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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Se Dio ci togliesse tutto quello che ci ha dato, rimarremmo con i nostri stracci.
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La vita di Santa Maria Goretti



Santa Maria Goretti

UNA GIORNATA DI MARIA

Dopo la morte di Luigi Goretti, tutti dovettero riprendere il lavoro quotidiano e adattarsi alla nuova situazione. Assunta prese il posto del marito lavorando il terreno con i Serenelli e Maria prese il governo della casa per le faccende domestiche. Ella era una massaia laboriosa e solerte e si occupava di tutte le faccende di casa: spazzare, rifare i letti, mettere in ordine i vari oggetti, lavare i piatti, andare a prendere l'acqua, lavare i panni, attendere al pollaio, preparare i cibi da cuocere, pulire le verdure, far cuocere i cibi, provvedere la legna per il fuoco, preparare la tavola, ecc. Soprattutto badare ai fratellini e alle sorelline più piccoli. Solo quando si richiedeva la "forza", come per levare il paiuolo dal fuoco, veniva la mamma. Sicché per la sua età faceva anche troppo.

La madre raccontava che «alla domenica dormivano tutti un po' di più, ma c'era da andare alla Santa Messa e da accompagnarvi i fratelli, ed allora quante raccomandazioni faceva Maria perché fossero ordinati nella persona e nei vestiti.

In chiesa li teneva vicino a sé, li faceva genuflettere. Quando una volta la settimana c'era da fare il pane dovevamo alzarci prima. Alla sera andava ancora alla fontana a prendere l'acqua per il mattino, poi subito dopo cena faceva inginocchiare i fratellini per dire il Rosario e le orazioni e li accompagnava a letto.

Ma non aveva ancora finito e senza disturbare il sonno dei fratellini veniva vicino a me ed alla luce della lanterna ad olio rammendava calzoni, camicie, raccontandomi i fatti del giorno. Poi dopo aver dato l'ultimo sguardo ai fratellini, diceva le preghiere e cadeva immediatamente nel sonno. Io che tante volte non riuscivo ad addormentarmi, la contemplavo un momento, pregavo per lei e prima di spegnere la luce la benedicevo. Come avrei potuto immaginare un angelo migliore?».

LE INSIDIE

Benché fuggite con ogni mezzo, tuttavia le insidie vennero a raggiungerla nello stesso focolare domestico: l'insidiatore fu il ventenne Alessandro della famiglia Serenelli con i quali i Goretti si erano uniti in società di lavoro e che vivevano nello stesso casolare. Una bassa passione spingeva il giovane a porre gli occhi sull'innocente fanciulla.

Maria era una ragazzina indifesa a causa della morte del padre, costretta dalla povertà ad accudire a lavori domestici superiori alla sua età. Intimorita dalle minacce e dalle tentazioni di Alessandro, si rifugiò nella preghiera e ricorse alla Madonna recitando anche più Rosari al giorno e si rinforzò sempre più in quel proposito della sua Prima Comunione:

O Gesù, piuttosto di offenderti mi faccio ammazzare!». Alessandro era un giovanotto di vent'anni, pronto a partire per il servizio militare, pieno di vita, robusto, privo della guida materna, in balìa delle sue passioni, con un carattere chiuso. Pare che il tempo della tentazione almeno iniziale, risalisse a circa un anno prima. Che Maria sul letto di morte non l'abbia ricordato è spiegabile: era in fin di vita, forse, anche, un anno prima ci aveva capito ben poco non essendo stata una tentazione così cruda come quelle dell'ultimo mese. Ecco la testimonianza di Alessandro: «Io coabitavo con la famiglia Goretti e per ben due volte nel mese di giugno tentai di indurla alle mie voglie. E vero che circa un anno prima feci a Maria una prima proposta... alla quale non volle acconsentire. Io fin dalla prima volta ingiunsi alla ragazza di non dir nulla alla madre, e glielo dissi con forma severa, sicché ne rimase intimorita. Io - prosegue Alessandro - non deposi mai il desiderio di raggiungere i miei intenti e dopo il secondo tentativo nella mia mente si formò il proposito di ucciderla se avesse continuato ad opporsi alle mie voglie». Da allora Maria fece l'impossibile per non rimanere sola in casa, senza che nessuno ne intuisse il dramma. Il particolare non sfuggì ad Alessandro: «Marietta cercava di non star sola con me ed io lo rilevai bene. Mi accorsi pure che cercava di schivarmi, ella poi aveva intensificato le sue preghiere. Tante volte io l'ho sentita chiedere alla mamma che le permettesse di andare ai sacramenti». La fanciulla viveva nella più completa solitudine la tragedia più logorante della sua vita. Spesse volte il suo atteggiamento suscitò incomprensioni e rimproveri; la stessa mamma Assunta non percepì lo stato d'animo nel quale si trovava sua figlia. Come abbiamo detto, la luce tra tanta oscurità le venne dalla preghiera e dalla fiducia in Dio. Solo un frase sussurrata dolcemente alla cara Teresa Cimarelli tradì la sua angoscia: «Teresa andiamo domani a Campomorto? Non vedo l'ora di fare la Comunione!». Quel domani fu il 5 luglio 1902, il primo giorno della sua passione.

Alessandro assunse un contegno sempre più ostile verso la fanciulla. La madre depose: «Un mese circa prima dell'assassinio, Alessandro si mostrava spesso aspro verso Maria dandole ordini gravosi con animo, si vedeva, di farle dispetto. Non gli andava più bene niente di quello che ella faceva. Maria faceva lo stesso le faccende ordinate di nuovo da lui, pur facendo le giuste rimostranze qualche volta a voce, qualche volta col pianto, tanto che io più volte dovevo confortarla dicendole: "Porta pazienza, tanto fra poco andrà a fare il soldato"».

MARTIRIO ALLE PALUDI PONTINE

Alessandro era più che mai risoluto a spuntarla, e voleva ad ogni costo piegare la fanciulla alle sue voglie. Dal canto suo, Maria era decisa a resistere, anche a costo della vita, infatti, i ripetuti attentati alla sua purezza erano però sempre stati coraggiosamente respinti.

Durante la battitura del favino, fatta sull'aia del casolare, Maria, dopo aver rigovernata la cucina, aveva preso una camicia da rammendare con le pezze e pose a dormire su una coperta imbottita, distesa sul pianerottolo, la piccola Teresa di circa due anni e mezzo, e le si era seduta vicino a lavorare.

Ecco il racconto dello stesso Alessandro: « Il 5 luglio io ero risoluto a ritornare al terzo assalto e verso le ore 15,00 mentre io stavo sul carro triturando le fave nell'aia, vedendo Maria sul pianerottolo, intenta a rattoppare la mia camicia che avevo dato alla mamma, pensai che era quello il momento opportuno per attuare il mio disegno. Scesi dal carro, pregai la mamma di sostituirmi ed io mi recai in casa. Mio padre si trovava davanti alla stalla dei buoi, coricato a terra preso da un attacco di febbre di malaria. Gli domandai come stava e quindi continuai la mia strada. Passai davanti a Maria senza dir nulla e andai in una camera dove vi era una cassetta di ferri vecchi per prendervi un'arma, trovai un punteruolo... lo presi... ciò fatto mi accostai a Maria, la invitai ad entrare dentro casa. Ella non rispose, né si mosse. Allora l'acciuffai quasi brutalmente per un braccio e, facendo ella resistenza, la trascinai dentro la cucina. Ella intuì che io volevo ripetere l'attentato delle due volte precedenti e mi diceva: "No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all'inferno".

Io allora vedendo che non voleva assolutamente accondiscendere alle mie brutali voglie, andai su tutte le furie e, preso il punteruolo, cominciai a colpirla... In quel momento io capivo bene che volevo compiere un'azione contro la legge di Dio e che volevo indurre Maria al mio peccato e appunto l'uccidevo perchè si opponeva. Ella ripeteva: "Che fai Alessandro tu vai all'inferno". Nel momento che vibravo i colpi, non solo si dimenava per difendersi, ma invocava ripetutamente il nome della madre e gridava: "Dio, Dio, io muoio! Mamma, Mamma". Io ricordo di aver visto del sangue anche sulle sue vesti e di averla lasciata mentre ella ancora si dimenava, però capivo bene che l'avevo colpita mortalmente. Buttai l'arma dentro il cassone e mi ritirai nella mia camera, mi chiusi dentro e mi buttai sul letto». Tre anni dopo, Alessandro completò nel processo Apostolico la sua deposizione che aveva fatto ad Albano nel processo Ordinario. Ecco come riferì le parole di Maria al momento del martirio: «Dio non vuole queste cose, tu vai all'inferno. Sì, sì, Dio non vuole queste cose, tu vai all'inferno!».

Nell'ora del dramma nessuno fu testimone della "passione" di Maria. Il motivo dell'uccisione è chiaro e lampante: la fortezza della martire di fronte al peccato. Lo riconobbe lo stesso uccisore, prima davanti alle autorità civili, poi a quelle ecclesiastiche. «Lo ripeto, l'unica causa per cui aggredii Maria e la uccisi, fu quella che ho esposto, cioè che ella non ha voluto acconsentire le due volte precedenti alla mia volontà di compiere atti disonesti».

Finalmente con le poche forze rimaste, Marietta si trascinò fino alla porta e chiamò il vecchio Serenelli: «Venite su che Alessandro mi ha ammazzata». La piccola Teresa svegliata di soprassalto incominciò a smaniare e a piangere, il suo pianto smorzò il frastuono della trebbiatura. Quando la madre sentì la piccola piangere, alzando gli occhi non vide più Maria sul pianerottolo, sicché temendo che la piccola cadesse per le scale, mandò suo figlio Mariano. Mentre costui andava, la madre vide il vecchio Serenelli che si era alzato da dove riposava e saliva frettolosamente le scale. Quando egli aprì la porta si voltò per chiamarla: «Assunta venite un po' su», poi chiamò anche Mario Cimarelli che batteva la fava sulla sua aia. «Madonna mia! Che sarà successo in casa mia?» mormorò Assunta, mentre angosciata scendeva dal carro. Quando giunse la madre vide che Mario aveva in braccio Maria con la testa appoggiata alla spalla, come se fosse morta. La fanciulla fu adagiata sul letto. Fu questa l'immagine che si presentò agli occhi della madre. «Io seguii Marietta che veniva portata nella camera da letto e mi balenò subito il sospetto che la mia piccola fosse stata violentata da Alessandro che non era presente... Io diedi un urlo ed allora i Cimarelli mi portarono fuori sul pianerottolo svenuta». Tornò Teresa con l'aceto e riuscì a far riprendere mamma Assunta. Poco dopo anche Marietta diede segni di vita e la verità si fece strada; la madre le domandò: «Marietta mia, cosa è successo, chi è stato, com'è stato?» Ella rispose: È stato Alessandro mi voleva far fare del male ed io non ho voluto».

«Allora - continua la madre - diedi un urlo e gli altri mi portarono in casa Cimarelli».

Mario Cimarelli il primo ad accorrere, così descrisse la scena straziante: la ragazza giaceva carponi a terra, poggiata nel fianco destro... raccolta da terra la Goretti con le vesti intrise di sangue, la adagiai sul letto della madre... sopraggiunta Teresa le cambiò la veste insanguinata e stracciata. Poi con l'aiuto di Mario, le fasciò le ferite, mentre Maria ripeteva il suo monologo: «Alessandro quanto sei triste... tu vai all'inferno». La veste era anche impolverata, perchè sul pavimento mancavano molti mattoni, e la giovinetta per non lasciarsi scoprire le vesti da Alessandro si era avvoltolata per terra su quel calcinaccio. Mamma Assunta piangeva dirottamente e diceva: «Teresa mi hanno ucciso la figlia!».

«Teresa - gemette Maria - voglio star sola con te. Levami di qui, per carità non fate venir su Alessandro».

«Che ti ha fatto Alessandro Marietta?» Le domandò Teresa.

«Mi voleva far fare del male ed io gli dicevo di no! E così lui mi ha tirato tanti colpi».

La notizia dell'odioso misfatto di Le Ferriere si diffuse rapidamente per tutta la Palude. Decine di persone intenzionate a fare giustizia sommaria marciarono compatte verso Cascina Antica. Anche l'uomo della Palude aveva un suo codice d'onore che non era possibile calpestare impunemente e il gesto di Alessandro non era tra quelli che avevano diritto ad attenuanti. In una situazione così tragica, nella solitudine delle Paludi Pontine, l'opera dei Cimarelli fu provvidenziale. Erano tre fratelli: Mario, Domenico e Antonio, più Teresa, la moglie di Mario. Domenico corse subito a Conca ad avvisare il conte Mazzoleni dell'accaduto e per farsi dare un cavallo per andare a chiamare un medico. Mario appena prestati insieme alla moglie i primi soccorsi, si precipitò a Nettuno a cercare i carabinieri e il medico condotto. Il Mazzoleni mandò a chiamare i carabinieri di Cisterna e la Croce Rossa di Carano. Il conte quando giunse da Conca fece sorvegliare l'assassino da guardiani armati in attesa dell'arrivo dei carabinieri. Poco dopo arrivarono i carabinieri che arrestarono Alessandro e riuscirono a stento a difenderlo dalla folla inferocita. Il Mazzoleni poi chiamò la madre per dirle che doveva accompagnare la figlia all'ospedale sul Carro della Croce Rossa. Dopo l'arrivo del mezzo di soccorso, distesa su una barella, Marietta varcò quella porta che dava sul pianerottolo e scese i gradini tra gli occhi velati di pianto e di amarezza delle persone presenti. Sul piccolo ponte dell'Astura i contadini si toglievano il cappello come facevano solo nel giorno del Corpus Domini. Quella notte a Cascina Antica non dormì nessuno. I fratelli Goretti vennero amorevolmente ospitati nella casa dei Cimarelli. La signora che li ospitò attestò di averli trovati durante la notte con gli occhi sbarrati dalla paura. Marietta per loro era veramente tutto!

La Croce Rossa Arrivò a Nettuno alle otto di sera. Mentre si aspettava che si aprisse la sala operatoria, Maria chiedeva un po' d'acqua. Il cappellano dell'Ospedale dei Fatebenefratelli chiese: «Sposa, siamo cristiani?» Ed ella: «Eh, mancherebbe altro!» Ed aggiunse: «Allora prima di operarla la confessiamo». Ed ella acconsenti volentieri. A richiesta del dottore - riferisce mamma Assunta - io domandai alla figliola se mai altre volte Alessandro l'avesse tentata. Ed ella mi rispose con voce calma: «Mamma, altre due volte». Ed io: «Oh Madonna Santissima, perchè non l'hai detto a mamma tua?». Ed ella rispose: «Perchè mi aveva detto che mi avrebbe ammazzata se io lo dicevo. E pertanto poi mi ha ammazzata lo stesso». Ed io ancora: «Da quanto tempo?» Ed ella: «Da un mese».

La gravità delle condizioni della piccola non permisero l'anestesia ed i medici Bartoli, Perotti ed Onesti tentarono l'impossibile. Il dott. Bartoli così ricordò quei momenti: «La trovai colpita in più parti dell'addome e nel torace, come pure dopo nell'atto dell'autopsia, la trovai ferita al cuore. Durante le cure che io le apprestavo la fanciulla aveva invocazioni alla Madonna e conservò la sua calma. Ora non ricordo le parole precise pronunciate dalla Goretti, però attesto che ella ha sempre conservato lucidissime le facoltà mentali».

Appena fuori la camera operatoria Marietta sussurrò alla mamma: «Mamma sto bene, come stanno i fratellini? Stai qua stanotte?». Però non fu permesso alla madre di rimanere in ospedale. Appena si fece giorno mamma Assunta ritornò all'ospedale e chiese a Maria come stesse: «Benino» rispose la fanciulla. Ma la voce era più debole della sera precedente. Maria le chiese dove avesse passato la notte, manifestò il desiderio di rivedere i fratellini e la pregò di non far entrare il Serenelli. Ma la setticemia compiva inesorabilmente il suo corso, la febbre divenne altissima, il suo volto sempre più trasparente.

«Pareva una santa Filomena, tutta bianca con la chioma sciolta - raccontò mamma Assunta - la guardavo non solo per affetto ma anche per venerazione». Vennero i carabinieri per il rito dell'interrogatorio e poco dopo i medici per la medicazione. I ricordi tornarono alla mente di Marietta in modo convulso, la sua passione continuò sempre più straziante. Le divenne insopportabile anche la sete: «Datemi una goccia d'acqua. Possibile che non possiate darmi un goccia d'acqua?»

«Mariettina - rispose la mamma - il dottore ha detto che ti farebbe male. Porta pazienza per amore di Gesù in croce assetato più di te». di Don Giuseppe Rottoli