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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Come il timone tiene la barca nella giusta direzione e le impedisce di deviare, e in esso è riposta la maggiore capacità di condurre in porto la barca, così l'amore fraterno guida la comunità dei fedeli affinché non devii, e la conduce al porto della sicurezza: perché dov'è carità e amore, lì c'è anche la comunità dei santi.
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Biografia di Santa Clelia Barbieri



Santa Clelia Barbieri



Nonno Sante canapino

Accanto a Clelia emergono altre figure: il cana­pino Sante Barbieri, i parroci don Giuseppe Setanassi e don Gaetano Guidi, il maestro Geremia Neri, il medico Zeffirino Nanetti, l'erede spirituale Orsola Donati, la cuciniera Anna Forni, il balbuziente Cele­stino Cocchi, l'orfana Maria Ferrari, il vecchio dalla barba bianca...

Si ricostruisce così un quadro della periferia persi­cetana del 1800, nel periodo travagliato e complesso fra l'ascesa al pontificato di Pio IX e la breccia di Porta Pia. Sono anni di rapida e tumultuosa evolu­zione: guerre, sussulti sociali, trapassi storici, con tutte le componenti economiche, politiche, culturali che determinarono il futuro del nostro paese.

Clelia è lì dentro, a prima vista quasi impercetti­bile; poi cresce in maniera sorprendente e assume proporzioni di grande rilievo.

La nostra protagonista appartiene al proletariato rurale.

Esiste nei cartoni dell'archivio parrocchiale di S. Giovanni in Persiceto un elenco del 1853 di tutte le famiglie povere del Comune, per la distribuzione della farina gialla durante le feste natalizie. Alla fami­glia di Sante Barbieri e Rosa Zanasi, nonni di Clelia, toccarono 10 libbre: due a testa. Tenendo conto che la libbra equivaleva a circa 322 grammi, sono tre chili e duecento venti: una discreta polenta attaccata all'al­bero di Natale!

Più avanti, nel 1858, nell'archivio delle Budrie, c'è una lista di offerenti per il nuovo campanile con tutte le categorie del paese: i possidenti, i partecipanti, i contadini, gli artigiani, i braccianti.

Nonno Sante, capo-famiglia dei Barbieri e unico uomo della casa dopo la morte del figlio Giuseppe, fa parte dei braccianti di II classe, e non è in grado di offrire nemmeno pochi baiocchi, mentre Zeffirino Nanetti, zio materno di Clelia, offre la cospicua somma di 30 scudi romani.

Questo dato non farebbe notizia, perché erano 129 le famiglie povere delle Budrie; ma Clelia porta nella sua nascita un segno di contraddizione: il padre è nato povero, la mamma invece apparteneva alla prima famiglia del paese, che ha case, poderi, e regi­stra tra i propri membri un medico, il dott. Zeffirino. Avere una laurea a quei tempi, costituiva un titolo favoloso, tanto che medici e avvocati erano denomi­nati eccellentissimi.

Il contrastato amore di papà e mamma

Nella famiglia del nonno materno, l'anziano signor Pietro Nanetti, c'erano tre maschi - Zeffirino, Zenobio, Zaccaria (Zosimo era morto a 26 anni nel 1831) e due femmine, Giuseppina e Giacinta. Proba­bilmente nei piani familiari Giacinta doveva restare zitella, accanto alla vecchia madre; ma lei si ribella al ruolo di nubile benestante e, intorno al 1840, s'inna­mora del servo del dott. Zeffirino, Giuseppe, nato a Manzolino il 10 ottobre 1822, sesto ed ultimo dei figli di Sante Barbieri. Tra il giovane piccolo e mingherlino e la signorina Giacinta, c'è un'intesa a distanza di età e di condi­zione sociale. È un amore puro e profondo che fa sen­sazione nell'ambiente quieto e stagnante delle Budrie: Giuseppe ha sette anni meno di Giacinta, ed è povero in canna! Avviene che il servo è licenziato e la ragazza tenuta sotto chiave; però gli anni dal 1842 al 1846 non riescono a spegnere il fuoco e l'idillio si conclude il 27 aprile 1846, di lunedì, con il matrimonio celebrato dal parroco don Giuseppe Setanassi. Il consenso, invece, era stato preso il giorno di Pasqua e siglato da entrambi i contraenti con la croce. Le donne d'oggi possono guardare a Clelia con viva simpatia, specie alla Clelia matura che realizza la sua opera di promozione umana e culturale a favore delle ragazze del paese; simpatia non soltanto reli­giosa ma anche sociale, perché a quel tempo le donne erano senza voce attiva nell'edificazione della vita pubblica e senza il prestigio della cultura. Ricama­vano, cucivano, filavano, ma non tenevano in mano né la penna né la scheda elettorale. Il matrimonio contro corrente crea una rottura fra i Nanetti e i Barbieri. Giacinta se ne va a stare in casa di nonno Sante e di nonna Rosa. Dal nuovo nucleo familiare nasce Clelia, il 13 febbraio 1847; tre anni dopo Ernestina, che morirà a 32 anni, dopo essersi sposata con un muratore del Martignone, Alfonso Maccaferri. Chi facesse il confronto tra i figli di Giacinta e quelli della sorella Giuseppina, sposata in Vecchi, tro­verebbe un divario vistoso. Luigi, Carlo, Massimi­liano, Anna, Virginia, Rachele, Carlotta vivono nella agiatezza; Clelia ed Ernestina conoscono una precoce fatica. Nondimeno Giacinta ci teneva che le sue figlie fossero eleganti; le pettinava con la riga nel mezzo della fronte e le vestiva sempre di bianco.