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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Mi dispiace tanto veder soffrire! Per togliere un dispiacere a qualcuno, non troverei difficoltà a tirarmi una pugnalata al cuore!... Sì, questo mi sarebbe più facile!
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Aprile, mese dedicato alla Vergine della Rivelazione
Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane



Vergine Rivelazione

Un episodio che esige un chiarimento di giustizia e carità

Il 10 aprile 1952, l’avvocato Giuseppe Sales, Segretario del Comitato Romano della Democrazia Cristiana in Piazza Nicosia, mi conduce dal Senatore Umberto Tupini che mi chiede se accetto di iscrivermi nella lista della Democrazia Cristiana, come indipendente, per le prossime elezioni amministrative del 1952.

Rispondo: “Sulle mie spalle c’è il fatto dell’Apparizione. Io sono sotto obbedienza dell’Autorità Ecclesiastica senza il permesso del Cardinale Vicario non posso prendere decisioni.”

S. E. Tupini concorda e mi invita a tornare l’indomani.

Al mattino passo alla Chiesa del Gesù e parlo con il mio confessore Padre Guglielmo Misserville, e con Padre Vittorio Genovesi c. J. E Padre Felice Mari Cappello c. i., che mi dicono di obbedire alla decisione di Sua Eminenza. La stessa cosa mi ripete il cappellano dell’A.T.A.C. Padre Rotondi e. i..

Perché sentii il parere di tanti Sacerdoti? Non bastava il mio confessore?

Avevo come confessore Padre Misserville, ma come Direttori spirituali e consiglieri mi servivo di questi ottimi Sacerdoti. La proposta che mi era stata fatta era importante (non ho detto interessante) e desideravo comprenderla bene, perché non volevo in nessun modo ombrare, magari con un atteggiamento incauto, la realtà delle Apparizioni.

Lo stesso giorno, accompagnato dal Senatore Tupini e dall’avvocato Sales, andiamo in Vicariato da Sua Eminenza il Cardinale Vicario Clemente Micara, che dice: “Se è per il bene dell'amministrazione comunale che avete fatto questa scelta, accetto che il Cornacchiola sia messo in lista. Però pensate alla retribuzione mensile che gli dovete dare per vivere, perché, come avete spiegato, egli, ogni anno, dovrà chiedere l’aspettativa dall’azienda, aspettativa che lo priva dello stipendio”.

I due uomini politici accettano e prendono l’impegno di corrispondermi un mensile.

A me dice: “Si presenti pure e faccia un buon lavoro!”.

Vengo messo in lista. Tengo alcuni comizi. Non traccio un programma politico, che è già presentato dal partito, ma parlo del Signore e di Maria Sempre Vergine Madre di Dio e Madre dei peccatori, che ci chiama a conversione e ad onestà di vita, I manifesti vengono stampati ed offerti gratuitamente dalla cara ed indimenticabile Madre Virginia Carone delle Suore Domenicane di San Sisto, direttrice della Tipografia Missionaria di suddetto Ordine.

Sono eletto consigliere nel Comune di Roma, risultando sedicesimo nella lista D.C. che comprendeva ottanta candidati, carica che allora non era retribuita ricevo l’incarico di ufficiale di stato civile presso l’ufficio “Matrimoni civili’’ all’Anagrafe di Roma, in via del Mare.

Dopo aver richiesto il parere del mio confessore e di P. Lombardi, P, Rotondi e P. Cappello e Genovesi, che definiscono lecita la mia nuova mansione, in quanto incarico d’ufficio, accetto; e chiedo ed ottengo l’aspettativa dall’A.T.A.C. di Roma, azienda municipalizzata dalla quale dipendevo come bigliettaio, che, a norma di legge, non poteva avere alle dipendenze un fattorino che esercitava contemporaneamente la carica di consigliere comunale. Perdo quindi sia lo stipendio di bigliettaio, che i quattro anni di versamenti INPS, per cui verrò collocato in quiescenza con la decurtazione del suddetto periodo.

Sono consigliere comunale senza stipendio, senza retribuzione dell’Azienda A.T.A.C., con quattro anni di versamenti perduti. La Vergine cara, come mi aveva promesso, mi fa incontrare nel Consiglio Comunale persone importanti o che diventeranno tali, per richiamarci e convertirci.

Tra i Consiglieri c’è il senatore, avvocato Mario Berlinguer, il cui figlio Enrico diventerà Segretario del partito Comunista Italiano; il dottor Aldo Bozzi che diventerà Segretario del Partito Liberale Italiano; il professore, dottore Giovanni Borromeo, insigne cardiologo; il senatore, professore, avvocato Giovanni Carrara; l’onorevole dottore Leone Cattani; il senatore dottore Mario Cingolani; l'ammiraglio Raffaele De Courten; l’onorevole Giuseppe Di Vittorio che diventerà presidente della Confederazione Generale dei Lavoratori Italiani (PCIPSI); il senatore Edoardo D’Onofrio; il generale Ezio Garibaldi; l’onorevole Oreste Lizzadri; il senatore avvocato Enrico Molè; l’ammiraglio Umberto Monico; l’onorevole dottore Aldo Natoli; il senatore e professore Francesco Saverio Nitti, già capo del governo; il senatore Ferruccio Parri, fondatore e Segretario del Partito d’Azione; il professore ingegnere Salvatore Rebecchini, allora sindaco di Roma; il senatore ingegnere Giuseppe Romita; l’onorevole dottore Giuseppe Saragat che diventerà presidente della Repubblica; l’onorevole Tommaso Smith; l’onorevole Giulio Turchi; Enrico Vinci presidente dell’Azione Cattolica Italiana.

Nella mia funzione di ufficiale di stato civile avevo il diritto di dare un saluto e un augurio ai futuri sposi, e, a matrimonio avvenuto, il dovere di leggere loro gli articoli del codice civile sui doveri e diritti del loro nuovo stato. Prima di unire la coppia in matrimonio prendevo il crocefisso e la corona del santo rosario e li mettevo sul tavolo davanti a me. Mi segnavo con il segno della croce, facevo una preghiera e poi cominciavo a parlare agli sposi per spiegargli quello che stavano per compiere, era come un intrattenimento religioso. Non poche volte mi ritrovavo dei sacerdoti spogliati che si andavano a sposare al comune. Seppure in borghese li riconoscevo perché quando ero protestante non mancavo l’occasione di perseguitarli in ogni modo e mi ricordavo chi erano.

E anche loro riconoscevano me. Tanto che uno si rifiutò di farmi officiare il suo matrimonio. Così avvenne. lo vengo sostituito, ma vado ugualmente al matrimonio, rimango fuori e quando gli sposi escono, mi inginocchio davanti allo sposo: “Padre, mi benedica”. Mi risponde con una miseria, senza degnarmi di uno sguardo. Dopo diversi anni ho saputo con gioia che era tornato nella Congregazione, che aveva lasciato con la volontà di dare scandalo. E tornato pentito ed è morto da convertito. Ho pregato la “Madre del puro Clero, del santo Clero, del fedele Clero per questo suo figlio disubbidiente”. E così per tanti altri. Alcuni sono tornati alla Chiesa, altri sono rimasti indifferenti.

Appena preso l’incarico per due o tre mesi ricevo una regalia dall’avvocato Sales, che il 20 giugno 1952 mi fa sapere che il partito non vuole corrispondermi il “mensile”. Mi dispiace. Ma faccio le mie considerazioni: sono uomini e come tali non mantengono la parola data. Non accuso nessuno. Invano mi rivolgo a varie personalità politiche affinché intervengano per far rispettare i patti accettati davanti al Cardinal Vicario.

E un andare da Erode a Pilato.. incomincia allora l’umiliazione della questua. Ogni mese al Consiglio Comunale, la consigliera D.C. Maria Muu, tra i lazzi dall’opposizione che mi invita a lasciare gli amici democristiani e riabbracciare i compagni, raccoglie tra gli appartenenti al partito l’elemosina per me, padre di famiglia senza stipendio, con moglie, tre figli a carico, l’affitto di casa da pagare e senza un soldo!

Ho postulato presso tante personalità politiche, alcune molto note ed importanti, un piccolo sussidio, ma ho raccolto solo parole... e neanche tutte di solidarietà. L’unica proposta concreta che ebbi fu di dare le dimissioni d'assessore comunale, in modo da permettere ad un produttore cinematografico di succedermi. Questi, riconoscente, in attesa che riprendessi servizio all’A.T.A.C., mi avrebbe procurato un posto da maschera in un suo locale cinematografico per accompagnare gli spettatori in sala. Non accettai.

In questo difficile momento di fame, patita da me e da tutta la mia famiglia, che andava avanti con gli aiuti soprattutto di viveri di tante persone buone, alcune delle quali vollero conservare l’anonimato, incontro un amico giornalista che avevo conosciuto nella clandestinità. Nell’agosto 1954 Massimo D., questo il nome della persona che ho appena chiamato “amico”, viene a trovarmi in Via Modica e si rende conto della situazione. Mi fa una proposta: “Ti voglio presentare al nostro capo, a piazza del Gesù. Basta che tu firmi le dimissioni da consigliere D.C. e dichiari di passare al Gruppo Monarchico che avrai cinquanta milioni; cinque subito e quarantacinque a rate mensili”.

Andiamo. In quell’edificio c’è anche la sede della Democrazia Cristiana, dove poco tempo prima avevo avuto un incontro con l’onorevole A. F. pregandolo di interessarsi del mio caso e avevo ottenuto la risposta: “Non sono questioni mie. Vai dall’amministratore del partito e parlane con lui”.. .parlai con la persona indicatami. Niente da fare, nessun aiuto.

“Se non ricevo un mandato, non posso pagare” questa la risposta.

Avevo fame e dovevo tenere conferenze dove i Vescovi mi chiamavano, parlare del male che avevo fatto alla Chiesa e del bene che avevo ricevuto dalla Vergine della Rivelazione...

Costretto da tale situazione economica, salgo le scale con Massimo D. che mi presenta ad un personaggio massone, che mi chiede: “Allora è d’accordo con quanto le ha detto l’amico e fratello Massimo?”

“Si, sono d’accordo”.

Mi presenta un assegno da cinque milioni.

Per averlo devo firmare l’adesione al loro gruppo massonico monarchico. Prendo la penna. Vado per firmare. Mi cade dalle mani. La raccolgo, e ancora per due volte mi cade dalle mani, come se una mano mi desse un colpo sulla penna facendola rotolare lontano...

Comprendo. Alla terza volta mi alzo e dico: “Mi dispiace, ma non posso firmare! Tre volte mi è caduta la penna dalle mani. Vuol dire che la Vergine Maria non vuole che faccia questo passo”.

S’infuriano tutti e due e mi coprono d’ingiurie.

Il personaggio importante, del quale non ho mai saputo il nome, prende l’assegno e lo fa a pezzi, l'“amico” Massimo mi guarda in faccia e mi grida:

“Vedrai che scherzo ti faccio sul giornale! Ti farò scrivere contro tre articoli! Ti svergognerò davanti a tutti!”.

Infatti così fece. Ricordo due articoli calunniosi usciti sul giornale “La Repubblica d’italia”, non firmati da lui. Il primo era titolato “Ecco come vide la Madonna” raccontava il fatto dell’Apparizione come una mia invenzione: il 12 aprile ero andato alle Tre Fontane con la mia amante, ma sorpreso nella Grotta con la donna, dai bambini che cercavano la palla, mi metto d’accordo con lei e grido ai bambini “E la Madonna! E la Madonna!” questi, ingannati da me credono continua il giornalista — e trasmettono, testimoni innocenti, la falsa notizia come vera.

Questa falsità, ad oggi, ancora viene presentata in ambienti anti-cattolici come la verità sull’Apparizione.

Alla fine del 1954, in occasione delle feste natalizie, Pio XII avendo conosciuto lo stato miserevole in cui ero venuto a trovarmi, mi inviò un sussidio di centomila lire.

Giovanni XXIII

Il Padre Fondatore ricorda in un suo scritto, S. Ecc. il Vescovo del Venezuela Paparoni, morto in un attentato fatto al Cardinal Bianco, con il quale si incontrò a Roma nel 1958: “...S. Ecc. Paparoni mi viene a trovare e mi dice: “Ti porto con me dal Papa Giovanni XXIII. Ha tempo per venire con me?”. “Certo!” rispondo. Così un giorno siamo andati a San Pietro, entriamo in Vaticano e ci fanno accomodare in una sala d’attesa. Viene chiamato S. Ecc. Paparoni e più tardi veniamo chiamati anche noi che aspettavamo pregando. In me sentivo qualcosa che mi provocava dolore e che cosa fosse l’ho saputo più tardi dalla Vergine Cara (“Questo Papa aprirà più tardi il Concilio Vaticano II ma non lo porterà a termine, perché a farlo sarà il Cardinal Montini, che prenderà il nome di Paolo VI in quanto sarà eletto Lui Papa”). Queste cose mi ronzavano per la testa. Giungiamo davanti al Papa, ci saluta con un abbraccio, poi mi prende per mano e mi dice: “Vieni, ti fai una foto con un papavero”. Ed io di rimando: “Un vero Papa”. Lui ride. Dopo la foto mi domanda: “Che cosa dice la gente di me?”“Santità, dice che abbiamo un S. Giovanni Rotondo” e nel dire queste parole gli faccio con le mani per indicare Lui con l’epa rotonda. Ride e la pancia Gli sobbalza. Poi mi guarda e mi ricorda quando a Parigi abbiamo pranzato insieme. Io ero stato invitato da una dama Contessa con la Signora Charton. Ricordo a Sua Santità il fatto della mela che porse alla Signora Contessa dicendoLe: “Tenga, Le farà bene”. La Contessa Lo guarda e chiede: “Perché proprio a me?”” Perché Eva, dopo il peccato si è coperta”. La Contessa, infatti, aveva tutto il seno scoperto. Ridiamo, poi mi dice: “Ubbidisci sempre ai Vescovi anche se qualche volta.. .beh! Tu ubbidisci sempre”. Ci benedice tutti. Grazie a Dio!

Testi presi da varie fonti: Biografia di Cornacchiola, S.A.C.R.I.; La Bella Signora delle Tre Fontane di padre Angelo Tentori; La vita di Bruno Cornacchiola di Anna Maria Turi; ...

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