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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:“Non cercate mai di fuggire quella croce che Iddio vi manda, perché di sicuro ne troverete un’altra maggiore”
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Le apparizioni di Fatima



Fatima



La quarta apparizione della Vergine: 15 Agosto 1917

« Pregate e fate sacrifici.., perché molte anime vanno all’In­ferno »

La mattina del giorno 15 il Sindaco — scoraggiato — riac­compagnò i tre pastorelli alle loro case, con quale gioia loro e dei loro genitori ognuno può immaginare.

Quello stesso pomeriggio Lucia, Francesco ed un fratello di questi di nome Giovanni (Giacinta era rimasta a casa) ripresero­ il loro consueto lavoro di pastorelli e, forse per non allon­tanarsi troppo dal paese, condussero il gregge in un luogo vicino, abbastanza erboso, che per il caratteristico andamento irrego­lare del terreno la gente chiamava « i Valinbos », le Piccole Valli.

In quel giorno i fanciulli erano tristi pensando al dispiacere arrecato alla « Signora » per essere stati impediti di andare alla Cova il giorno 13, quando avvenne il fatto che qui narreremo riprendendolo alla lettera dalla narrazione che ne fece poi Lucia:

« Siccome è già stato detto ciò che accadde in questo giorno, non mi dilungherò qui, ma passerò all’apparizione, che, secondo me, avvenne il 15 nel pomeriggio. Siccome non sapevo ancora computare i giorni del mese, può darsi che mi sia sbagliata. Ma ritengo sia stato lo stesso giorno in cui siamo tornati da Villa Nuova de Ourém. Eravamo con le pecore in un posto chiamato Valinhos, mi accompagnavano Francesco e suo fratello lodo, quando sentimmo qualcosa di soprannaturale che si avvicinava e ci avvolgeva. Sospettammo fosse la Signora e spiacenti perché Giacinta avrebbe perso la visione, chiedemmo a suo fratello Jodo di andare a chiamarla. Siccome si rifiutava di andare gli offrii due monete ed allora andò di corsa. Nel frattempo Francesco e io ve­demmo lo sfavillio della luce, che noi chiamavamo folgore, e dopo qualche minuto dall’arrivo di Giacinta, vedemmo la Signora su un leccio.

“Che cosa volete da me? “

“Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il Rosario ogni giorno. In Ottobre compirò un grande miracolo, così che tutti crederanno “.

“Cosa volete che si faccia dei soldi che la gente lascia alla Cova da Iria? “.

“Procurate con essi due portantine una per te e per Giacinta da portare con due altre ragazze vestite in bianco, l’altra per Fran­cesco da trasportare con altri tre ragazzi. I soldi posti sopra la portantina saranno per la festa di Nostra Signora del Rosario, e ciò che avanzerà sarà un fondo per la costruzione di una cappella"

“Vorrei chiedervi la guarigione di alcune persone malate “.

“Sì, ne guarirò alcune durante l’anno “.

Quindi con espressione rattristata disse:

“Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, per­ché molte anime vanno all’Inferno perché non hanno nessuno che preghi e faccia sacrifici per esse."

La Signora cominciò quindi a salire, come il solito, verso est ».

Il volto triste e le parole della Vergine che raccomandavano la penitenza per la salvezza dei peccatori, accesero nei tre fanciulli un così grande desiderio di sacrificio che li portò a cogliere ogni occasione per mortificarsi. Se vedevano ortiche le stringevano fra le mani per offrire a Dio un atto di riparazione pei tanti peccati che si commettono nel mondo; nelle giornate afose si astenevano dal bere, giungendo a non prendere acqua per parecchi giorni consecutivi; trovavano mille scuse per non mangiare la frutta come l’uva o i fichi che, per quei poveri pasto­relli, era quanto di più ghiotto esistesse; talvolta davano la loro stessa merenda alle pecore “ per soffrire la fame “, ed in seguito presero l’abitudine di darla a dei bambini più poveri di loro che incontravano nei campi.

In questo periodo, verso la fine di agosto, che avvenne un episodio tanto eroico da non poter essere taciuto, anche per­ché provocò l’intervento della Vergine stessa. I tre pastorelli sta­vano andando come al solito a pascolare il gregge, quando Lucia vide sul sentiero una corda, la raccolse e, quasi giocherellando, se la attorcigliò attorno al braccio. Sentendone dolore, esclamò:

« Fa male! Potremmo stringercela ai fianchi e offrire questo sa­crificio al Signore! ».

La corda fu subito tagliata in tre pezzi e ciascuno se la strin­se alla vita, sulla nuda carne.

La ruvidezza della corda e lo sfregamento che essa provocava mentre i bimbi camminavano, cominciarono ad arrossire la carne e a farla sanguinare, provocando un tale e continuo dolore che spesso Giacinta, la più piccolina, non sapeva trattenere le lacrime. Ma diceva: « per consolare Nostro Signore e per convertire i peccatori...

Per qualche settimana i tre bambini portarono la corda sia di giorno che di notte finchè — come vedremo — nella apparizio­ne del 13 Settembre la Madonna stessa permise loro di tenerla solo durante il giorno.

I due fratellini continuarono a far uso di questo cilicio per tutta la loro breve vita, fino all’ultima malattia, quando France­sco consegnò la corda a Lucia « perché la mamma non la vedesse »; lo stesso fece Giacinta prima di andare all’ospedale. « Questa cor­da — scriverà poi Lucia — aveva tre nodi, ed era macchiata di sangue ».

Prima di entrare in convento Lucia, temendo che le corde ve­nissero scoperte le bruciò, privandoci di due preziose reliquie. Ma ci resta l’insegnamento di quanto un ideale ed un amore sopranna­turali possano trasformare la vita di tre fanciulli — e la nostra - in un purissimo olocausto.