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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Ciò che non è per l’eternità non può essere che vanità.
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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

MARIA - 2

Tutte le virtù e tutte le grazie sono custodite nella Vergine Maria

«Ci sono tre cose in particolare per cui sono pia­ciuta a mio Figlio», diceva la Madre di Dio alla sposa: «- l'umiltà, tanto che nessun uomo, nessun angelo e nessuna creatura era più umile di me; - ho eccelso nell'obbedienza, perché mi sono sforzata di obbedire a mio Figlio in ogni cosa; - ho avuto in sommo grado una carità singolare, e per questo sono stata onorata tre volte tanto da lui, poiché per prima cosa sono stata onorata dagli angeli e dagli uomini, tanto che non c’è virtù divina che non risplenda in me, sebbene egli sia l'origine e il Creatore di tutte le cose. Io sono la creatu­ra cui egli ha concesso una grazia più eminente che a tutte le altre creature. In secondo luogo, ho ottenuto una grande potenza, grazie alla mia obbedienza, tanto che non c'è peccatore, per quanto corrotto, che non ottenga il suo perdono se si rivolge a me con cuore contrito e il fermo proposito di fare ammenda. In terzo luogo, attraverso la mia carità, Dio si avvicina a me a tal punto che chi vede Dio, vede me, e chi vede me, può vedere in me, come in uno specchio più perfetto di quello degli altri, la divinità e l'umanità, e me in Dio; infatti chiunque vede Dio, vede in lui tre Persone; e chiunque vede me, vede tre Persone, dato che il Si­gnore mi ha rinchiuso dentro di sé con la mia anima e il mio corpo, e mi ha colmato di ogni genere di virtù, tanto che non c’è virtù in Dio che non risplenda in me, sebbene Dio sia il Padre e l'autore di tutte le virtù. Quando due corpi si uniscono, l'uno riceve quello che riceve l'altro: lo stesso succede tra me e Dio, poiché in lui non c'è dolcezza che non sia per così dire in me, come colui che ha il gheriglio di una noce e ne dà metà a un altro. La mia anima e il mio corpo sono più puri del sole e più lucidi di uno specchio. Così come in uno specchio si possono vedere tre persone, se fossero pre­senti, allo stesso modo è possibile vedere nella mia pu­rezza il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, poiché ho portato il Figlio nel mio seno; ora lo si vede in me con Dio e l'umanità come in uno specchio, perché sono pie­na di gloria. Sforzati dunque, sposa di mio Figlio! di se­guire la mia umiltà e di non amare altri che mio Figlio». Libro I, 42

Parole di lode scambiate fra la Madre e il Figlio in presenza della sposa

La Vergine Maria parlava a suo Figlio, dicendo: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei senza inizio e senza fi­ne; tu che sei stato l'uomo più abile e più virtuoso che sia mai esistito; tu che sei stato la creatura più degna del mondo!». Il Figlio rispose dicendo: «Madre mia, le parole che escono dalla tua bocca mi sono gradite, e nutrono i pen­sieri più segreti del mio cuore in modo dolce e soave; tu per me sei più dolce di qualsiasi altra creatura. Sebbene io ami i santi, amo te con amore ancora più ardente, più singolare e più eccelso, perché sono stato generato dalla tua carne. Sei come la mirra di prima qualità, il cui pro­fumo sale fino a Dio e lo conduce nel tuo corpo: lo stes­so profumo ha attirato a sé il tuo corpo e la tua anima. Sii benedetta, perché gli angeli si rallegrano per la tua bellezza; e, grazie alla tua virtù, chiunque ti invochi con cuore puro sarà liberato. Tutti i demoni tremeranno da­vanti alla tua luce». Libro 1, 46

Parole di lode e di benedizione scambiate tra la Madre e il Figlio

La Madre di Dio parlava a suo Figlio, dicendo: «Ca­ro Figlio mio, che il tuo nome sia benedetto in eterno con la tua divinità infinita! Nella tua divinità ci sono tre cose meravigliose: la tua potenza, la tua saggezza e la tua virtù. La tua potenza infinita è come un fuoco che arde, davanti a cui tutto ciò che è forte e rigido si spezza e si rompe, come la paglia seccata dal fuoco. La tua saggez­za imperscrutabile è come il mare, che non può inaridir­si tale è la sua grandezza, che copre le valli e le monta­gne; e come i flutti impetuosi salgono e scendono, allo stesso modo, nessuno può giungere alla conoscenza della tua saggezza, né può trovare la strada per sondarla ed arrivarci. Con quanta saggezza hai creato l'uomo e l'hai formato e messo al di sopra di ogni creatura! Con quan­ta saggezza hai disposto 'gli uccelli nell'aria, gli animali sulla terra, i pesci nel mare, dando ad ognuno di loro un tempo e un ordine! Con quanta saggezza hai reso saggi gli stolti, e stolti i superbi! La tua virtù, insigne e prodi­giosa, è come la luce del sole che splende in cielo e colma la terra del suo splendore, così come la tua virtù, che sazia le cose del cielo e della terra e le ricolma tutte. Per questo tu sii benedetto, caro Figlio mio! Tu che sei il mio Dio gentile e il mio Signore maestoso!». il Figlio rispose: «Madre amatissima, le tue parole sono dolci e piacevoli per me, perché sono pronunciate dalla tua anima, assolutamente bella e pura. Come la bella e bionda aurora, ti alzi al mattino con luminosità e serenità gettando i tuoi raggi su tutti i cieli, e la tua luce e il tuo fulgore superano ogni angelo. Con la grazia inef­fabile, hai dolcemente attirato a te il sole, ossia la mia divinità, e poiché il sole della mia divinità è giunto a te, si è legato e unito a te; e sei stata riscaldata più di chiun­que altro dal suo calore attraverso il mio amore, e grazie alla mia saggezza divina sei stata illuminata, più di chiunque altro, dal suo splendore. Per merito tuo si so­no dissipate le spesse tenebre della terra e tutti i cieli si sono illuminati. In verità ti dico che la tua incomparabi­le purezza, che mi è piaciuta più di quella degli angeli, ti ha valso la mia adorabile divinità, affinché tu fossi in­fiammata dal fuoco di questo Spirito divino, con il qua­le hai rinchiuso in te il vero Dio e il vero uomo, e attra­verso cui ogni uomo è stato illuminato e gli angeli si so­no rallegrati. Madre mia! Sii dunque benedetta dal tuo Figlio be­nedetto. Per questo non domanderai nulla che non ti sia concesso; e per merito tuo chi mi chiederà misericordia con il desiderio di correggere i propri errori, riceverà la mia grazia, perché, così come il calore proviene dal sole, allo stesso modo attraverso te giungerà ogni misericordia: perché tu sei come una fontana che si espande ovunque e dalla quale la misericordia sgorga sui malvagi». La Madre rispose nuovamente al Figlio: «Figlio mio, che ogni gloria e ogni virtù siano con te. Tu sei mio Dio e mia misericordia. Tutto ciò che mi è caro è tuo. Tu sei come il seme che non è stato seminato, e che tuttavia è cresciuto e ha fatto frutti cento, mille volte tanto. Ogni misericordia trae origine da te; ed essendo indicibile e infinita, può giustamente essere espressa con il numero simbolico cento, sinonimo di perfezione, perché qual­siasi perfezione e qualsiasi beneficio dipende da te». Allora il Figlio disse alla Madre: «Madre mia, mi hai paragonato a ragion veduta al seme che non è stato se­minato, e che tuttavia è cresciuto, perché sono cresciuto in te con la mia divinità e la mia umanità, ed essa non è stata seminata con mescolanza, eppure è cresciuta in te, e da essa è sgorgata in abbondanza la mia misericordia in tutti e per tutti; per questo ti sei espressa bene. Ora, quindi, chiedi tutto ciò che vuoi, e ti sarà dato, perché tu invochi la mia infinita misericordia con la forza e con le dolci parole della tua bocca». La Madre gli rispose dicendo: «Figlio mio, poiché ho ricevuto ed ottenuto la tua misericordia, oso chie­derti misericordia e soccorso per i poveri miserabili. Fi­glio mio e mio Signore, concedi loro la tua misericordia attraverso le mie preghiere». Il Figlio rispose: «Chiunque invochi il tuo nome e abbia fiducia nelle tue preghiere, con la volontà di cor­reggersi e fare ammenda dei suoi errori, dapprima rice­verà queste tre cose, e poi il regno celeste, perché avver­to così tanta dolcezza nelle tue parole, che non posso ri­fiutare quello che mi chiedi; poiché anche tu desideri solo ciò che voglio io. Infine, sei come una fiamma lu­minosa e ardente, attraverso la quale le luci spente si so­no accese e il cui ardore cresce: così, grazie alla tua ca­rità, che è salita al mio cuore e mi ha attirato verso te, chi è stato sorpreso nel peccato dalla morte, rivivrà nel­la vita vivente del mio amore infinito». Libro 1, 50

Maria paragonata a un fiore

La Madre di Dio parlava al Figlio, dicendo: «Il tuo nome sia benedetto in eterno, Gesù Cristo, caro Figlio mio! Alla tua umanità sia reso onore al di sopra di tutto il creato! Sia resa gloria alla tua divinità eterna, sopra ogni cosa, divinità che è Dio con la tua umanità! » Il Figlio rispose: «Carissima Madre mia, sei simile a un fiore che si è schiuso, cresciuto in una valle vicino a cui c'erano cinque montagne. Quel fiore è spuntato da tre radici, con uno stelo dritto, senza nodi; quel fiore aveva cinque foglie colme di ogni soavità e dolcezza. Ora, quest'umile valle si è innalzata con il suo fiore al di sopra delle cinque montagne circostanti, e le sue foglie si sono ingrandite e protese su tutta la distesa del cielo e sopra i cori degli angeli. Questa valle sei tu, Madre ama­tissima, grazie all'umiltà che hai avuto più di chiunque altro. È la tua umiltà che ha superato le cinque monta­gne. Il primo monte era la potenza di Mosè che, attra­verso la mia legge, ha avuto potere sul mio popolo, co­me se questo popolo fosse stato tenuto in suo pugno: ma tu hai rinchiuso nel tuo seno il Signore e il legislato­re divino di tutte le leggi: per questo sei più alta di que­sta montagna. Il secondo monte era Elia, che è stato co­sì santo da cadere in estasi ed essere innalzato nel corpo e nell'anima in un luogo santo: ma la tua anima, carissi­ma Madre mia, è assurta, e con lei il tuo corpo purissi­mo, al di sopra di tutti i cori degli angeli: per questo sei più alta e più eminente di Elia. Il terzo monte era la for­za incomparabile di Sansone, che egli aveva più di ogni altro uomo, eppure il diavolo l'ha convinto e dominato con l'inganno e l'astuzia: ma tu hai dominato il diavolo con forza mirabile; per questo sei più forte di Sansone. Il quarto monte era Davide, che si è comportato secon­do il mio cuore e secondo la mia volontà, ma che, tutta­via, è caduto nel peccato abominevole e crudele: ma tu, Madre mia, hai seguito in tutto e per tutto le sentenze e i decreti della mia volontà, e non hai mai peccato. Il quinto ed ultimo monte era Salomone, che è stato colmato di saggezza e che tuttavia ha perso il senno: ma tu, Madre mia, sei stata riempita di ogni saggezza e non sei mai stata insensata, né indotta in errore né ingannata: per questo sei molto più eminente di Salomone. Ora questo fiore è nato da tre radici, poiché, sin dal­la giovinezza, hai avuto tre cose: l'obbedienza, la carità e l'intelligenza divina. Da queste tre radici è cresciuto uno stelo dritto e senza nodi, ossia la tua volontà che non si è piegata a nulla se non alla mia. Questo fiore ha anche cinque petali, che si sono aperti al di sopra dei cori degli angeli. In verità, Madre mia, sei tu questo fio­re dai cinque petali. Il primo petalo è la tua onestà, tanto che i miei ange­li, mentre l'osservavano, hanno visto che superava la lo­ro, che era molto più eminente in santità ed onestà della loro; per questo motivo sei più eccelsa degli angeli. U secondo petalo è la tua misericordia, così grande che quando vedi la miseria di tutte le anime, provi una grande compassione, ed hai sofferto e sopportato un'im-mensa pena alla mia morte. Gli angeli sono pieni di mise­ricordia; ma non provano dolore: tu, invece, carissima Madre mia, hai avuto pietà dei miserabili, quando avvertivi tutto il dolore della mia morte, hai voluto patire ed hai patito ancora più dolore grazie alla tua misericordia, piut­tosto che esserne esente: per questa ragione la tua miseri­cordia ha oltrepassato e superato quella di tutti gli angeli. Il terzo petalo è la tua dolcezza. Certo, gli angeli so­no buoni e miti, e desiderano il bene di tutti: ma tu, ca­rissima Madre mia, come un angelo, prima di morire hai avuto nell'anima e nel corpo la volontà di compiere del bene per tutti, e lo hai fatto in modo molto partico­lare; ed ora non lo rifiuti a nessuno che ti chieda, a ra­gione, di avere dei benefici: per questo la tua dolcezza è più eccelsa di quella degli angeli. Il quarto petalo è la tua prodigiosa e meravigliosa bellezza, poiché gli angeli, osservando fra di loro la bel­lezza degli uni e degli altri, e ammirando la bellezza di ogni anima e di ogni corpo, vedono che tutta la bellezza della tua anima è superiore all'intera creazione, e che l'onestà del tuo corpo è superiore a quella di tutti gli uomini, creati dal nulla: in questo modo, la tua bellezza supera gli angeli e tutto il creato. Il quinto petalo è la tua divina dilettazione, poiché non ti piace nulla all'infuori di Dio, così come nulla di­letta gli angeli se non Dio, e ognuno di loro sente e av­verte dentro di sé un'indicibile felicità. Ma quando han­no visto quali erano la contentezza e la gioia che provavi per Dio, in tutta coscienza è parso loro che la loro bru­ciasse come una luce nella divina carità; ma vedendo che la tua gioia era come una catasta di legno che brucia a fuoco vivo e ardentissimo, tanto alto che la sua fiam­ma si avvicinava alla mia divinità, ebbene, dolce Madre mia, essi conclusero che la tua felicità bruciava e si in­nalzava al di sopra di tutti i cori degli angeli; per questo dunque questo fiore ha avuto cinque petali, ossia l'one­stà, la misericordia, la dolcezza, la bellezza e l'immensa dilettazione, ed era colmo di ogni dolcezza e di ogni soavità. Ora, chiunque voglia gustare la dolcezza e la soavità, deve avvicinarsi ad esse e riceverle dentro di sé, come hai fatto tu, buona Madre mia; perché sei stata così amorosamente dolce con mio Padre, che egli ti ha accolta interamente nel suo spirito, e la tua dolcezza in­namorata gli è piaciuta fra tutte le altre. Questo fiore porta anche il seme da cui, con il calore e la virtù del sole, cresce il frutto. Ma questo sole bene­detto, ossia la mia divinità, ha ricevuto l'umanità nel tuo seno vergine: perché così come il seme, ovunque cada, genera un certo tipo di fiore, così le mie membra sono state conformi e simili alle tue; tuttavia, sono stato uo­mo, e tu sei stata Vergine Madre. Questa valle e il suo fiore sono stati sommamente innalzati al di sopra di tutte le montagne, quando il tuo corpo e la tua anima santa sono stati posti al di sopra di tutti i cori degli angeli». Libro 1,51

Parole di benedizione e di preghiera della Madre di Dio per suo Figlio

La Beata Vergine Maria parlava a suo Figlio dicen­do: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei mio Dio, Si­gnore degli angeli e Re della gloria! Ti prego affinché le parole che hai predicato si radichino nel cuore dei tuoi amici, e si fissino e aderiscano al loro spirito come la pe­ce spalmata sull'arca di Noè con aderenza tale che i venti e le tempeste non poterono distruggerla; e che si propaghino e si spargano per il mondo come ramoscelli e fiori soavi e dolci, il cui odore si esala e si diffonde; che diano frutti, e diventino dolci come il dattero, la cui dolcezza diletta l'anima». L'amato Figlio le rispose: «Sii benedetta, cara Ma­dre mia! Il mio angelo Gabriele ti dice: 'Maria, sii bene­detta fra tutte le donne'; io sono la testimonianza certa che tu sei benedetta e che sei santissima al di sopra di tutti i cori degli angeli. Sei come il fiore sbocciato nel giardino: sebbene sia circondato da fiori che emanano diversi profumi ed effluvi, il suo profumo, la sua bellez­za e la sua virtù superano quelli di ogni altro fiore. Questi fiori sono stati seminati nel giardino del mondo, si sono schiusi e hanno brillato attraverso varie virtù, tutte scelte ed elette da Adamo alla fine del mondo. Ma fra tutti quelli che sono stati e che saranno, hai avuto il profumo più eccelso e umiltà in sommo grado, nella bellezza aggraziata della tua verginità. Io sarò certa­mente testimonianza di te che sei stata più che martire nella mia Passione, più che angelo nella tua misericor­dia e nella tua buona volontà. Ecco perché, avendo udi­to la tua preghiera, radicherò le mie parole affinché, proprio come la pece, aderiscano con forza ai cuori dei miei amici; esse si dilateranno e si diffonderanno come fiori odoriferi e daranno frutti come il dattero, dolcissi­mo e soave». Maria simile all'arca La Vergine Maria parlava al Figlio carissimo, dicen­do: «Sii benedetto, Figlio mio, tu che sei mio Dio e Si­gnore degli angeli! Tu sei colui del quale i profeti han­no udito la voce, di cui gli apostoli hanno visto il corpo, e che gli ebrei e i tuoi nemici hanno ascoltato. Per que­sto sii benedetto, Figlio mio, senza fine e senza inizio!» Il Figlio le rispose dicendo: «Sii benedetta, tu che sei vergine e madre al tempo stesso! Tu sei l'arca che era secondo la legge e conteneva tre oggetti, ossia la ver­ga, la manna e la tavola. Sono state fatte tre cose con la verga: è stata tramutata in un serpente senza veleno; ha diviso le acque e infine ha fatto sgorgare l'acqua dalla pietra. Ed io, che sono restato nel tuo ventre ed ho as­sunto l'umanità da te, sono la rappresentazione di quel­la verga. Prima di tutto, sono tutto terribile e spaventoso per i miei nemici, proprio come il serpente per Mosè; poi­ché mi fuggono, e mi hanno in orrore come un serpen­te, sebbene sia pieno di ogni misericordia, e sia senza il veleno della perversità. Lascio che mi tengano con loro e mi tocchino, se desiderano farlo; se mi cercano mi vol­go a loro; se mi chiamano e invocano il mio aiuto, ac­corro, come la madre che si affretta dal figlio perso che ha ritrovato; se chiedono perdono per gli. errori che hanno commesso, concedo loro la mia misericordia e ri­metto i loro peccati. Faccio tutto questo per loro, anche se faccio loro ribrezzo come un serpente. In secondo luogo, questa verga ha separato il mare dal mare di sangue, e attraverso i fiumi del mio dolore ho liberato il cammino per andare in cielo, sino a quel momento chiuso dal peccato. Allora il mare si è diviso e si è aperta una strada completamente sgombra, quando il dolore di tutte le mie membra si è unito al mio cuore, che si è spezzato, a causa dell'intensità ditale dolore. Quando, in seguito, il popolo è passato attraverso il ma­re, Mosè non lo ha condotto subito nella Terra Promes­sa, ma nel deserto, per istruirlo e metterlo alla prova: al­lo stesso modo, il mio popolo, ora che ha ricevuto la fe­de e i miei comandamenti, non sale subito in cielo; prima è necessario che gli uomini siano messi alla prova nel deserto, ossia nel mondo, per vedere e verificare con quale amore amano Dio. Ma nel deserto il popolo ha provocato e irritato Dio in tre occasioni: in primo luogo quando ha eretto un idolo e l'ha adorato; poi perché ha rimpianto e deside­rato le carni di cui si cibava in Egitto; e ancora perché è stato superbo, quando ha voluto salire e combattere contro i nemici, senza la volontà di Dio. Allo stesso mo­do, ora gli uomini hanno peccato contro di me in que­sto mondo... Eppure io sono così misericordioso che se si convertiranno a me con cuore contrito, mi volgerò a loro e li riceverò come un padre pio riceve i figli. In terzo luogo, questa verga ha fatto sgorgare l'ac­qua dalla roccia. Questa pietra è il cuore indurito degli uomini, che non appena viene colpito dal timore e dal mio amore, fa sgorgare subito lacrime di contrizione e di penitenza. Nessuna persona, per quanto cattiva, non avverte un fremito in tutte le sue membra tale da spin­gerla alla devozione, e versa un fiume di lacrime, se si ri­volge a me; se pensa alla mia Passione nel suo intimo; se osserva la mia potenza; se soppesa e considera con at­tenzione la mia bontà, che dà frutti come la terra e gli alberi. Poi la manna è stata custodita nell'arca: così come il pane degli angeli, delle anime sante e di quelli che sono giusti sulla terra - cui non piace nulla se non la mia dol­cezza, e per i quali tutto il mondo è morto, e che, se so­lo lo volessi, desidererebbero essere privi della carne corporale - è stato custodito in te, che sei vergine e ma­dre nello stesso tempo. Da ultimo, in quest'arca erano conservate le tavole della legge: come avveniva in te, Madre mia, che custo­divi il Signore, il legislatore di tutte le leggi. Per questo Madre mia, sii benedetta fra tutte le cose che sono state create in cielo e in terra». Libro 1, 53

Il modo in cui Gesù viene calato dalla Croce

«Figlia mia» diceva la Santa Vergine Maria «devi pensare a cinque cose: prima di tutto alle membra di mio Figlio che diventarono fredde alla sua morte, e il sangue si congelò al loro interno; alla sua Passione che fu così amara che, trafitto il suo cuore con tanta cru­deltà, colui che gli inflisse una ferita con la punta di una lancia si fermò solo dopo essere passato da parte a par­te. Poi medita e pensa al modo in cui è stato calato dalla Croce. I due che lo tolsero e lo deposero a terra, usaro­no tre scale: una per salire fino ai piedi, la seconda per le braccia, la terza per il corpo. Il primo salì e lo tenne in mezzo. Il secondo, issandosi sull'altra scala, gli tolse dalla mano uno dei chiodi che avevano trapassato la croce e, dopo avere appoggiato la scala dall'altra parte, levò il chiodo anche dall'altra mano. Colui che reggeva il corpo, scese un gradino alla volta, come meglio pote­va, mentre l'altro saliva con la scala sino ai piedi, per strapparne i chiodi; e mentre scendevano, uno sostene­va il corpo per la testa. Io, che ero sua Madre, lo tenevo in mezzo; e con Giu­seppe e Nicodemo, lo appoggiammo su una pietra dove avevamo steso un lenzuolo bianco e pulito, con il quale avvolgemmo il suo corpo; ma non cucii il sudano: sapevo con certezza che non si sarebbe deteriorato nel sepolcro. Più tardi Maria Maddalena e le altre pie donne ci fe­cero visita; vennero anche moltissimi angeli che rende­vano un servizio al loro Creatore. Allora quale fu la mia tristezza? Nessuno può dirlo, perché ero come una don­na che dà alla luce un bambino, e le cui membra trema­no dopo il parto; una donna che, sebbene respiri a fati­ca a causa del dolore, gioisce dentro di sé, per quanto le è possibile, sapendo che il bambino appena nato non soffrirà mai di una simile miseria: allo stesso modo, seb­bene io fossi sommamente afflitta per la morte di mio Figlio, mi rallegrai, perché sapevo che non sarebbe morto mai più e che era destinato alla vita eterna; per questo la mia tristezza si confondeva con la gioia. In ve­rità posso dire che, quando mio Figlio fu sepolto, nel sepolcro ci furono due cuori. Non si dice forse che il vostro cuore è là dove si trova il vostro tesoro? Allo stesso modo, il mio cuore e il mio pensiero erano sem­pre nel sepolcro di mio Figlio, mio tesoro e mio cuore». Libro II, 21

La Santa Vergine parla alla sposa di Gesù Cristo della propria perfezione

La Santa Vergine Maria disse: «Io sono colei che è da sempre nell'amore divino, e sin dall'infanzia lo Spiri­to Santo è stato perfettamente con me. Come esempio, pensa alla noce che cresce quando si sviluppa il guscio esterno; anche il gheriglio all'interno cresce, e in questo modo la noce, sviluppandosi, è sempre piena, e non la­scia spazio a nulla di esterno. Allo stesso modo, sin dall'infanzia sono stata colma dello Spirito Santo, ed es­so mi ha talmente riempito con grande abbondanza, man mano che crescevo nel corpo e negli anni, che non ha lasciato nessuno spazio vuoto, in modo da non per­mettere al peccato né di entrare né di stabilirsi in me. Così, sono colei che non ha mai commesso un pec­cato veniale né mortale, perché sono stata così ardente nell'amore di Dio che non mi è piaciuto nulla del mon­do se non la perfezione della volontà divina, poiché il fuoco dell'amore divino bruciava incessantemente nel mio cuore. Anche Dio, benedetto sopra ogni cosa, che mi ha creato con la sua potenza e mi ha colmato di virtù dello Spirito Santo, mi ha amato ardentemente. Il fervo­re del suo amore è stato tale che mi ha inviato un mes­saggero per farmi conoscere la sua volontà, ossia che so­no Madre di Dio; e avendo saputo che era la volontà di­vina, d'un tratto il fuoco dell'amore che avevo nel cuore mi ha fatto pronunciare le parole di obbedienza, con cui ho risposto al messaggero: Sia fatta la tua parola; e in quello stesso istante il Verbo si è incarnato in me, così il Figlio di Dio è stato Figlio mio ed abbiamo uno stesso Figlio che è Dio e uomo e, similmente, io sono Vergine Madre. Gesù è un uomo molto saggio e vero Dio e, abi­tando nel mio ventre, mi ha dato così tanto discernimento che non solo posso intendere la saggezza di tutti i dottori, ma persino vederla nel loro cuore, poiché Dio me la rende manifesta, e sono in grado di capire se le lo­ro parole sgorgano dalla carità divina oppure dall'artifi­cio della loro scienza». Libro III, 8

Maria paragonata a un arcobaleno

«Ora, sono la Vergine che assiste al di sopra del mondo in continua preghiera, come sulle nuvole dell'ar­cobaleno che sembra tendere verso la terra e toccarla con le estremità. L'arcobaleno sono io, io che, attraver­so la preghiera, mi piego e mi abbasso verso gli abitanti della terra, sia buoni sia cattivi. Mi chino verso i buoni, affinché siano fermi e costanti nelle cose comandate lo­ro dalla Santa Chiesa, e verso i cattivi perché non avan­zino nella loro cattiveria». Libro III, 10

Similitudine di Maria con il Tempio di Salomone

Per il giorno della Natività della Santa Vergine. «Sii benedetta, Madre di Dio! Tempio di Salomone, dalle mura dorate; dal tetto splendido, dal pavimento disseminato di pietre preziose, dalla composizione e dalla struttura splendente, dagli interni perfetti, belli e deliziosi alla vista! Tu sei in tutto simile a questo Tem­pio, in cui ha camminato e si è seduto il vero Salomone; nel quale egli ha portato l'arca della gloria e il candela­bro per fare luce. Allo stesso modo, Vergine benedetta, sei il Tempio di quel Salomone che ha riportato la pace fra Dio e gli uomini, che ha riconciliato i colpevoli, dato vita ai morti, e liberato i poveri dai creditori. In verità, il tuo corpo e la tua anima sono stati il Tempio della divinità, il tuo corpo e la tua anima sono stati il tetto della carità divina, sotto il quale il Figlio di Dio, uscendo dal Padre, è venuto a te ed ha abitato gioiosamente con te. Il pavimento di questo Tempio è stato la tua vita, perfetta in ogni cosa, e l'esercizio assi­duo delle virtù, poiché la tua onestà è stata in te, dato che tutte le cose sono state stabilite in te, umili, devote, e assolutamente perfette e compiute. I muri di questo Tempio avevano forma quadrangolare, poiché non sei stata turbata da nessun obbrobrio, non sei andata orgo­gliosa di nessun onore, non ti sei inquietata per nessuna impazienza, e non ti sei legata a nulla che non fosse l'onore e l'amore di Dio. I dipinti di questo tempio so­no stati i fuochi continui dello Spirito Santo, il quale ha infiammato e innalzato la tua anima tanto che non c era virtù che non fosse presente in te con maggior perfezio­ne e compimento rispetto alle altre creature. In questo Tempio ha camminato Dio; egli ha river­sato in te le dolcezze e le soavità della sua visita, e vi ha trovato riposo quando la divinità si è unita all'umanità. Per questo sii benedetta, Vergine Beata in cui il grande Dio si è fatto bambino, e l'antico Signore un fanciullo; in cui Dio eterno e Creatore invisibile si è fat­to visibile fra le creature. Per questo, dunque, essendo tu molto pia e Signora potentissima, guardami, ti prego, ed abbi misericordia di me, perché sei la Madre di Salo­mone, non del figlio di Davide, ma di colui che è Padre di Davide, e Signore di Salomone, che edificava questo Tempio meraviglioso, tua prefigurazione; poiché il Fi­glio esaudirà la Madre, una Madre così grande! Prega, dunque, affinché il Figlio Salomone, che portasti in grembo come se dormisse, vegli in me, affinché non mi ferisca nessuna dilettazione del peccato, e la contrizione dei peccati commessi sia sempre in me; affinché le cose terrene siano morte in me, la mia pazienza perseveri in me e la mia penitenza dia i suoi frutti, perché non pos­siedo altra virtù che questa parola: Misericordia, Maria! Poiché il mio Tempio è l'esatto contrario del tuo: è oscurato da vizi, fango, lussuria, è corrotto dal tarlo del­la cupidigia, ed incostante per la superbia, vile a causa della vanità delle cose mondane». La Madre rispose: «Benedetto sia Dio, che ti ha ispirato questo saluto, perché tu comprenda quanta dolcezza e quanta bontà sono in Dio. Ma perché mi paragoni a Salomone e al suo Tempio, dato che sono Madre di colui che non ha né inizio né fine, e del quale si legge che non ha avuto né padre né madre, ossia Melchisedech, poiché sta scritto che fu sacerdote, e il Tempio di Dio appartiene ai sacerdoti, e dunque, io sono la Vergine Madre del sovrano Sacerdote? In ve­rità ti dico che sono l'una e l'altra, ossia la Madre di re Salomone e la Madre del sacerdote che riappacifica e accorda ogni cosa; poiché il Figlio di Dio, che è anche Figlio mio, è l'uno e l'altro, sacerdote e Re dei re. Del resto, nel mio ventre egli si è rivestito spiritualmente delle vesti sacerdotali, nelle quali ha offerto il sacrificio per il mondo. Nella città regale è stato incoronato con un diadema regale, ma aguzzo e straziante; fuori, inve­ce, correva per i campi come un atleta forte e si eserci­tava nella lotta. Ora posso lamentarmi a ragione, poiché mio Figlio è dimenticato e trascurato dai sacerdoti e dai re. I re si gloriano dei loro palazzi, dei loro eserciti e del crescente onore che il mondo tributa loro, e i sacerdoti si inorgo­gliscono dei beni e dei possedimenti temporali delle anime. Infatti così come hai detto che il Tempio era di­pinto d'oro, allo stesso modo i templi dei sacerdoti sono pieni di vanità e di curiosità mondane, poiché la simo­nia domina i loro pensieri. L'arca del Testamento è scomparsa; le luci delle virtù si sono spente; la tavola della devozione è desolata». La sposa rispose: «Madre di misericordia, abbi pietà e prega per loro». La Madre rispose: «Il Dio d'eternità ha amato i suoi a tal punto, che non soltanto desidera esaudire coloro che pregano nelle loro preghiere, ma anche che gli altri avvertano l'effetto della loro richiesta. E affinché siano esaudite le preghiere formulate per gli altri, servono due cose: la volontà di abbandonare il peccato, e il desiderio di progredire nel bene, poiché le mie preghiere giove­ranno a quanti pregheranno così». Libro III, 29

Maria paragonata a un giglio

Per il giorno di Sant'Agnese. Sant'Agnese parla alla sposa, dicendo: «Figlia, ama la Madre di misericordia, poiché è simile a un giglio so­migliante a un gladio; esso presenta due estremità aguz­ze e la punta sottile; è più alto e più grande degli altri fiori. Così la Santa Vergine è il fiore dei fiori, che cresce nelle valli e cresce su tutte le montagne; un fiore che venne nutrito a Nazareth ed era diffuso sino in Libano. Questo fiore era il più alto, perché la Regina del cielo primeggia su tutte le creature in dignità e potenza. Il suo cuore è combattuto fra la passione per il Figlio e la costanza nella lotta contro gli attacchi del diavolo, poi­ché ella non ha mai ceduto al peccato. Quanta chiaro­veggenza ebbe il vecchio che profetizzò Il gladio trafig­gerà il vostro cuore, poiché la Vergine ha sopportato e sofferto spiritualmente tanti contraccolpi e gladi quanti furono i colpi sopportati da Gesù, ed ha visto e provato su di sé le piaghe del Figlio! Ella ha avuto anche una libertà eccessiva, ossia una misericordia quasi incomprensibile, poiché è stata tal­mente pia e misericordiosa da preferire ogni sorta di tri­bolazione, affinché le anime fossèro riscattate, piuttosto di non patire. Ora, essendo unita a suo Figlio, ella non dimentica la sua naturale bontà, ma estende e prodiga la sua misericordia a tutti, persino ai malvagi; e così come il sole illumina e riscalda la terra, allo stesso modo non c e nessuno che, data la dolcezza di Maria, non riceva, se lo chiede, la sua pietà e la sua clemenza. Ella ha una punta molto acuta, ossia l'umiltà, poiché attraverso essa, è piaciuta all'angelo quando ha detto che era la serva di Dio, sebbene fosse destinata ad essere sublime Signora. Con queste stesse parole, ella ha concepito il Figlio di Dio, poiché non ha voluto piacere ai superbi. Così è as­surta al trono sovrano, non avendo amato nulla all'in-fuori di Dio. Vai dunque, anima carnale!, e saluta la Madre di misericordia che arriva proprio ora». Libro III, 30

Maria paragonata a una calamita

La Madre di Dio parla alla sposa, dicendo: «Qual­cuno, cercando delle pietre, trovò la calamita, e pren­dendola in mano, la pose e la custodì fra i suoi tesori, poiché ella conduce le navi in porto. Così mio Figlio, cercando le tue pietre, che sono i santi, mi ha scelto in modo particolare come Madre, affinché, attraverso me, gli uomini fossero condotti nel porto della salvezza e nell'oasi del cielo. Dunque, così come la calamita che, con una dolce attrazione, richiama a sé il ferro, io attiro a Dio i più duri di cuore; per questo non dovete essere turbati se a volte il vostro cuore si indurisce: ciò vi varrà corone più grandi». Libro III, 32