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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Quando ascoltiamo la parola di Dio, prima veniamo illuminati nel cuore, per poter poi camminare sul retto sentiero. Mentre camminiamo, dobbiamo tenere in mano la lampada accesa, il che avviene quando mostriamo al prossimo le opere buone, fatte con retta intenzione, la quale deve illuminare ogni nostra azione.
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Maggio, mese di Maria Santissima - Meditazioni di don Bosco



Maria



Giorno settimo. Fede.

- v. Deus, in adjutorium meum intende.
- n. Domine ad adjuvandum me festina.
- Gloria Patri etc.
- Gesù mio, misericordia

1. La nostra religione è soprannaturale e divina, perciò si trovano in essa certe verità così sublimi, che l'uomo nella vita presente dopo molte fatiche appena può giungere a comprenderle in piccolissima parte. Nè tal cosa ci deve recar maraviglia, perciocchè negli stessi oggetti temporali, che cadono sotto i nostri occhi, come le erbe, le piante, l'acqua, il fuoco, la struttura del corpo umano, scorgiamo molte cose di cui conosciamo l'esistenza, ma non ne comprendiamo le qualità se non imperfettissimamente. Onde se siamo costretti ad ammettere segreti nelle cose, temporali, con assai più di ragione dobbiamo ammetterli nelle cose spirituali. Tali verità in l'atto di religione si chiamano misteri. L'atto con cui noi pieghiamo la volontà a credere chiamasi fede. Senza la fede è impossibile di piacere a Dio, dice s. Paolo. La fede è la sostanza delle cose che dobbiamo sperare da Dio. La fede è la base e il fondamento di ogni nostra giustificazione, dice la Chiesa a nome di Dio.

2. Questa fede non è appoggiata sopra l'autorità degli uomini che possono cadere in errore, ma è tutta appoggiata sopra la parola di Dio. che è eterno, immutabile, e che non può mai variare in cosa alcuna. Pertanto colla fede crediamo che Iddio ha creato il cielo e la terra e tutte le cose che nel cielo e nella terra si contengono; crediamo che pel peccato originale tutto il genere umano si rese indegno del Paradiso e meritevole dell'inferno; che Dio promise un Salvatore, il quale è venuto, ed è Gesù Cristo vero Dio e vero uomo; che egli si è fatto uomo per salvare l'anima nostra, e che per noi morì in croce. È pure verità di fede che avvi un solo Dio in tre persone realmente distinte, che avvi un solo battesimo, una sola vera Chiesa, che è la cattolica; che niuno può salvarsi fuori di questa Chiesa; che il capo di questa chiesa è il Romano Pontefice, cui noi dobbiamo ubbidire come a Gesù Cristo, di cui egli fa le veci; che i Sacramenti istituiti da nostro Signor Gesù Cristo sono sette, nè più nè meno. È verità di fede che vi è Iddio il quale premia i buoni col Paradiso e punisce i cattivi coll' inferno; che abbiamo un'anima semplice ed immortale; che un solo peccato mortale può farcela perdere per tutta l'eternità. Queste cose sono le principali verità che la nostra religione propone a credersi. Non diamoci però alcuna pena se non comprendiamo queste verità; anzi dobbiamo rallegrarci perchè è segno che Iddio ci riserbò cose grandi nell'altra vita; cose, che, come dice s. Paolo, l'orecchio non mai udì, l'occhio non vide mai, la lingua non può esprimere, nè il cuore dell' uomo può immaginare. Queste cose nella vita presente non comprendiamo. Ma Dio assicura che ci stanno preparate nell'altra vita. Perciò facciamoci coraggio, comprenderemo poi tutto nella beata eternità se per la misericordia di Dio saremo salvi. Allora comprenderemo quanto qui in terra ci pare mistero, allora vedremo Iddio come è in se stesso: tunc videbimus sicuti est, dice s. Paolo.

3. Devo però avvertirti, o cristiano, che la nostra fede deve avere certe qualità, le quali mancando a nulla giova per salvarci. La nostra fede deve essere intera, cioè deve abbracciare tutti gli articoli di nostra religione. Tutte le verità della fede sono da Dio rivelate; quindi, chi nega di credere un solo articolo di fede, nega di credere a Dio medesimo. Perciò colui che dice di amare il prossimo, e intanto nomina il nome di Dio in vano; colui che onora i genitori e intanto prende la roba altrui, o si dà in preda alla disonestà, al disprezzo dei Sacramenti, del Vicario di Gesù Cristo, costui, dico, trasgredisce un articolo di fede che lo fa colpevole di tutti gli altri. Gli articoli di fede sono tutti legati insieme e formano una catena che lega la ragione colla rivelazione, e si viene a costituire una scala per cui l'uomo monta fino a Dio. Ma rotto un anello della catena, o spezzato un gradino di quella mistica scala è rotta ogni nostra relazione con Dio. Che ti vale credere alla Chiesa, al Vicario di Gesù Cristo, se poi ne dispregi gl'insegnamenti? se parli male del Sommo Pontefice? Parliamo chiaro: o tutti gli articoli di nostra fede o nissuno; perchè il negarne un solo' è negarli tutti. Affinchè poi la fede sia veramente intiera deve essere operativa, cioè deve essere congiunta colle buone opere. Qui parla chiaro Gesù Cristo nel Vangelo: non tutti, egli dice, non tutti quelli che dicono, o Signore, o Signore, entreranno nel regno de' cieli, ma tutti quelli che faranno la volontà del mio Celeste Padre. Matt. c. 7. A che gioverà, dice s. Giacomo, a che gioverà, fratelli miei, se taluno di voi dirà aver fede senza le opere? In quella guisa che un corpo senza anima è morto, così pure la fede senza le opere è una fede morta. O cristiano, vuoi sapere se la tua fede sia viva o morta? Leggi attento, e la conoscerai. Ha una fede morta chi crede che basti un solo peccato mortale per farci andare all'inferno, e intanto lo commette con indifferenza. Ha una fede morta chi crede che noi dobbiamo amare Iddio sopra ogni cosa, e intanto ama le creature, ama i piaceri del mondo; e tutto occupato nell'ingrandire, arricchire la famiglia; fides sine operibus mortua est. Ha una fede morta colui il quale sa che gli avari non possederanno il regno de' cieli; e intanto vede il povero divorato dalla fame, oppresso dal freddo e non si commuove nè gli porge soccorso alcuno; fides sine operibus mortua est.

Preghiamo la Santa Vergine che ci conservi saldi nella fede e ci ottenga dal suo Divin Figlio grazia e fortezza di essere costanti nelle pratiche di nostra santa religione fino all'ultimo respiro della vita.

Esempio.

Non avvi fede più viva ed operosa che quella dei martiri. La storia ecclesiastica annovera oltre a sedici milioni di questi gloriosi eroi che ci possono servir di esempio. Noi scegliamo di preferenza un fatto recente, il martirio del missionario Marchand di Besanzone. Nel 1835 egli predicava il Vangelo nella China, paese da noi lontanissimo, quando per esser cristiano venne rinchiuso in una prigione. Dopo cinque anni di prigionia ne fu cavato fuori e messo in una gabbia di ferro. Portato dinanzi al re: sei la pure, gli dimandò, sei anche tu partigiano dei ribelli? No, egli rispose, io non o partecipato ad alcuna ribellione. Tuttavia il re stando alle accuse fatte dai mandarini lo sottomise alla dolorosa tortura delle tanaglie. Subito i carnefici fanno arroventare tanaglie di ferro, e con quelle a brani a brani gli strapparono la carne delle coscie. Il coraggioso missionario fa un'offerta del suo corpo a quel Dio che glie lo aveva donato, a lui raccomanda l'anima sua, e tenendo gli occni rivolti al cielo, sentesi innondare di gioia il cuore, perchè fatto degno di patire per Gesù Cristo. Il re sdegnato per l'eroica pazienza del Confessore della fede lo condanna a morte spietata. I mandarini ovvero i carnefici allontanano alquanto Marchand dal palazzo del re; dipoi traendolo fuori della gabbia lo spogliano quasi nudo e cominciano a tormentarlo. Con cinque tanaglie infuocate gli stringono ad un tratto la carne alle coscie e alle gambe. Si leva un fumo ed un fetore; tremano gli astanti; e il santo martire fermo nella fede di Gesù Cristo alza gli occhi al cielo, e non altro dice: ah Padre mio, o mio Dio... Mentre si vanno rinnovando questi atroci tormenti, un mandarino gli fa la seguente dimanda: perchè nella religione cristiana si strappano gli occhi ai moribondi? Alludeva egli all'amministrazione dell'olio santo. Il missionario raccoglie le sue forze e risponde: ciò non e vero: niuna di queste cose so essersi fatta dai cristiani. Le parole sono interrotte da nuovi tormenti, quindi il mandarino lo interroga di nuovo così: perchè si presentano gli sposi innanzi al prete vicino all'altare? Gli sposi, rispose il missionario, vengono a far conoscere al prete la loro unione e ad impetrare le celesti benedizioni. Gli si rinnovano i tormenti delle tanaglie, quindi il mandarino ripiglia: qual pane incantatore si dà a chi è confessato, per cui diventa poi cosi affezionato alla religione? Rispose il semivivo missionario: non è pane quello che loro si dà; è il corpo di nostro Signor Gesù Cristo divenuto il cibo dell'anima. Allora quasi in pena delle parole proferte gli fu posto un freno nella bocca, e accompagnato da cento soldati e da immensa folla di gente fu condotto un miglio in distanza da quel luogo Quivi il missionario vien deposto ai piedi di un patibolo in forma di croce. In un subito i carnefici prendono il paziente, lo alzano in piedi e gli legano le braccia quasi in forma di croce. Due manigoldi gli stanno ai fianchi col coltello in mano. Si ode un funereo suono di tamburo, cessato il quale, afferrano le mammelle del condannato, le tagliano di un colpo solo e gettano a terra quei brani Mentre si vanno rinnovando simili tormenti, la vittima rivolge al cielo per l' ultima volta i tuoi sguardi, indi mettendo l'anima sua nelle mani di Gesù Crocifisso, quasi fatto a brani abbassa il capo, manda l'ultimo respiro, e l'anima sen vola a Dio. Allora il suo corpo è fatto a pezzi.

Va pure al cielo o fortunato ministro di Gesù Cristo, e mentre noi ammiriamo il tuo trionfo tu imploraci dal cielo grazia e forza di seguire il tuo esempio; e che, se non avremo la gloriosa sorta di dar la vita per la fede, almeno viviamo da fervorosi cristiani fino alla morte. (Annali della prop. n. 53).

Giaculatoria.

Iddio glorioso
Che tutto vede
Mi renda stabile
Nella mia fede.

Preghiera.

Ricordatevi o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da Voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia, mi presento a voi. Non vogliate o madre del Verbo Eterno disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditelo favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria