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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):L'uomo è stato creato per amore, per questo è tanto portato ad amare.
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La Passione di Gesù dagli scritti della Beata Anna Caterina Emmerick



Quaresima

Origine della Via Crucis

La santa Vergine, Giovanni e Maria Maddalena avevano assistito con angoscia a quanto si era svolto nel pretorio. Essi erano rimasti nascosti e avevano udito le ingiurie pronunciate dai sinedriti.

Mentre Gesù veniva condotto da Erode, Giovanni fece percorrere alla Vergine e a Maria Maddalena la Via Crucis. Dal palazzo di Caifa a quello di Anna, fino al monte degli Ulivi e al Getsemani, essi unirono le loro sofferenze a quelle del Signore, venerando i luoghi dove egli era caduto e aveva sofferto in modo atroce. Maria santissima si prostrava spesso al suolo baciando la terra santificata dalle cadute e dal sangue del Figlio.

Con gli occhi pieni di lacrime, Giovanni cercava di con solare Maria Maddalena e l'addolorata Vergine.

Questa fu l'origine della Via Crucis, la dolorosa con templazione della passione di Gesù.

Pilato e il sogno della moglie Claudia Procla

«Ora, mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: “Non t'impicciare nelle cose di quel giusto, perché oggi ho molto sofferto in sogno a motivo di lui”» (Matteo 27,19).

Claudia Procla, la moglie del procuratore romano, osservava da una galleria segreta il corteo che conduceva Gesù da Erode. Profondamente turbata, inviò un domestico da Pilato perché desiderava parlargli.

Claudia era una donna di bell'aspetto, portava sul capo un velo che le scendeva sul dorso e un diadema fermava la sua folta capigliatura. Sul petto aveva un fermaglio prezioso che manteneva la lunga veste ad ampie pieghe.

La vidi parlare a lungo col suo sposo. Gli raccontò le meravigliose visioni che aveva avuto in sogno riguardo al Figlio di Dio. Era pallida in volto e scongiurò Pilato di non fare del male a Gesù.

Mentre Claudia raccontava a Pilato i sogni avuti quella notte, la maggior parte di essi passò davanti alla mia vista interiore.

La consorte di Pilato aveva visto i principali episodi della vita del Signore e aveva sofferto tutta la notte. Aveva appreso molte verità penose, come il massacro degli innocenti, la profezia di Simeone, la passione di nostro Signore e i dolori della sua santa Madre.

I nemici di Gesù si erano manifestati nel sogno visionario di Claudia sotto forme mostruose.

La donna stava vedendo molti miracoli e verità meravigliose, quando improvvisamente fu risvegliata dal rumore del corteo che conduceva Gesù attraverso il foro.

Nel vedere il Signore così sfigurato e maltrattato, il suo cuore ne fu assai sconvolto e mandò a chiamare Pilato.

Dopo aver ascoltato attentamente il racconto e la supplica della sua sposa, che si era espressa con tanta tenerezza, egli la rassicurò:

«Non ho trovato colpa in quest'uomo, perciò non emetterò nessuna condanna nei suoi confronti; ho riconosciuto la sua innocenza e la malizia degli Ebrei»

Come pegno della sua solenne promessa Pilato le diede un anello. Così si separarono.

Il procuratore romano era un uomo corrotto e superbo, capace di ricorrere a qualsiasi bassezza pur di ottenere i suoi vantaggi, ma allo stesso tempo era molto superstizioso.

La sua concezione religiosa era molto confusa; egli offriva segretamente l'incenso ai suoi dèi per invocarne l'aiuto. Temeva che essi si vendicassero di lui se avesse riconosciuto l'innocenza di Gesù, nella quale egli tuttavia credeva. Le meravigliose visioni narrate da sua moglie lo convinsero a liberare il Galileo. Il corpo di guardia del pretorio fu messo in allarme e tutti i luoghi importanti di Gerusalemme furono fatti presidiare dai soldati romani.

Gesù davanti a Erode Antipa

«Erode, insieme con le sue guardie, lo trattò con disprezzo e si prese gioco di lui...» (Luca 23,11).

Il palazzo di Erode Antipa si innalza nella parte nuova della città, non lontano dal pretorio. Vidi alcuni soldati romani che scortavano il corteo dei Giudei con Gesù prigioniero.

Il popolo, intanto, istigato dai farisei, affluiva nella zona del mercato, affollando i paraggi della reggia di Erode.

Il tetrarca, avvertito dal messo di Pilato, aspettava il Galileo nella sala più sontuosa; lo vidi assiso su una specie di trono fatto di cuscini, circondato dalla corte e da alcune guardie armate.

Erode si sentiva molto lusingato per il fatto che Pilato gli avesse riconosciuto il diritto di giudicare un suo suddito alla presenza dei sacerdoti del tempio.

Gesù giunse da Erode completamente sfigurato, con la faccia sanguinante e la veste macchiata di sangue. Il tetrarca, assalito da un moto di pietà mista a ribrezzo, disse ai sacerdoti:

«Come vi permettete di portarmelo in queste condizioni? Prima lavatelo e pulitelo!».

Allora gli sgherri lavarono Gesù nell'atrio senza cessare di tormentano, al punto di sfregargli un panno ruvido sul volto ferito. Erode rimproverò aspramente i sacerdoti per la loro crudeltà, ma fece questo solo perché voleva imitare Pilato.

Appena finirono di lavarlo, le guardie riportarono Gesù davanti a Erode Antipa. Il quale dimostrò molta benevolenza verso il Galileo, addirittura gli fece portare un calice di vino per farlo ristorare; ma Gesù non bevve, restò silenzioso e fermo come una statua.

Erode invece parlò molto, rivolgendo parole elevate e cortesi al Signore e facendogli una serie di domande. Gesù non pronunciò parola e tenne lo sguardo fisso a terra.

Senza lasciar trapelare la sua ira e il suo disappunto per l'atteggiamento di Gesù, l'Antipa continuò con le domande e le lusinghe, invitandolo a fare un miracolo alla sua presenza:

«E vero che sei il Figlio di Dio... o chi sei veramente? Perché taci? Mi hanno parlato molto dei tuoi discorsi, dei miracoli e delle prodigiose guarigioni che riesci a produrre. Vuoi mostrarmi qualcosa? Tu sai che io posso farti li berare»

Vedendo che Gesù restava impassibile, egli riprese le sue domande con maggior vigore:

«Ho saputo di te cose meravigliose: hai reso la vista ai ciechi nati, hai sfamato migliaia di persone con pochi pani, hai ridestato Lazzaro dalla morte. Perché adesso non possiedi più questo potere? Sei tu colui che sei sfuggito al la morte che fu data a numerosi bambini sotto il regno di mio padre? Mi rammento che alcuni re dell'Oriente erano venuti da mio padre per vedere un neonato re degli Ebrei; il neonato di cui parlo eri tu? Oppure vuoi utilizzare quest'episodio per diventare re?».

Poiché il Signore continuava a non degnare di uno sguardo quell'adultero incestuoso, assassino di Giovanni Battista, Erode sentenziò con voce grave:

«Non vedo in te niente di regale, vedo solo un pazzo!». I sinedriti, approfittando del disgusto del tetrarca provocato dal silenzio di Gesù, rinforzarono le loro accuse. Essi adoperarono gli argomenti più convincenti per fare in modo che Erode intravedesse il suo trono in pericolo se Gesù fosse stato rimesso in libertà.

Ciò nonostante, il tetrarca non era disposto a condannare il Redentore per una serie di motivi: innanzi tutto per ché davanti al Signore provava un intimo terrore e il rimorso per aver fatto uccidere Giovanni; inoltre disprezzava i capi dei sacerdoti, i quali l'avevano allontanato dai sacrifici a causa del suo adulterio; infine, non voleva fare un affronto a Pilato che aveva dichiarato Gesù innocente.

Umiliato però dal persistente silenzio di Gesù, lo consegnò ai servi e alle guardie della sua reggia, che erano più di duecento, dando loro quest'ordine:

«Rendete a questo re da strapazzo gli onori che si merita!».

Il Salvatore venne trascinato in un grande cortile e colà fu vittima di nuovi e crudelissimi oltraggi, mentre Erode si godeva il supplizio da una terrazza di marmo.

Intanto Anna e Caifa tentavano con ogni mezzo di con vincere il tetrarca a condannare Gesù a morte, ma egli disse loro:

«Condannarlo sarebbe da parte mia un delitto contro il giudizio di Pilato, che ebbe la cortesia di mandarlo a me!».

Vedendo che questi era deciso a non condannare Gesù, i sacerdoti incaricarono i farisei di sollevare il popolo contro il Galileo. Alcuni dei più acerrimi nemici del Signore, temendo che Pilato lo rimettesse in libertà, distribuirono denaro ai servi di Erode affinché lo maltrattassero fino a provocargli la morte.

Vidi Gesù martoriato dai duecento servi di Erode. Gli misero un gran sacco bianco come mantello e lo percossero a più non posso, lo tiravano come per farlo ballare, poi lo gettavano a terra trascinandolo per il cortile. Il suo sacro capo sbatté più volte contro le colonne di marmo. Lo rialzavano e ricominciavano a martoriarlo, sputandogli addosso e coprendolo d'insulti.

I servi, prezzolati dai nemici di Gesù, gli assestavano colpi sul sacratissimo capo. Il Signore li guardava con compassione, mentre sospirava per i dolori atroci; i suoi gemiti strazianti suscitavano le risate deliranti dei suoi torturatori; nessuno sentiva pietà di lui.

Completamente insanguinato, Gesù cadde tre volte sotto i feroci colpi di bastone. Vidi gli angeli che gli ungevano il sacratissimo capo, piangevano ed erano molto addolorati. Mi fu rivelato che senza la loro celeste assistenza il Redentore sarebbe certamente morto.

Dopo quest'orrenda infamia, Erode Antipa rinviò Gesù da Pilato.