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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Il peccatore deve fare in modo che la confessione corrisponda esattamente alla colpa, in modo da non dire di meno per vergogna o timore, né aggiungere di più sotto l'apparenza di umiltà, di come stanno realmente le cose. Neppure per umiltà infatti è lecito mentire.
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Vita di Santa Margherita Alacoque



Alacoque

Vita di Santa Margherita Alacoque - Parte 13



41. Lotta eroica contro una ripugnanza naturale
Racconterò solo una di queste occasioni di mortificazione superiori alle mie forze, attraverso cui mi fece provare davvero l'efficacia delle sue promesse. Si tratta di una cosa per la quale tutta la nostra fa­miglia provava una grande avversione naturale, al punto che mio fratello aveva ottenuto, nel contratto che regolava la mia entrata in convento, che non sa­rei mai stata costretta su questo punto. La cosa era stata concessa, essendo di per sé insignificante, ma dovetti adattarmi a farla, perché su ciò fui attaccata con tale veemenza, che non sapevo più cosa fare. Mi pareva mille volte più facile sacrificare la mia vi­ta e, se non avessi amato la mia vocazione più della mia vita, l'avrei sacrificata piuttosto che costringer­mi a fare ciò che volevano farmi fare. Invano oppo­nevo resistenza, perché il mio Sovrano voleva que­sto sacrificio, da cui dipendevano tanti altri. Rimasi tre giorni a combattere con tanta violenza, che face­vo compassione, soprattutto alla mia maestra, da­vanti alla quale mi sentivo in dovere di fare quanto lei chiedeva, ma il coraggio mi mancava e morivo di dolore perché non riuscivo a piegare il mio caratte­re, e le dicevo: « Mi tolga la vita piuttosto che farmi venir meno al voto di obbedienza!». E lei: «Vatte­ne», mi disse, «non sei degna di praticarla e ora ti proibisco di fare ciò che ti avevo ordinato». Questo mi parve troppo. Dissi subito: «Bisogna morire o vincere». Andai davanti al santissimo Sacramento, mio solito rifugio, dove rimasi per tre o quattro ore a piangere e a gemere, nella speranza di trovare la forza di vincermi: «Ahimè! Mio Dio, mi avete dun­que abbandonata? Come, c'è ancora qualcosa nel mio sacrificio che deve essere consumato fino al completo olocausto?». Ma il mio Signore voleva spingere all'estremo la fedeltà del mio amore verso di Lui, come mi ha mostrato in seguito, e godeva nel vedere la sua indegna schiava esitare fra l'amore divino e le ripugnanze naturali. E alla fine fu Lui a vincere, perché, senza altra consolazione né armi che queste parole: «L'amore non deve avere riser­ve», andai a gettarmi alle ginocchia della mia mae­stra, chiedendole la misericordia di consentirmi di fare ciò che aveva voluto che facessi. Lo feci, sebbe­ne mai abbia provato tanta ripugnanza. E una ripu­gnanza che ho provato ogni volta che mi è toccato rifarlo, ma non ho mai smesso di continuare a farlo per quasi otto anni.

42. Questo sacrificio le procura un nuovo torrente di grazie
Fu dopo questo primo sacrificio che tutte le grazie e i favori del mio Sovrano raddoppiarono e inondaro­no la mia anima, a tal punto che ero come costretta a dire spesso: « Interrompete, o mio Dio, questo tor­rente che mi travolge, oppure aumentate la mia ca­pacità di riceverlo!». E qui tralascio tutte quelle predilezioni e profusioni del suo puro amore, così grandi che non saprei come esprimerle.

43. Si nutrono timori sulla sua vocazione. Nostro Si­gnore si offre come suo garante
Questo mi provocò altri attacchi, mentre stavo per fare la mia professione di fede. Mi dicevano che si vedeva bene che non ero adatta a vivere secondo lo spirito della Visitazione, che teme questi sentieri soggetti all'inganno e all'illusione. Lo riferì subito al mio Signore, lamentandomene: «Ahimè! Mio Si­gnore, sarà dunque a causa vostra che sarò respin­ta?». A ciò mi fu risposto: «Di' alla tua superiora che non ha nulla da temere accettandoti, che io ri­spondo per te e che, se mi crede solvente, sarò io la tua cauzione». Avendole riferito ciò, lei mi ordinò di chiedergli, per essere sicura, che mi rendesse utile alla santa religione con la pratica corretta di ogni os­servanza. A questo, la sua amorevole bontà mi ri­spose: «Bene! Figlia mia, te lo concedo e ti renderò più utile alla religione di quanto lei può pensare,ma in un modo che solo io conosco. D'ora innanzi adat­terò le mie grazie allo spirito della tua regola, alla volontà delle tue superiore e alla tua debolezza, sino a farti considerare sospetto tutto quanto ti allonta­nerà dalla pratica corretta della tua regola, che mi pare tu preferisca a tutto il resto. Inoltre, sarò lieto se preferirai la volontà delle tue superiore alla mia, quando t'impediranno di fare quel che io ti avrò or­dinato. Lascia che facciano quel che vogliono di te. Io saprò trovare il modo di realizzare i miei disegni, anche con mezzi che ti sembrano opposti e contrari. E mi riservo solo la direzione del tuo intimo e,in particolare, del tuo cuore, che io non cederò mai ad altri avendovi fissato la sede del mio amore». La no­stra madre superiora e la nostra maestra rimasero contente di tutto questo e gli effetti si manifestaro­no con tale evidenza, che non poterono più dubitare che quelle parole provenissero dalla Verità. Infatti, non sentivo alcun turbamento in me e mi dedicai in­teramente a obbedire, qualunque pena dovessi pati­re per farlo. La stima e il compiacimento erano per me un supplizio insopportabile e li consideravo un giusto castigo per i miei peccati, che mi parevano così grandi, che tutti i tormenti immaginabili mi sa­rebbero stati dolci da soffrire pur di espiarli e soddi­sfare la giustizia divina.

44. Prende i voti
Essendo dunque pervenuta al bene tanto desiderato della sacra professione, quel giorno il mio divino Maestro volle ricevermi in sposa in un modo che mi sento incapace di esprimere.18 Dirò solo che mi pre­parò e mi trattò come una sposa del Tabor. La cosa era per me più dura della morte, perché non mi ve­devo affatto conforme al mio sposo, che immagina­vo tutto sfigurato e straziato sul Calvario. Ma mi fu detto: «Lasciami fare ogni cosa a suo tempo, perché voglio che tu sia ora il gingillo del mio amore, che vuole giocare con te a suo piacimento, come fanno i bambini con i giocattoli. E necessario che ti abban­doni, cieca e senza resistenza, lasciandomi divertire a tue spese, e tu non ci perderai». Mi promise di non lasciarmi più, dicendomi: « Sii sempre pronta a ricevermi, perché ormai voglio abitare in te per po­ter conversare e intrattenermi con te».