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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Un sordomuto si avvicina a Gesù: è uno di quegli infelici, veri relitti umani, che si lasciano vivere. Gesù non si limita a dargli solamente una bella benedizione per poi proseguire, ma si ferma, lo prende in disparte dimenticando per un attimo la folla che lo attende. Gli tocca le orecchie e la lingua, poi grida: "Effata!" Questa è la parola che nel battesimo ha aperto anche noi alla vita nuova in Cristo. Il sordomuto udì e diventò anche lui una creatura nuova. Così infinite volte Gesù si avvicina a me e a te, murati in noi stessi e chiusi alla grazia. Come è vantaggioso aprirsi e darsi tutto a Colui che senza misura si dona a noi.
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Le apparizioni di Fatima



Fatima



Lucia racconta Fatima: terza memoria



E’ stata scritta per chiarire alcuni particolari della vita di Giacinta. Lucia finisce il suo lavoro il 31 agosto 1941.

JMJ Eccellenza reverendissima,

con lettera del 26 luglio 1941, V.E. mi ordina di pensare e prender nota ancora di altre cose che possa ricordare di Giacinta. Ho pensato e mi è parso che attraverso quest'ordine parlava Dio e è giunto il momento di rispondere a due punti interrogativi, che spesso mi sono stati posti e a cui ho sempre differito la risposta.

Mi pare che sarebbe gradito a Dio e al Cuore immacolato di Maria, che nel libro «Giacinta» si dedicasse un capitolo all'inferno e un altro al Cuore immacolato di Maria.

V.E. troverà senz'altro strano e inopportuno questo parere, ma non è mio:

e Dio farà vedere a V.E. che si tratta della Sua gloria e del bene delle anime.

A questo scopo dovrò dire qualcosa del segreto e rispondere al primo punto interrogativo.

Che cos'è il segreto?

Mi pare di poterlo dire, perché ormai il cielo mi ha dato il permesso. I rappresentanti di Dio in terra mi hanno autorizzato a farlo, varie volte e con varie lettere, una delle quali (che è, mi pare, nelle mani di V.E.) del rev. P José Bernardo Goncalves, in cui mi ordina di scrivere al santo Padre. Uno dei punti che mi suggerisce è la rivelazione del segreto. Qualcosa ho già detto. Ma per non allungare troppo quello scritto, che doveva essere breve, mi limitai all'indispensabile, lasciando a Dio l'occasione di un momento più favorevole.

Ho già esposto nel secondo scritto, il dubbio che mi tormentò dal 13 giugno al 13 luglio e che svanì in quest'ultima apparizione.

Bene, il segreto consta di tre parti distinte, di cui ne rivelerò due.

La prima fu dunque la visione dell'inferno.

La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che pareva che si trovasse sotto terra. Immersi in questo fuoco, i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e negre o color bronzo, dalla forma umana, che fluttuavano nell'incendio, trasportati dalle fiamme, che uscivano da loro stessi, insieme a nugoli di fumo e cadevano da tutte le parti, simili alle faville che cadono nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra gridi e gemiti dì dolore e di disperazione che facevano raccapricciare e tremare di spavento. I demoni si distinguevano per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e negri.

Questa visione durò un istante. E siano rese grazie alla nostra buona Madre celeste, che in antecedenza ci aveva rassicurati con la promessa di portarci in cielo durante la prima apparizione! Se non fosse stato così, credo che saremmo morti di paura e di terrore.

Poco dopo alzammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore immacolato. Se faranno quello che io vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace. La guerra finirà presto. Ma se non smettono di offendere Dio, sotto il regno di Pio XI, ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete -una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà, che sta per punire il mondo a causa dei suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e della persecuzione alla Chiesa e al santo Padre. Per impedirla, io verrò a domandare la consacrazione della Russia al mio Cuore immacolato e la comunione nei primi sabati. Se daranno retta alle mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace; se no, diffonderà i suoi errori nel mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa. I buoni saranno martirizzati e il santo Padre avrà molto da soffrire, parecchie nazioni saranno annientate. Alla fine il mio Cuore immacolato trionferà. Il santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà e sarà concesso al mondo un certo periodo di pace».

Ecc.mo e rev.mo signor vescovo, ho già detto all'E.V., nelle note che ho

inviato dopo aver letto il libro su Giacinta, che lei s'impressionava molto per alcune cose rivelate nel segreto. Era proprio così. La visione dell'inferno le aveva causato tanto orrore, che tutte le penitenze e mortificazioni le sembravano un nulla, per riuscire a liberare di là alcune anime.

Bene. Ora rispondo subito al secondo interrogativo che mi e' stato posto da parecchie persone: com'è possibile che Giacinta, così piccina, si sia lasciata penetrare e abbia compreso un simile spinto di mortificazione e di penitenza?

Secondo me, fu questo: prima di tutto, una grazia speciale che Dio, per mezzo del Cuore immacolato di Maria, le ha voluto concedere; in secondo luogo, la vista dell'inferno e il pensiero dell'infelicità delle anime che ci cascano.

Alcune persone, anche devote, non vogliono parlare dell'inferno ai bambini per non spaventarli; ma Dio non ha esitato a mostrarlo a tre, uno dei quali aveva solo sei anni, e Lui sapeva che sarebbe rimasta terrorizzata a tal punto - oserei quasi dire - da morire di paura. Con frequenza si sedeva per terra o su qualche masso e, pensierosa, cominciava a dire: «L'inferno! L'inferno! Come mi fanno pena le anime che vanno all'inferno! E le persone vive li a bruciare come legna nel fuoco..». E, un po' tremante, s'inginocchiava con le mani giunte, a dire la preghiera che la Madonna ci aveva insegnato: «O mio Gesù! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, specialmente quelle che hanno più bisogno».

(Ora V.E. capirà perché mi è rimasta l'impressione che le ultime parole di questa orazione si riferivano alle anime che si trovano in maggiore o più imminente pericolo di dannazione). E rimaneva così, per molto tempo, in ginocchio, ripetendo la stessa orazione. Ogni tanto chiamava me o il fratello, come se si svegliasse dal sonno: «Francesco! Francesco! Non state a pregare con me? Bisogna pregare molto per liberare le anime dall'inferno. Tante vanno laggiù, tante!». Altre volte domandava: «Ma come mai la Madonna non fa vedere l'inferno ai peccatori? Se loro lo vedessero, non peccherebbero più per non andarci. Di' un po' a quella Signora che faccia vedere l'inferno a tutta quella gente (si riferiva a quelli che si trovavano a Cova da Iria, al momento dell'apparizione. Vedrai come si convertono».

Dopo un po' scontenta, mi domandava:

- Perché non hai detto alla Madonna che facesse vedete l'inferno a quella gente?

- Mi sono dimenticata - rispondevo.

- Anch'io me ne sono dimenticata - diceva con l'aria triste.

Qualche volta domandava pure:

- Ma che peccati saranno quelli che questa gente fa per andare all'inferno?

- Non saprei. Forse il peccato di non andare a messa la domenica, di rubare, di dite parolacce, di augurare il male, di giurare...

- E così, solo per una parola, vanno all'inferno?

- Certo! E peccato...

- Che cosa gli costerebbe stare zitti e andate a messa! Come mi fanno pena i peccatori! Se potessi fargli vedere l'inferno!

Improvvisamente a volte si stringeva a me e diceva:

- Io vado in cielo, ma tu rimani quaggiù. Se la Madonna ti lascia, di' a tutti com'è l'inferno, perché non facciano più peccati e non vadano più laggiù.

Altre volte, dopo essere stata un po' a pensare, diceva:

- Tanta gente che va all'inferno! Tanta gente all'inferno!

- Non aver paura, tu vai in cielo! - le dicevo per tranquillizzarla.

- Io, si, ci vado - diceva con calma - ma io vorrei che tutta quella gente ci andassero anche loro.

Quando lei non voleva mangiare, per fare una mortificazione, le dicevo:

Giacinta, dai! Ora mangia!

- No! offro questo sacrificio per i peccatori che mangiano troppo.

Quand'era ormai malata e certi giorni andava a messa, le dicevo:

- Giacinta! Non venire; tu non puoi; oggi non è domenica.

- Non importa! Ci vado per i peccatori che non ci vanno nemmeno la domenica.

Se capitava di udire alcune di quelle parole, che certa gente sembra farsi un vanto di pronunciare, copriva il volto con le mani e diceva: «O mio Dio! Questa gente non saprà che a dite queste cose può andare all'inferno! Perdona loro, o mio Gesù e convertili. Di sicuro non sanno che con questo offendono Dio. Che pena, o mio Gesù! Io prego per loro». E ripeteva la preghiera insegnata dalla Madonna: «O mio Gesù, perdonateci ecc.».

A questo punto, eccellenza reverendissima, mi viene in mente una riflessione. A volte mi è stato chiesto se la Madonna, in qualcuna delle apparizioni, ci ha suggerito quali specie di peccati offendevano di più Dio. Dunque, a quanto si dice, Giacinta a Lisbona, menzionò quello della carne. Può darsi, penso io adesso, siccome era quella delle domande che a volte faceva a me, le sia capitato di farla mentre era a Lisbona alla Madonna e che allora le sia stato suggerito quello.

Bene, eccellenza reverendissima, mi pare ormai di avere rivelato la prima parte del segreto.

La seconda si riferisce alla devozione al Cuore immacolato di Maria.

Ho già detto, nel secondo scritto, che la Madonna, il 13 giugno 1917, mi disse che non mi avrebbe mai abbandonato e che il suo Cuore sarebbe stato il mio rifugio e il cammino che mi avrebbe condotto a Dio; fu allora, mentre diceva queste parole, che aperse le mani facendoci penetrate nel petto il riflesso che ne faceva uscire. Mi pare che quel giorno questo riflesso ebbe per scopo principale d'infondere in noi una conoscenza e un amore speciale verso il Cuore immacolato di Maria, così come le altre due volte lo aveva avuto, mi sembra, riguardo a Dio e al mistero della Santissima Trinità.

Da quei giorno in poi, noi sentimmo nel cuore un amore più ardente verso il Cuore immacolato di Maria.

Giacinta mi diceva ogni tanto: «Quella Signora ha detto che il suo Cuore immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà a Dio. Non ti piace immensamente? A me piace il suo Cuore! E’ così buono».

Dopo il mese dì luglio, in cui, come ho appena scritto, la Madonna ci disse nel segreto che Dio voleva stabilire nel mondo la devozione al suo Cuore immacolato; che per impedire la guerra imminente, sarebbe venuta a chiedere la consacrazione della Russia al suo Cuore immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati, parlando di questo tra noi, Giacinta diceva:

«Mi dispiace tanto di non poter fare la comunione in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore immacolato di Maria! ».

Ho già detto anche che Giacinta scelse, tra la litania di giaculatorie che il reverendo P. Cruz ci aveva suggerito, questa: «Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza mia». A volte, dopo averla detta, aggiungeva con quella semplicità che le era naturale: «Io amo tanto il Cuore immacolato di Maria! E’ il Cuore della nostra mammina del cielo! A te non piace immensamente di ripetere molte volte: dolce Cuore di Maria, immacolato Cuore di Maria? A me piace tanto, tanto».

A volte andava a cogliere fiori nei prati e cantava un motivo inventato da lei li per lì: «Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza mia! Immacolato Cuore di Maria, converti i peccatori, libera le anime dall'inferno».

Un giorno andammo a passare le ore della siesta vicino al pozzo dei miei genitori. Giacinta si sedette sui lastroni del pozzo; Francesco venne con me a cercare miele selvatico nei rovi di un roveto di una scarpata che c'era da quelle parti. Passato un po' di tempo Giacinta mi chiama:

- Non hai visto il santo Padre?

- No!

- Non so com'è stato! Io ho visto il santo Padre in una casa molto grande, in ginocchio, davanti a un tavolo, colle mani sul viso, mentre piangeva. Fuori della casa c'era molta gente e alcuni gli tiravano sassi, altri imprecavano contro di lui e dicevano molte parole brutte. Povero santo Padre! Dobbiamo pregare molto per lui!

Ho già detto che un giorno due sacerdoti ci raccomandarono la preghiera per il santo Padre e ci spiegarono chi era il papa. Giacinta in seguito mi domandò:

- È lo stesso che ho visto piangere e di cui quella Signora ci ha parlato nel segreto?

- Si, - le risposi.

- Di sicuro quella Signora lo ha fatto vedere anche a questi reverendi sacerdoti! Vedi, io non mi sono sbagliata. Bisogna pregare molto per lui.

In un'altra occasione andammo a Lapa do Cabeço. Arrivati là, ci prostrammo per terra a recitare le preghiere dell'angelo. Passato qualche tempo, Giacinta si alza e mi chiama:

- Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di gente che piange dalla fame e non ha niente da mangiare? E il santo Padre in una chiesa davanti all'immacolato Cuore di Maria che prega? E tanta gente che prega con lui?!

Passati alcuni giorni, mi domandò:

- Posso dire che ho visto il santo Padre e tutta quella gente?

- No. Non capisci che questo fa parte del segreto? Che, così, si scoprirebbe subito?

- Va bene, allora non dico niente.

Un giorno andai a casa sua per restare un poco con lei. La trovai seduta sul letto, molto pensierosa.

- Giacinta! A che cosa stai pensando?

- Alla guerra che deve venire. Morirà tanta gente! E quasi tutti vanno all'inferno! Saranno distrutte molte case e saranno uccisi molti sacerdoti. Senti! Io vado in cielo; e tu, quando vedrai di notte quella luce che quella Signora ha detto che viene prima, fuggi anche tu lassù.

- Non capisci che non si può fuggire in cielo?

- È vero, tu non puoi. Ma non aver paura. Io in cielo pregherò molto per te, per il santo Padre, per il Portogallo, perché la guerra non venga qui e per tutti i sacerdoti.

Eccellenza reverendissima! V.E. non ignora che alcuni anni fa Dio ha manifestato questo segno che gli astronomi hanno voluto designare col nome di aurora boreale. Non so. Mi pare che, se esamineranno bene, vedranno che non fu né poteva essere, nella forma in cui si è presentato, l'aurora che dicono. Ma sia quello che gli pare. Dio si è servito di ciò per farmi capire che la sua giustizia era pronta a sferrare il colpo sopra le nazioni colpevoli e cominciai perciò a chiedere con insistenza la comunione riparatrice nei primi sabati e la consacrazione della Russia. Il mio scopo non era soltanto quello di ottenere misericordia e perdono per tutto il mondo, ma in modo speciale per l'Europa. E Dio, nella sua infinita misericordia, mi fece sentire a poco a poco che il terribile momento si stava avvicinando a V.E. rev.ma non ignora che nelle occasioni opportune io lo indicai. E dico inoltre che l'orazione e la penitenza fatte in Portogallo non hanno ancora placato la divina giustizia, perché non sono state accompagnate, né da contrizioni né da conversione. Spero che Giacinta interceda per noi in cielo.

Ho già detto nelle note che ho inviato a proposito del libro «Giacinta», che lei s'impressionava. molto per alcune cose rivelate nel segreto. Per esempio, la visione dell'inferno, la sventura di tante anime che ci vanno, la guerra imminente, i cui orrori pareva che avesse davanti agli occhi. Tutto ciò la faceva tremare di spavento. Quando la vedevo molto pensierosa, le domandavo: «Giacinta, a che cosa pensi?». E non poche volte, mi rispondeva: «Alla guerra che deve venire, a tanti che moriranno e andranno all'inferno! Come mi dispiace! Se smettessero di offendere Dio, non verrebbe la guerra e non andrebbero all'inferno! »

A volte mi diceva pure: «Tu mi fai pena. Francesco e io andiamo in cielo e tu rimani qua sola sola. Io vorrei domandare alla Madonna che porti anche te in cielo, ma Lei vuole che tu testi quaggiù ancora un po' di tempo. Quando verrà la guerra, non aver paura. In cielo, io prego per te».

Poco tempo prima di andare a Lisbona, in uno di quei momenti in cui pareva che fosse oppressa dalla malinconia, le dissi:

- Non devi soffrire, se io non vengo con te. Tu puoi passare il tempo pensando alla Madonna, a nostro Signore, e a dire molte volte quelle parole che ti piacciono tanto: «Mio Dio, io vi amo! Immacolato Cuore di Maria, dolce Cuore di Maria, ecc...».

- Quello si, - rispose con vivacità - non mi stancherò mai di dirle fino alla morte e dopo le canterò molte volte in cielo.

Può darsi, eccellenza reverendissima, che qualcuno pensi che avrei dovuto manifestare tutte queste cose da parecchio, perché, a loro parere, avrebbe avuto, qualche anno prima, un valore maggiore. E sarebbe così, se Dio avesse voluto presentarmi al mondo come profeta. Ma io credo che non fu questa l'intenzione di Dio quando mi manifestava tutte queste cose. Se così fosse, io penso che, quando nel 1917, mi ordinò dì stare zitta, ordine che fu confermato da coloro che lo rappresentavano, mi avrebbe ordinato di parlare. Io credo, insomma, eccellenza reverendissima, che Dio ha voluto soltanto servirsi di me per ricordare al mondo che è necessario evitare il

peccato e che si deve riparare le offese fatte a Dio attraverso l'orazione e la penitenza.

E dove avrei potuto nascondermi per non rispondere alle innumerevoli domande che a proposito di questo mi sarebbero state fatte? Ancora adesso ho dei timori, solo al pensiero di quello che potrà succedere. E confesso che la ripugnanza a manifestarlo è tale che, anche se ho davanti a me la lettera in cui V.E. mi ordina di prendere nota di tutto il resto che mi possa ricordare e anche se sento interiormente che questa è l'ora voluta da Dio per farlo, sono indecisa, in un vero conflitto, se consegnare lo scritto o bruciarlo. Non so ancora quale parte vincerà. Sarà quel che Dio vorrà. Il silenzio è stato per me una grande grazia. Che cosa sarebbe successo se avessi parlato dell'inferno. Non trovando le parole giuste, che esprimano la realtà (infatti quello che dico io è niente, dà solo una pallida idea), avrei detto ora una cosa, ora un'altra, volendomi spiegare senza riuscirci. Avrei causato, così, forse, una tale confusione di idee, che avrebbero potuto, chissà, rovinare l'opera di Dio. Perciò rendo grazie a Dio e credo che tutto quello che Lui fa è ben fatto.

Di solito Dio unisce le sue rivelazioni a una conoscenza intima e minuziosa di quello che esse significano. Ma non oso parlare di ciò, perché temo che ci sia, cosa che mi pare molto facile, un’illusione della mia stessa immaginazione. Giacinta pareva possedere questa conoscenza in grado assai elevato.

Poco tempo prima di andare all'ospedale, mi diceva: «Ormai mi manca poco per andare in cielo. Tu rimani qui per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore immacolato di Maria. Quando verrà il momento di dirlo, non ti nascondere. Di' a tutti che Dio ci concede le grazie per mezzo del Cuore immacolato di Maria. Che gliele chiedano a Lei, perché il Cuore di Gesù vuole che al suo fianco si veneri il Cuore immacolato di Maria. Che chiedano la pace al Cuore immacolato di Maria; perché Dio l'ha affidata a Lei. Se io potessi mettere nel cuore di tutti il fuoco che mi brucia qui dentro nel petto e che mi fa amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!».

Un giorno mi dettero un'immagine del Cuore di Gesù, abbastanza bella, per quel che gli uomini possono fare. La portai a Giacinta:

- Vuoi quest'immaginetta?

La prese, la guardò con attenzione e disse:

- È così brutta! Non somiglia niente a nostro Signore, che è così bello! Ma la tengo, sì, dopo tutto è Lui!. - E la portava sempre con sé. Di notte e durante la malattia la teneva sotto il cuscino, finché non si logorò. La baciava con frequenza e diceva:

- Lo bacio sul Cuore, che è quello che mi piace di più. Oh, se avesse anche un Cuore di Maria! Non ce n'hai uno? Mi piacerebbe averli tutti e due, uno accanto all'altro.

Un'altra volta io le portai un'immaginetta che riproduceva il sacro calice con un'ostia. La prese, la baciò e, raggiante di gioia, diceva: «È Gesù nascosto! Gli voglio tanto bene! Oh, se potessi riceverlo in chiesa! In cielo non si fa la comunione? Se lassù si fa la comunione, io la faccio tutti i giorni. Se l'angelo venisse in ospedale a portarmi un'altra volta la santa comunione, come sarei contenta!».

Quando, a volte, tornavo dalla chiesa e entravo in casa sua, mi domandava:

«Hai fatto la comunione?». Se le dicevo di si: «Vieni qui - diceva - proprio vicino a me, che hai nel tuo cuore Gesù nascosto». Altre volte mi diceva: «Non so com'è! Sento nostro Signore dentro di me, comprendo quello che mi dice, ma non lo vedo né lo odo, ma è così bello stare con Lui!». In un'altra occasione: «Ascolta! Sai, nostro Signore è triste, perché la Madonna ci ha detto che non lo offendano più, che era già molto offeso e nessuno ci bada; continuano a fare gli stessi peccati!».

Ecco, eccellenza reverendissima, tutto quello che io mi ricordo di Giacinta, e che mi pare di non avere ancora detto. Il senso di tutto quello che dico è esatto. Nella forma di esprimermi, potrei aver scambiato una parola per un'altra, come per esempio: quando si parlava della Madonna, a volte dicevamo «nostra Signora» e altre volte dicevamo «quella Signora». Ora io non ricordo bene le volte che s'impiegava la frase in una maniera o nell'altra. E così altri piccoli dettagli, che mi pare non abbiano grande importanza.

Offro al nostro buon Dio e al Cuore immacolato di Maria questo piccolo lavoro, frutto della mia povera e umile sottomissione a coloro che me lo rappresentano e chiedo si degnino di farlo fruttificare, per la Loro gloria e per il bene delle anime.