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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:La predicazione dev'essere solida, vale a dire comprovata da abbondanza di buone opere; e deve presentare parole vere, non false, non ridicole, non frivole o lusinghiere, ma parole che muovano alla commozione e al pianto. La predicazione dev'essere retta e coerente, in modo che il predicatore non contraddica con le sue opere ciò che dice con la bocca. L'autorità della parola viene annullata, quando non è sorretta dalle opere.
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La vita di Santa Maria Goretti



Santa Maria Goretti

AUTENTICITÀ DEL MARTIRIO

Il martire è un testimone e nella terminologia cristiana è la persona che ha reso testimonianza a Gesù Cristo con il suo sangue. Primo elemento è il fatto provato della morte violenta. Non è sufficiente che essa sia stata minacciata o decretata se poi per un qualsiasi motivo non si è verificata. La morte deve poi essere dipesa da una responsabilità estrinseca e distinta dalla vittima.

Il terzo elemento è la causa, la ragione della morte. Il martire deve morire per un motivo di fede o di una virtù morale riferibile o riferita a Dio. Motivo della morte può essere la fedeltà al Magistero della Chiesa e ad un precetto morale e naturale in quanto sancito dalla autorità di Dio.

Vi è infine un elemento psicologico che integra la figura del martire e lo manifesta vero testimone di Cristo: la morte deve essere consapevolmente accettata e subita con particolari disposizioni spirituali che sono la costante fortezza e la serena mitezza, ispirati a princìpi di ordine soprannaturale.

Maria espresse chiaramente il motivo per cui preferì la morte: «No, no è peccato, Dio non vuole, tu vai all'inferno». Il perdono, poi, concesso al suo uccisore prima di morire, oltre a rivelare il livello della sua maturità cristiana, dimostra la serenità con cui accettò la morte.

LA SANTITÀ NON SI IMPROVVISA

La vita di S. Maria Goretti è stata illuminata dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Non ha fatto grandi gesta, ma è stata fedele al suo dovere quotidiano ed ella ci conferma ancora che quello che ha detto Gesù è sempre vero ed attuale: «Chi è fedele nelle piccole cose lo è anche nelle grandi» (Lc 16, 10). Così Maria nella prova più grande, aiutata dalla grazia soprannaturale, non ha voluto offendere il suo Redentore.

Ella, con la sua famiglia, ha anche molto da insegnare a tutti, specialmente ai genitori, che hanno la responsabilità della salvezza delle anime dei loro figli. San Carlo Borromeo diceva: «Allevare, educare i figli, vuol dire condurli a Gesù». Tutti i genitori, come fecero i genitori di Maria, devono insegnare ai figli a pregare, ad aver e conservare il timor di Dio, ricordandosi che esso è un dono dello Spirito Santo e che come dice la S. Scrittura: «...è l'inizio della Sapienza» (Ecl 1, 16; Prov 9, 10). Tra l'altro nell'antifona della Comunione della Messa per la Santa (il 6 luglio), leggiamo: «Il timore del Signore è il suo tesoro» (Is 33,6).

Quanto sia importante il timor di Dio lo conferma anche questo episodio riportato da P A. Rodriguez: «All'inizio della Compagnia di Gesù, vi erano molti sacerdoti giovani ed erano visti in mezzo a tante occasioni e pericoli eppure traspirava da loro tanto odore di castità, il che molto sorprendeva la corte, dove perciò si parlava con ammirazione dei Padri. Dicono che il Re, ragionando un dì col P. Araoz, gli disse: "Mi è stato detto che quelli della Compagnia portano con sé una certa erba che ha la virtù di conservare la castità". Il P Araoz, che era un uomo assai pronto ed accorto, gli rispose: "È stato detto il vero a Vostra Maestà". Soggiunse il Re: "Ditemi, per la vita vostra, che erba è questa?". "Sire, replicò il Padre, l'erba che quelli della Compagnia portano con sé per conservare la castità è il santo timor di Dio, questa è l'erba che fa tale miracolo, perchè ha la virtù di far fuggire i demoni"» (P A. Rodriguez, Esercizio di perfezione e di virtù cristiane, Soc. Editrice Internazionale, vol. III, giugno 1963).

La madre affermò: «Che fosse brava lo sapevo, che sarebbe diventata Santa non me l'aspettavo... è vero che feci di tutto per darle un'educazione cristiana, ma non avrei mai creduto che fosse così eroica da dare la sua vita». Dio è sempre stato al primo posto nella vita di Maria ed Egli ha orientato tutta sua vita. Qualsiasi tentativo di raccontare la vita della Santa escludendo questo valore è una manipolazione che non tiene conto della verità e della storia. La fede di Maria si è manifestata nel quotidiano, nelle faccende concrete della vita, nell'accettazione del dolore e della gioia, nel servizio degli altri, nell'abbandono alla Provvidenza, nell'amore alla Vergine e alla Santa Eucaristia.

Sulla tomba di Marietta avvennero guarigioni prodigiose, la Chiesa quindi prese in esame la documentazione presentata dal passionista P Mauro Liberati e il 31 maggio 1935 iniziò il Processo canonico ad Albano Laziale.

Il 25 marzo 1945 Pio XII riconobbe l'autenticità del suo martirio.

Il 27 aprile 1947 fu dichiarata beata. Ecco un estratto del discorso del Papa in quell'occasione: «Maria Goretti che dovette così giovane, dodicenne, lasciare questa terra, è un frutto maturo del focolare domestico, ove si prega, ove i figli sono educati nel timore di Dio, nell'ubbidienza verso i genitori, nell'amore della verità, nella verecondia, nella illibatezza; ove essi fin da fanciulli si abituano a contentarsi di poco, ad essere ben presto di aiuto nella fattoria... La nostra Beata fu una forte. Ella sapeva e comprendeva, e precisamente per ciò preferì morire. Non aveva ancora compiuto dodici anni, quando cadde martire... No, non è un'anima piccola e debole, è un'eroina, che sotto la stretta del ferro del suo uccisore, non pensa alla sua sofferenza, ma alla bruttezza del peccato, che risolutamente respinge...». di Don Giuseppe Rottoli