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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Lo scorpione è figura del diavolo che, mentre blandisce, lusinga con la suggestione, e alla fine colpisce con i due pungiglioni della coda: infatti nella vita presente avvelena con il peccato il corpo e l'anima, e poi in quella futura manda entrambi all'eterna punizione. Beato colui che nel compiere le sue opere è sempre guidato dalla retta intenzione, contro la quale il diavolo non è in grado di agire.
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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

MARIA - 4

Sul digiuno

Parla la Madre di Dio: «Se qualcuno, desiderando fare un digiuno, avesse voglia di mangiare, ma la sua vo­lontà resistesse al desiderio e il superiore a cui deve ob­bedire gli ordinasse di mangiare ed egli mangiasse per obbedienza, ebbene in questo caso mangiare sarebbe un merito più grande del digiuno». Libro VI, 49

La Vergine Maria dice a Santa Brigida perché si purificò e parla anche del gladio che trafisse il suo cuore

La Santa Vergine Maria dice alla sposa di suo Figlio: «Figlia mia, sappi che non avevo bisogno di essere puri­ficata come le altre donne, perché lo aveva già fatto mio Figlio, che è nato da me, ed io non avevo contratto la benché minima macchia quando generai Gesù, che è la purezza fatta persona. Tuttavia, affinché la legge e i profeti fossero soddisfatti, ho desiderato vivere nella legge, non secondo i grandi del secolo, e conversavo umilmente con gli umili. Non ho voluto avere in me co­se particolari, tale era il mio amore per tutto ciò che si esprimeva con umiltà! Un giorno come tanti, il mio dolore crebbe, perché, malgrado sapessi per ispirazione divina che mio Figlio avrebbe sofferto, quando Simeone disse che per me Ge­sù sarebbe stato il gladio del dolore e il segno che gli uomini avrebbero contraddetto, il dolore trafisse il mio cuore con maggiore amarezza - benché fosse temprato dalle consolazioni dello Spirito Santo - e non lo abban­donò finché nell'anima e nel corpo non fui assunta in cielo. Desidero che tu sappia che quel giorno il mio do­lore si espresse in sei modi: nella conoscenza, poiché ogni volta che guardavo mio Figlio, che lo vestivo, che vedevo le sue mani e i suoi piedi, il mio spirito sprofon­dava in nuovo dolore, perché pensavo a come lo avreb­bero crocifisso. Nell'udito, poiché ogni volta che sentivo gli obbro­bri che la gente vomitava su mio Figlio, le menzogne e le insidie, il mio spirito era sopraffatto dal dolore, tanto che solo a stento riuscivo a contenerlo; ma la virtù divi­na mi indicò il giusto modo e l'onestà, affinché in me non si notasse nulla d'imperfetto. Nella vista, perché quando vidi che flagellavano mio Figlio, che lo inchiodavano e lo appendevano alla forca, rimasi in piedi accanto a lui e sopportai tutto ciò con ta­le pazienza che in me i miei nemici e gli altri videro solo dolore. Nel tatto, poiché quando io e gli altri calammo mio Figlio dalla croce lo avvolsi in un sudario e lo posi nel sepolcro e così facendo il mio dolore crebbe a tal punto che le mie mani e miei piedi mi reggevano a stento. Co­me avrei voluto essere sepolta con mio Figlio! Soffrivo per il desiderio ardente di andare in cielo, dopo che mio Figlio fu salito in paradiso, perché il lun­go soggiorno sulla terra dopo la sua partenza accresceva enormemente il mio dolore. Soffrivo a causa della tribolazione degli apostoli e degli amici di Dio, il cui dolore era il mio, temendo in continuazione che soccombessero alle tentazioni e alle pene; ero addolorata perché ogni cosa contraddiceva le parole di mio Figlio. Ora, sebbene la grazia di Dio fosse con me e la mia volontà fosse consona alla sua, il mio dolore fu continuo, malgrado la consolazione, finché non venni assunta nel corpo e nell'anima accanto a mio Figlio. Per questo, figlia mia, che questo dolore non venga mai meno nel tuo cuore, perché senza le tribola­zioni si salverebbero solo in pochi». Libro VI, 57

La Santa Vergine racconta i dolori provati quando dovette fuggire in Egitto

La Santa Vergine Maria parla alla sposa di suo Fi­glio, dicendo: «Ti ho parlato dei miei dolori; ma anche il dolore che ho provato durante la fuga in Egitto con mio Figlio è stato grande, soprattutto quando udii che ammazzavano dei bambini innocenti e che Erode per­seguitava Gesù; benché sapessi ciò che stava scritto di mio Figlio, per la grandezza dell'amore che provavo nei suoi confronti il mio cuore era colmo di dolore e d'amarezza. Forse ti chiederai cosa fece Gesù per tutto quel tempo, prima della Passione, ed io ti rispondo co­me il Vangelo: era sottomesso ai suoi genitori, e si com­portava come gli altri bambini, fino a quando non rag­giunse l'età adulta. In gioventù fece dei miracoli, mo­strando il modo in cui le creature servivano il loro Creatore. Di come tacquero gli idoli e di come diversi di essi caddero al suo arrivo in Egitto; di come i Magi annunciarono che mio Figlio sarebbe stato il segno di grandi cose future; di come apparve anche il ministero degli angeli; di come nel suo corpo e sui capelli non ci fosse mai nulla di immondo: di tutto questo non è ne­cessario che tu abbia conoscenza, poiché il Vangelo contiene segni della divinità e dell'umanità che possono edificare te e gli altri. Ora, diventato più grande, si dedicava costantemen­te alla preghiera e obbediva sempre. Venne con noi alle feste indette a Gerusalemme e in altri luoghi; il suo aspetto e la sua parola erano piacevoli e suscitavano am­mirazione, tanto che molte persone afflitte dicevano: 'Rechiamoci a vedere il figlio di Maria, affinché troviamo consolazione'. Man mano che cresceva, faceva dei lavori manuali; discorreva su Dio con noi e in particolare aveva per noi parole di conforto, e in questo modo eravamo continuamente colmi di gioie indicibili. Ma quando ci facevamo cogliere dal timore della povertà, non ci dava né oro né denaro e ci esortava, invece, alla pazienza; inoltre ci difese e ci protesse dagli invidiosi. Quanto alle necessità, ci aiutavano la gente per bene e il nostro lavo­ro, cosicché eravamo soccorsi solo nel necessario e non avevamo nulla di superfluo perché tutto quello che cer­cavamo di fare era servire Dio. Gesù, poi, conversava di buon grado con chi veniva a trovarlo a casa per la diffici­le interpretazione della legge e il significato delle figure, e talvolta disputava pubblicamente con i saggi, destan­done l'ammirazione, al punto che essi dicevano: 'Ecco che il figlio di Giuseppe insegna ai maestri: che spirito grande parla in lui'. Un giorno ero intenta a pensare alla sua Passione e provavo un'immensa tristezza. Allora egli disse: 'Madre mia, non credi che io sia in mio Padre e che mio Padre sia in me? Cosa è successo? Sei triste? Sai che il Padre mio vuole che io patisca la morte e la mia volontà è quella del Padre mio. Quello che ricevo da mio Padre non può soffrire, ma soffre la carne che ho ricevuto da te, affinché la carne altrui sia riscattata e il suo spirito salvato'. Infine, era così obbediente che quando Giu­seppe gli diceva qualcosa senza pensarci: 'Fai questo o fai quello' egli lo faceva e in questo modo nascondeva il potere della sua divinità, di cui eravamo al corrente solo Giuseppe ed io; infatti lo abbiamo spesso visto circon­dato da una luce stupenda, ed abbiamo udito le voci e i concerti degli angeli che cantavano sopra di lui. Abbia­mo visto anche gli spiriti immondi, che non temevano gli esorcisti riconosciuti dalla legge, uscire alla vista di mio Figlio. Che queste cose siano continuamente presenti alla tua memoria, e ringrazia Dio di aver voluto manifestare attraverso te la sua infanzia». Libro VI, 58

La Santa Vergine racconta ciò che accadde durante la visita a Santa Elisabetta...

La Madre di Dio dice a Santa Brigida: «Quando l'angelo mi annunciò che il Figlio di Dio sarebbe nato da me, non appena ebbi acconsentito avvertii in me qualcosa di mirabile ed inconsueto; stupita, decisi im­mediatamente di recarmi in visita da Santa Elisabetta, mia cugina, che era incinta, per starle vicino e parlare con lei di quello che mi aveva detto l'angelo; ma quan­do giunsi alla fontana e ci baciammo ed abbracciammo, il bambino che ella portava in grembo gioì in modo me­raviglioso. Allora in cuor mio provai di nuovo felicità, tanto che la mia lingua proferì parole divine incompren­sibili, che la mia anima capì a sténto, tale era la gioia che provava! Ora, Elisabetta contemplava il fervore dello Spirito che parlava in me, ed io contemplavo similmente in lei la grazia di Dio; così, trascorremmo alcuni giorni insie­me, benedicendo Dio. Poi un pensiero iniziò a interro­gare la mia mente su quale devozione e quale comporta­mento avrei dovuto assumere dopo aver ricevuto una grazia del genere; cosa dovevo rispondere a quanti mi avrebbero chiesto come avessi concepito il bambino e chi fosse suo padre, e cosa avrei detto a Giuseppe, qua­lora il nemico avesse insinuato in lui dei sospetti nei miei confronti. Mentre nella mia mente si susseguivano questi pen­sieri, un angelo, simile a quello che mi era apparso in precedenza, mi disse: 'Nostro Dio, che è eterno, è con te e in te: dunque non temere, perché egli ti darà la gra­zia della parola; guiderà i tuoi passi e ti condurrà, com­pirà la sua opera con te con potenza e saggezza. Ora, Giuseppe, cui sei stata affidata, si stupirà quando saprà che aspetti un figlio, e riterrà indegno vivere con te'. E poiché Giuseppe era stato in ansia e non sapeva cosa fare, l'angelo gli comparve in sogno, dicendogli: 'Non allontanarti dalla Vergine che ti è stata affidata, perché, come ti ha detto lei stessa, ha concepito il bam­bino con lo Spirito di Dio, e darà alla luce un Figlio che sarà il Salvatore del mondo. Per questo servila fedel­mente, e sii testimone e custode del suo pudore'. Da quel giorno, Giuseppe mi servì come la sua pa­drona, ed io mi umiliai fino a compiere le sue opere più umili. Pregai in continuazione». Libro VI, 59

Perché Maria ha vissuto a lungo dopo l'Ascensione di Gesù

«Secondo la volontà divina, ho vissuto a lungo dopo l'Ascensione di mio Figlio, affinché le anime si conver­tissero a Dio, dopo aver visto la mia pazienza invincibile e la regolatezza dei miei costumi, ed affinché i miei apo­stoli e i miei eletti si rafforzassero. La naturale predispo­sizione del mio corpo era tale che mi permise di vivere duramente, in modo che la mia corona aumentasse, per­ché durante il tempo che ho vissuto dopo l'Ascensione di mio Figlio ho visitato i luoghi in cui egli ha sofferto o ha manifestato le sue meraviglie, tanto la sua Passione era impressa nel mio cuore. I miei sensi erano astratti e lontani dalle cose del mondo, perché ero costantemente infiammata da nuovi desideri e vicendevolmente afflitta dai dolori; tuttavia, il mio dolore e la mia gioia erano così temprati che non omettevo nulla di quello che riguardava il servizio di Dio. Conversavo con gli esseri umani, ma partecipavo pochissimo a ciò che piaceva loro. La mia assunzione non era nota a molti e non era stata annunciata tramite Dio, che è mio Figlio; egli così ha voluto, affinché la fe­de nella sua Ascensione al cielo fosse maggiormente ra­dicata e temprata nel cuore degli uomini». Libro VI, 61

La dormizione della Santa Vergine

Parla la Madre di Dio e dice: «Un giorno, diversi an­ni dopo l'Ascensione di mio Figlio, provai molta afflizione per il desiderio di andare in cielo e vedere mio Figlio. Allora vidi un angelo luminoso, come già mi era capitato in passato, che mi disse: 'Tuo Figlio, Dio e nostro Signo­re, mi manda a te per annunciare che è arrivato il mo­mento in cui devi raggiungerlo con il corpo, per ricevere la corona che è stata preparata per te. Al che, risposi: 'Sai il giorno e l'ora in cui devo andar­mene da questo mondo per passare nell'altro?' E l'angelo disse: 'Gli amici di tuo Figlio seppelliranno il tuo corpo. Dopo aver pronunciato queste parole, l'angelo scom­parve ed io mi preparai all'evento, visitando, come di consueto, ogni luogo in cui aveva sofferto mio Figlio. Un giorno il mio spirito era sospeso nell'ammirazione della carità divina, quando la mia anima, in contemplazione, fu colma di così tante delizie che le sosteneva a stento, e in tale contemplazione e gioia essa fu separata dal corpo. Quante cose magnifiche vide la mia anima in quel mo­mento, e con che onore fu accolta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, e che moltitudine d'angeli la in­nalzò! Purtroppo non puoi capirlo, ed io non posso esprimerlo senza che anche la tua anima si separi dal corpo, sebbene ti abbia indicato qualcosa in questa pre­ghiera, che ti ha ispirato mio Figlio. Ora, chi era in casa con me quando resi l'anima capì immediatamente, per via dell'insolita luce, le cose divi­ne che si stavano compiendo in me in quel momento. In seguito, gli amici di mio Figlio, inviati da Dio, seppelli­rono il mio corpo nella valle di Giosafat, e con loro c'era un'infinità di angeli simile agli atomi del sole. Ma i numerosi spiriti non osavano avvicinarsi. Il mio corpo restò qualche giorno sulla terra, poi fu rapito e fu porta­to in cielo da una moltitudine d'angeli». Libro VI, 62

Il gladio di dolore che trafisse l’anima della Santa Vergine

Il giorno della purificazione della Santa Vergine, quando Brigida, sposa di Cristo si trovava a Roma, la Santa cadde in estasi e vide che in cielo si facevano tanti preparativi per questa grande festa; e vide una specie di Tempio dalla mirabile bellezza, in cui si trovava il vene­rabile Simeone, anziano e giusto, preparato a ricevere il bambin Gesù fra le proprie braccia con un desiderio grande e una gioia indicibile; ella contemplò anche la Santa Vergine che avanzava con grande maestà, portan­do il piccolo Gesù per offrirlo al Tempio, secondo la legge del Signore; poi, una grande moltitudine di angeli, di santi di ordini diversi, di vergini sante e di altre don­ne precedevano la Santa Vergine, circondandola con grande esultanza e devozione; davanti a lei un angelo reggeva un gladio molto lungo e largo, coperto di san­gue, simbolo dei dolori che la Santa Vergine aveva pati­to alla morte del Figlio, quel gladio che, come aveva predetto il giusto Simeone, aveva trafitto il suo cuore. Perciò con grande gioia di tutta la corte celeste, alla spo­sa venne detto: «Vedi quanto onore e gloria si rendono oggi alla Regina del cielo con questa festa, per il gladio di dolore che ella ha sofferto durante la Passione del suo caro Figlio». E a quel punto la visione scomparve. Libro VII, 2

L’umiltà del Figlio di Dio e della Vergine

Parla la Madre di Dio e dice: «Grande è l'umiltà di mio Figlio che nella potenza della sua divinità, giaceva nella mangiatoia, fra due animali e benché sapesse ogni cosa secondo la natura divina, parlava secondo quella umana. Allo stesso modo, ora, seduto alla destra del Pa­dre, sente tutti coloro che gli parlano con amore, e ri­sponde loro attraverso lo Spirito Santo. Come lui, an­ch'io che sono Madre di Dio, sono umile nel mio corpo, che è superiore a tutte le creature, proprio come lo ero quando mi sposò Giuseppe. Sappi che lo Spirito Santo informò Giuseppe che avevo fatto voto di verginità a Dio, e che ero pura nelle parole, nei pensieri e nelle intenzioni; ed egli mi sposò non come moglie ma per trattarmi come la sua padrona e servirmi. Lo Spirito Santo mi fece sapere, inoltre, che la mia verginità si sarebbe conservata in eterno, sebbene, per una segreta disposizione divina, fossi sposata; ma dopo che ebbi dato il mio consenso all'ambasciatore di Dio, vedendo che il ventre cresceva in virtù dello Spirito San­to, Giuseppe si spaventò molto - non che meditasse qualcosa contro di me - ma si ricordò di quello che ave­vano annunciato i profeti, ossia che il Figlio sarebbe na­to da una Vergine; egli si ritenne indegno di servire una Madre come me, finché l'angelo non gli apparve in so­gno ordinandogli di non avere timore e di servirmi con carità. Giuseppe ed io non accumulammo nessuna ric­chezza, se non il necessario per vivere in onore di Dio; lasciammo il resto per l'amore divino. Ora, poiché si av­vicinava il tempo della nascita di mio Figlio, che avevo previsto con precisione, mi recai a Betlemme, secondo la prescienza divina, portando con me un abito purissimo e dei panni per mio Figlio, nessuno dei quali era stato usa­to e avvolsi colui che nacque da me con ogni purezza. E sebbene ignorassi che da sempre Dio aveva deciso che mi sarei seduta sui sublimi scanni, al di sopra di tutte le creature e di tutti gli uomini, quando ne fui informata, non disdegnai di preparare e di servire per San Giusep­pe e per me tutto ciò di cui avevamo bisogno; e poiché ero umile, conosciuta solo da Dio e da San Giuseppe, mi sono mantenuta umile, seduta sullo scanno più sublime, pronta a presentare a Dio tutte le orazioni e le domande assennate. Ad alcuni rispondo con ispirazioni divine, ad altri con parole più intime come piace a Dio». Libro VII, 25

Maria paragonata a un giardiniere

«Sono io, la Regina del cielo, che vi parlo. Sono come un giardiniere in questo mondo, poiché quando il giardi­niere vede soffiare il vento impetuoso che danneggia le piante e gli arboscelli, si reca subito in giardino, e li lega e li sorregge con pali e sostegni, prendendo ogni precauzio­ne possibile affinché non si rovinino, non si rompano e non si sradichino. Ebbene io faccio lo stesso: essendo Ma­dre di misericordia nel giardino di questo mondo, quando vedo che si alzano i venti impetuosi delle tentazioni, che le tempeste di Satana soffiano contro i cuori degli uomini, mi rivolgo subito a Dio, mio Figlio, con le preghiere, per aiutarli e implorandolo di versare nei loro cuori l'ispira­zione dello Spirito Santo, affinché siano sostenuti, confer­mati, e infine protetti dai venti impetuosi delle tentazioni del demone infernale; perché il diavolo non domini gli uommi, dissipandone le anime e lo spirito di devozione, e gli uomini, accettando il mio aiuto e il mio soccorso con cuore umile, siano immediatamente liberati dalle tentazio­ni del diavolo e, rimanendo costanti nello stato di grazia, portino a Dio e a me il loro frutto soave quando è tempo e stagione. Ma chi disprezza l'aiuto di mio Figlio e il mio, si lascia portare via dal vento delle tentazioni. Libro VII, 28

Maria paragonata a un vaso colmo che riempie

La Regina del cielo apparve alla sposa e disse: «Ascolta, tu che capisci ciò che è spirituale e vieni con me ad assistere alle conversazioni dello Spirito Santo. Sono un vaso colmo che riempie a sua volta, poiché co­me un vaso si riempie quando viene immerso in un fiu­me, così la mia anima, quando fu creata e congiunta al corpo, venne riempita dal torrente dello Spirito Santo, di cui non si è mai vuotata. Per questo chiunque venga a me con umiltà e purezza di cuore avrà l'aiuto dello Spirito Santo. Ecco perché sono definita a ragione un vaso colmo: quando ero al mondo, il Figlio di Dio è di­sceso nel mio corpo con il suo torrente, assumendo at­traverso me la carne e il sangue; egli è rimasto in me fi­no alla nascita e quando è nato ed io l'ho tenuto fra le mani, gli angeli hanno gioito e annunciato la pace in terra». Libro VIII, 47

La Santa Vergine si è rimessa alla volontà di Dio

«Le Scritture dicono che la città assediata da una grande potenza, sarà liberata con la saggezza del povero e nessuno si ricorderà di lui. Questa città è la creatura umana, che il diavolo ha stretto d'assedio su ogni lato con quattro tipi di peccati: la ribellione ai comanda­menti divini; la trasgressione della legge naturale; la malvagia cupidigia e l'ostinazione dello spirito. Mia Ma­dre», dice Gesù Cristo, «in un certo senso ha liberato tale creatura, quando si è rimessa alla mia volontà ed ha voluto patire ogni genere di tribolazione per la salvezza delle anime, perché la vera saggezza consiste nel sotto­mettere la propria volontà alla volontà divina, e nel compiacersi di soffrire per l'amore di Dio. Dunque, at­traverso questa volontà, io, Figlio di Dio, sono stato fat­to uomo attraverso la Santa Vergine, il cui cuore era co­me il mio; in questo modo posso dire che mia Madre ed io abbiamo salvato l'uomo con un cuore solo, io sof­frendo nel mio cuore e nella mia carne e lei con il dolo­re del cuore e dell'amore. Questa Vergine era davvero povera; non desiderava nessuna ricchezza terrena e il suo spirito non ha com­messo mai il minimo peccato. Alcuni non hanno beni, ma in cuor loro li desiderano perché sono mossi da cu­pidigia e superbia; questi non sono i poveri di cui parla il mio Vangelo. Altri abbondano in ricchezze, ma sono poveri di spirito. Ritengono di non essere altro che pol­vere e cenere e di dover morire di li a poco; desiderano essere con Dio e possiedono solo il necessario e quanto è utile al prossimo. Sono questi i veri poveri e i veri ric­chi di Dio, fra questi era mia Madre».

Le rivelazioni supplementari, 3

La Vergine disputa un luogo al diavolo

La Vergine disse al diavolo: «Devi andartene perché sei il signore delle pene e il principe della collera; io, in­vece, sono la Madre di misericordia e la Regina del cie­lo, per questo ho pietà di tutti coloro che mi invocano». Poi la Vergine chiese al Giudice: «Figlio mio, un servitore è seduto in una casa ed entra il suo padrone; se questi desidera restare nella stessa casa o sedersi su quella stessa sedia, cosa farà il servitore?». Il Giudice rispose: «E’ giusto che il servitore si alzi e che il padrone si sieda dove vuole». Allora la Vergine disse al diavolo: «Poiché sei servo e suddito di mio Figlio ed io sono la tua padrona, è giu­sto che tu te ne vada e che io mi sieda dove voglio». Poi il Giudice disse alla Vergine: «Madre mia, que­sto luogo è tuo e ti è dovuto di diritto ed essendoti do­vuto di diritto io te lo assegno. Così come in questo luo­go sono stati uditi i singhiozzi e la miseria di quanti veni­vano a me dalla terra gridando vendetta, così ora in que­sto luogo, che è stato luogo di tormenti e di oppressione terreni, si sentirà la voce di chi ti loderà, e qui si riuni­ranno coloro che chiederanno misericordia e indulgenza per i vivi e per i defunti, ed essi placheranno la mia ira, quando sarò irritato nei confronti degli uomini». Poi il Giudice aggiunse, parlando alla Vergine: «Madre mia, il tuo nemico è stato a lungo padrone di questo luogo, ma d'ora innanzi qui tu sola sarai padrona e Regina».

Le rivelazioni supplementari; 24

Maria madre e figlia

«Maria, mia Madre, può essere chiamata madre e fi­glia: madre perché mi ha generato, figlia perché ha imi­tato la mia volontà, in quanto la somiglianza del suo corpo splendeva nella mia carne e la somiglianza di tut­te le virtù ha brillato alla perfezione nel suo cuore e nel­le sue opere».

Le rivelazioni supplementari, 37

Lode di Gesù nei confronti di sua Madre

«Sii benedetta, Madre del Re di gloria e Regina de­gli angeli! Le tue parole sono vere e dolcissime. Madre mia carissima hai detto a ragione che ho fatto ogni cosa in misericordia e giustizia. Sii benedetta, poiché sei stata così dolce che la Divinità si è compiaciuta di scendere in te e di non separarsi mai da te! Sei stata come una casa purissima e assolutamente linda, profumata con le virtù, abbellita da un fulgore straordinario. Hai brillato come una stella luminosa che brucia senza consumarsi: hai bruciato con il fuoco dell'amore senza consumarti. Per questo ti chiamano piena di carità e di misericordia, perché tutta la carità fiorisce in te e tutti trovano la misericordia attraverso te; infatti hai circondato e custodito in te l'autore della mi­sericordia, e saresti persino capace di avere misericordia del diavolo, se lo chiedesse con umiltà! Per questo io ti darò tutto quello che mi domanderai e che desidererai». La Madre rispose: «Figlio mio, conosci la richiesta che ti faccio da sempre. Dunque, affinché questa sposa capisca ciò che è spirituale, ti supplico perché le parole che mi dici siano radicate nel cuore dei tuoi amici e per­mettano loro di raggiungere la perfezione estrema». Il Figlio riprese: «Sii benedetta da tutti gli abitanti celesti! Sei come un'aurora che si eleva in un amore ric­co di virtù. Sei come un astro che si dirige verso il sole, che precede la mia giustizia con la sua pietà. Sei una mediatrice saggia, che pacifica il dissenso degli uomini e di Dio stesso; per questo le tue richieste saranno esaudi­te e le mie parole si compiranno, come desideri».

Le rivelazioni supplementari 50