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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Non abbiamo che questi. brevi attimi di vita per amare Gesù. Il diavolo lo sa molto bene e per questo cerca tutte le vie per farceli perdere in un vano logorio.
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La vita di Santa Maria Goretti



Santa Maria Goretti

LA CANONIZZAZIONE

La canonizzazione avvenne il 24 maggio 1950, durante l' Anno Santo, tre anni appena dopo la beatificazione: ad essa assistettero anche mamma Assunta e i suoi figli. La cerimonia fu celebrata all'aperto, in piazza San Pietro, a causa dell'immensa folla di devoti convenuti da ogni parte del mondo. Si calcola che furono presenti almeno 500.000 persone. Riportiamo una parte del discorso tenuto da Pio XII in quell'occasione: «Se è vero che nel martirio di Maria Goretti sfolgorò soprattutto la purezza, in essa e con essa trionfarono anche le altre virtù cristiane. Nella purezza era l'affermazione più elementare e significante del dominio perfetto dell'anima sulla materia; nell'eroismo supremo, che non si improvvisa, era l'amore tenero e docile, obbediente ed attivo verso i genitori; il sacrificio nel duro lavoro quotidiano; la povertà evangelicamente contenta e sostenuta dalla fiducia nella Provvidenza celeste; la religione tenacemente abbracciata e voluta conoscere ogni giorno di più, fatta tesoro di vita e alimentata dalla fiamma della preghiera, il desiderio ardente di Gesù Eucaristico, ed infine, corona della carità, l'eroico perdono concesso all'uccisore; rustica ghirlanda ma così cara a Dio, di fiori campestri, che adornò il bianco velo della Prima Comunione, e poco dopo il suo martirio... O giovani, fanciulli e fanciulle, pupille degli occhi di Gesù e nostri, - dite - siete voi ben risoluti a resistere fermamente, con l'aiuto della grazia divina, a qualsiasi attentato (Sì!...) a qualsiasi attentato che altri ardisse fare alla vostra purezza? (Sì!...).

E voi, padri e madri, al cospetto di questa moltitudine, dinanzi alla immagine di questa vergine adolescente, che col suo intemerato candore ha rapito i vostri cuori, alla presenza della madre di lei, che, educatala al martirio, non ne rimpianse la morte, pur vivendo nello strazio, ed ora s'inchina commossa ad invocarla, - dite - siete pronti ad assumere il solenne impegno di vigilare, per quanto è da voi, sui vostri figli, sulle vostre figlie, al fine di preservarli e difenderli contro tanti pericoli che li circondano, e di tenerli sempre lontani, dai luoghi di addestramento all'empietà e alla perversione morale (Sì!... ) (Nella registrazione sonora si sentono bene questi «sì» levarsi della piazza gremita)

Ed ora, o voi tutti che ci ascoltate, in alto i cuori! Sopra le malsane paludi ed il fango del mondo si estende un cielo immenso di bellezza. È il cielo che affascinò la piccola Maria; il cielo a cui ella volle ascendere per l'unica via che ad esso conduce: la religione, l'amore di Cristo, l'eroica osservanza dei comandamenti... ».

Il Papa poi decretò che il 6 luglio è la festa liturgica annuale di santa Maria Goretti

ALESSANDRO SERENELLI

Alessandro Serenelli non conobbe la madre, morta qualche mese dopo la sua nascita, in una casa di cura per malattie mentali. Visse la sua infanzia tra la casa di suo cugino e di suo fratello, ma nessuno si curò veramente della sua formazione. A 12 anni andò a Torrette, frazione di Ancona, come aiuto marinaio, poi ad Olevano Romano ed infine a Paliano nella tenuta del senatore Scelsi. Il fatto di una famiglia incompleta ed il continuo cambiamento di ambienti e di amicizie accentuarono in lui la tendenza alla solitudine, tanto da venir descritto dai suoi contemporanei come un tipo taciturno e introverso. Sembra che il suo passatempo preferito fosse la lettura di riviste. Il Serenelli attribuì un peso considerevole alla sua formazione alle amicizie contratte alle Torrette, da lui definite dubbie, infatti egli affermò: «Quando fui aiuto marinaio a Torrette, frequentavo purtroppo compagni licenziosi e quindi anche il mio animo cominciò a corrompersi, fatto che perdurò, anzi si accrebbe nella campagna. Di carattere ero piuttosto amante della solitudine. Alle Ferriere non avevo compagni né buoni né cattivi».

Nel 1986 a Paliano la famiglia Serenelli conobbe i Goretti. Il 5 luglio 1902 Alessandro visse la giornata più brutta della sua vita uccidendo Maria. Fu condannato a 30 anni di reclusione, che scontò parte in Sicilia, parte in Sardegna (evitò l'ergastolo perchè minorenne).

Egli racconta che nella cella del carcere a Noto gli apparve in sogno Marietta tutta vestita di bianco che raccoglieva dei gigli in un giardino e glieli porgeva. Al momento della consegna i gigli si trasformavano in tanti lumicini accesi. Poi disparve, fu l'unica volta che la sognò. Per il giovane fu la fine della disperazione e l'inizio della conversione. Allora si ravvide, si pentì del suo passato. Un'altra tappa della sua conversione fu il colloquio che ebbe nel carcere di Noto con il Vescovo della città Mons. Blandini. Il 10 novembre 1910 il Serenelli in una lettera inviata allo stesso prelato riconobbe la gravità del suo gesto e il proposito di riscattarsi; in seguito a quella lettera si confessò. Dopo 27 anni di detenzione fu graziato per buona condotta e quando uscì dal carcere di Alghero, nel 1929 aveva 47 anni, era un altro Alessandro. Ne visse altri 42 fuori, fu un lavoratore esemplare e un cristiano praticante. Visse il suo ruolo di ex carcerato pensando sempre a Dio. Sopportò umiliazioni e malintesi, più volte fu indiziato solo perché si chiamava Serenelli. Di lui va ricordato un episodio edificante. Nel 1937 si recò a Corinaldo col proposito di chiedere perdono del delitto a mamma Assunta ed alla famiglia Goretti. Si gettò in ginocchio e nella commozione riuscì appena a balbettare: «Assunta perdonatemi». La madre della Martire esclamò: «Eh, vi ha perdonato lei, vi ha perdonato Iddio...! Vi perdono anch'io». E gli gettò le braccia al collo. Fu allora che si avviarono in chiesa a ricevere la Comunione, l'uno a fianco dell'altra. La chiesa era affollatissima di gente. Era la notte di Natale del 1937.

Il desiderio di riscattarsi divenne il programma della sua vita. La ricerca di Dio nel silenzio e nella preghiera suggerì ad Alessandro l'idea del chiostro. Fu accolto dai Capuccini di Ascoli. «Non era un frate - dichiarò un religioso - ma visse tra di noi come un vero figlio di S. Francesco». Il 15 gennaio 1970, mentre si recava in chiesa per assistere alla S. Messa, cadde e si fratturò una gamba. Morì il 6 maggio 1970 all'età di 89 anni. Nel giorno e nel mese in cui settanta anni prima morì anche Luigi Goretti. Tra gli effetti personali, il P Urbano cappuccino trovò una lettera sigillata che conteneva uno scritto datato 5 maggio 1961. È il suo testamento spirituale, eccolo:

«Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia giovinezza infilai una falsa strada, la via del male che mi condusse alla rovina.

Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli ed i cattivi esempi, che la maggior parte dei giovani segue quella via, senza darsi pensiero ed io pure non mi preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva verso una cattiva strada. A 20 anni consumai il delitto passionale, del quale oggi inorridisco al solo ricordo.

Maria Goretti, ora santa, fu l'Angelo buono che la Provvidenza aveva messo dinanzi ai miei passi per salvarmi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me ed intercedette per il suo uccisore. Seguirono 30 anni di prigione, se non fossi stato minorenne sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata, rassegnato espiai la mia colpa. La piccola Maria fu veramente la mia luce, la mia protettrice: con il suo aiuto mi portai bene nei 27 anni di carcere e cercai di vivere onestamente, quando la società mi accettò tra i suoi membri. I figli di san Francesco, minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto tra di loro non come servo ma come fratello e con loro convivo da 24 anni. Ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore ed alla sua cara mamma Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, seguire il bene sempre. Fin da fanciulli pensino che la religione con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno ma è il vero conforto, l'unica via sicura in tutte le circostanze anche le più dolorose della vita. Pace e bene».

di Don Giuseppe Rottoli