Vita di Santa Margherita Alacoque
Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 5
15. Imbarazzo nello scrivere questo racconto
Ma, ahimè, mio Signore, abbiate pietà della mia debolezza! Sento un dolore profondo e una vergogna nello scrivere queste cose, dopo avervi opposto così a lungo resistenza. Sostenetemi, mio Dio, affinché io non soccomba sotto il rigore dei meritati rimproveri. No, mi rifiuto, col soccorso della vostra grazia, di opporvi mai più resistenza, anche se dovesse costarmila vita, attirare su di me tutto il disprezzo degli uomini, scatenare contro di me tutti i furori dell'inferno per vendicare le resistenze che vi ho opposto Ve ne chiedo perdono, così come vi chiedo la forza di portare a termine quanto desiderate da me, nonostante ogni ripugnanza che il mio amor proprio possa manifestare.
16. E chiesta in sposa
A mano a mano che crescevo, le mie croci aumentavano, perché il diavolo sollecitava quelli che il mondo riteneva buoni partiti a cercare di sottrarmi al voto che avevo fatto. E ciò comportava molta gente da vedere, cosa che era per me un piccolo supplizio. Da una parte, i miei parenti facevano pressione su di me, soprattutto mia madre, la quale piangeva continuamente e mi diceva che l'unica speranza di uscire dalla sua miseria era riposta in me, nel conforto di cui avrebbe goduto vivendo con me, non appena mi fossi accasata. Dall'altra parte, Dio perseguitava così vivamente il mio cuore da non lasciarmi un attimo di tregua; avevo sempre il mio voto dinanzi agli occhi e, se vi avessi mancato, sarei stata punita con spaventosi tormenti. Il demonio si serviva della tenerezza e dell'affetto che provavo per mia madre, mostrandomi senza sosta le lacrime che versava e suggerendomi che, se mi fossi fatta monaca, sarei stata la causa della sua morte per afflizione e ne avrei risposto a Dio, dal momento che lei era interamente affidata alle mie cure e ai miei servizi. Questo mi causava un tormento insopportabile, perché l'amavo teneramente e lei amava me e non potevamo vivere senza vederci. Tuttavia, il desiderio di essere monaca mi perseguitava senza tregua e avevo orrore dell'impurità. Tutto ciò mi faceva soffrire un martirio e non avevo tregua; mi scioglievo in lacrime senza nessuno con cui confidarmi e non riuscivo a prendere una decisione. Infine il tenero affetto che provavo per mia madre cominciò a prendere il sopravvento e pensai che sarebbe stato possibile farmi dispensare perché, quando avevo fatto quel voto, non ero che una bambina e non capivo di cosa si trattava. Inoltre, temevo di vincolare la mia libertà, dicendomi che non avrei potuto fare digiuni o elemosine o discipline a mio piacimento, che la vita religiosa richiedeva a chi l'intraprendeva una santità quale mai sarei riuscita a raggiungere, e che mi sarei dannata.
17. Il mondo l'attrae. Conflitto interiore
Così cominciai a frequentare la società e a voler piacere, cercando di divertirmi il più possibile. Solo Voi, mio Dio, siete testimone della forza e della lunghezza di questo terribile conflitto che si combatteva dentro me e durante il quale sarei stata sconfitta mille e mille volte senza l'aiuto straordinario della vostra bontà misericordiosa. Questa aveva disegni ben diversi da quelli che costruivo nel mio cuore, cui Voi faceste comprendere in questa come in mille altre occasioni quanto sarebbe stato difficile opporre resistenza alla potente trafittura del vostro amore, sebbene la mia malizia e la mia infedeltà mi facessero impiegare tutte le forze e le astuzie per resistergli e per spegnere in me ogni suo moto. Ma fu invano. Infatti, nel bel mezzo delle compagnie e dei divertimenti, il vostro amore mi lanciava dardi così ardenti che trafiggevano e consumavano il mio cuore da ogni parte; e la sofferenza che provavo mi lasciava stordita. E ciò non bastava a far desistere un cuore ingrato come il mio, e mi sentivo così legata e avvinta da corde, che ero costretta a seguire colui che mi chiamava in un luogo segreto, dove mi rivolgeva severi rimproveri; era geloso del mio misero cuore, che pativa persecuzioni spaventose. E dopo avergli chiesto perd6no, con la faccia rivolta a terra, mi obbligava a una lunga e rigida disciplina; dopodiché ritornavo come prima alle mie resistenze e alle mie vanità. La sera, quando lasciavo quelle maledette livree di Satana, cioè quei vani paludamenti, strumenti della sua malizia, il mio sovrano Maestro mi appariva, sfigurato come durante la sua flagellazione, e mi rivolgeva straordinari rimproveri: erano le mie vanità che l'avevano ridotto in tale stato e io perdevo un tempo prezioso di cui avrei dovuto rendergli conto nell'ora della mia morte. Mi diceva pure che lo tradivo e lo perseguitavo, dopo che Lui mi aveva dato tali e tante prove del suo amore e del desiderio che aveva di rendermi conforme a sé. Tutto ciò si imprimeva in me con tanta forza e apriva piaghe così dolorose nel mio cuore, che ne piangevo amaramente e mi è molto difficile esprimere tutto quello che soffrivo e che accadeva dentro me.