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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

EREDITA LETTERARIA E SPIRITUALE DI BRIGIDA

Brigida era stata occasionalmente gratificata da al­cune visioni fin dalla prima infanzia; fu tuttavia du­rante gli anni trascorsi ad Alvastra dopo la morte del marito che visioni e rivelazioni divennero più fre­quenti. Inizialmente Brigida non osò dar credito a quanto appariva al suo occhio interiore e a quanto le sue orecchie udivano durante l'estasi, temendo anzi che potesse trattarsi di una tentazione del demonio. Si rivolse allora al suo consigliere spirituale, maestro Matthias, teologo di fama, che dopo un attento esa­me dei testi la confortò e rassicurò.

Ma a far svanire ogni dubbio di Brigida furono le parole di grande potenza, bellezza e forza di persua­sione che il Signore le fece udire quando si trovava ancora ad Alvastra e che nell'edizione definitiva apro­no il primo libro delle Rivelazioni:

Io sono il Creatore del cielo e della terra, uno in divinità con il Padre e lo Spirito Santo. Io sono colui che parlò ai,patriarchi e ai profeti e colui che essi at­tendevano. E per esaudire i loro desideri, secondo la mia promessa, che ho assunto carne umana senza pec­cato né concupiscenza, entrando nel ventre della Ver­gine allo stesso modo in cui un sole risplendente pas­sa attraverso un vetro puro e trasparente. E come il sole, attraversando il vetro, non lo offende, così la verginità di Maria non fu né lesa né offesa quando io presi da lei la mia umanità. Ora devi sapere che io ho assunto l'umanità in modo da non rinunciare alla mia divinità. E sebbene fossi nel ventre della Vergine con umanità, ero ugualmente in comunione di divinità col Padre e lo Spirito Santo; e come lo splendore non si separa mai dal fuoco, così la mia divinità non si è mai separata dall'umanità, neppure nella morte...

E poi un appello personale e insieme un'investitura: E tu, figlia mia, che ho scelto per me e alla quale io parlo, amami con tutto il tuo cuore, non come un figlio o una figlia, o come i genitori amano i loro fi­gli, ma più di tutto ciò che esiste al mondo; perché io, che vi ho creato, amo talmente la vostra anima che preferirei essere crocifisso un'altra volta, se fosse pos­sibile, piuttosto che privarmene.

Dopo i comprensibili dubbi e le esitazioni del pe­riodo iniziale, Brigida fu sempre saldissima nel suo con­vincimento di essere stata scelta dal Signore per far co­noscere agli uomini certe verità. La certezza della sua missione le derivava dalla voce che le parlava dentro e le diceva: «Io sono il tuo Dio che vuole parlare con te».

La visione di Dio di Brigida derivava da esperien­za diretta: Dio per lei non era un concetto astratto, ma un vissuto quotidiano. Consapevole del dono di­vino che possedeva, Brigida così cercò di descriverlo: «Dolcissimo Dio, è meraviglioso ciò che operi in me; quando a te piace, fai calare sul mio corpo un sonno spirituale e rendi l'anima capace di vedere e udire le cose dello spirito».

Di conseguenza la futura santa agì come docile stru­mento delle divina provvidenza e poté rivolgere sen­za timore i suoi ammonimenti, spesso assai duri e se­veri, a personaggi influenti e allo stesso papa. Il che, come fa notare padre Graziano di Santa Teresa in un pregevole studio dedicato all'azione politica delle san­te medievali, in particolare Brigida di Svezia e Cate­rina da Siena, «meraviglia fortemente in donne d'al­tronde tanto deferenti verso qualsiasi autorità, reli­giosa e civile, tanto soggette ai loro direttori spirituali e di profondissima umiltà nella loro vita e condotta ordinaria»4.

La deposizione al processo del vescovo Alfonso ci informa infatti che Brigida dimostrò sempre la mas­sima obbedienza verso i suoi padri spirituali, al pun­to da «mortificare la propria volontà perché ogni co­sa che faceva era sottomessa al consenso del predet­to padre spirituale».

La figlia Caterina testimoniò la stessa cosa. Perché una persona così umile e rispettosa potesse inviare al papa e ai sovrani messaggi tanto severi e talora addi­rittura offensivi, era indispensabile che fosse convin­ta della loro origine divina e della loro conseguente necessità storica. Convincimenti che in Brigida non vennero mai meno.

Poiché le rivelazioni che Brigida riceveva non era­no destinate soltanto a lei, ma anche ad altri, si pre­sentò subito la necessità di trascriverle. Brigida prese così l'abitudine di mettere subito per iscritto quanto aveva udito: le parole del Signore, della Vergine e dei santi si imprimevano infatti con estrema precisione nella sua mente, così che, al risveglio dall'estasi, po­teva trascrivere ogni parola velocemente e con sicu­rezza. Dopo che i testi erano stati fissati sulla carta, Brigida perdeva il ricordo esatto della successione ver­bale e non conservava altro che la memoria dell'ar­gomento che era stato oggetto della rivelazione. Co­me sappiamo, Brigida scriveva in svedese e i testi ve­nivano poi tradotti in latino da Petrus di Alvastra, aiu­tato di frequente da Petrus di Skànninge. In seguito fu il vescovo Alfonso, il devoto amico degli ultimi an­ni, a svolgere il lavoro redazionale vero e proprio, suddividendo le rivelazioni in otto libri, senza peral­tro seguire un ordine logico o cronologico preciso.

La redazione definitiva delle rivelazioni fu curata nel secolo successivo dai monaci di Vadstena e stam­pata nel 1492 a Lubecca per incarico del monastero in ottocento esemplari su carta e sedici su pergame­na: l'invenzione della stampa ad opera di Giovanni Gutenberg risaliva a pochi decenni prima (1455).

I contenuti degli otto libri delle Revelationes pos­sono essere così descritti:

Libri I e II: rivelazioni ricevute in Svezia

Libro III: moniti al clero e ai vescovi per la loro vita e il loro ufficio

Libro IV: rivelazioni ricevute a Roma e per Roma

Libro V: libro delle domande

Libro VI: visioni su temi vari

Libro VII: visioni ricevute in Terra Santa

Libro VIII: ammonimenti avuti da Gesù Cristo per principi e regnanti

Alle Revelationes vanno aggiunte le Revelationes ex­travagantes (ossia «supplementari», non accolte nei testi canonici), che contengono notizie biografiche e anche in­dicazioni e consigli per le monache e i monaci di Vadstena.

Le opere di santa Brigida comprendono inoltre la Regola dell'ordine del Santissimo Salvatore, in tren­tuno capitoli, che la santa dettò a Petrus di Alvastra. Come abbiamo visto, per ottenere l'approvazione del­la Santa Sede si resero necessarie alcune modifiche di contenuto e aggiustamenti linguistici.

C'è poi il Sermo angelicus, tradotto in latino da Pe­trus di Skànninge: ventuno letture liturgiche, tre per ogni giorno della settimana, che Brigida ricevette da un angelo durante il primo periodo del suo soggior­no romano, quando abitava nella casa del cardinale adiacente alla chiesa di San Lorenzo in Damaso, e che descrivono la storia della salvezza, dalla nascita di Ma­ria fino alla sua glorificazione.

Nella sua Deposicio copiosissima il maestro Petrus testimonia a questo proposito:

Ogni giorno la signora Brigida, dopo aver devota­mente recitato le sue preghiere, si preparava nella sua camera, la cui finestra consentiva la vista dell'altar maggiore della chiesa, con carta e penna in mano e aspettava l'angelo, finché egli veniva. E l'angelo si po­neva in piedi accanto a lei, col volto sempre rivolto verso l'altare dove si trovava il corpo di Cristo, e det­tava chiaramente e ordinatamente le citate lezioni nel­la lingua materna della signora Brigida e lei con gran­de devozione scriveva tutto ciò che usciva dalla boc­ca dell'angelo. Qualche volta capitava che l'angelo non venisse e interrogata dal suo padre spirituale ella ri­spondeva con grande umiltà: «Oggi non ho scritto nul­la, perché ho atteso l'angelo di Dio affinché mi det­tasse, ma lui non è venuto». Ciò durò oltre un anno; non ogni giorno, ma di tanto in tanto l'angelo veniva da Brigida, che lo vedeva con gli occhi corporali.

Vanno citate infine le Preghiere di Santa Brigida: quattro preghiere lunghe, due rivolte a Gesù e due al­la Vergine, e quindici preghiere più brevi, che Brigi­da ricevette nel 1346 ad Alvastra, dedicate alla soffe­renza del Redentore. Per tutta la vita Brigida le reci­tò quotidianamente.

Brigida attribuì sempre ogni suo scritto a Gesù e al­la Vergine. Indipendentemente dalla fonte, sulla qua­le la critica letteraria non può né vuole esprimere al­cun giudizio, l'opera che porta la sua firma, in parti­colare le Rivelazioni, è molto apprezzata. Quanto la santa sia stimata anche come scrittrice è chiaramente espresso dal professor E.N. Tigerstedt, docente di let­teratura all'università di Stoccolma, che scrive: «Bri­gida è una delle figure più possenti e singolari della nostra letteratura, uno dei grandi scrittori svedesi».

Le Rivelazioni di santa Brigida sono peraltro state sottoposte a molte valutazioni teologiche. Il primo teologo che se ne occupò fu il maestro Matthias, che con la sua fama di teologo e uomo di cultura conferì loro autorità e legittimità: «Io Matthias, canonico di Linkòping, partecipo a tutti gli uomini con questo scritto la verità divina che ho udito confessando un'a­mica di Dio».

In seguito, quando Brigida viveva ancora in Svezia, le analizzò l'arcivescovo Birger di Uppsala e a Roma soprattutto il vescovo Alfonso di Jaén. Tutti furono d'accordo nel riconoscerne l'ispirazione divina. Nel corso del processo di canonizzazione, papa Gregorio XI fece accuratamente valutare le Rivelazioni da tre cardinali e vari teologi, che giunsero alla medesima conclusione. Nel 1379 infine Urbano VI istituì un'altra commissione di cardinali e teologi, che ugualmente trovò le rivelazioni veritiere e ispirate da Dio, quindi adatte a essere diffuse, ed espresse pubblicamente e uf­ficialmente tale risultato.

Questa dichiarazione suscitò in molti il desiderio di conoscerle, e fu così che importanti personalità poli­tiche e religiose inviarono appositamente messi a Ro­ma per procurarsele; tra questi anche il re di Boemia, Carlo V di Francia e le regine di Napoli, Cipro e Ca­stiglia. Le Rivelazioni furono quindi ricopiate molte volte. La canonizzazione di Brigida, avvenuta il 7 ot­tobre 1391, ne accrebbe ulteriormente la fama.

Nonostante l'approvazione di papi e teologi e il pa­rere positivo dei padri consiliari di Costanza (1415) e di un'ulteriore commissione creata nel 1455 dal con­cilio di Basilea della quale faceva parte anche il famoso cardinale Giovanni Torquemada, non sono mancati gli oppositori, a giudizio dei quali alle Rivelazioni dove­va essere attribuito valore esclusivamente umano. Al­tri supposero addirittura che i due Petrus e il vesco­vo Alfonso avessero ampliato, modificato e abbellito i testi, o addirittura se li fossero inventati.

Certamente coloro che posero mano alle Rivela­zioni, le tradussero in latino e ne curarono l'edizione definitiva hanno apportato qualche contributo per­sonale. Ma è giusto ipotizzare che si sia trattato di un contributo formale, e non sostanziale, sia per il ri­spetto nei confronti di Brigida e per il prezioso ma­teriale che veniva loro affidato, sia perché Brigida aveva una conoscenza del latino sufficiente per con­trollare testo e traduzione.

Con riferimento al contributo umano alle Rivela­zioni, Gesù stesso disse a Brigida:

Io sono come un falegname che taglia pezzi di le­gno nel bosco, li porta a casa e ne ricava una bella scultura, che orna di colori e figure di contorno. Quando i suoi amici vedono che la scultura potreb­be essere ornata di colori ancora più belli, vi sovrap­pongono i loro colori e aggiungono altre pitture. Co­sì io, Dio, ho tratto le mie parole dal bosco della mia divinità e le ho poste nel tuo cuore. 1 miei amici poi, in forza della virtù che è stata loro data, hanno riunito queste parole in libri e le hanno dipinte e ornate.

Il contributo umano non è negato, ma spiegato e collocato in corretta luce.

L'origine di ciò che viene visto e udito durante le estasi ha sempre suscitato discussioni e problemi: non soltanto nel caso di Brigida di Svezia ma anche di tan­ti altri mistici e santi che furono gratificati da visioni e audizioni. Con riferimento a Brigida, coloro che le vissero accanto ritennero le sue Rivelazioni di origi­ne soprannaturale, e dello stesso avviso sono ancor oggi numerosi studiosi e devoti; per altri esse sareb­bero in parte attribuibili alla fantasia di lei, per altri ancora lo sarebbero in toto. A giudizio di alcuni, Bri­gida ricorrerebbe all'origine soprannaturale dei testi per dar loro maggior efficacia. Commenta a questo proposito frate Graziano Maioli:

Chi non ammette alcuna origine soprannaturale dovrà collocare Brigida fra i grandi geni letterari per l'incredibile varietà di situazioni, ora tragiche ora drammatiche, e per il continuo succedersi di traslati sempre attinenti al soggetto, anche se talvolta sem­brino strani... Cristo, rivolto alla corte celeste, di­chiara ch'egli parla in quella data maniera propter co­gnitionem et instructionem istius adstantis sponsae, quae spiritualia non potest percipere nisi per corpora­lia (cioè: «per conoscenza e istruzione di questa spo­sa, che non può capire le cose spirituali se non attra­verso le cose corporali»).

Certo, se questa ed altre espressioni simili sono una finzione letteraria, bisogna riconoscere in Brigida un ingegno sopraffino e anche una certa dose di umori­smo.

Le Rivelazioni di santa Brigida sono anche un'ope­ra di grande afflato poetico: in mille modi viene espresso l'amore sconfinato della santa per il Cristo, la Vergine e il mistero della Trinità. Per rendersene conto basta leggere le espressioni dedicate alla Vergi­ne Maria, paragonata per esempio a un arcobaleno:

Io sono la Vergine che dall'alto assiste il mondo in continua preghiera, allo stesso modo in cui dalle nu­vole l'arcobaleno tende verso la terra e sembra toc­carla. L'arcobaleno sono io, che attraverso la pre­ghiera mi chino verso gli abitanti della terra, buoni o cattivi che siano. Mi chino verso i buoni affinché sia­no saldi e costanti in ciò che la Chiesa comanda lo­ro, e verso i cattivi affinché non progrediscano nella loro cattiveria.

Ed ecco le parole con le quali la Madre di Dio spie­ga a Brigida come mai fu scelta dal Signore:

Un uomo, cercando delle pietre, trovò la calamita e la custodì fra i suoi tesori perché essa conduce le navi in porto. Così mio Figlio, cercando fra le sue pie­tre che sono i santi, scelse me come Madre affinché attraverso di me gli uomini fossero condotti al porto della salvezza e nell'oasi del cielo. Come la calamita, con una dolce attrazione, richiama a sé il ferro, così io attiro a Dio i più duri di cuore...

La Vergine è paragonata anche a un fiore dal qua­le le api succhiano dolcezza:

Io somiglio a un fiore dal quale le api colgono dol­cezza; e sebbene esse ne prendano molta, la mia dol­cezza non finisce mai; infatti io sono in grado di pro­digare grazie a tutti, avendone sempre in sovrabbon­danza. 1 miei eletti sono come le api, che con tutta la devozione di cui sono capaci sono attenti a qualsiasi cosa minacci il mio onore, e come le api lavorano con cura e attenzione....

Maria è paragonata infine a un giardiniere:

Sono come un giardiniere di questo mondo, che quando vede soffiare il vento impetuoso che dan­neggia le piante e gli arboscelli, si reca subito in giar­dino e li lega e li sorregge con pali e sostegni, pren­dendo ogni precauzione affinché non si rovinino, non si rompano e non si sradichino. Ebbene, io faccio la stessa cosa: essendo Madre di misericordia nel giar­dino di questo mondo, quando vedo che si alzano i venti delle tentazioni mi rivolgo subito a Dio, mio Fi­glio, con le preghiere implorandolo affinché siano so­stenuti e protetti dai venti impetuosi delle tentazioni...

Chi disprezza l'aiuto di mio figlio e il mio, si lascia portare via dal vento delle tentazioni.

Come si può constatare, l'uso di paragoni e alle­gorie è assai frequente e risponde a una necessità, co­me fu spiegato a Brigida:

Ciò che vedi, non si rivela a te così com'è; infatti se tu vedessi la bellezza spirituale degli angeli e delle anime sante, il tuo corpo non potrebbe sopportarlo e per la gioia che la tua anima proverebbe a tale vi­sta si spezzerebbe come un vaso lesionato e fragile. E se tu vedessi i demoni come realmente sono, o vivre­sti con grande tormento oppure improvvisamente moriresti a causa di tale orribile vista. Per questo mo­tivo le cose spirituali si mostrano a te con veste ma­teriale e ti vengono illustrate con parabole, altrimen­ti la tua anima non potrebbe afferrarle. Ma la cosa più meravigliosa è che tu senti il mio spirito muoversi nel tuo cuore.

Indubbiamente la varietà, la bellezza, la ricchezza, il coraggio e il frequente annuncio profetico riscon­trabili nei testi che, assai velocemente e senza corre­zioni, Brigida scriveva dopo l'estasi o dettava ai suoi confessori non sono facilmente spiegabili. Accettarne o meno l'origine trascendente resterà tuttavia sempre una scelta squisitamente personale. Quello che conta in questa sede, e che vale qualunque sia l'interpreta­zione prescelta, è sottolineare il fine che le Rivelazio­ni si propongono.

Scopo delle Rivelazioni e dell'intera missione di santa Brigida è il rinnovamento della Chiesa, che ella amò moltissimo e che non intese riformare: volle soltanto ripristinarne il volto legittimo sfigurato da­gli uomini. Brigida non criticava le leggi vigenti, de­nunciava il fatto che non fossero osservate, e mostra­va la Chiesa qual era al suo tempo, triste e tenebro­sa, e quale avrebbe dovuto essere, luminosa e pura. Non si limitava a condannare, ma indicava la via per il ritorno alla primitiva purezza.

È la Vergine stessa a rivelare a Brigida il triplice pro­filo della Chiesa alla luce del ministero di tre aposto­li: Giovanni, Pietro e Paolo.

In Giovanni splendono l'obbedienza e la dolcezza che Brigida deve far sue: «Abbassati alle cose umili e avrai le sublimi. Lascia la tua propria volontà se vuoi essere piccola. Disprezza le cose terrene e sarai una creatura celeste. Disprezza le cose superflue ed avrai abbondanza spirituale».

Pietro è animato dalla fede: «In Pietro brilla la fe­de della Santa Chiesa. E come Pietro rimase stabile fi­no alla fine, così rimarrà stabile fino alla fine la fede della Chiesa». E ancora: «Cerca pertanto la santa fe­de nella Chiesa di san Pietro; una volta che l'hai cer­cata conservala nella tua memoria e portala alla per­fezione nelle tue opere».

In Paolo infine si trova la pazienza per vivere la cari­tà di Cristo e soffrire per lui: «Con la pazienza di Paolo si accende la carità di Dio nei cuori, gli animi si infiam­mano per compiere cose grandi, l'uomo diventa umile, mite, misericordioso, fervente verso le cose celesti, sol­lecito di sé, perseverante nelle iniziative intraprese».

Obbediente Giovanni, fermo nella fede Pietro, amorosamente paziente Paolo: queste tre grandi vir­tù devono animare la Chiesa e i suoi fedeli.

Forte delle sue rivelazioni, la santa svedese solleci­tava gli ecclesiastici a non trascurare i loro doveri, ad abbandonare mondanità e sfarzo, concubinato e si­monia, e ricordava ai monaci l'osservanza delle rego­le dei fondatori.

Brigida era ben conscia dei mali della Chiesa e nel­la già riportata lettera al vescovo di Orvieto` ne de­scrive il miserando stato. Nel primo libro delle Rive­lazioni, al capitolo XLI, compendia le colpe del pa­pato. Anche questo messaggio è stato riportato in un precedente capitolo. Brigida fustiga i papi per abuso di potere e mancanza di adesione ai loro doveri, pe­rò difende il papato come istituzione e come ideale.

Con riferimento ai vescovi, mette in bocca a san­t'Ambrogio, che le appare a Milano, prima tappa del viaggio in Italia, una severa critica a Giovanni Vi­sconti, arcivescovo e signore temporale di Milano, usando ancora una volta un'allegoria, quella delle die­ci ore. Eccola:

C'era un uomo che aveva una brava e buona mo­glie, ma le preferiva la domestica. Da ciò derivarono tre cose: le parole e il sorriso della domestica lo ral­legravano più della moglie; donò alla domestica i ve­stiti più belli non curandosi che la moglie andasse ve­stita umilmente di stoffa ordinaria, macchiata e strap­pata; passava con la domestica nove ore su dieci, men­tre ne dedicava una soltanto alla moglie. Delle nove ore, occupava la prima a guardare la ragazza ralle­grandosi della sua bellezza. Nella seconda ora dor­miva fra le sue braccia. Nella terza lavorava lietamente per lei. Nella quarta si riposava accanto a lei. Nella quinta si dava da fare per procurarle tutto quello che le era necessario. Nella sesta era lieto perché ella si dimostrava riconoscente. Nella settima si accendeva di desiderio e nell'ottava lo soddisfaceva. Nella nona tralasciava di fare alcune cose che avrebbe dovuto fa­re. Nella decima faceva quello che non aveva voglia di fare, cioè si dedicava alla moglie. Ma un giorno si presentò a lui uno dei parenti della moglie e gli dis­se severamente: «Ritorna alla tua legittima consorte, amala, vestila decentemente e passa nove ore con lei e soltanto una con la ragazza; se così non farai, af­fronterai una morte tremenda».

Il significato è chiaro: il vescovo è consacrato alla Chiesa, così come il marito lo è alla legittima sposa. E come l'uomo dell'allegoria ha trascurato la moglie per dedicarsi alla ragazza, così il vescovo trascura la Chiesa per dedicarsi alle cose mondane.

Brigida rivolse a Giovanni Visconti appelli molto eloquenti, che tuttavia non ebbero effetto, per cui le fu spiegato che quel vescovo era «come una testuggi­ne, sulla cui dura corazza i colpi rimbalzano; egli è contento di vivere nel fango e di andarsene in giro con la testa rivolta verso il suolo, e non desidera altro che continuare a vivere nel peccato».

Brigida ebbe grandissima stima del ruolo del sa­cerdote, che amministra i due sacramenti più impor­tanti, la confessione e la comunione; ruolo che può continuare a svolgere, purché regolarmente ordinato, anche se indegno: «E io dico che i preti sono veri pre­ti e consacrano il corpo di Gesù Cristo anche se so­no carichi di peccati; essi trattano veramente Dio sul­l'altare e amministrano gli altri sacramenti anche se, a causa dei loro peccati, sono indegni davanti a Dio della gloria celeste».

La vita dissoluta di certi sacerdoti la induce tutta­via a dire: «È più caro a Dio che costoro non dicano messa, piuttosto che tocchino il corpo di Dio con le loro mani meretrici».

Brigida non volle distruggere, ma purificare e rin­novare. Il risultato della sua lunga e intrepida missione non fu sempre positivo, non sempre i suoi moniti fu­rono ascoltati. Ma molto opportunamente scrive Gra­ziano Maioli nello studio sopra citato:

Anche persone non prevenute contro Brigida, an­zi stimandola per la sua santa vita, non sempre furo­no docili agli avvisi e agli ammonimenti dati da lei, così da poter concludere che in parte la sua missione fallì; ma gli insuccessi, comuni d'altronde al profeti­smo vecchio-testamentario e all'annuncio evangelico, indicano solo che all'offerta di rinnovamento da par­te di Dio corrisponde spesso la neghittosità e l'insof­ferenza dell'uomo. È allora che la tempra dell'araldo di Dio manifesta la sua resistenza inflessibile. Infatti anche Brigida non venne mai meno al suo compito di intermediaria fra il cielo e la terra fino all'ultimo re­spiro.

Scopo ultimo dell'opera di Brigida a favore del rin­novamento della Chiesa, della moralizzazione dei co­stumi, del miglioramento dei rapporti fra le nazioni e fra i sovrani e il loro popolo, fu in ultima analisi l'e­levazione del livello spirituale della società e del sin­golo individuo. Il secolo XIV nel quale Brigida visse fu denso di difficoltà sociali e politiche: la guerra dei cent'anni, le innumerevoli contrapposizioni tra i prin­cipi laici ed ecclesiastici, la peste nera e il papato avignonese, con tutte le conseguenze che questa situa­zione comportò. Brigida visse appieno il suo tempo, immersa nel mondo anche quando a Roma conduce­va vita praticamente monacale, e prese atto per espe­rienza diretta di tutto questo. Si divideva fra espe­rienza ascetica ed estatica e fervida attività di denun­cia, ammonimento e stimolo nei confronti dei poten­ti del mondo. La sua opera letteraria è la perfetta te­stimonianza di tutto questo: grande afflato mistico e altrettanto grande coinvolgimento mondano, così che Brigida è compiutamente cittadina del cielo e della terra, realizzando al massimo livello la vocazione uma­na e spirituale del cristianesimo, per il quale la terra è il vivaio del cielo.