Madre Teresa di Calcutta
Beati gli afflitti
La sofferenza in sé non vale nulla, ma la sofferenza
unita alla passione di Cristo è un dono meraviglioso
e un segno di amore. Dio è molto buono a darvi tanta
sofferenza e tanto amore. La vostra sofferenza è
per me fonte di vera gioia e mi dà tanta forza. È la vostra vita di sacrificio a darmi tanta forza. Le vostre preghiere e le vostre sofferenze sono come il calice nel quale quelli fra di noi che lavorano possono versare l'amore delle anime che incontrano. Voi siete perciò altrettanto necessari quanto noi. Noi e voi insieme possiamo fare tutto in lui che ci dàla forza. La vostra vocazione di collaboratori sofferenti è così bella! Voi siete i messaggeri dell'amore di Dio. Portiamo nei nostri cuori l'amore di Dio che è assetato di anime. Voi potete placare la sua sete con la vostra incomparabile sofferenza, alla quale è strettamente unito il nostro duro lavoro. Siete voi ad aver assaporato il calice della sua agonia.
Senza la nostra sofferenza, la nostra attività sarebbe una semplice azione sociale, certamente molto bella e utile, ma non sarebbe l'opera di Gesù. Non sarebbe parte della redenzione.
Gesù è voluto venire in nostro soccorso, condividendo la nostra vita, la nostra solitudine, la nostra agonia, la nostra morte. Per salvarci è dovuto diventare uno di noi.
Anche a noi è consentito di fare lo stesso. Ciò che deve essere redento sono le afilizioni dei poveri, non solo la miseria materiale, ma anche la loro solitudine spirituale. Noi dobbiamo condividere queste afflizioni, perché solo diventando poveri saremo in grado di salvarli, cioè di portare Dio nella loro vita e di portarli a Dio.
Quando la sofferenza bussa alla porta della nostra vita, accogliamola con un grande sorriso. Il dono più grande che Dio ci può fare è il coraggio di accettare con un sorriso tutto quello che ci dona e tutto quello che ci chiede.
Per essere autentico, il sacrificio deve svuotarci di noi stessi.
Noi spesso chiediamo a Cristo di renderci partecipi delle sue sofferenze, ma quando qualcuno ci tratta in modo brusco e si mostra insensibile nei nostri confronti, facciamo presto a dimenticare che è proprio quello il momento di condividere la sofferenza di Cristo. Basterebbe che pensassimo che è Gesù stesso a offrirci, attraverso quella persona o circostanza, l'occasione di poter fare qualcosa di bello per lui.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
unita alla passione di Cristo è un dono meraviglioso
e un segno di amore. Dio è molto buono a darvi tanta
sofferenza e tanto amore. La vostra sofferenza è
per me fonte di vera gioia e mi dà tanta forza. È la vostra vita di sacrificio a darmi tanta forza. Le vostre preghiere e le vostre sofferenze sono come il calice nel quale quelli fra di noi che lavorano possono versare l'amore delle anime che incontrano. Voi siete perciò altrettanto necessari quanto noi. Noi e voi insieme possiamo fare tutto in lui che ci dàla forza. La vostra vocazione di collaboratori sofferenti è così bella! Voi siete i messaggeri dell'amore di Dio. Portiamo nei nostri cuori l'amore di Dio che è assetato di anime. Voi potete placare la sua sete con la vostra incomparabile sofferenza, alla quale è strettamente unito il nostro duro lavoro. Siete voi ad aver assaporato il calice della sua agonia.
Senza la nostra sofferenza, la nostra attività sarebbe una semplice azione sociale, certamente molto bella e utile, ma non sarebbe l'opera di Gesù. Non sarebbe parte della redenzione.
Gesù è voluto venire in nostro soccorso, condividendo la nostra vita, la nostra solitudine, la nostra agonia, la nostra morte. Per salvarci è dovuto diventare uno di noi.
Anche a noi è consentito di fare lo stesso. Ciò che deve essere redento sono le afilizioni dei poveri, non solo la miseria materiale, ma anche la loro solitudine spirituale. Noi dobbiamo condividere queste afflizioni, perché solo diventando poveri saremo in grado di salvarli, cioè di portare Dio nella loro vita e di portarli a Dio.
Quando la sofferenza bussa alla porta della nostra vita, accogliamola con un grande sorriso. Il dono più grande che Dio ci può fare è il coraggio di accettare con un sorriso tutto quello che ci dona e tutto quello che ci chiede.
Per essere autentico, il sacrificio deve svuotarci di noi stessi.
Noi spesso chiediamo a Cristo di renderci partecipi delle sue sofferenze, ma quando qualcuno ci tratta in modo brusco e si mostra insensibile nei nostri confronti, facciamo presto a dimenticare che è proprio quello il momento di condividere la sofferenza di Cristo. Basterebbe che pensassimo che è Gesù stesso a offrirci, attraverso quella persona o circostanza, l'occasione di poter fare qualcosa di bello per lui.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it