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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:Si trovavano ogni sera in via dei Banchi, oltre ponte Sant’Angelo, dei giovani che giocavano accanitamente all’innocente e bambinesco giuoco della piastrella. Avevano però il brutto vizio di condire il loro divertimento con le grida più chiassose e invereconde intercalandole con non poche orribili bestemmie. Filippo andava spesso in via dei Banchi, e appena quei giovinastri lo scorgevano gli gridavano dietro: — Ehi, fra Filippo! Ehi, fratonzolo, vieni un po’ qui a giocare con noi!... Lo chiamavano frate o fratonzolo perché da un po’ di tempo Filippo aveva preso a portare una specie di tunica col cappuccio, come i mistici eremiti abruzzesi giunti a Roma col nome di Cappuccini; e come loro nel cappuccio aveva sempre un po’ di pane e un libro di preghiere. Fate largo! Fate largo all’eremita! Date il passo all’uomo di Dio! Gridavano scherzosamente i giovani. Filippo sorridendo amorevolmente, e non risparmiandosi qualche volta di rispondere loro per le rime da vero e buon fiorentino qual era, si tirava su le maniche della tonaca e lanciava la sua brava piastrella diritta al segno, quasi senza fallire un colpo, come quando giocava in riva all’Arno da ragazzino. Allora tutti d’intorno l’acclamavano: — Bene! Bravo! Viva! E la gente che passava si fermava a guardare, meravigliata che un eremita non si peritasse di far lega con degli scioperati, riconosciuti come i peggiori soggetti di Roma. Ma lo strambo e giocondo eremita, quando vedeva che i curiosi erano cresciuti abbastanza, gettava via la piastrella e, fermandosi sul più bello del giuoco, esclamava, fattosi d’un tratto serio e ispirato:— Fratelli, cari fratelli, tutti qua! Vi voglio dire qualcosa di importante, di cui dovete rimanere contenti. Vi voglio dire che Iddio chiede del bene anche da voi. Morì in croce per tutti, il Signore; anche per voi che non vi vergognate di bestemmiarlo, di ingannarlo, di tradirlo, di crocifiggerlo ancora e sempre, il Signore! Le sue chiese sono deserte e abbandonate. La sua casa vi aspetta, cari fratelli. Andate nella Casa del Signore, sia pur soltanto alla festa, ma andatevi. E soprattutto siate buoni e puri. State allegri quanto o come vi pare: ridete, scherzate, giocate pure alla piastrella, ma non peccate, o fratelli!. Quei giovani scapestrati e tutti quanti si erano fermati a far circolo, se ne stavano quieti e tutto orecchie a sentirlo. E quando, venuta la notte se ne tornavano a casa, vi giungevano con quelle buone parole nelle orecchie e poco alla volta divenivano migliori.
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Madre Teresa di Calcutta



Madre Teresa

Castità

Beati i puri di amore perché vedranno Dio (Mt 5, 9). La castità è la nostra risposta alla chiamata di Cristo.

Il voto di castità è la nostra risposta alla chiamata di Cristo: è un'offerta fatta a Dio solo, al quale ci con­segnamo totalmente:

- per vivere una vita verginale nel fervore della ca­rità e nella perfezione della castità, perché siamo convinte che la completa continenza non è né impos­sibile, né dannosa allo sviluppo umano, in quanto, nella maturità e nella delicatezza della nostra voca­zione di donne consacrate, amiamo Cristo di amore profondo e personale, che si esprime nel nostro amo­re per le Sorelle, per i poveri e per il mondo nel quale viviamo;

- lo spirito di rinuncia, non solo riguarda il matrimo­nio ma anche ci impegna ad evitare qualsiasi man­canza esterna o interna contro la castità.

Il voto di castità ci rende totalmente libere per la contemplazione di Dio e per il dedito, libero servi­zio dei più poveri fra i poveri.

Per suo mezzo ci uniamo a Gesù con amore indiviso, in modo da:

- vivere in Lui, con Lui, per mezzo di Lui come no­stra sola guida;

- essere invase dalla sua stessa santità e ricolmate del suo spirito di amore;

- far risplendere il volto luminoso di Gesù, raggiante di purezza e di amore per il Padre e per l'umanità intera;

- fare riparazione a Dio per tutti i peccati della carne che si commettono nel mondo di oggi.

Con il nostro voto di castità rinunciamo al dono na­turale che Dio ci fa come donne di diventare madri, per un dono ancora più grande, quello di essere ver­gini per Cristo, di partecipare a una maternità molto più sublime.

Un giorno, in una riunione, mi fu chiesto di dire qualcosa ai presenti. Perciò dissi: «Mariti, sorridete alle vostre mogli, mogli, sorridete ai vostri mariti e ai vostri figli». Non poterono capire come potessi dire loro una cosa di questo genere. «E sposata?», mi fu chiesto. «Sì», risposi, «e non sempre mi è fa­cile sorridere a Gesù, perché a volte è tanto esigen­te». Ed è vero. Con il voto di castità siamo sposate con Gesù.

Nel mio cuore c’è un solo posto vuoto. È per Dio e per nessun altro. La tentazione è come il fuoco nel quale l'oro si purifica e noi dobbiamo passare attra­verso questo fuoco.

Le tentazioni sono permesse da Dio. La sola cosa che dobbiamo fare è rifiutarci di cedere. Se dico che non voglio, sono salva. Ci possono essere tenta­zioni contro la purezza, contro la fede, contro la vo­cazione. Se amiamo la nostra vocazione, saremo tentate. Ma allora, anche, cresceremo in santità. Dobbiamo vincere la tentazione per amor di Dio.

Con il voto di castità, non solo rinuncio allo stato di vita coniugale, ma anche consacro a Dio l'uso dei miei atti esterni e interni, i miei affetti. Non posso, in coscienza, amare una creatura con l'amore di una donna per un uomo. Non ho più il diritto di da­re quell'affetto a una creatura in particolare ma solo a Dio.

Come! Allora dobbiamo essere come pietre, esseri umani senza cuore? Dobbiamo dire semplicemen­te: «Non ha importanza; per me tutti gli esseri umani sono uguali?». No, affatto. Dobbiamo rimanere co­me siamo, ma solo per il Signore, al quale abbiamo consacrato tutti i nostri atti esterni ed interni.

Nostro Signore, nel momento della sua morte, pen­sò a sua madre. Questa è la prova che Egli fu uomo fino alla fine. Perciò, se hai un'indole affettuosa, con­servala e usala per Dio; se hai un temperamento por­tato al sorriso, mantienilo e usalo per Dio.

La gente del mondo pensa che il voto di castità ci renda disumane, facendoci diventare come pietre, senza sentimento. Ognuna di noi può dire che que­sto non è vero. Il voto di castità ci dà la libertà di amare tutti, invece di diventare madri soltanto di tre o quattro figli. Una donna sposata può amare un uomo solo; noi possiamo amare tutto il mondo in Dio. Il voto di castità non ci rimpicciolisce; ci fa vivere in pienezza se è osservato fedelmente. Non èsemplicemente un elenco di «no»; è amore. Mi do­no a Dio e ricevo Dio. Dio diventa mio e io divento sua. Ecco perché è proprio con il voto di castità che mi consacro totalmente a Dio.

Dio non vuole imporci un peso con questo voto. Dobbiamo amare la nostra consacrazione che ci se­para dal mondo per Dio solo. Dobbiamo essere libe­re dalle cose per essere piene di Dio. U voto di castità ci rende libere di amare con tutto il cuore e con tutta l'anima per amore di Dio.

Con il voto di castità mi rendo libera per il Regno di Dio. Divento sua proprietà ed Egli s'impegna a pren­dersi cura di me. Devo allora prestare un servizio dedito e gratuito. Che cosa significa? È la conseguenza della castità, della mia unione con Cristo. Perciò mi impegno a dare non un servizio qualunque, ma un servizio dedito. Quando trascuro di fare bene qual­che lavoro, come il servizìo ai poveri, questo voto ne risente di più, perché veniamo prese solo da quel­le cose a cui diamo il nostro affetto.

Non permèttere che qualche cosa venga a mescolar­si con il tuo amore per Gesù. Tu appartieni a Lui. Nulla può separarti da Lui. E questa una frase impor­tante da ricordare. Egli sarà la tua gioia, la tua forza. Se ti tieni salda a questa frase, le tentazioni e le dif­ficoltà verranno, ma nulla ti spezzerà.

Ricevi il simbolo del nostro sposo crocifisso. Ho scelto di essere la sposa di Gesù Crocifisso. Di segui­re le sue orme in cerca di anime facendo piccole cose con grande amore. Egli viene a proclamare il lieto annunzio ai poveri per mezzo delle nostre opere di amore.

Siamo Missionarie della Carità unicamente per que­sta ragione. Portare Lui e la sua luce nelle case dei poveri.

«Ricordate sempre, dilette figlie in Cristo, il valore della vostra consacrazione religiosa. Con la vostra consacrazione al Signore Gesù yoi rispondete al suo amore e scoprite le necessità dei suoi fratelli e delle sue sorelle sparse nel mondo. Questa consacra­zione, espressa con i vostri voti, è per voi sorgente di gioia e di pienezza. E il segreto del vostro contributo soprannaturale al regno di Dio. È la misura dell'effi­cacia del vostro servizio ai poveri, la garanzia della sua durata. Sì, appartenere a Cristo Gesù è un gran­de dono dell'amore di Dio e possa il mondo vedere sempre questo amore nel vostro sorriso. A tutte voi giunga la nostra Apostolica Benedizione» (Papa Pao­lo VI Roma, 5 giugno 1978).

Queste sono le ultime parole del Papa alle Missiona­rie della Carità. Andate da Gesù e ripeteteGli quello che vi ho detto: «Gesù che sei nel mio cuore, ti amo e credo nel tuo amore per me».

Castità non significa solo che non siamo sposate. Si­gnifica che amiamo Cristo con amore indiviso. Per essere pure abbiamo bisogno di povertà. E male pos­sedere? Facciamo voto di povertà non perché sia male possedere le cose, ma perché volontariamente scegliamo di farne a meno.

Voto di castità significa amare Cristo con amorosa indivisa castità. Non vuol dire soltanto che non pos­siamo avere una famiglia, che non possiamo sposarci. Ma è qualcosa di più profondo, qualcosa di vivo, di reale - significa amarLo con indivisa, amorosa castità per mezzo della libertà che la povertà ci dona. Dob­biamo essere libere di amare - e di amarLo - con indiviso amore.

Nulla ci separerà dall'amore di Cristo. E questo è il nostro voto di castità.

Con questo voto siamo impegnate a rimanere fe­deli alle umili opere della Congregazione: ai più poveri fra i poveri, agli emarginati, ai respinti, ai non amati, ai non curati. Ciò significa che dipen­diamo esclusivamente dalla Divina Provvidenza. Dopo anni di rapporti con migliaia e migliaia di persone, non c e ancora mai capitato di rimanda­re indietro qualcuno perché non avevamo nulla da dargli. C'è sempre stato un piatto di riso in più, un letto in più. Non abbiamo mai dovuto dire:

«Mi dispiace, non ti posso accogliere o non posso dar­ti niente».

Ricordo che, quando stavo per partire da casa cin­quanta anni fa, mia madre era assolutamente contra­ria che io me ne andassi per farmi suora. Ma alla fine, quando si rese conto che questo era ciò che Dio vo-leva da lei e da me, disse qualche cosa di molto sem­plice: «Metti la tua mano nella sua mano e cammina tutta sola con Lui». Questo è esattamente il nostro genere di vita. Anche se siamo sempre circondate da tante persone, la nostra vocazione in realtà è vis­suta da sole con Gesù.

Per che cosa mi impegno? Per quale motivo mi consacro a Dio? - Mi lego a Lui con amore indiviso. Dico a Dio Onnipotente: «Amerò tutti, ma l'unico che io voglio amare in particolare sei Tu, solo Tu».

Per essere in grado di comprendere la castità dob­biamo sapere che cosa sono la povertà e l'obbedien­za. Sono come i pilastri. Se muovo i pilastri tutto Fedificio si piegherà da un lato e cadrà.

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it