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La vita di Santa Maria Goretti



Santa Maria Goretti

LA SANTITÀ DI MARIA

Il martirio della santa non fu effetto dell'abiezione o dell'ignoranza, ma della fede e della educazione cristiana ricevuta in famiglia. Il difficile ambiente della Palude contribuì negli ultimi tre anni della sua vita, a rendere più matura la sua personalità di fanciulla cristiana, che si era già andata formando nella natia Corinaldo e poi nella contrada di Colle Gianturco. Se infinite furono le privazioni e le angustie alle quali dovettero far fronte, bisogna dire, col Manzoni, che, fortunatamente per loro, Dio non tenta mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più grande e duratura!

Quando la piccola Maria giunse con la famiglia alle Ferriere aveva già quasi nove anni e possedeva un bagaglio di educazione e conoscenze religiose sufficienti per farle capire la sostanziale differenza tra il bene e il male e il dovere cristiano di scegliere sempre il bene, evitando il male. La fanciulla era in grado di formulare i suoi buoni propositi. Poi la grazia di Dio fece il resto. Questo si rileva dalla lettura attenta dei processi canonici, compilati con scrupolosità per provare la sua santità di vita ed il suo martirio.

Riguardo alla famiglia Goretti non fa meraviglia che la piccola Maria crescesse così buona, perché i suoi genitori ne davano l'esempio ed ella diventò presto matura seguendo le loro orme. La povera mamma Assunta era una donna del popolo, analfabeta, ma dotata di buon senso. «Maria era desiderosa - racconta la madre - di imparare le cose della fede e più volte mi ha chiesto di parlare in proposito. Non ricordo sia mancata alla Santa Messa e pur non sapendo leggere si era imparata a memoria l'Ave Maria, il Padre Nostro e le altre preghiere e soprattutto il Santo Rosario che le era indispensabile come l'aria che respirava». «In chiesa - ricorda Teresa Cimarelli - era molto devota e raccolta, si vedeva che era una figliola tirata su per il Signore».

Una testimone che gestiva la dispensa di Conca disse: «La fanciulla non dava confidenza a nessuno, non si associava per strada ad altre ragazze; nessuno poté mai farle un appunto, ma tutti invidiavano sua madre perché aveva una figlia così buona! ».

Mamma Assunta poi ci assicura che, dopo la morte del povero Luigi: «Marietta era quella che reggeva la casa», specialmente quando ella si trovava a lavorare nei campi.

La fanciulla non litigava mai coi fratelli, se riceveva qualche dono di frutta o altro era lieta di distribuirlo ai fratellini e alla mamma. Per sé riservava i resti. «Maria - diceva mamma Assunta - nel mangiare contentava prima gli altri e poi se stessa e non assaggiava nulla se prima non aveva fatto la parte a me ed ai fratellini. E se le sembrava che io avessi preso poco, insisteva perché prendessi dell'altro». «Prendete mamma: io sono più piccola di voi!»

Tale era la frase che ripeteva ogni volta che la mamma stanca ed affaticata, ma preoccupata dei figli piccoli, si privava a tavola anche del necessario.

Con tutti era sincera e leale; non fu mai intesa dire bugie. Raggiunse l'età dell'adolescenza senza aver mai dato motivo a critiche e lagnanze a suo riguardo.

LA PRIMA COMUNIONE

Il pensiero di Maria in quel tempo andava irresistibilmente orientandosi verso il Tabernacolo. Era l'anno 1900, da qualche mese il padre era morto in seguito alla malaria; Maria aveva 10 anni e portava il peso del lavoro in casa; in quei tempi l'età media per accostarsi alla Santa Comunione per la prima volta si aggirava sui 12 anni e nessuno a quell'epoca avrebbe immaginato che san Pio X, nel 1910, avrebbe pubblicato il decreto Quam Singularis che avrebbe permesso ai piccoli di ricevere la Santa Eucaristia a partire dall'età di ragione, cioè verso i 7 anni. Un giorno ella disse alla mamma: «Mamma quando faccio la Comunione io?».

La madre rispose: «Cuore mio, come la puoi fare se non sai bene la dottrina?... Non sai leggere, non ci sono soldi per farti il vestito, le scarpe, il velo; non hai un minuto di tempo libero; c'è sempre da fare...». «Mamma cara, ma così non la faccio mai! ».

«Ma che ci può fare la sventurata mamma tua, cuore mio? Tocca di vedervi venire su come bestioline».

«Ebbene, mamma Dio provvederà. A Conca c'è la sora Elvira che sa leggere. Io vi prometto di sbrigar prima tutte le faccende di casa, ed il tempo libero voi me lo lasciate per andare a Conca ad imparare la dottrina». Maria era una bambina tenace e volenterosa, il suo impegno di responsabilità in casa lo portava avanti con cura e precisione, si occupava bene anche dei fratellini e così per anticipare il giorno della sua Prima Comunione imparò tutto a memoria. Ella era così attenta a quello che apprendeva che a sera in casa, rivelando notevoli capacità comunicative, insegnava ai fratellini, ciò che aveva imparato. Una volta, dopo aver assistito alla funzione del Venerdì Santo nel Santuario di Nettuno, ripeté a casa per filo e segno l'intera omelia dimostrando così la sua grande memoria. Durante quel tempo Maria non solo apprendeva le nozioni di catechismo ma andava diventando sempre più buona. Il pensiero di ricevere Gesù la spronava ad ornarsi delle più belle virtù. Era sempre più raccolta, più devota, più affettuosa verso la mamma e i fratellini, la prima ad accorrere in chiesa e l'ultima ad uscirne.

Maria non aveva i dodici anni richiesti così mamma Assunta per togliersi ogni scrupolo, la vigilia della Prima Comunione, prese la bambina e la portò con sé a Nettuno dall'Arciprete Temistocle Signori. A lui espose la cosa e lo pregò di nuovo di esaminare la figliola. L'Arciprete esaminò attentamente la fanciulla e tutto contento disse alla mamma: «Voi affidatela alla Madonna e mettetela sotto il suo manto e poi non abbiate paura». Poi la confessò per prepararla bene a ricevere Gesù per la prima volta nel suo cuore.

Il 16 giugno 1901 Maria ricevette la Prima Comunione nella chiesa di Conca, oggi Borgo Montello. Prima di presentarsi in chiesa in quell'importante giorno si avvicinò alla mamma e le chiese perdono di ogni mancanza che avesse potuto commettere, poi per suggerimento della mamma chiese perdono anche ai Serenelli, padre e figlio, dimostrando così che il catechismo lo aveva imparato non solo a memoria. Il fratello Angelo, quel mattino, non ci voleva andare perché non aveva le scarpe nuove. Allora Maria si avvicinò per convincerlo e gli disse: «Ma Gesù non guarda mica le scarpe... guarda il cuore». In chiesa la mamma e le altre persone notarono in lei una compostezza «ad occhi bassi» tutta straordinaria. Si confessò di nuovo al sacerdote passionista che era venuto per la cerimonia. La mamma pregava: «Madonna mia fatela riuscire bene questa Santa Comunione! Vergine Santa, io la affido tutta a voi!». Alla Messa il sacerdote si volse verso i comunicandi e parlò loro di Gesù che è tutto bontà e purezza... di Gesù che deve restare sempre nel loro cuore... Perciò guerra al peccato, sempre, anche a costo della loro vita... insieme al grande amore per Gesù i fanciulli dovranno avere una specialissima devozione alla Madonna, imitandone le virtù e onorandola ogni giorno con l'Ave Maria». La parola di Dio affondava nel cuore della piccola Maria come il buon seme in un terreno ben preparato. Non una sillaba era caduta invano. In chiesa con Maria vi erano dodici bambine e due bambini per la stessa festa. Tra i banchi della chiesa, vi erano parenti ed amici, a far da cornice ad una cerimonia sentita particolarmente dalla gente semplice.

Quando Maria ricevette Gesù ripeté a Lui la sua grande promessa, già formulata da molto tempo: «O Gesù piuttosto che offenderti mi faccio ammazzare». Poi il suo pensiero volò al padre defunto. Gli aveva voluto tanto bene. Quella preziosa Prima Comunione fu fatta in suo suffragio, come attestò mamma Assunta.

Don T. Signori disse che Maria si era distinta fra le altre bambine per la pietà, ardore, devozione nel prepararsi a fare la sua Comunione, tanto che egli avrebbe desiderato che tutte le bambine si fossero preparate a ricevere in tal modo la SS.ma Eucaristia. La santa fanciulla poté ricevere in vita non più di quattro o cinque comunioni. Il sacerdote che ufficiava regolarmente la chiesetta di Conca ogni domenica non aveva il permesso di confessare perché era troppo giovane. Perciò ben si spiega che in tali occasioni la Santa non poté ricevere l'Eucaristia, essendo allora d'uso, anche per chi non aveva peccati gravi, di confessarsi prima di ogni singola comunione. Questo però non toglie nulla alla sua fede e devozione. Le strade erano proibitive: tutte pozzanghere d'inverno, cariche di miasmi d'estate. Ora se Maria poté ricevere la Prima Comunione all'età di dieci anni e otto mesi, lo dovette alle sue insistenze, alla sua fede viva, al suo ardente desiderio di ricevere Gesù, del cui amore aveva pieno il suo cuore innocente. O meglio, fu Dio stesso che le accese nel cuore tanto desiderio della divina Eucaristia, affinché nutrita in tempo del Pane degli Angeli, crescesse sempre più in quelle virtù cristiane che la facevano assomigliare agli angeli e la preparassero al grande atto del martirio. Lo stesso suo uccisore affermò: «Nella circostanza della sua Prima Comunione si fece ancora più ubbidiente... ed anche in seguito continuò questo miglioramento di vita». Il giorno della sua Prima Comunione segnò una data decisiva nella sua storia, infatti ella disse: «Mamma, sarò più buona» e mantenne con fedeltà l'impegno.

«Teresa quando ci riandiamo?»: queste parole dette da Maria alla Cimarelli lo stesso giorno della Prima Comunione, dimostrano il suo grande desiderio eucaristico. Questo desiderio in linguaggio ascetico si chiama comunione spirituale: «La comunione sacramentale si perfeziona con la comunione spirituale che ne perpetua i santi effetti» (Tanqueray).

MODELLO DI VIRTÙ

Maria ci è presentata dai testimoni come una fanciulla ubbidiente ed assennata, dedita alla famiglia, ligia al dovere. Modesta e riservata... tutti quelli che l'hanno conosciuta l'hanno descritta come un ideale di fanciulla.

Il proposito di diventare più buona fu per lei un impegno serio che mantenne fino alla morte. Sentiamo la mamma: «Sempre, sempre, sempre Maria mi ha fatto l'ubbidienza. Correggeva anche i fratelli e quando il fratello maggiore mi dava qualche dispiacere ella lo rimproverava dicendo: "Fai inquietare la mamma perché non c'è più il babbo!... Come faresti se non ci fosse più la mamma?". Non ho notato in lei nessun difetto. Se a volte l'ho sgridata è stato perché io, preoccupata dell'azienda, sentendomi nervosa, eccedevo anche se ella non ne avesse colpa, anche oggi me ne faccio un rimprovero; Maria prendeva la sgridata immeritata, con calma, senza rispondere e seguitava le sue faccende non portandomi affatto il broncio». «Alla prima chiamata della mamma lasciava ogni cosa e rispondeva ubbidiente», aggiunse Alessandro.

UN FIORE PURISSIMO

Dire santa Maria Goretti è lo stesso che dire purezza illibata. Fu educata da sua madre alla modestia fin dall'infanzia. Anche il suo uccisore testimoniò: «Seguendo le orme della madre era modesta». Mamma Assunta disse: «Ebbi cura della sua modestia e non permisi mai che vestisse o spogliasse i fratellini, come pure facevo dormire in una camera i maschietti e in un'altra le femmine che, morto mio marito, facevo dormire in camera mia».

Quando si stava preparando alla Prima Comunione, avendo sentito certe parolacce da una compagna, scambiate con un giovane, mentre stava riempiendo una brocca alla fontana, le riferì scandalizzata alla mamma, che le rispose: «Fa' che quello che è entrato da un orecchio esca dall'altro», e l'ammonì di non pronunciare mai simili cose. Ed ella di rimando: «Se io dovessi parlare come lei è meglio morire». Questo dimostra che sapeva scegliere tra i diversi valori i più giusti. Non contenta di premunirla con le parole, la mamma la vigilava mentre andava per la strada. «Quando andava a Nettuno, perché distante, era accompagnata da me o dalla signora Cimarelli». Alla vigilanza aggiungeva la raccomandazione di fuggire le cattive compagnie, che portano inevitabilmente al male.

Le donne del borgo dicevano ad Assunta: «Che angelo di figliola avete voi! Se le si dice qualche cosa risponde modestamente, tira diritto per la sua strada e non si ferma con nessuno».

Il movente per la santa era la fede, l'amore a Gesù e alla Madonna, la paura dell'inferno che si merita col peccato! Fu questo il solo motivo che ella oppose all'aggressore al momento del martirio. Infatti disse in quell'occasione: «Alessandro che fai? Tu vai all'inferno, Dio non vuole!». di Don Giuseppe Rottoli