VITA DI S. GIUSEPPE SPOSO DI MARIA SS. - Di San Giovanni Bosco
Capo VIII. Maria e Giuseppe si rifugiano in una povera grotta. - Nascita del Salvator del mondo. - Gesù adorato dai pastori.
Et Verbum caro factum est.
Ed il Verbo si è fatto carne. IO. I, 14.
Un po' scoraggiati dalla mancanza di ogni ospitalità, Giuseppe e Maria se ne uscirono da Betlemme speranzosi di trovare nella campagna quell'asilo che la città loro aveva rifiutato. Arrivarono essi presso ad una grotta abbandonata, la quale offriva un rifugio ai pastori ed ai loro armenti di notte e nei giorni di cattivo tempo. Giaceva in terra un po' di paglia, ed una incavatura praticata nella roccia serviva egualmente di panca per riposarsi, e di mangiatoia per gli animali. I due viaggiatori entrarono nella grotta onde prendere riposo dalle fatiche del viaggio, e per riscaldare le loro membra intirizzite dal freddo dell'inverno. In questo miserabile riparo, lungi dagli sguardi degli uomini, Maria dava al mondo il Messia ai nostri primi padri promesso. Era la mezzanotte, Giuseppe adorando il divino fanciullo lo inviluppò con pannicelli, e lo pose entro alla mangiatoia. Egli era il primo degli uomini cui toccasse l'incomparabile onore di offrire i propri omaggi a Dio disceso sopra la terra per riscattare i peccati dell'umanità.
Alcuni pastori guardavano le loro greggie nella vicina campagna. Un angelo del Signore comparve e loro annunziò la buona novella della nascita del Salvatore. Nel tempo stesso si udirono dei cori celesti a ripetere: e Gloria a Dio nel più alto de' Cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà. » Questi uomini semplici non esitarono a seguire la voce dell'angelo, « Andiamo, si dissero, sino a Betlemme e vediamo ciò che è accaduto. » E senza fare maggiori indugi entrarono nella grotta ed adorarono il divino fanciullo.
Ed il Verbo si è fatto carne. IO. I, 14.
Un po' scoraggiati dalla mancanza di ogni ospitalità, Giuseppe e Maria se ne uscirono da Betlemme speranzosi di trovare nella campagna quell'asilo che la città loro aveva rifiutato. Arrivarono essi presso ad una grotta abbandonata, la quale offriva un rifugio ai pastori ed ai loro armenti di notte e nei giorni di cattivo tempo. Giaceva in terra un po' di paglia, ed una incavatura praticata nella roccia serviva egualmente di panca per riposarsi, e di mangiatoia per gli animali. I due viaggiatori entrarono nella grotta onde prendere riposo dalle fatiche del viaggio, e per riscaldare le loro membra intirizzite dal freddo dell'inverno. In questo miserabile riparo, lungi dagli sguardi degli uomini, Maria dava al mondo il Messia ai nostri primi padri promesso. Era la mezzanotte, Giuseppe adorando il divino fanciullo lo inviluppò con pannicelli, e lo pose entro alla mangiatoia. Egli era il primo degli uomini cui toccasse l'incomparabile onore di offrire i propri omaggi a Dio disceso sopra la terra per riscattare i peccati dell'umanità.
Alcuni pastori guardavano le loro greggie nella vicina campagna. Un angelo del Signore comparve e loro annunziò la buona novella della nascita del Salvatore. Nel tempo stesso si udirono dei cori celesti a ripetere: e Gloria a Dio nel più alto de' Cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà. » Questi uomini semplici non esitarono a seguire la voce dell'angelo, « Andiamo, si dissero, sino a Betlemme e vediamo ciò che è accaduto. » E senza fare maggiori indugi entrarono nella grotta ed adorarono il divino fanciullo.