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Martedi, 30 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Pio V ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:La nostra fede santa altro non è che un Vangelo d'amore che ci rivela l'amore di Dio per gli uomini e chiede in cambio l'amore dell'uomo verso Dio. « Dio è amore. » Una Missionaria della Carità deve essere una missionaria dell'amore. Dobbiamo diffondere l'amore di Dio sulla terra se vogliamo che le anime si pentano di tutto cuore dei peccati, si rafforzino contro le tentazioni e aumentino la loro generosità e il loro desiderio di soffrire per il Cristo. Agiamo come se fos­simo una espressione dell'amore di Cristo tra gli uo­mini, tenendo presenti le parole dell'imitazione: « L'amore non sente gravami, non tiene conto delle fatiche, vorrebbe fare più di quello che può. Non ac­campa impossibilità, perché crede che tutto gli sia facile e consentito... Se è stanco non si accascia, se pre­muto non subisce costrizione, se intimorito non si tur­ba, ma come una fiamma viva e una fiaccola accesa erompe verso l'alto e passa oltre con sicurezza».
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La Passione di Gesù dagli scritti della Beata Anna Caterina Emmerick



Quaresima

Gesù in mezzo ai due ladroni

«Crocifissero lui e i malfattori, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra» (Luca 23,33).

Piena di dolore guardavo nostro Signore in croce.

Il mio cuore era colmo di languore e di profondo amore per lui. Credetti che fosse già morto.

Sentivo la mia testa come se fosse incoronata di spine, mentre il mio intelletto si perdeva nel nulla. Le mani e i piedi mi bruciavano come se fossero arsi dalle fiamme, mentre le membra e le viscere mi procuravano tormenti inauditi. Queste tremende sofferenze non erano altro che amore puro per Gesù Salvatore. Nelle cupe tenebre io vedevo solo il mio Sposo in croce che recava consolazione alle anime del mondo.

Contemplai con tenera compassione il mio Signore con l'orribile corona di spine, il sangue che gli riempiva gli occhi, la bocca semiaperta, la chioma e la barba insanguinata, il capo abbattuto sul petto. Dopo lo svenimento, a causa del peso della corona di spine, egli rialzò la testa con fatica. Il suo petto si era rialzato, scavando al di sotto una depressione profonda, l'addome era cavo e rientrato; le spalle, i gomiti, i polsi, le cosce e le gambe tutte slogate. Le sue membra erano tese e i muscoli dilaniati, al punto tale che era possibile contarne le ossa.

Il suo santo corpo era ricoperto di macchie orribili, nere, blu e giallastre. Il sangue gli colava dalle mani lungo le braccia e scorreva dal foro prodotto nei suoi sacratissimi piedi, irrorando la parte inferiore dell'albero della croce.

Il sangue, dapprima rosso vivo, divenne alla fine pallido e acquoso.

Eppure, anche così sfigurato, il santo corpo del Signore, simile a un cadavere dissanguato, conservava un'esprimibile luce di maestosa potenza.

Nonostante i maltrattamenti e le atroci torture, il Figlio di Dio restava bello e santo in quel corpo d'Agnello pasquale, immolato sotto il peso dei peccati del mondo.

Il petto di Gesù era alto e ampio, non era villoso come quello di Giovanni Battista.

Le sue ginocchia erano forti e robuste, tipiche di un uomo che ha viaggiato spesso e si è inginocchiato a pregare; le gambe erano lunghe e muscolose. I suoi piedi avevano una forma solida e graziosa, sotto la cui pianta la pelle era divenuta callosa a motivo del molto camminare; le mani erano belle, con dita lunghe e delicate.

Il collo era moderatamente lungo, robusto e muscoloso, la testa non troppo grande, la fronte alta e spaziosa, l'ovale del viso era ben tratteggiato dalla carnagione pallida, simile a quella della santa Vergine. Il suo aspetto era purissimo.

Gesù aveva i capelli bruno dorati, lunghi e ricadenti sul le spalle; la barba non era lunga, ma terminava a punta ed era divisa in due parti sotto il mento.

Adesso, sulla croce, la sua capigliatura era in parte strappata e piena di sangue raggrumato, il corpo era una piaga sola e si era talmente assottigliato che non copriva nemmeno interamente l'albero della croce.

La croce di Gesù era stata costruita con alcuni legni di color bruno e altri giallastri. Il tronco era di colore scuro, come quello del legno che è stato a lungo immerso nell'acqua. Tra le croci dei ladroni e quella del Signore vi era uno spazio sufficiente per il passaggio di un uomo a cavallo.

I due ladroni presentavano uno spettacolo ripugnante, sopratutto Gesma, quello che era stato crocifisso alla sinistra del Signore. Era completamente ebbro e ripeteva pesanti imprecazioni e ingiurie.

I due corpi sospesi erano slogati, i loro volti erano lividi con gli occhi iniettati di sangue.

Il dolore causato dalle corde strappava loro grida spaventose.

La prima parola di Gesù in croce

Dopo la crocifissione dei ladroni, i carnefici raccolsero i loro strumenti e lanciarono al Signore gli ultimi insulti prima di ritirarsi.

I farisei, a loro volta, passando a cavallo davanti a Gesù gli indirizzarono alcune parole oltraggiose e poi si ritirarono anch'essi.

Cinquanta soldati romani, al comando dell'arabo Abenadar, diedero il cambio ai primi cento.

Dopo la morte di Gesù, Abenadar si fece battezzare prendendo il nome di Ctesifon. Il comandante in seconda si chiamava Cassio, e anch'egli divenne cristiano col nome di Longino.

Sopraggiunsero sul monte altri dodici farisei, dodici sadducei, dodici scribi e parecchi anziani. Tra questi ultimi si trovavano coloro che avevano chiesto a Pilato di modificare l'iscrizione e erano esasperati perché il procuratore non aveva voluto nemmeno riceverli. Quelli a cavallo fecero il giro della piattaforma e scacciarono la santa Vergine chiamandola donna perversa.

Giovanni la condusse tra le braccia di Maria Maddalena e di Marta.

I farisei, arrivati di fronte a Gesù, scuoterono la testa con disprezzo e lo beffeggiarono con queste parole:

«Vergognati, impostore! Come farai a distruggere il tempio e a ricostruirlo in tre giorni? Hai sempre voluto aiutare gli altri e non hai neppure la forza di aiutare te stesso. Se sei figlio del Dio d'Israele, discendi da quel la croce e fatti aiutare da lui!».

Anche i soldati romani lo schernivano dicendo:

«Se tu sei il re lei Giudei e il Figlio di Dio, salva te stesso!».

Gesù stava crocifisso privo di sensi. Allora Gesma disse:

«Il suo demoni l'ha abbandonato!».

Intanto un soldato romano pose sopra un bastone una spugna inzuppata di aceto e l'innalzò fino alle labbra di Gesù, il quale ne gustò un poco. Compiendo quel gesto, il sol dato fece da eco al ladrone e disse:

«Se sei il re di Giudei, aiutati da te stesso!».

Il Signore sollevò un poco la testa e disse:

«Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno.

Poi proseguì la sua preghiera in silenzio.

Nell'udire qu parole, Gesma gli gridò:

«Se tu sei il Cristo, aiuta te e noi!».

E così dicendo continuò a schernirlo.

Ma Dismas, il ladrone alla destra, si commosse profondamente quando udì Gesù pregare per i suoi nemici.

Udendo la voce di suo Figlio, la Vergine Maria si precipitò verso la croce seguita da Giovanni, da Salomè e da Maria di Cleofa, incapaci di trattenerla.

Il centurione di guardia non li respinse e li lasciò passare.

Appena la Madre si avvicinò alla croce, si sentì confortata dalla preghiera di Gesù. Nello stesso momento, illuminato dalla grazia, Dismas riconobbe che Gesù e sua Madre l'avevano guarito nella sua infanzia, e con voce forte e rotta dall'emozione gridò:

«Come potete ingiuriare Gesù mentre prega per voi? Egli ha sofferto pazientemente tutte le vostre ingiurie e i vostri affronti. Costui è veramente il Profeta, il nostro Re e il Figlio di Dio».

A quelle parole di biasimo, uscite dalla bocca di un assassino sul patibolo, scoppiò un grande tumulto fra gli astanti. Molti presero delle pietre per lapidarlo, ma Abenadar non lo permise, li fece disperdere e ristabilì l'ordine.

Rivolto al suo compagno, che continuava ad ingiuriare Gesù, Dismas gli disse:

«Non temi dunque il Signore, tu che sei condannato al lo stesso supplizio? Noi ci troviamo giustamente qui per ché la pena l'abbiamo meritata con le nostre azioni, ma lui non ha fatto nulla di male, ha sempre consolato il prossimo. Pensa alla tua ultima ora e convertiti!».

Quindi, profondamente commosso, confessò a Gesù tutti i suoi peccati dicendogli:

«Signore, se tu mi condanni, è secondo giustizia; ma, ciò nonostante, abbi pietà di me!».

Gesù gli rispose:

«Tu proverai la mia misericordia!».

Così Dismas ottenne la grazia di un sincero pentimento.

Tutto quanto è stato narrato avvenne tra mezzogiorno e mezzogiorno e mezzo. Mentre il buon ladrone si pentiva, si verificavano nella natura segni straordinari che riempirono tutti di spavento.

Verso le dieci, momento in cui fu pronunziato il giudizio di Pilato, aveva grandinato a tratti, poi il cielo si era schiarito ed era uscito il sole. A mezzogiorno, nubi fitte e rossastre coprirono il cielo; a mezzogiorno e mezzo, che corrisponde alla cosiddetta ora sesta dei Giudei, vi fu l'oscuramento miracoloso del sole.

Per grazia divina «ho vissuto molti particolari di quel l'avvenimento prodigioso, ma non riesco a descriverli in modo adeguato».

Posso solo dire che fui trasportata nell'universo, dove mi ritrovai fra miriadi di vie celesti che si incrociano in un'armonia meravigliosa. La luna, simile a un globo di fuoco, apparve a oriente e si mise rapidamente davanti al sole già coperto dalle nubi.

Poi, sempre in spirito, discesi a Gerusalemme, da dove, con spavento, vidi al lato orientale del sole un corpo oscuro che presto lo coprì interamente.

Il fondo di questo corpo era giallo scuro, aureolato da un cerchio rosso come il fuoco.

Un poco alla volta, il cielo intero s'incupì e si tinse di rosso. Uomini e bestie furono afferrati dalla paura; il bestiame fuggì via e gli uccelli cercarono riparo verso le col line del Calvario. Erano così spaventati che passavano rasenti al suolo e si lasciavano catturare con le mani. Le strade della città erano avvolte in una fitta nebbia, gli abitanti cercavano il cammino a tentoni. Molti giacevano a terra con il capo coperto, altri si battevano il petto gemendo di dolore. Gli stessi farisei guardavano con timore il cielo: essi erano talmente spaventati da quelle tenebre rossastre che cessarono perfino d'ingiuriare Gesù. Tuttavia cercavano di fare intendere questi fenomeni come naturali.