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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Più il lavoro è ripugnante, maggiore dovrebbe es­sere la nostra fede e più gioiosa la nostra devozione. Che noi si senta ripugnanza è naturale ma quando riusciamo a vincerla per amore di Cristo è lì che pos­siamo raggiungere l'eroismo. Assai spesso nelle vite dei santi è accaduto che il superamento eroico di qualcosa di ripugnante è diventata la chiave per arri­vare a una grande santità. Questo fu il caso di San Francesco d'Assisi, che nell'incontrare un lebbroso, completamente sfigurato, si ritrasse, ma poi facendosi forza, baciò quel volto spaventosamente sfigurato. Il risultato fu che Francesco fu ripieno di una gioia in­dicibile. Era diventato completamente padrone di se stesso ed il lebbroso se ne andò lodando Dio per la sua guarigione.
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Le apparizioni di Fatima



Fatima



Sesta apparizione della Vergine: 13 Ottobre 1917

« Io sono la Madonna del Rosario »

Dopo questa apparizione i tre fanciulli furono visitati da parecchie persone che, spinte da devozione o dà curiosità, voleva­no vederli, raccomandarsi alle loro preghiere, sapere da loro qual­cosa di più su quanto avevano visto e udito.

Tra questi visitatori va ricordato il Dott. Manuel Formigao, inviato dal Patriarcato di Lisbona con la missione di riferire su­gli avvenimenti di Fàtima, dei quali fu in seguito il primo storico sotto lo pseudonimo di « Visconte di Montelo ». Egli fu già pre­sente alla Cova da Iria il 13 Settembre, ove aveva potuto vede­re solo il fenomeno della diminuzione della luce solare che egli però, un poco scettico, attribuì a cause naturali. Su di lui fece più impressione la semplicità e la innocenza dei tre fanciulli, e fu proprio per conoscerli meglio che il 27 Settembre tornò a Fà­tima ad interrogarli.

Con grande dolcezza ma anche con grande perspicacia li in­terrogò separatamente sugli avvenimenti degli ultimi cinque mesi, prendendo nota di tutte le risposte che ne riceveva.

Tornò a Fatima il giorno 11 Ottobre per interrogare di nuovo i fanciulli e i loro conoscenti, pernottando a Montelo presso la famiglia Gon~ales ove raccolse altre preziose informa­zioni, così da lasciarci un resoconto prezioso dei fatti, dei fan­ciulli e della sua... conversione.

Si giunse così alla vigilia del 13 Ottobre 1917: l’attesa per il grande prodigio promesso dalla « Signora » era spasmodica.

Già la mattina del 12 la Cova da Iria era invasa da gente venuta da ogni parte del Portogallo (si calcolarono essere più di 30.000 persone) che si accingeva a passare la fredda notte al­l’aperto, sotto un cielo coperto di nubi.

Verso le 11 del mattino incominciò a piovere: la folla (che a quell’ora toccava le 70.000 persone) restò stoicamente sul po­sto, con i piedi nel fango, con gli abiti inzuppati, in attesa del­l’arrivo dei tre pastorelli.

« Avendo previsto un ritardo per la strada, — lasciò scritto Lucia — uscimmo di casa prima. Nonostante la pioggia torren­ziale, la gente si accalcava lungo la strada. Mia madre, temen­do che quello fosse l’ultimo giorno della mia vita e preoccupa­ta dall’incertezza di ciò che poteva accadere, volle accompagnar­mi. Lungo la via si ripetevano le scene del mese precedente, ma più numerose e più commoventi. Le strade fangose non impedi­vano alla gente di inginocchiarsi a terra di fronte a noi nel più umile e supplichevole atteggiamento.

Giunti alla pianta di leccio, nella Cova da Iria, mossa da un impulso interiore, dissi alle persone di chiudere gli ombrel­li per recitare il Rosario ».

Tutti obbedirono, e si recitò il Rosario.

« Subito dopo vedemmo la luce e la Signora apparve sul leccio.

“Che cosa volete da me? “

“Voglio dirti che desidero che si eriga qui una Cappella in mio onore, perché io sono Nostra Signora del Rosario. Con­tinuate a recitare il Rosario ogni giorno. La guerra finirà presto e i soldati ritorneranno alle loro case".

“Ho molte cose da chiedervi: la guarigione di alcune perso­ne ammalate, la conversione dei peccatori e altre cose...

“Alcune le esaudirò, altre no.. E' necessario che si emen­dino, che chiedano perdono dei loro peccati “.

Quindi con espressione triste disse: “Non offendete più Dio, Nostro Signore, perché Egli è già troppo offeso!"

Furono queste le ultime parole che la Vergine pronunciò al­la Cova da Iria.

« A questo punto Nostra Signora, aprendo le mani, le fece riflettere sul sole e, mentre saliva, il riflesso della Sua persona era proiettato sul sole stesso.

Questa è la ragione per cui io gridai forte: “Guardate il so­le “. La mia intenzione non era quella di richiamare l’attenzio­ne della gente verso il sole, perché io non ero conscia della loro presenza. Fui guidata a fare ciò da un impulso interiore.

Quando Nostra Signora scomparve nelle immense distanze del firmamento, oltre al sole vedemmo S. Giuseppe con il Bambi­no Gesù e Nostra Signora vestita di bianco con un manto blu. S. Giuseppe con il Bambino Gesù sembravano benedire il mondo: fecero infatti il Segno di Croce con le loro mani.

Poco dopo, questa visione scomparve e vidi Nostro Signore e la Vergine sotto le apparenze di Addolorata. Nostro Signore fece l’atto di benedire il mondo, come aveva fatto S. Giuseppe.

Questa apparizione scomparve e vidi ancora la Nostra Signora, questa volta sotto le apparenze di Nostra Signora del Carmelo ».

Ma cosa videro le folle presenti in quell’ora alla Cova da Iria?

Dapprima videro una piccola nube, come d’incenso, che a tre riprese salì dal luogo ove stavano i pastorelli.

Ma al grido di Lucia: « Guardate il sole! » tutti alzarono istintivamente lo sguardo verso il cielo. Ed ecco che le nubi si squarciano, la pioggia cessa e appare il sole: il suo colore è ar­genteo, ed è possibile fissarlo senza restarne abbagliati.

Improvvisamente il sole prende a girare vorticosamente su se stesso, emettendo in ogni direzione luci azzurre, rosse, gialle, che colorano in modo fantastico il cielo e la folla attonita.

Tre volte si ripete questo spettacolo, finchè tutti hanno la impressione che il sole precipiti su di loro. Dalla moltitudine erompe un grido di terrore! C’è chi invoca: « Dio mio, miseri­cordia! », chi esclama: « Ave Maria », chi grida: « Mio Dio io credo in Te! », chi confessa pubblicamente i propri peccati e chi in ginocchio nel fango, recita l’atto di pentimento.

Il prodigio solare dura circa dieci minuti ed è visto contem­poraneamente da settantanlila persone, da semplici contadini ed uomini colti, da credenti ed increduli, da gente venuta per vede­re il prodigio annunciato dai pastorelli e gente venuta per beffarsi di loro!

Tutti testimonieranno gli stessi fatti avvenuti nello stesso momento!

Il prodigio è visto anche da persone che si trovavano fuori della « Cova », il che esclude definitivamente trattarsi di illusio­ne collettiva. il caso riferito dal ragazzo Joaquin Laureno, che vide gli stessi fenomeni mentre si trovava ad Alburitel, paese a circa 20 chilometri da Fàtima. Rileggiamone la testimonianza autografa:

« Avevo allora appena nove anni e frequentavo la scuola elementare del mio paese, che dista da Fàtima 18 o 19 km. Si era verso mezzogiorno, quando fummo sorpresi dalle grida ed esclamazioni di alcuni uomini e donne che passavano per la strada, davanti alla scuola. La maestra, donna Delfina Pereira Lopez, si­gnora molto buona e pia, ma facilmente impressionabile ed ec­cessivamente timida, fu la prima a correre sulla strada senza po­ter impedire che noi ragazzi le corressimo dietro. Nella strada il popolo piangeva e gridava, indicando il sole, senza dar risposta alle domande che loro faceva la nostra insegnante. Era il mira­colo, il grande miracolo che si vedeva distintamente dall’alto del monte ove è posto il mio paese. Era il miracolo del sole con tutti i suoi fenomeni straordinari. Mi sento incapace di descriverlo co­me lo vidi e sentii allora. Io guardavo fisso il sole e mi sembrava pallido in modo da non accecare: era come un globo di neve che girava sopra se stesso. Poi improvvisamente parve abbassarsi a zig-zag, minacciando di cadere sulla terra. Spaventato, corsi in mezzo alla gente. Tutti piangevano, attendendo da un momento all’altro la fine del mondo.

Vicino stava un incredulo, che aveva passato la mattinata a ri­dersi dei creduloni che facevano tutto quel viaggio a Fàtima per vedere una ragazza. Lo guardai. Era come paralizzato, assorto, spaventato, con gli occhi fissi al sole. Poi lo vidi tremare da capo a piedi e, levando le mani al cielo, cadere in ginocchio nel fango gridando: — Nostra Signora! Nostra Signora ».

Un altro fatto è testimoniato da tutti i presenti: mentre prima del prodigio solare la folla aveva gli abiti letteralmente inzuppati di pioggia, dieci minuti dopo si trovò con gli abiti com­pletamente asciutti! E gli abiti non possono andare soggetti ad allucinazioni!

Ma la grande testimone del prodigio di Fàtima è la folla stessa, unanime, precisa, concorde nell’affermare quanto ha vi­sto.

In Portogallo vivono ancor oggi molte persone che hanno as­sistito al prodigio, e dalle quali gli autori di questo libretto hanno avuto personalmente il racconto dei fatti.

Ma ci preme riportare qui due testimonianze non sospette: la prima di un medico, la seconda di un giornalista incredulo.

Il medico è il Dott. Josè Proèn~a de Almeida Garret, pro­fessore all’Università di Coimbra che, su richiesta del Dott. For­migao, rilasciò questa dichiarazione:

«... Le ore che io indicherò sono quelle legali, perché il go­verno aveva unificato la nostra ora con quella degli altri bellige­rantì ».

« Io arrivai dunque verso mezzogiorno (corrispondente cir­ca alle 10,30 dell’ora solare: N.d.A.). La pioggia cadeva fin dalla alba, sottile e persistente. Il cielo, basso ed oscuro, prometteva una pioggia ancora più abbondante ».

« ... Io restai sulla strada sotto la “capote” dell’automo­bile, un po’ al di sopra del luogo ove si diceva che si sarebbero prodotte le apparizioni; infatti io non osavo avventurarmi nel pantano melmoso di quel campo arato di fresco ».

« ... Dopo circa un ora, i bambini ai quali la Vergine (così almeno essi dicevano) aveva indicato il luogo, il giorno e l’ora dell’apparizione, arrivarono. Si udirono dei canti intonati dalla folla che li circondava ».

« A un certo momento questa massa confusa e compatta chiude gli ombrelli, scoprendosi anche il capo con un gesto che doveva essere di umiltà e di rispetto, e che mi suscitò stupore ed ammirazione. In realtà la pioggia continuava a cadere con osti­nazione, bagnando le teste e inondando il suolo. Mi dissero in seguito che tutta questa gente, mettendosi in ginocchio nel fan­go, aveva obbedito alla voce di una bambina! ».

« Dovevano essere circa la una e mezza (quasi mezzo giorno dell’ora solare: N.d.A.) quando, dal luogo ove si,trovavano i bam­bini si alzò una colonna di fumo leggero, esile ed azzurrino. Essa salì verticalmente fino a due metri circa al di sopra delle teste e, a questa altezza, si dissipò.

Questo fenomeno perfettamente visibile ad occhio nudo, du­rò alcuni secondi. Non avendo potuto registrare il tempo esatto della sua durata, non posso dire se durò più o meno di un minuto. Il fumo si dissipò bruscamente e, dopo qualche tempo, il feno­meno si riprodusse una seconda, e poi una terza volta.

«...Io puntai il mio binocolo da quella parte perché ero con­vinto che provenisse da un incensiere nel quale si facesse brucia­re dell’incenso. Più tardi, persone degne di fede mi hanno af ferma­to che lo stesso fenomeno si era già prodotto il 13 del mese pre­cedente senza che nulla venisse bruciato, nè alcun fuoco acceso ».

« Mentre continuavo a guardare il luogo delle apparizioni in una aspettativa serena e fredda, e mentre la mia curiosità anda­va diminuendo perché il tempo passava senza che nulla di nuovo attirasse la mia attenzione, udii all’improvviso il clamore di mille voci, e vidi quella moltitudine, sparsa nel vasto campo... voltar le spalle al punto verso il quale già da tempo s’erano diretti i de­sideri e le ansie, e guardare il cielo dal lato opposto. Erano qua­si le ore due ».

« Pochi istanti prima il sole aveva rotto la spessa cortina di nubi che lo nascondeva, per brillare chiaramente e intensamen­te. Io pure mi girai verso quella calamita che attirava tutti gli sguardi, e potei vederlo simile a un disco col bordo nitido e se­zione viva, ma che non offendeva la vista.

« Non mi sembrò esatto il paragone, che udii fare a Fatima, di un disco argenteo opaco. Era di un colore più chiaro, attivo, ricco e mutevole, sf accettato come un cristallo... Non era, come la luna, sferico; non aveva la stessa tonalità e le stesse macchie... Neppure si con fondeva col sole velato dalla nebbia (che d’altron­de non c’era in quell’ora) perché non era oscurato, nè diffuso, nè velato... meraviglioso che per un tempo tanto lungo la folla potesse fissare l’astro splendente di luce e ardente di calore, sen­za dolore agli occhi e senza abbagliamento e offuscamento della retina ».

« Questo fenomeno dovette durare circa dieci minuti, con due brevi interruzioni nelle quali il sole lanciò dei raggi più brillanti e più splendenti, che ci obbligarono ad abbassare lo sguardo ».

« Questo disco madreperlaceo aveva le vertigini del movi­mento. Non era solamente lo scintillio di un astro in piena vita, ma girava anche su se stesso con una velocità impressionante ».

« Di nuovo si udì salire dalla folla un clamore, come un grido d’angoscia: pur conservando la prodigiosa rotazione su se stesso, il sole stava distaccandosi dal firmamento e, divenuto rosso come il sangue, si precipitava sulla terra, minacciando di schiacciarci sotto il peso della sua immensa massa infuocata. Furono momenti di terrore... »

« Durante il fenomeno solare che dettagliatamente ho de­scritto, nell’atmosfera si alternavano vari colori... Intorno a me tutto, fino all’orizzonte, aveva preso il colore violetto dell’ame­tista: gli oggetti, il cielo, le nubi avevano tutti lo stesso colore. Una grande quercia, tutta violetta, proiettava la sua ombra sulla terra ».

« Dubitando di un turbamento della mia retina, cosa del resto poco probabile perchè in tal caso non avrei dovuto vedere le cose color violaceo, chiusi gli occhi appoggiandovi sopra le dita per impedire il passaggio della luce.

« Ria persi allora gli occhi, ma io vidi, come prima, il paesag­gio e l’aria sempre dello stesso colore violetto.

« L’impressione che se ne aveva non era quella di una eclissi. Io ho assistito ad una eclissi totale di sole a Viseu: più la luna avanza davanti al disco solare più la luce diminuisce, finché tutto diventa scuro e poi nero... A Fatima l’atmosfera, benché violetta, restò trasparente fino ai confini dell’oriz­zonte... »

« Continuando a guardare il sole, mi accorsi che l’atmosfera era diventata più chiara. A questo punto udii un contadino che mi stava accanto esclamare spaventato: « Ma signora, voi siete tutta gialla! ».

« Tutto infatti era cambiato ed aveva preso i riflessi dei vec­chi damaschi gialli. Tutti sembravano ammalati d’itterizia. La mia stessa mano mi appariva illuminata di giallo.... »

« Tutti questi fenomeni che ho enumerato e descritto, io li ho osservati in uno stato d’animo calmo e sereno, senza emo­zioni od angosce ».

« Spetta ora ad altri spiegarli ed interpretarli ».

Ma la testimonianza più probante sulla realtà dei fatti av­venuti alla « Cova da Iria », ci è fornita da un giornalista allora famoso il Sig. M. Avelino de Almeida, Redattore Capo del quo­tidiano anticlericale di Lisbona « O Seculo ».

Egli si recò alla Cova da Iria la mattina del 13 Ottobre dopo aver pubblicato sul suo giornale un articolo beffardo che manifestava l’animo non solo indifferente ed incredulo, ma anche ostile con cui si preparava a guardare gli avvenimenti e a scri­verne il resoconto promesso ai suoi lettori.

Suo malgrado, la sera dello stesso giorno egli dovette pren­dere la penna per smentire i suoi pronostici e, forse, i suoi de­sideri: alla Cova da Iria lui aveva visto « danzare » il sole!

L’articolo uscì in prima pagina sul numero di « O Seculo »del 13 Ottobre 1917, ed aveva per titolo: « Cose meravigliose: Come il sole ha danzato in pieno mezzogiorno a Fàtima ». Di esso noi riportiamo solo il piccolo tratto segnato in rosso sulla illustrazione che lo riproduce, riconoscendo all’autore l’onestà di una testimonianza che gli verrà rimproverata dai colleghi. Ecco il testo:

« . . .Si assiste allora ad uno spettacolo unico ed incredibi­le per chi non ne è stato testimone. Dall’alto della strada, inta­sata di carri e affollata da parecchie centinaia di persone alle qua­li è mancato il coraggio di scendere nei campi fan gosi, si vede l’immensa folla girarsi verso il sole, ormai libero dalle nubi, in pieno mezzogiorno.

L’astro ha l’aspetto di un disco d’argento pallido, ed è possibile fissarlo con gli occhi senza soffrirne la minima molestia. Esso non brucia, non acceca. La si direbbe una eclisse.

Ma ecco prorompere dalla folla un clamore immenso, men­tre possiamo udire le persone più vicine che gridano: “Mira­colo! Miracolo! Meraviglia! Meraviglia! “.

Sotto gli occhi sbalorditi di questa folla il cui atteggiamen­to ci trasporta ai tempi biblici, che piena di terrore, a testa sco­perta, fissa il cielo, il sole ha tremato, il sole si è scosso bruscamente in un modo prima mai visto e, al di fuori di tutte le leg­gi cosmiche, il sole, per esprimerci con il tipico linguaggio dei contadini, “ha danzato “! ».

Se la storia è basata sulle testimonianze, noi pensiamo che il « miracolo del sole » così circostanziato nel tempo, nel luogo e nella finalità abbia, come pochi altri avvenimenti della storia, le carte in regola per essere riconosciuto da tutti come un fatto storico: un fatto storico nel quale il credente riconosce l’inter­vento di Dio avallante il messaggio di Fatima, e nel quale l’in­credulo può ravvisare un richiamo sulla stoltezza della propria incredulità.