allo zelo e al fervore e proteggendoci a vicenda.
La superiora di ogni casa ricorderà che la sua disponibilità sarà rivolta prima di tutto alle Sorelle e poi al lavoro.
Perciò:
- nei suoi rapporti con le Suore si comporterà maternamente, mai scoraggiandole specialmente negli insuccessi;
- mi coraggerà e inviterà gioiosamente ogni Sorella affinché dia un contributo personale valido al bene dell'istituto e della Chiesa. Ciò ci guiderà a prendere decisioni più sagge che si concretizzeranno a beneficio di tutti;
- sarà sempre la prima a dedicarsi ai lavori domestici;
- non avrà niente di speciale o di diverso in fatto di vitto, vestiario o alloggio;
- avrà completa fiducia nelle Sorelle e sarà sempre generosa, specialmente quando osservano veramente la povertà;
- rispetterà con la massima discrezione quanto le Suore le confidano e desiderano che non sia rivelato, specialmente casi personali. Non le costringerà mai a rivelarle i loro segreti;
- soprattutto mediante il suo esempio di umiltà, di obbedienza e di unione con i superiori maggiori, insegnerà alle Sorelle l'arte di «fare sempre le cose che piacciono al Padre».
Memori che la nostra comunità non è composta di persone già sante, ma da individui che si sforzano nel farsi santi, saremo estremamente pazienti nel tollerare gli errori e le mancanze reciproche.
Il nostro amore reciproco sarà:
- altruista, generoso, tenero, personale e rispettoso;
- al di là di simpatie o antipatie, amicizie ed inimicizie, meriti o demeriti;
- fedele, profondo e liberante;
- un non scendere a compromessi per mostrarsi attento, ma compassionevole e capace di perdonare perché comprensivo;
- sempre pronto ad infondere speranza, incoraggiante, fiducioso, dedito e disposto al sacrificio fino alla morte di croce.
I miei voti mi legano alla mia Sorella perché è molto più povera del povero della strada. Se non sono gentile verso il povero della strada e se non gli sorrido, qualche altro lo farà. Ma per le mie Sorelle non c'e nessun altro.
Potrà capitare che, nei suoi momenti di debolezza, la tua superiora ti appaia come Gesù nelle sue apparenze più miserevoli: ella ha bisogno allora del tuo amore, della tua umiltà, della tua fiducia. Stimala con amorosa fiducia lei malgrado, perché Gesù non è cambiato, in lei è sempre lo stesso perché di Gesu ce n e uno solo.
La nostra Congregazione è ancora giovane. Le nostre superiore non hanno ancora molta esperienza. Sii comprensiva, sii buona. Vedi la mano di Dio che cerca di scrivere un messaggio meraviglioso di amore a te personalmente usando una matita impeffetta o anche spuntata.
Anche così la mano e la mente di Dio si servono di lei e tu devi cercare di capire e astenerti dall'esaminare la matita. Oggi si serve di una matita inappropriata, però il messaggio di amore è ugualmente là
- sempre bello, sempre vero, sempre accorto - soltanto per te. Cristo per te si servirà solo di quella matita nel luogo dove ti trovi. Allora bacia la mano, ma non cercare di spezzare la matita.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
- per amarlo generosamente e liberamente nei diseredati con i quali Egli si identifica e si evidenzia, perché in loro noi possiamo amare e servire la Sua t)resenza;
- per riparare tutti i peccati di odio, di freddezza, di mancanza di attenzione e di amore che si commettono in tutto il mondo di oggi verso di Lui nella persona dei fratelli, dei più poveri tra i poveri.
Con questo voto ci impegnamo a prestare un servizio dedito e libero ai più poveri fra i poveri secondo l'obbedienza.
Dedito significa: con cuore ardente di zelo e di amore per le anime, con indivisa devozione, interamente radicata nella nostra profonda unione con Dio nella preghiera e nell'amore fraterno; libero significa che offriamo loro non solo le nostre mani per servirli, ma anche il nostro cuore per amarli con bontà e umiltà, interamente a disposizione dei poveri.
Dobbiamo dare servizio immediato ed effettivo ai più poveri fra i poveri, per tutto il tempo in cui non hanno nessuno per aiutarli:
- dando da mangiare agli affamati: non solo di cibo, ma anche della Parola di Dio;
- dando da bere agli assetati: non solo di acqua, ma anche di conoscenza, di fraternità, di pace, di verità, di giustizia e di amore;
- vestendo gli ignudi: non solo con abiti, ma anche di dignità umana;
- dando alloggio ai senzatetto: non solo un rifugio fatto di mattoni, ma un cuore che comprende, che protegge, che ama;
- curando i malati e i moribondi: n6n solo il corpo, ma anche lo spirito e la mente.
I più poveri fra i poveri, senza riguardi a quale categoria, credo o nazionalità appartengano, sono: gli affamati, gli assetati, i nudi, i senza tetto, gli ignoranti, i carcerati, gli storpi, i lebbrosi, gli alcolizzati, gli indigenti malati o moribondi, i non amati, gli abbandonati, gli esclusi, tutti coloro che sono un peso per la società umana, che hanno perso la fede e la speranza nella vita; ogni membro della nostra famiglia religiosa che accetta di vivere la vita di povertà evangelica proprio per il fatto della sua fragilità umana; così come i peccatori induriti, ostinati; coloro che sono sotto il potere del maligno, quelli che inducono altri al peccato, all'errore, alla confusione; gli atei, gli erranti, quelli che vivono nell'equivoco e nel dubbio, i tentati, i ciechi spiritualmente, i deboli, i tiepidi e gli ignoranti; quelli non ancora toccati dalla luce di Cristo; quelli affamati della Parola di pace di Dio; i difficili, i repellenti, i rifiutati, gli afflitti e le anime del Purgatorio.
La nostra vocazione è una chiamata a seguire l'umiltà di Cristo. Manteniamoci ben con i piedi per terra, nel vivere l'attenzione di Gesù per i più poveri e i più umili in modo da poter recare loro un servizio immediato ed effettivo, finché non abbiano trovato altri che possano aiutarli in maniera migliore e più duratura.
Come ami Dio, così devi amare i poveri nelle loro sofferenze. L'amore per i poveri deve traboccare dal tuo amore per Dio. Devi cercare i poveri e servirli. Quando li hai trovati devi prenderteli a cuore. Dobbiamo essere molto grate verso questa nostra gente, perché ci permette in coro di toccare Cristo. Dobbiamo amare i poveri come Lui.
Un indù mi diceva: «So che cosa fate in Nirmal Hriday (la casa dei moribondi): li sollevate dalle strade e li portate in cielo».
La differenza fra la nostra opera e il lavoro sociale sta nel fatto che noi doniamo un servizio libero e generoso per amore di Dio. All'inizio, quando sorse l'opera, mi venne una febbre e feci un sogno: sognai San Pietro, che mi disse: «No, non c'è posto per te, qui. Non ci sono agglomerati di baracche in cielo». «Va bene» gli risposi «allora continuerò a lavorare. Porterò la gente dalle baracche al cielo».
La nostra vocazione non è il lavoro: la fedeltà ad umili servizi è piuttosto la maniera in cui mettiamo in atto l'amore. «Che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 14,21). Se rimarrete uniti Dio si prenderà cura di voi.
Essendo una comunità religiosa modellata sulla prima Comunità cristiana, la nostra prima grande responsabilità è quella di essere comunità. Rivelando innanzitutto gliuni agli altri qualcosa dell'amore, della premura e della tenerezza di Dio; cosa significa conoscere ed essere conosciuti, amare ed essere amati, e così essere un seguodi testimonianza della vocazione più profonda della Chiesa, che è diriunire gli uomini diogni tribù elingua e popoli e nazioni, redenti dal sangue di Cristo, per formare la famiglia di Dio, dove regna l'amore. «Guardate come si amano».
Proprio come Gesù mandava i suoi discepoli a due a due, anche noi andremo a due a due con il permesso e con una Sorella come compagna. Per la strada reciteremo il rosario incoraggiandoci allo zelo e al fervore e proteggendoci a vicenda.
La superiora di ogni casa ricorderà che la sua disponibilità sarà rivolta prima di tutto alle Sorelle e poi al lavoro.
Perciò:
- nei suoi rapporti con le Suore si comporterà maternamente, mai scoraggiandole specialmente negli insuccessi;
- mi coraggerà e inviterà gioiosamente ogni Sorella affinché dia un contributo personale valido al bene dell'istituto e della Chiesa. Ciò ci guiderà a prendere decisioni più sagge che si concretizzeranno a beneficio di tutti;
- sarà sempre la prima a dedicarsi ai lavori domestici;
- non avrà niente di speciale o di diverso in fatto di vitto, vestiario o alloggio;
- avrà completa fiducia nelle Sorelle e sarà sempre generosa, specialmente quando osservano veramente la povertà;
- rispetterà con la massima discrezione quanto le Suore le confidano e desiderano che non sia rivelato, specialmente casi personali. Non le costringerà mai a rivelarle i loro segreti;
- soprattutto mediante il suo esempio di umiltà, di obbedienza e di unione con i superiori maggiori, insegnerà alle Sorelle l'arte di «fare sempre le cose che piacciono al Padre».
Memori che la nostra comunità non è composta di persone già sante, ma da individui che si sforzano nel farsi santi, saremo estremamente pazienti nel tollerare gli errori e le mancanze reciproche.
Il nostro amore reciproco sarà:
- altruista, generoso, tenero, personale e rispettoso;
- al di là di simpatie o antipatie, amicizie ed inimicizie, meriti o demeriti;
- fedele, profondo e liberante;
- un non scendere a compromessi per mostrarsi attento, ma compassionevole e capace di perdonare perché comprensivo;
- sempre pronto ad infondere speranza, incoraggiante, fiducioso, dedito e disposto al sacrificio fino alla morte di croce.
I miei voti mi legano alla mia Sorella perché è molto più povera del povero della strada. Se non sono gentile verso il povero della strada e se non gli sorrido, qualche altro lo farà. Ma per le mie Sorelle non c'e nessun altro.
Potrà capitare che, nei suoi momenti di debolezza, la tua superiora ti appaia come Gesù nelle sue apparenze più miserevoli: ella ha bisogno allora del tuo amore, della tua umiltà, della tua fiducia. Stimala con amorosa fiducia lei malgrado, perché Gesù non è cambiato, in lei è sempre lo stesso perché di Gesu ce n e uno solo.
La nostra Congregazione è ancora giovane. Le nostre superiore non hanno ancora molta esperienza. Sii comprensiva, sii buona. Vedi la mano di Dio che cerca di scrivere un messaggio meraviglioso di amore a te personalmente usando una matita impeffetta o anche spuntata.
Anche così la mano e la mente di Dio si servono di lei e tu devi cercare di capire e astenerti dall'esaminare la matita. Oggi si serve di una matita inappropriata, però il messaggio di amore è ugualmente là
- sempre bello, sempre vero, sempre accorto - soltanto per te. Cristo per te si servirà solo di quella matita nel luogo dove ti trovi. Allora bacia la mano, ma non cercare di spezzare la matita.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it