Madre Teresa di Calcutta
Madre Teresa di Calcutta - parte 3
Nel 1955, Madre Teresa aprì, a pochi passi dalla Casa Madre, Shishu Bhavan, la prima casa per i bambini. Fra le priorità di Madre Teresa vi fu sempre quella della cura dei lebbrosi. Essi avevano certamente bisogno di ospedali e di alcune cliniche mobili, ma Madre Teresa si preoccupò anche di lottare contro la paura che suscitava quella malattia. Fece di tutto per far comprendere all'opinione pubblica la situazione dei lebbrosi e soprattutto l'infondatezza del timore di contagio, attraverso una vera e propria campagna con lo slogan: «Tocca un lebbroso con la tua compassione».
La lebbra non era necessariamente una malattia contagiosa. Essa poteva essere curata e i malati di lebbra potevano ritornare tranquillamente in seno alla comunità. Bastava solo che le loro famiglie fossero disposte a riceverli. Madre Teresa insisteva sempre sul fatto che non bastava fare delle offerte, ma che bisognava coinvolgersi personalmente con i poveri.
La campagna a favore dei lebbrosi ebbe un insperato successo. Oltre a sensibilizzare le coscienze sul problema essa produsse anche abbastanza danaro per aprire un importante dispensano. La prospettiva di dover parlare ai convenuti in occasione della sua apertura terrorizzava letteralmente Madre Teresa, la quale riuscì a farsi sostituire in questo dalla sua amica e collaboratrice Ann Blaikie.
L'amicizia fra queste due donne portò alla fondazione del Movimento dei Collaboratori di Madre Teresa, un'organizzazione mondiale di laici che offrono aiuto materiale alle Missionarie della Carità.
I collaboratori hanno avuto un ruolo fondamentale nella crescita e nella riuscita dell'azione di Madre Teresa, soprattutto attraverso la costituzione del ramo «malato e sofferente». Si tratta di una rete che collega un Missionario della Carità, Fratello o Sorella, con un «secondo sé», il quale, pur non potendo prendere parte attiva al lavoro a causa della sua malattia, desidera offrire le proprie sofferenze a Dio per un determinato Missionario della Carità e per il suo lavoro.
Alla fine degli anni '50 l'attività della congregazione delle Missionarie della Carità era ancora confinata all'arcidiocesi di Calcutta, ma le Missionarie erano ormai pronte a spiccare il volo. Inviti stavano giungendo da altre parti dell'India, compresa Delhi. Nel 1959 l'arcivescovo di Calcutta permise a Madre Teresa di accettare tre inviti. Il Primo ministro, Jawaharlal Nehru, presenziò all'apertura della casa per bambini di Delhi. Il sostegno di Nehru fu di grande importanza per la rapida diffusione dell'attività di Madre Teresa. Furono aperte case persino a Bombay, nonostante gli abitanti fossero riluttanti ad ammettere che anche la loro opulenta città possedesse quartieri poveri.
Nel 1965 la nuova congregazione ebbe l'approvazione ufficiale di Roma. Nel luglio di quell'anno Madre Teresa con cinque consorelle aprì la prima fondazione estera in Venezuela. Nel 1968 Paolo VI invitò le Missionarie della Carità a lavorare in mezzo ai poveri di Roma. Seguirono poi molti altri inviti.
Nel 1968, in occasione di una delle sue prime visite a Londra, Madre Teresa fu intervistata per la televisione inglese da Malcolm Muggeridge. Muggeridge non sapeva nulla di quella suora, a parte le poche notizie che era riuscito a racimolare mentre si recava allo studio televisivo. Tecnicamente parlando, quell'intervista fu un totale disastro. Fu comunque trasmessa una domenica sera ed ebbe un successo strepitoso. Arrivarono soldi e montagne di lettere, tutte pressapoco dello stesso tenore: «Quella donna mi ha interpellato come non era mai successo, per cui mi sento obbligato ad aiutarla». L'anno seguente Muggeridge condusse un equipe cinematografica a Calcutta per girare il film Something Beautifutfor God (Qualcosa di bello per Dio). Se mai Madre Teresa aveva sperato di restare anonima, quel film pose fine a ogni sua speranza in tal senso.
Nel 1970, durante una visita a Londra, Madre Teresa fu condotta a visitare alcuni di coloro che dormivano sotto i ponti della ferrovia o sui marciapiedi. Si rese chiaramente conto che i più poveri dei poveri non sono necessariamente coloro che soffrono di gravi malformazioni fisiche. La povertà dell'Occidente era, semmai, un problema ancora più difficile da risolvere. Cristo chiedeva di essere amato anche in coloro che soffrivano di solitudine, nei tossicodipendenti, negli alcolizzati e negli anziani trascurati dei paesi occidentali. Per Madre Teresa l'aspetto spirituale della sua attività era capitale. Nei poveri di cui si prendeva cura, assieme alle sue consorelle, ella credeva veramente di toccare il corpo piagato di Cristo. La sua attività trovava la sua forza in Dio. Madre Teresa è stata la prima a sottolineare che l'attività delle Missionarie della Carità non si spiega affatto con le capacità delle suore. «Umanamente parlando è impossibile, è fuori discussione. Nessuna di noi ha l'esperienza. Nessuna di noi possiede le cose che il mondo cerca. E questo il miracolo di tutte quelle piccole sorelle e di tutte quelle piccole persone sparse nel mondo».
L'eucaristia è il mezzo principale di cui dispongono le Sorelle e i Fratelli per sostenersi. Madre Teresa non cessò mai di ricordare l'assoluta necessità della preghiera e del silenzio del cuore «nel quale Dio parla». Il quadro è completato da un po' di sofferenza personale. «Senza sofferenza, il nostro lavoro sarebbe semplice attività sociale, certamente molto bella e utile, ma non sarebbe l'azione di Gesù. Non sarebbe parte della redenzione».
Forse sorprende vedere come Madre Teresa sia riuscita a «sposare» la sua convinzione della centralità di Cristo e della verità del cristianesimo con il più profondo rispetto di tutte le concezioni religiose. Ella e le Sorelle sono assolutamente convinte che il loro scopo,
in tutto quello che fanno, è di fare di un indù un migliore indù, di un cristiano un miglior cristiano e di un musulmano un miglior musulmano. In questo madre Teresa seguiva la stessa strada di Charles de Foucauld, l'aristocratico francese che, all'inizio del nostro secolo, abbandonò un'inutile carriera militare per seguire Cristo in totale povertà fra i Tuareg del Nord Mrica. Ella aveva spesso con sé una copia sgualcita di Come toro di René Voillaume, un volume che riproduce gli insegnamenti di Charles de Foucauld.
Anche se parlava di se stessa come di «una piccola matita nelle mani di Dio», volendo indicare con questo che nessuno guarda alla matita quando legge una lettera, Madre Teresa non riuscì a sfuggire alle luci della ribalta e non poté realizzare il suo grande desiderio:
quello di «ritirarsi» negli ultimi anni a lavorare nella casa dei moribondi.
Nonostante i suoi tentativi di farsi da parte, adducendo motivi di età e di salute, nel 1992 fu riconfermata superiora generale delle Missionarie della Carità. I suoi viaggi la portarono sempre più lontano e la sua attività si estese anche agli ammalati di MDS degli Stati Uniti e ai poveri di Mosca e della Georgia.
Negli anni '70 fu fondato anche un ramo contemplativo di suore e un gruppo contemplativo di uomini. Così pure fu creato un ramo per sacerdoti che desideravano esercitare il loro ministero nello spirito di Madre Teresa. Nel 1989 nacquero i Missionari Laici della Carità per riunire coloro che, sposati o no, desiderassero fare una professione annuale dei voti privati di povertà, castità (coniugale) e obbedienza e dedicarsi volontariamente al servizio dei più poveri dei poven.
Nel 1991 la parabola di Madre Teresa tornò al suo punto di partenza. In quell'anno «Nona Teresa» portò le Missionarie della Carità nella sua terra d'origine, l'Albania, dove ricevettero una calorosa accoglienza. Madre Teresa aveva sperato di ritornarvi già molti anni prima, quando sua madre, morente, aveva chiesto di vedere la sua figlia più giovane, ma non aveva potuto esaudire quel desiderio poiché non era certa che poi avrebbe ottenuto il permesso di lasciare il paese. Ritornando nella sua terra natale, nel 1991, Madre Teresa rimase molto commossa al vedere che mani sconosciute avevano amorevolmente tenuto in ordine le tombe di sua madre e di sua sorella.
Negli ultimi anni continuò a viaggiare per il mondo esortando gli uomini alla generosità nei confronti dei loro simili più bisognosi.
Madre Teresa si è spenta a Calcutta il 5 settembre 1997 all'età di ottantasette anni. I suoi funerali sono stati seguiti da milioni di telespettatori in tutto il mondo.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
La lebbra non era necessariamente una malattia contagiosa. Essa poteva essere curata e i malati di lebbra potevano ritornare tranquillamente in seno alla comunità. Bastava solo che le loro famiglie fossero disposte a riceverli. Madre Teresa insisteva sempre sul fatto che non bastava fare delle offerte, ma che bisognava coinvolgersi personalmente con i poveri.
La campagna a favore dei lebbrosi ebbe un insperato successo. Oltre a sensibilizzare le coscienze sul problema essa produsse anche abbastanza danaro per aprire un importante dispensano. La prospettiva di dover parlare ai convenuti in occasione della sua apertura terrorizzava letteralmente Madre Teresa, la quale riuscì a farsi sostituire in questo dalla sua amica e collaboratrice Ann Blaikie.
L'amicizia fra queste due donne portò alla fondazione del Movimento dei Collaboratori di Madre Teresa, un'organizzazione mondiale di laici che offrono aiuto materiale alle Missionarie della Carità.
I collaboratori hanno avuto un ruolo fondamentale nella crescita e nella riuscita dell'azione di Madre Teresa, soprattutto attraverso la costituzione del ramo «malato e sofferente». Si tratta di una rete che collega un Missionario della Carità, Fratello o Sorella, con un «secondo sé», il quale, pur non potendo prendere parte attiva al lavoro a causa della sua malattia, desidera offrire le proprie sofferenze a Dio per un determinato Missionario della Carità e per il suo lavoro.
Alla fine degli anni '50 l'attività della congregazione delle Missionarie della Carità era ancora confinata all'arcidiocesi di Calcutta, ma le Missionarie erano ormai pronte a spiccare il volo. Inviti stavano giungendo da altre parti dell'India, compresa Delhi. Nel 1959 l'arcivescovo di Calcutta permise a Madre Teresa di accettare tre inviti. Il Primo ministro, Jawaharlal Nehru, presenziò all'apertura della casa per bambini di Delhi. Il sostegno di Nehru fu di grande importanza per la rapida diffusione dell'attività di Madre Teresa. Furono aperte case persino a Bombay, nonostante gli abitanti fossero riluttanti ad ammettere che anche la loro opulenta città possedesse quartieri poveri.
Nel 1965 la nuova congregazione ebbe l'approvazione ufficiale di Roma. Nel luglio di quell'anno Madre Teresa con cinque consorelle aprì la prima fondazione estera in Venezuela. Nel 1968 Paolo VI invitò le Missionarie della Carità a lavorare in mezzo ai poveri di Roma. Seguirono poi molti altri inviti.
Nel 1968, in occasione di una delle sue prime visite a Londra, Madre Teresa fu intervistata per la televisione inglese da Malcolm Muggeridge. Muggeridge non sapeva nulla di quella suora, a parte le poche notizie che era riuscito a racimolare mentre si recava allo studio televisivo. Tecnicamente parlando, quell'intervista fu un totale disastro. Fu comunque trasmessa una domenica sera ed ebbe un successo strepitoso. Arrivarono soldi e montagne di lettere, tutte pressapoco dello stesso tenore: «Quella donna mi ha interpellato come non era mai successo, per cui mi sento obbligato ad aiutarla». L'anno seguente Muggeridge condusse un equipe cinematografica a Calcutta per girare il film Something Beautifutfor God (Qualcosa di bello per Dio). Se mai Madre Teresa aveva sperato di restare anonima, quel film pose fine a ogni sua speranza in tal senso.
Nel 1970, durante una visita a Londra, Madre Teresa fu condotta a visitare alcuni di coloro che dormivano sotto i ponti della ferrovia o sui marciapiedi. Si rese chiaramente conto che i più poveri dei poveri non sono necessariamente coloro che soffrono di gravi malformazioni fisiche. La povertà dell'Occidente era, semmai, un problema ancora più difficile da risolvere. Cristo chiedeva di essere amato anche in coloro che soffrivano di solitudine, nei tossicodipendenti, negli alcolizzati e negli anziani trascurati dei paesi occidentali. Per Madre Teresa l'aspetto spirituale della sua attività era capitale. Nei poveri di cui si prendeva cura, assieme alle sue consorelle, ella credeva veramente di toccare il corpo piagato di Cristo. La sua attività trovava la sua forza in Dio. Madre Teresa è stata la prima a sottolineare che l'attività delle Missionarie della Carità non si spiega affatto con le capacità delle suore. «Umanamente parlando è impossibile, è fuori discussione. Nessuna di noi ha l'esperienza. Nessuna di noi possiede le cose che il mondo cerca. E questo il miracolo di tutte quelle piccole sorelle e di tutte quelle piccole persone sparse nel mondo».
L'eucaristia è il mezzo principale di cui dispongono le Sorelle e i Fratelli per sostenersi. Madre Teresa non cessò mai di ricordare l'assoluta necessità della preghiera e del silenzio del cuore «nel quale Dio parla». Il quadro è completato da un po' di sofferenza personale. «Senza sofferenza, il nostro lavoro sarebbe semplice attività sociale, certamente molto bella e utile, ma non sarebbe l'azione di Gesù. Non sarebbe parte della redenzione».
Forse sorprende vedere come Madre Teresa sia riuscita a «sposare» la sua convinzione della centralità di Cristo e della verità del cristianesimo con il più profondo rispetto di tutte le concezioni religiose. Ella e le Sorelle sono assolutamente convinte che il loro scopo,
in tutto quello che fanno, è di fare di un indù un migliore indù, di un cristiano un miglior cristiano e di un musulmano un miglior musulmano. In questo madre Teresa seguiva la stessa strada di Charles de Foucauld, l'aristocratico francese che, all'inizio del nostro secolo, abbandonò un'inutile carriera militare per seguire Cristo in totale povertà fra i Tuareg del Nord Mrica. Ella aveva spesso con sé una copia sgualcita di Come toro di René Voillaume, un volume che riproduce gli insegnamenti di Charles de Foucauld.
Anche se parlava di se stessa come di «una piccola matita nelle mani di Dio», volendo indicare con questo che nessuno guarda alla matita quando legge una lettera, Madre Teresa non riuscì a sfuggire alle luci della ribalta e non poté realizzare il suo grande desiderio:
quello di «ritirarsi» negli ultimi anni a lavorare nella casa dei moribondi.
Nonostante i suoi tentativi di farsi da parte, adducendo motivi di età e di salute, nel 1992 fu riconfermata superiora generale delle Missionarie della Carità. I suoi viaggi la portarono sempre più lontano e la sua attività si estese anche agli ammalati di MDS degli Stati Uniti e ai poveri di Mosca e della Georgia.
Negli anni '70 fu fondato anche un ramo contemplativo di suore e un gruppo contemplativo di uomini. Così pure fu creato un ramo per sacerdoti che desideravano esercitare il loro ministero nello spirito di Madre Teresa. Nel 1989 nacquero i Missionari Laici della Carità per riunire coloro che, sposati o no, desiderassero fare una professione annuale dei voti privati di povertà, castità (coniugale) e obbedienza e dedicarsi volontariamente al servizio dei più poveri dei poven.
Nel 1991 la parabola di Madre Teresa tornò al suo punto di partenza. In quell'anno «Nona Teresa» portò le Missionarie della Carità nella sua terra d'origine, l'Albania, dove ricevettero una calorosa accoglienza. Madre Teresa aveva sperato di ritornarvi già molti anni prima, quando sua madre, morente, aveva chiesto di vedere la sua figlia più giovane, ma non aveva potuto esaudire quel desiderio poiché non era certa che poi avrebbe ottenuto il permesso di lasciare il paese. Ritornando nella sua terra natale, nel 1991, Madre Teresa rimase molto commossa al vedere che mani sconosciute avevano amorevolmente tenuto in ordine le tombe di sua madre e di sua sorella.
Negli ultimi anni continuò a viaggiare per il mondo esortando gli uomini alla generosità nei confronti dei loro simili più bisognosi.
Madre Teresa si è spenta a Calcutta il 5 settembre 1997 all'età di ottantasette anni. I suoi funerali sono stati seguiti da milioni di telespettatori in tutto il mondo.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it