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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Un giorno vidi col mio spirito un popolo immenso, radunato con i capi della Chiesa, in una basilica imponente. Dall'Ostia, solennemente esposta all'adorazione, vidi uscire e diffondersi sul mondo gli stessi raggi che s'incontrano sull'immagine del Salvatore misericordioso. Di colpo, scorsi sull'altare Gesù vivo, nello stesso atteggiamento in cui è raffigurato nel quadro della sua misericordia. Gesù guardò con indicibile bontà e con grande gioia il Santo Padre, i sacerdoti che lo circondavano e tutto il popolo riunito a festeggiare la divina misericordia.
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Aprile, mese dedicato alla Vergine della Rivelazione
Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane



Vergine Rivelazione

DIO, SALVACI TU

Veniamo al 12 aprile 1947 che quel giorno era per la Chiesa sabato “in albis”.

Il sabato, per gli avventisti, è “il giorno del Signore”, festa del riposo; giorno considerato sabbatico come per gli ebrei, con i quali lo festeggiavamo; giorno nel quale non ho mai voluto lavorare. Se ero di riposo bene, altrimenti - se ero di turno - o chiedevo l’esonero o scambiavo la giornata del sabato con un collega che doveva lavorare la domenica; a volte pagavo la giornata a un tranviere che prendeva servizio col mio nome. Il regolamento ATAG lo proibiva, ma col pensiero di servire la legge di Dio, lo trasgredivo.

La guerra è finita, ormai siamo in regime democratico e c’è libertà di parola, che per me e per molti è libertà di parlare contro la Chiesa. Sono divenuto direttore della Gioventù Missionaria Avventista di Roma e del Lazio e ho ricevuto dalla direzione della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, insieme agli altri direttori, l’incarico di parlare nelle piazze romane. A me è stata assegnata Piazza della Croce Rossa, vicino a Porta Pia, e sono lasciato libero di scegliere l’argomento.

Decido, secondo la mia violenta avversione alla Chiesa Cattolica, di svolgere questo tema: - In tutta la Sacra Scrittura non vi è un versetto che sostenga che Maria è Immacolata, che è sempre Vergine, che è Madre di Dio e Assunta in Cielo; quindi ecco dimostrato che tutti i dogmi, incominciando da quelli mariani, sono invenzione della Chiesa Cattolica.

Il mio appartamentino, un seminterrato di una camera e cucina, con i bambini sempre in movimento e i rumori della strada dentro casa, non è posto adatto per prepararsi ad una conferenza importante. Decido, dunque, per un luogo all’aperto, tranquillo, dove i bambini finalmente possono correre e giocare senza pericoli, ed io raccogliere le mie idee. Dico a Iolanda di prepararsi con i bambini. Li sistema per uscire, ma mi dice che non si sente di venire perché ha la febbre.

In divisa da tranviere, portandomi dietro la mia Bibbia, nella quale confido e i miei appunti settari, esco da casa, sicuro ed orgoglioso, con i miei figli Isola di 10 anni, Carlo di 7 e Gianfranco di 4, per prepararmi seriamente ad una battaglia contro la Chiesa; battaglia che non combatterò mai.

Io non potevo certo immaginate che quel giorno, invece, la Vergine cara aveva maternamente fissato per me l’Appuntamento più importante della mia vita.

Dentro una borsa nera, quella come ho raccontato rubata ad un Prete mentre ero in servizio sulla “circolare nera” alla fermata di Santa Maria Maggiore, metto una palletta rossa di gomma dura, tipo da “tamburello” e due racchette di legno, fatte da me; e avviandomi al celeste incontro dico ai bambini: “Andiamo ad Ostia !”. Questi, tutti felici, mi seguono.

Entrando alla Stazione Ostiense, prendo dal banco dell’edicola di giornali che stava a destra, il fumetto per ragazzi il Pupazzetto. L’acquisto e corriamo a prendere il treno.

Sorpresa! Siamo arrivati troppo tardi per il trenino delle 14.30, che sta partendo in quel momento. Domando al collega addetto al controllo biglietti, quando partirà il prossimo. Questi, vedendomi in divisa, è ricco di notizie: dovrò attendere più di un’ora, perché, dopo i bombardamenti che hanno danneggiato la linea ferroviaria, il servizio si svolge su un solo binario; e il treno che è partito è lo stesso che tornerà a prenderci per Ostia.

Dico ai bambini: “Pazienza. Vi avevo promesso di portarvi ad Ostia ma non è possibile. Andiamo ai giardinetti di San Paolo, vicino alla Basilica”.

Ma anche qui, ai giardinetti di fianco alla Basilica, c’erano tanti bambini e confusione in proporzione. Decido di andare alla località Tre Fontane, dai Frati Trappisti, dove, in un negozietto interno c’è la vendita del cioccolato di loro produzione .

Una curiosità. Quando ero bambino, forse per tenerci occupati, ci dicevano che chi portava i biglietti del tram ai Frati Trappisti, riceveva una cioccolata in cambio.

Ovviamente noi ragazzi eravamo tutti intenti a cercare i biglietti del tram. E fu così che conobbi i Frati Trappisti, ai quali rubavo la frutta sugli alberi e quanto altro mi capitava di vedere.

A San Paolo prendiamo l’autobus 223 e si va alle Tre Fontane. Scendiamo davanti all’Abbazia dei Trappisti e saliamo una collina. E’ fitta di eucalipti maestosi. Ma vi sono anche grotte, cespugli di rovi e di piante selvatiche, erbacce e un enormità di insetti che scorrazzano e volano. Ci fermiamo in uno spiazzo, una specie di conca, che ha alla base di una parete di tufo, una lunga e larga feritoia slabbrata, l’apertura di una grotta.

Fa caldo. Ci alleggeriamo di qualche indumento di troppo. Faccio un giro d’esplorazione per controllare che non ci siano persone male intenzionate o bestie al pascolo. Siamo soli, è tutto tranquillo. Vado a guardare dentro la grotta per vedere se c’è qualche pericolo. E’ buia, puzzolente, piena di porcherie, erbacce..

Un ricettacolo di incontri schifosi e di peccati impuri. Ordino ai bambini di non entrare nella grotta. Vedo, lontano, anche dei serpenti e dei topi. Mi siedo vicino ad un albero e mi tolgo le scarpe. Lo stesso fanno i bambini ed ammucchiamo il tutto vicino ad un albero, che si biforca in due grossi rami (albero che, purtroppo, nei lavori di sistemazione del piazzale è stato divelto).

Dico ai bambini di non allontanarsi, perché li voglio vedere e controllare. I miei gravi difetti non mi impedivano di essere un padre affettuoso e prudente.

I bambini si mettono a giocare a palla ed io incomincio a scrivere eresie. Perdono la palla e mi chiamano per ritrovarla. Interrompo di scrivere, la rintraccio e il gioco prosegue. Non voglio che la perdano ancora e mi metto a giocare con loro. isola si mette con le spalle davanti alla scarpata, da dove siamo saliti, e incomincia il gioco.

Tiro la palla ad isola, adagio; ma la piccola sfera s’impenna, si alza e prosegue forte e veloce con una traiettoria non mia, quasi lanciata da un’altra mano, sparendo dietro i cespugli, giù per la scarpata. Mi arrabbio perché è la seconda volta che si perde la palla.

Dico ai bambini: “Andate a cercare la palla!”

Dopo poco tornano con i piedi nudi sanguinanti, punti dai rovi.

“Papà, non riusciamo a trovarla. ..Aiutaci a cercarla...”

Interrompo di nuovo il mio lavoro blasfemo e dico a Carlo: “Tu, vieni con me!”, e ad Isola: “Tu stai attenta a Gianfranco che non si faccia male e non entrare in quella grotta perché ci sono dei pericoli; tu non lo sai, ma ci sono pericoli di prendere malattie.”

“Va bene, papà - mi fa Isola - posso raccogliere dei fiori per portarli a mamma?”

Acconsento e consegno a Gianfranco il giornalino per guardare le figure.

Lascio Isola che si mette a raccogliere fiori, e Gianfranco, vicino all’albero biforcuto, che sfoglia il Pupazzetto. Con Carlo scendo la scarpata verso la Via Laurentina, per cercare questa palla introvabile. Ci muoviamo con attenzione per non pungerci i piedi scalzi. Per due o tre volte chiamo Gianfranco per nome, per assicurarmi che non si allontani e vada incontro a qualche pericolo. Ho paura che possa cadere in qualche buca. Mi risponde.

Cerco tra i cespugli spinosi di rovi e di more... sotto una selva di arbusti... niente, chiamo ancora e improvvisamente non risponde. Lo chiamo di nuovo, silenzio. Sono preoccupato e penso al peggio; come quando il bambino cadendo da un’altezza di otto metri, in una buca fatta da una bomba di aereo inesplosa, non recintata piena di lattine arrugginite, dietro all’attuale scuola “Liceo - Ginnasio Augusto” sulla via Appia Nuova, ebbe otto punti, ma fortunatamente, dopo quattro giorni, era guarito.

Abbandono le ricerche, salgo e alla conca mi trovo davanti ad una cosa sorprendente.

Gianfranco non é al suo posto! Vado avanti e lo vedo alla sinistra dell’ingresso della grotta. E’ in ginocchio con le mani giunte e ripete, sorridente, guardando davanti a se un qualcosa che non vedo: “Bella Signora, Bella Signora...” La sorpresa diventa subito furia: nessuno ha insegnato al bambino quella posizione di preghiera, né in famiglia, né nelle nostre riunioni, dove si pregava in piedi e senza giungere le mani! Irato ordino ad Isola, che sopra la grotta sta componendo un mazzetto di fiori di ginestra per la madre: “Vieni qui”

Arriva col suo mazzetto di fiori. Siamo tutti e tre vicino a Gianfranco che ripete in estasi, come una preghiera: “Bella Signora, Bella Signora...”

“Nella grotta c’è qualcuno? Vedi qualcosa?” chiedo ad Isola.

La bambina divide con le mani i rami di ginestra che ostruiscono la grotta e risponde: “Papa, non c’è nessuno dentro la grotta!”

La grotta era piccola e si sarebbe visto subito se ci fosse stato qualcuno dentro.

“Insomma, Isola, non voglio che giocate al gioco della bella signora! E non voglio che entrate nella grotta!”

“Ma io non sto giocando con Gianfranco... e poi il gioco della bella signora, io neanche lo conosco!” Detto questo, la bambina fa per allontanarsi; si ferma; si volta verso la grotta e lascia cadere il mazzolino di fiori; si inginocchia accanto a Gianfranco, alla sua destra; unisce le mani in atteggiamento orante e fissa un punto della grotta.

Anche lei ripete: “Bella Signora, Bella Signora...”

Penso: “Stanno giocando alla bella Signora... Si sono messi d’accordo per canzonarmi... Lasciamoli fare, purché non entrino nella grotta. Io devo continuare il mio lavoro!”

Do un leggero scappellotto a Carlo che mi sta vicino e gli dico: “Va a giocare anche tu, con loro; ma non entrate nella grotta! Mi raccomando!” Carlo mi risponde stizzito: “Papà, questo gioco io non lo so fare!” e fa anche lui l’atto di andarsene.

Ha appena terminato la frase, che si ferma. Non ha fatto due metri, che si gira anche lui; avanza verso la grotta; s’inginocchia alla destra di isola e unisce le mani; fissa un punto della grotta e incomincia a ripetere con i fratellini: “Bella Signora, Bella Signora...”

Vederli tutti e tre inginocchiati mi fa saltare i nervi..

Li sgrido: “Basta! Alzatevi, non potete stare qui a giocare. Isola, tu dici che non conosci il gioco della Bella Signora; tu Carlo, dici che non sai giocare... e poi vi inginocchiate tutti e tre per prendermi in giro! Su alzatevi, andate via!”

Non mi sentono. Non si muovono e continuano a ripetere in coro:

“Bella Signora! Bella Signora!”

Sono presi da qualcosa che viene dalla grotta. Ma cosa? io non vedo nulla...

Innervosito mi avvicino per sollevarli. Incomincio da Carlo: “Alzati!” Provo a scuoterlo... a smuoverlo... E’ pesante quintali, come una statua di marmo, duro come pietra.

Vado da Isola, lo stesso; dal bambino più piccolo, uguale.

Insomma cosa succede? Come mai quelle esili creature pesano quintali? Ho perduto le forze?

Carlo, Isola e Gianfranco sono sempre fermi, con le mani giunte, con lo sguardo inchiodato in un punto della grotta, che ripetono: “Bella Signora! bella Signora!”

Sono terrorizzato.

Provo ancora, riprovo, insisto... Cerco di sollevarli, li tocco, li chiamo.. .li osservo, sembrano pietrificati, bianchissimi, quasi trasparenti, le pupille dilatate e Io sguardo fisso... Impossibile spostarli di un solo millimetro!

Guardo nella grotta. Penso a una stregoneria, ad un intervento di satana, a qualche prete nascosto che abbia ipnotizzato i bambini. Sì, questo era il mio stato d’animo, questi i risultati della mia formazione anticattolica!

Entro nella grotta e con i pugni chiusi, grido: “Ma chi c’è qui dentro? Su, esci! Vieni fuori!”.

Ma la grotta è buia, vuota. Non c'è nessuno.

Alla sorpresa subentra una grande paura. Ho dei brividi. Corro verso la scarpata, guardo se c’è qualcuno sulla strada, se viene qualcuno, e grido: “Aiuto! Venite ad aiutarmi!” Non viene nessuno.

Torno dai bambini e tento di nuovo di scuoterli, ma inutilmente. Guardo verso la grotta. Sento in me dei fremiti, perché non capisco cosa sta succedendo. Mi rendo conto che da solo non posso fare nulla, e mi viene voglia di gridare.

Alzo le mani e gli occhi al cielo e lancio un forte grido di preghiera:

“Dio salvaci Tu!”

Dopo questa invocazione di preghiera verso il Cielo per chiedere aiuto al Signore, mi metto a piangere, con le mani nei capelli. Avevo le lacrime agli occhi, quando improvvisamente sento in me una calma, una grande dolcezza.

L’invocazione non si è ancora spenta, che vedo venire, da dentro la grotta, due mani bianchissime in direzione dei miei occhi. Si poggiano su di essi, prendono qualcosa e strappano un velo che mi procura dolore. E non vedo più nulla. E’ come una nebbia fitta che mi impedisce di vedere ciò che mi circonda, la grotta, i bambini, gli alberi, dove mi trovo . . . Ed entra dentro di me una vera pace, una tranquillità, una gioia indescrivibile, mai provata... Non riesco neanche a pensare a cosa mi sta succedendo... ai bambini che ancora in ginocchio continuano adire ‘Bella Signora, Bella Signora...”, a me che sono venuto li per scrivere contro la Vergine...

Sono come cieco, come sordo, come smemorato...

Anch’io, come i miei figli, uno accanto all’altro e scalzi, sono inginocchiato e con le mani giunte.

Preso da questa vera pace, vedo, da dentro il buio della grotta, una piccola luce che si va sempre più ingrandendo. E’ sempre più forte, come se il sole, mille soli, sfolgoranti d’intensa luce, fossero entrati nella grotta, facendo scomparire tutto . . . e io mi sento leggero, leggero, libero dal peso della carne e avvolto in una luce, che non è quella che noi uomini conosciamo; e quel ricettacolo di peccati impuri, al quale avevo vietato ai bambini di accedere, diventa per me, da quel momento e per sempre la Grotta con la G maiuscola.

Testi presi da varie fonti: Biografia di Cornacchiola, S.A.C.R.I.; La Bella Signora delle Tre Fontane di padre Angelo Tentori; La vita di Bruno Cornacchiola di Anna Maria Turi; ...

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