Santa Brigida di Svezia
UN NUOVO ORDINE MONASTICO
Fu una visione a rivelare a Brigida che avrebbe dovuto occuparsi anche di un compito di fondamentale importanza per la vita spirituale del suo travagliato tempo: la fondazione di un nuovo ordine monastico dedicato al Santissimo Salvatore e in onore della Vergine Maria. Nell'introduzione alla Regola dell'ordine si legge infatti:
Io fui come un re che piantò buone vigne e per un certo tempo ne ricavò buoni frutti. Queste vigne erano gli ordini monastici e le istituzioni dei Santi Padri, che ristoravano gli assetati, riscaldavano chi aveva freddo, mortificavano gli insolenti e portavano la luce ai ciechi. Ora però mi lamento perché le siepi che proteggevano le vigne sono spezzate, i guardiani dormono ed entrano i ladri, le radici sono scalzate dalle talpe, le viti appassiscono per mancanza d'acqua, i grappoli sono strappati via dal vento e calpestati. Affinché però il vino non scompaia completamente, voglio piantare una nuova vigna; lì tu porterai le viti delle mie parole.
La Regola del nuovo ordine fu dettata a Brigida in visione:
Tutti gli articoli di questa Regola mi vennero dettati da Gesù Cristo. Non erano per me come parole scritte sulla carta, ma io li comprendevo uno dopo l'altro e con l'aiuto della grazia di Dio li ho conservati tutti nella mia memoria. Quando la visione ebbe fine, il mio cuore fu così pieno di calore e di gioia che nulla più vi poteva entrare, se doveva continuare a vivere; diversamente sarebbe scoppiato dall'allegrezza. Per molti giorni il mio cuore fu pieno e gonfio come un sacco ricolmo, e così continuò a essere finché non potei raccontare tutto a un pio amico di Dio, che scrisse ogni cosa il più rapidamente possibile. Quando tutto fu scritto, il mio cuore e il mio corpo tornarono lentamente come erano prima.
Una descrizione veramente efficace dell'estasi e dei gioiosi effetti che essa produce nell'animo di chi ne è gratificato.
Il nuovo ordine doveva essere caratterizzato dalla compresenza di uomini e donne che fanno vita distinta ma associata: un cosiddetto «monastero doppio». I monasteri doppi esistevano già fin dai primi tempi dell'era cristiana sia in Oriente sia in Europa, e quello voluto da Brigida aveva quindi dei precedenti. Nel corso del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, Brigida aveva attraversato la Francia ed era venuta in contatto con l'ordine monastico di Fontevrault, nella diocesi di Poitiers, fondato dal beato Roberto d'Arbrissel nell'XI secolo, la cui caratteristica era appunto la compresenza di monaci e religiose rigidamente separati. I monaci erano sottomessi alla badessa.
A queste caratteristiche Brigida volle attenersi. Un monastero di sole suore era per lei inconcepibile, in quanto per celebrare la messa, ricevere la confessione e amministrare i sacramenti erano indisp
ensabili i sacerdoti. Suore e sacerdoti dovevano però vivere in edifici diversi e anche nei momenti comuni in chiesa occupare posizioni distanti fra loro. La Regola dettata a Brigida è assai particolareggiata e ispirata a un ben preciso simbolismo: in trenta capitoli viene descritta tutta l'organizzazione del monastero e la vita dei frati e delle suore. Nel nuovo ordine monastico voluto da Brigida i sacerdoti devono essere tredici, come gli apostoli (il tredicesimo è san Paolo). Quattro i diaconi, che rappresentano i quattro grandi dottori della Chiesa: Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio. Otto i laici al servizio dei sacerdoti. Le suore devono essere sessanta. In tutto ottantacinque persone, corrispondenti ai tredici apostoli e ai settantadue discepoli.
La Regola descrive ogni aspetto, abito compreso. Sulla cuffia delle suore e sul mantello degli uomini cinque fiamme di stoffa rossa simboleggiano le piaghe di Cristo.
Capo del monastero è la badessa; il primo dei sacerdoti, il confessore generale, deve obbedire a lei, così come la Vergine, rappresentata dalla badessa, è regina degli apostoli.
In visioni successive furono precisate a Brigida altre norme, contenute nelle Rivelazioni supplementari (Revelationes extravagantes), relative soprattutto all'ideale ascetico, assai simile a quello cistercense di san Bernardo, previsto per la vita monastica: viene sottolineato il valore della semplicità, dell'umiltà, dell'obbedienza e dei silenzio. Niente quadri alle pareti, se non quelli che rappresentano la vita di Gesù e dei santi, niente sculture, finestre con vetri bianchi o gialli. Austerità ascetica in ogni cosa. Niente organo inoltre, poiché costituisce una distrazione, e solo canti simili a quelli dei certosini, cioè puri e rivolti unicamente a Dio, e non al piacere di chi ascolta: «Al monastero deve in un certo senso venire a mancare il tempo, deve regnare serietà di canto, purezza dei sensi, osservanza del silenzio, attenzione alla parola di Dio».
Nelle Revelationes extravagantes il Signore si rivela addirittura il vero architetto della chiesa abbaziale e ne detta tutti i dettagli costruttivi. Eccone qualche esempio:
Il coro della chiesa deve essere a occidente, a lato del lago'. Deve essere un alto muro a tramonto, dalla casa sul lago sino alla fine della corte dei clerici. Tra questo muro e il coro ci sarà uno spazio di diciotto aunes (misura di lunghezza di 1,20 m circa) per edificare il parlatorio, che sarà diviso per il lungo da un muro che andrà dal coro dei Fratelli al muro vicino al lago. In questo parlatorio i Fratelli e le Sorelle potranno parlare fra loro delle loro necessità. Che non ci siano finestre nello spazio tra i religiosi e le religiose, così che non si vedano. Che in questo muro ci siano anche due ruote, come è costume in tali monasteri. E poi che il coro dei religiosi abbia ventidue aune di lunghezza sotto un'unica volta, dal parlatorio che guarda a occidente fino al grande altare, così che questo grande altare sia sotto la volta; e i clerici devono stare tra il grande altare e la parete che guarda a occidente. Quanto alla volta, essa avrà venti aune di larghezza; e il muro che è dietro, dalla parte dei religiosi verso il tramonto, avrà cinque finestre basse e vicine a terra, dove le Sorelle faranno la loro confessione e riceveranno il corpo del Signore. La chiesa stessa deve avere cinque volte nel senso della lunghezza e tre in larghezza, e ogni volta deve essere di venti aune in larghezza e ventotto in lunghezza, e che si aggiungano tre volte contigue dietro al grande altare...
Come sede per il nuovo ordine, Brigida pensa al castello reale di Vadstena, poco a nord del monastero di Alvastra, a metà strada tra questo e Ulvasa, in una insenatura del lago Vàttern. Il castello appartiene al re, e a lui quindi dovrà essere richiesto.
Trascritta la Regola, Brigida fa visita al maestro Matthias a Linkòping e gli fa leggere quanto le è stato dettato dal Signore. L'anziano e saggio teologo non trova nulla da obiettare e approva ogni cosa. Tutto è pronto, è tempo di ritornare alla vita pubblica.
Dopo due anni di completo ritiro ad Alvastra, Brigida dà inizio alla sua missione e si reca alla corte di Stoccolma per far sapere al re e ai nobili quanto il Signore le ha ordinato di comunicare loro; deve inoltre compiere i passi necessari per far approvare la sua Regola e svolgere i suoi compiti politici.
Durante il soggiorno al monastero di Alvastra, Brigida era sempre stata ben informata di ciò che accadeva a corte dal fratello Israel e dai figli maggiori Karl e Birger che, per il loro rango e i loro uffici, la frequentavano regolarmente. A corte si viveva allegramente e nel lusso, ma il paese era gravato da tasse sempre più pesanti.
Per ordine del Signore, Brigida torna quindi a corte e viene subito ricevuta dal re, che l'ascolta in un misto di devozione, affetto e timore. Brigida ha molte cose da rimproverargli: Magnus è pavido, cede facilmente al parere altrui, non vuole contrariare nessuno. Politicamente aveva commesso l'errore di aiutare lo Holstein contro il re danese e molti soldati svedesi erano caduti nell'assedio del castello di Copenaghen. Il re inoltre aveva contratto molti debiti per acquisire nuove terre e aveva di conseguenza imposto gravose tasse al popolo.
Brigida ha anche molte importanti richieste da fare al re: prima di tutto, la sua approvazione del progetto di un nuovo ordine e l'appoggio alla richiesta di ratifica della Regola da parte del papa; poi la donazione del castello reale di Vadstena come sede del monastero. Brigida chiede inoltre al re che la Svezia, neutrale, supplichi il papa di farsi mediatore di pace tra Francia e Inghilterra. Brigida conosceva bene, per averle constatate di persona nel corso del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, le devastazioni e la miseria provocate dalla guerra tra le due grandi nazioni, e questa consapevolezza la induceva a impegnarsi con tutta se stessa per porvi rimedio. Infine Brigida prospetta al re una crociata in Finlandia per convertire i pagani, cosa che del resto era già nei progetti di Magnus .
Il re plaude all'idea di un ordine tutto svedese, che costituisce una prestigiosa novità in quanto tutti gli ordini esistenti nel Paese erano fino ad allora venuti da fuori (i cistercensi dalla Francia, i francescani e i domenicani dall'Italia), e appoggia la richiesta di approvazione della Regola da parte del papa, al quale sarà inviato un messaggero. Quanto al castello di Vadstena, chiede di potersi consultare con Bianca, la regina sua moglie. Anche il suggerimento di intercedere presso il papa incontra il favore del sovrano.
Brigida si mette all'opera: prepara messaggi per Edoardo III d'Inghilterra e Filippo di Valois, re di Francia, ai quali chiede, nel nome del Signore, di giungere alla pace; propone anche che si cerchi un accordo attraverso un matrimonio che ristabilisca l'armonia tra le due case regnanti.
Altri messaggi sono destinati a papa Clemente VI (1342-1352) perché indica il giubileo per il 1350, approvi il suo ordine, riporti la cura papale a Roma, unica vera sede del vicario di Cristo, e si impegni a mettere pace fra i belligeranti. Ciò che gli scrive è dettato direttamente da Dio:
Scrivi in mio nome a papa Clemente: io ti ho innalzato e ti ho fatto ottenere i massimi onori. Alzati dunque e ristabilisci la pace tra i sovrani di Francia e Inghilterra, che sono come pericolose belve e corruttori di anime. Vieni poi in Italia e annuncia la parola di Dio e un anno di salvezza e amore di Dio (anno giubilare), e guarda le strade coperte del sangue dei miei santi; allora ti darò quel premio che non ha mai fine'.
Per preparare adeguatamente le importanti missioni che si è prefissata, Brigida rimane a corte tutto l'inverno tra il 1345 e il 1346, non più come consigliera dei sovrani, ma come amica e parente. È molto nota: si dice che abbia il potere di guarire gli ammalati, comandare ai demoni, conoscere nella preghiera lo stato dei defunti e convertire i peccatori.
Ma una nuova sofferenza si sta preparando per lei: una lettera del priore di Alvastra la informa che il figlio Bengt, che sembrava destinato alla vita monastica, è gravemente ammalato. Il ragazzo muore infatti all'inizio del 1346, poco dopo l'arrivo della madre, e viene sepolto nella chiesa di Alvastra, dove già riposano il padre e il fratellino Gudmar. Brigida ha poco tempo per concedersi al dolore, perché gli impegni incalzano: i messaggi per il pontefice devono essere recapitati, bisogna lavorare per il nuovo ordine voluto dal Signore.
Come messaggero presso il pontefice viene scelto il vescovo Hemming di Abo, in Finlandia, uomo di grande cultura ed esperienza, che aveva studiato a Parigi ed era stato allievo del benedettino Pierre Roger de Rotiers, eletto papa nel 1342 ad Avignone col nome di Clemente VI. Nel suo viaggio ad Avignone è accompagnato dal monaco Petrus di Alvastra. Re Magnus appoggia la missione e affida ai messaggeri una lettera scritta di suo pugno da recapitare ai sovrani di Francia e Inghilterra.
Nella primavera del 1346 il vescovo Hemming e Petrus di Alvastra partono per Avignone. Come lasciapassare e raccomandazione hanno una lettera di maestro Matthias, che funge ora da prologo alle Rivelazioni e inizia con queste parole: «Cose stupefacenti e meravigliose sono state udite nella nostra terra» (Stupor et mirabilia audita sunt in terra nostra).
Il 1° maggio 1346, giorno in cui si festeggia santa Valpurga, Brigida ha una grande gioia: re Magnus e la regina Bianca le donano il castello di Vadstena. Qui sarà fondato il monastero che i sovrani scelgono come estrema dimora per loro stessi e i loro eredi. Al castello vengono unite molte terre e in seguito anche una notevole cifra per le opere di adattamento e costruzione. II superbo palazzo reale dovrà infatti essere trasformato in monastero, operazione che richiederà molto lavoro. Dovrà inoltre essere edificata una chiesa adatta alle esigenze di un grande monastero.
Da allora, per tutto il tempo trascorso ancora in Svezia, Brigida passò lunghi periodi a Vadstena per avviare i lavori di ristrutturazione e adattamento e anche in seguito, ormai stabilita a Roma, continuerà a dedicare al monastero molta attenzione. Non vi tornò più da viva, ma i suoi resti mortali vi furono traslati un anno dopo la morte, che avvenne a Roma nel 1373.
Con la donazione del castello reale di Vadstena, Brigida ha ottenuto una prima, importante vittoria. Non tutto però va come dovrebbe: da Avignone il vescovo Hemming scrive che papa Clemente VI non ha prestato orecchio alle sue richieste, non si è adoperato per favorire la pace tra Francia e Inghilterra e non vuole lasciare Avignone per tornare a Roma. Del resto tre anni prima, nel 1343, non aveva ascoltato Cola di Rienzo, venuto ad Avignone come ambasciatore della città di Roma, della quale gli aveva fatto presente la decadenza`. Il papa non è contrario a indire un giubileo per il 1350, ma di un nuovo ordine non vuole neppure sentir parlare: ha ricordato anzi che il concilio Laterano del 1215 aveva stabilito che nessun nuovo ordine dovesse più essere fondato.
Brigida se ne rammarica molto, ma non si abbatte e continua la sua opera affinché l'ordine venga approvato, sempre fiduciosa nelle parole che le erano state dette dal Signore e che figurano nel capitolo XXXI della Regola: Labora igitur tu, et cooperare quantum poteris; Ego autem perficiam dum mibi placuerit. In buona sostanza, aiutati che Dio t'aiuta. Una grande saggezza.
Io fui come un re che piantò buone vigne e per un certo tempo ne ricavò buoni frutti. Queste vigne erano gli ordini monastici e le istituzioni dei Santi Padri, che ristoravano gli assetati, riscaldavano chi aveva freddo, mortificavano gli insolenti e portavano la luce ai ciechi. Ora però mi lamento perché le siepi che proteggevano le vigne sono spezzate, i guardiani dormono ed entrano i ladri, le radici sono scalzate dalle talpe, le viti appassiscono per mancanza d'acqua, i grappoli sono strappati via dal vento e calpestati. Affinché però il vino non scompaia completamente, voglio piantare una nuova vigna; lì tu porterai le viti delle mie parole.
La Regola del nuovo ordine fu dettata a Brigida in visione:
Tutti gli articoli di questa Regola mi vennero dettati da Gesù Cristo. Non erano per me come parole scritte sulla carta, ma io li comprendevo uno dopo l'altro e con l'aiuto della grazia di Dio li ho conservati tutti nella mia memoria. Quando la visione ebbe fine, il mio cuore fu così pieno di calore e di gioia che nulla più vi poteva entrare, se doveva continuare a vivere; diversamente sarebbe scoppiato dall'allegrezza. Per molti giorni il mio cuore fu pieno e gonfio come un sacco ricolmo, e così continuò a essere finché non potei raccontare tutto a un pio amico di Dio, che scrisse ogni cosa il più rapidamente possibile. Quando tutto fu scritto, il mio cuore e il mio corpo tornarono lentamente come erano prima.
Una descrizione veramente efficace dell'estasi e dei gioiosi effetti che essa produce nell'animo di chi ne è gratificato.
Il nuovo ordine doveva essere caratterizzato dalla compresenza di uomini e donne che fanno vita distinta ma associata: un cosiddetto «monastero doppio». I monasteri doppi esistevano già fin dai primi tempi dell'era cristiana sia in Oriente sia in Europa, e quello voluto da Brigida aveva quindi dei precedenti. Nel corso del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, Brigida aveva attraversato la Francia ed era venuta in contatto con l'ordine monastico di Fontevrault, nella diocesi di Poitiers, fondato dal beato Roberto d'Arbrissel nell'XI secolo, la cui caratteristica era appunto la compresenza di monaci e religiose rigidamente separati. I monaci erano sottomessi alla badessa.
A queste caratteristiche Brigida volle attenersi. Un monastero di sole suore era per lei inconcepibile, in quanto per celebrare la messa, ricevere la confessione e amministrare i sacramenti erano indisp
ensabili i sacerdoti. Suore e sacerdoti dovevano però vivere in edifici diversi e anche nei momenti comuni in chiesa occupare posizioni distanti fra loro. La Regola dettata a Brigida è assai particolareggiata e ispirata a un ben preciso simbolismo: in trenta capitoli viene descritta tutta l'organizzazione del monastero e la vita dei frati e delle suore. Nel nuovo ordine monastico voluto da Brigida i sacerdoti devono essere tredici, come gli apostoli (il tredicesimo è san Paolo). Quattro i diaconi, che rappresentano i quattro grandi dottori della Chiesa: Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio. Otto i laici al servizio dei sacerdoti. Le suore devono essere sessanta. In tutto ottantacinque persone, corrispondenti ai tredici apostoli e ai settantadue discepoli.
La Regola descrive ogni aspetto, abito compreso. Sulla cuffia delle suore e sul mantello degli uomini cinque fiamme di stoffa rossa simboleggiano le piaghe di Cristo.
Capo del monastero è la badessa; il primo dei sacerdoti, il confessore generale, deve obbedire a lei, così come la Vergine, rappresentata dalla badessa, è regina degli apostoli.
In visioni successive furono precisate a Brigida altre norme, contenute nelle Rivelazioni supplementari (Revelationes extravagantes), relative soprattutto all'ideale ascetico, assai simile a quello cistercense di san Bernardo, previsto per la vita monastica: viene sottolineato il valore della semplicità, dell'umiltà, dell'obbedienza e dei silenzio. Niente quadri alle pareti, se non quelli che rappresentano la vita di Gesù e dei santi, niente sculture, finestre con vetri bianchi o gialli. Austerità ascetica in ogni cosa. Niente organo inoltre, poiché costituisce una distrazione, e solo canti simili a quelli dei certosini, cioè puri e rivolti unicamente a Dio, e non al piacere di chi ascolta: «Al monastero deve in un certo senso venire a mancare il tempo, deve regnare serietà di canto, purezza dei sensi, osservanza del silenzio, attenzione alla parola di Dio».
Nelle Revelationes extravagantes il Signore si rivela addirittura il vero architetto della chiesa abbaziale e ne detta tutti i dettagli costruttivi. Eccone qualche esempio:
Il coro della chiesa deve essere a occidente, a lato del lago'. Deve essere un alto muro a tramonto, dalla casa sul lago sino alla fine della corte dei clerici. Tra questo muro e il coro ci sarà uno spazio di diciotto aunes (misura di lunghezza di 1,20 m circa) per edificare il parlatorio, che sarà diviso per il lungo da un muro che andrà dal coro dei Fratelli al muro vicino al lago. In questo parlatorio i Fratelli e le Sorelle potranno parlare fra loro delle loro necessità. Che non ci siano finestre nello spazio tra i religiosi e le religiose, così che non si vedano. Che in questo muro ci siano anche due ruote, come è costume in tali monasteri. E poi che il coro dei religiosi abbia ventidue aune di lunghezza sotto un'unica volta, dal parlatorio che guarda a occidente fino al grande altare, così che questo grande altare sia sotto la volta; e i clerici devono stare tra il grande altare e la parete che guarda a occidente. Quanto alla volta, essa avrà venti aune di larghezza; e il muro che è dietro, dalla parte dei religiosi verso il tramonto, avrà cinque finestre basse e vicine a terra, dove le Sorelle faranno la loro confessione e riceveranno il corpo del Signore. La chiesa stessa deve avere cinque volte nel senso della lunghezza e tre in larghezza, e ogni volta deve essere di venti aune in larghezza e ventotto in lunghezza, e che si aggiungano tre volte contigue dietro al grande altare...
Come sede per il nuovo ordine, Brigida pensa al castello reale di Vadstena, poco a nord del monastero di Alvastra, a metà strada tra questo e Ulvasa, in una insenatura del lago Vàttern. Il castello appartiene al re, e a lui quindi dovrà essere richiesto.
Trascritta la Regola, Brigida fa visita al maestro Matthias a Linkòping e gli fa leggere quanto le è stato dettato dal Signore. L'anziano e saggio teologo non trova nulla da obiettare e approva ogni cosa. Tutto è pronto, è tempo di ritornare alla vita pubblica.
Dopo due anni di completo ritiro ad Alvastra, Brigida dà inizio alla sua missione e si reca alla corte di Stoccolma per far sapere al re e ai nobili quanto il Signore le ha ordinato di comunicare loro; deve inoltre compiere i passi necessari per far approvare la sua Regola e svolgere i suoi compiti politici.
Durante il soggiorno al monastero di Alvastra, Brigida era sempre stata ben informata di ciò che accadeva a corte dal fratello Israel e dai figli maggiori Karl e Birger che, per il loro rango e i loro uffici, la frequentavano regolarmente. A corte si viveva allegramente e nel lusso, ma il paese era gravato da tasse sempre più pesanti.
Per ordine del Signore, Brigida torna quindi a corte e viene subito ricevuta dal re, che l'ascolta in un misto di devozione, affetto e timore. Brigida ha molte cose da rimproverargli: Magnus è pavido, cede facilmente al parere altrui, non vuole contrariare nessuno. Politicamente aveva commesso l'errore di aiutare lo Holstein contro il re danese e molti soldati svedesi erano caduti nell'assedio del castello di Copenaghen. Il re inoltre aveva contratto molti debiti per acquisire nuove terre e aveva di conseguenza imposto gravose tasse al popolo.
Brigida ha anche molte importanti richieste da fare al re: prima di tutto, la sua approvazione del progetto di un nuovo ordine e l'appoggio alla richiesta di ratifica della Regola da parte del papa; poi la donazione del castello reale di Vadstena come sede del monastero. Brigida chiede inoltre al re che la Svezia, neutrale, supplichi il papa di farsi mediatore di pace tra Francia e Inghilterra. Brigida conosceva bene, per averle constatate di persona nel corso del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, le devastazioni e la miseria provocate dalla guerra tra le due grandi nazioni, e questa consapevolezza la induceva a impegnarsi con tutta se stessa per porvi rimedio. Infine Brigida prospetta al re una crociata in Finlandia per convertire i pagani, cosa che del resto era già nei progetti di Magnus .
Il re plaude all'idea di un ordine tutto svedese, che costituisce una prestigiosa novità in quanto tutti gli ordini esistenti nel Paese erano fino ad allora venuti da fuori (i cistercensi dalla Francia, i francescani e i domenicani dall'Italia), e appoggia la richiesta di approvazione della Regola da parte del papa, al quale sarà inviato un messaggero. Quanto al castello di Vadstena, chiede di potersi consultare con Bianca, la regina sua moglie. Anche il suggerimento di intercedere presso il papa incontra il favore del sovrano.
Brigida si mette all'opera: prepara messaggi per Edoardo III d'Inghilterra e Filippo di Valois, re di Francia, ai quali chiede, nel nome del Signore, di giungere alla pace; propone anche che si cerchi un accordo attraverso un matrimonio che ristabilisca l'armonia tra le due case regnanti.
Altri messaggi sono destinati a papa Clemente VI (1342-1352) perché indica il giubileo per il 1350, approvi il suo ordine, riporti la cura papale a Roma, unica vera sede del vicario di Cristo, e si impegni a mettere pace fra i belligeranti. Ciò che gli scrive è dettato direttamente da Dio:
Scrivi in mio nome a papa Clemente: io ti ho innalzato e ti ho fatto ottenere i massimi onori. Alzati dunque e ristabilisci la pace tra i sovrani di Francia e Inghilterra, che sono come pericolose belve e corruttori di anime. Vieni poi in Italia e annuncia la parola di Dio e un anno di salvezza e amore di Dio (anno giubilare), e guarda le strade coperte del sangue dei miei santi; allora ti darò quel premio che non ha mai fine'.
Per preparare adeguatamente le importanti missioni che si è prefissata, Brigida rimane a corte tutto l'inverno tra il 1345 e il 1346, non più come consigliera dei sovrani, ma come amica e parente. È molto nota: si dice che abbia il potere di guarire gli ammalati, comandare ai demoni, conoscere nella preghiera lo stato dei defunti e convertire i peccatori.
Ma una nuova sofferenza si sta preparando per lei: una lettera del priore di Alvastra la informa che il figlio Bengt, che sembrava destinato alla vita monastica, è gravemente ammalato. Il ragazzo muore infatti all'inizio del 1346, poco dopo l'arrivo della madre, e viene sepolto nella chiesa di Alvastra, dove già riposano il padre e il fratellino Gudmar. Brigida ha poco tempo per concedersi al dolore, perché gli impegni incalzano: i messaggi per il pontefice devono essere recapitati, bisogna lavorare per il nuovo ordine voluto dal Signore.
Come messaggero presso il pontefice viene scelto il vescovo Hemming di Abo, in Finlandia, uomo di grande cultura ed esperienza, che aveva studiato a Parigi ed era stato allievo del benedettino Pierre Roger de Rotiers, eletto papa nel 1342 ad Avignone col nome di Clemente VI. Nel suo viaggio ad Avignone è accompagnato dal monaco Petrus di Alvastra. Re Magnus appoggia la missione e affida ai messaggeri una lettera scritta di suo pugno da recapitare ai sovrani di Francia e Inghilterra.
Nella primavera del 1346 il vescovo Hemming e Petrus di Alvastra partono per Avignone. Come lasciapassare e raccomandazione hanno una lettera di maestro Matthias, che funge ora da prologo alle Rivelazioni e inizia con queste parole: «Cose stupefacenti e meravigliose sono state udite nella nostra terra» (Stupor et mirabilia audita sunt in terra nostra).
Il 1° maggio 1346, giorno in cui si festeggia santa Valpurga, Brigida ha una grande gioia: re Magnus e la regina Bianca le donano il castello di Vadstena. Qui sarà fondato il monastero che i sovrani scelgono come estrema dimora per loro stessi e i loro eredi. Al castello vengono unite molte terre e in seguito anche una notevole cifra per le opere di adattamento e costruzione. II superbo palazzo reale dovrà infatti essere trasformato in monastero, operazione che richiederà molto lavoro. Dovrà inoltre essere edificata una chiesa adatta alle esigenze di un grande monastero.
Da allora, per tutto il tempo trascorso ancora in Svezia, Brigida passò lunghi periodi a Vadstena per avviare i lavori di ristrutturazione e adattamento e anche in seguito, ormai stabilita a Roma, continuerà a dedicare al monastero molta attenzione. Non vi tornò più da viva, ma i suoi resti mortali vi furono traslati un anno dopo la morte, che avvenne a Roma nel 1373.
Con la donazione del castello reale di Vadstena, Brigida ha ottenuto una prima, importante vittoria. Non tutto però va come dovrebbe: da Avignone il vescovo Hemming scrive che papa Clemente VI non ha prestato orecchio alle sue richieste, non si è adoperato per favorire la pace tra Francia e Inghilterra e non vuole lasciare Avignone per tornare a Roma. Del resto tre anni prima, nel 1343, non aveva ascoltato Cola di Rienzo, venuto ad Avignone come ambasciatore della città di Roma, della quale gli aveva fatto presente la decadenza`. Il papa non è contrario a indire un giubileo per il 1350, ma di un nuovo ordine non vuole neppure sentir parlare: ha ricordato anzi che il concilio Laterano del 1215 aveva stabilito che nessun nuovo ordine dovesse più essere fondato.
Brigida se ne rammarica molto, ma non si abbatte e continua la sua opera affinché l'ordine venga approvato, sempre fiduciosa nelle parole che le erano state dette dal Signore e che figurano nel capitolo XXXI della Regola: Labora igitur tu, et cooperare quantum poteris; Ego autem perficiam dum mibi placuerit. In buona sostanza, aiutati che Dio t'aiuta. Una grande saggezza.