Santa Brigida di Svezia
EREDITA LETTERARIA E SPIRITUALE DI BRIGIDA
Brigida era stata occasionalmente gratificata da alcune visioni fin dalla prima infanzia; fu tuttavia durante gli anni trascorsi ad Alvastra dopo la morte del marito che visioni e rivelazioni divennero più frequenti. Inizialmente Brigida non osò dar credito a quanto appariva al suo occhio interiore e a quanto le sue orecchie udivano durante l'estasi, temendo anzi che potesse trattarsi di una tentazione del demonio. Si rivolse allora al suo consigliere spirituale, maestro Matthias, teologo di fama, che dopo un attento esame dei testi la confortò e rassicurò.
Ma a far svanire ogni dubbio di Brigida furono le parole di grande potenza, bellezza e forza di persuasione che il Signore le fece udire quando si trovava ancora ad Alvastra e che nell'edizione definitiva aprono il primo libro delle Rivelazioni:
Io sono il Creatore del cielo e della terra, uno in divinità con il Padre e lo Spirito Santo. Io sono colui che parlò ai,patriarchi e ai profeti e colui che essi attendevano. E per esaudire i loro desideri, secondo la mia promessa, che ho assunto carne umana senza peccato né concupiscenza, entrando nel ventre della Vergine allo stesso modo in cui un sole risplendente passa attraverso un vetro puro e trasparente. E come il sole, attraversando il vetro, non lo offende, così la verginità di Maria non fu né lesa né offesa quando io presi da lei la mia umanità. Ora devi sapere che io ho assunto l'umanità in modo da non rinunciare alla mia divinità. E sebbene fossi nel ventre della Vergine con umanità, ero ugualmente in comunione di divinità col Padre e lo Spirito Santo; e come lo splendore non si separa mai dal fuoco, così la mia divinità non si è mai separata dall'umanità, neppure nella morte...
E poi un appello personale e insieme un'investitura: E tu, figlia mia, che ho scelto per me e alla quale io parlo, amami con tutto il tuo cuore, non come un figlio o una figlia, o come i genitori amano i loro figli, ma più di tutto ciò che esiste al mondo; perché io, che vi ho creato, amo talmente la vostra anima che preferirei essere crocifisso un'altra volta, se fosse possibile, piuttosto che privarmene.
Dopo i comprensibili dubbi e le esitazioni del periodo iniziale, Brigida fu sempre saldissima nel suo convincimento di essere stata scelta dal Signore per far conoscere agli uomini certe verità. La certezza della sua missione le derivava dalla voce che le parlava dentro e le diceva: «Io sono il tuo Dio che vuole parlare con te».
La visione di Dio di Brigida derivava da esperienza diretta: Dio per lei non era un concetto astratto, ma un vissuto quotidiano. Consapevole del dono divino che possedeva, Brigida così cercò di descriverlo: «Dolcissimo Dio, è meraviglioso ciò che operi in me; quando a te piace, fai calare sul mio corpo un sonno spirituale e rendi l'anima capace di vedere e udire le cose dello spirito».
Di conseguenza la futura santa agì come docile strumento delle divina provvidenza e poté rivolgere senza timore i suoi ammonimenti, spesso assai duri e severi, a personaggi influenti e allo stesso papa. Il che, come fa notare padre Graziano di Santa Teresa in un pregevole studio dedicato all'azione politica delle sante medievali, in particolare Brigida di Svezia e Caterina da Siena, «meraviglia fortemente in donne d'altronde tanto deferenti verso qualsiasi autorità, religiosa e civile, tanto soggette ai loro direttori spirituali e di profondissima umiltà nella loro vita e condotta ordinaria»4.
La deposizione al processo del vescovo Alfonso ci informa infatti che Brigida dimostrò sempre la massima obbedienza verso i suoi padri spirituali, al punto da «mortificare la propria volontà perché ogni cosa che faceva era sottomessa al consenso del predetto padre spirituale».
La figlia Caterina testimoniò la stessa cosa. Perché una persona così umile e rispettosa potesse inviare al papa e ai sovrani messaggi tanto severi e talora addirittura offensivi, era indispensabile che fosse convinta della loro origine divina e della loro conseguente necessità storica. Convincimenti che in Brigida non vennero mai meno.
Poiché le rivelazioni che Brigida riceveva non erano destinate soltanto a lei, ma anche ad altri, si presentò subito la necessità di trascriverle. Brigida prese così l'abitudine di mettere subito per iscritto quanto aveva udito: le parole del Signore, della Vergine e dei santi si imprimevano infatti con estrema precisione nella sua mente, così che, al risveglio dall'estasi, poteva trascrivere ogni parola velocemente e con sicurezza. Dopo che i testi erano stati fissati sulla carta, Brigida perdeva il ricordo esatto della successione verbale e non conservava altro che la memoria dell'argomento che era stato oggetto della rivelazione. Come sappiamo, Brigida scriveva in svedese e i testi venivano poi tradotti in latino da Petrus di Alvastra, aiutato di frequente da Petrus di Skànninge. In seguito fu il vescovo Alfonso, il devoto amico degli ultimi anni, a svolgere il lavoro redazionale vero e proprio, suddividendo le rivelazioni in otto libri, senza peraltro seguire un ordine logico o cronologico preciso.
La redazione definitiva delle rivelazioni fu curata nel secolo successivo dai monaci di Vadstena e stampata nel 1492 a Lubecca per incarico del monastero in ottocento esemplari su carta e sedici su pergamena: l'invenzione della stampa ad opera di Giovanni Gutenberg risaliva a pochi decenni prima (1455).
I contenuti degli otto libri delle Revelationes possono essere così descritti:
Libri I e II: rivelazioni ricevute in Svezia
Libro III: moniti al clero e ai vescovi per la loro vita e il loro ufficio
Libro IV: rivelazioni ricevute a Roma e per Roma
Libro V: libro delle domande
Libro VI: visioni su temi vari
Libro VII: visioni ricevute in Terra Santa
Libro VIII: ammonimenti avuti da Gesù Cristo per principi e regnanti
Alle Revelationes vanno aggiunte le Revelationes extravagantes (ossia «supplementari», non accolte nei testi canonici), che contengono notizie biografiche e anche indicazioni e consigli per le monache e i monaci di Vadstena.
Le opere di santa Brigida comprendono inoltre la Regola dell'ordine del Santissimo Salvatore, in trentuno capitoli, che la santa dettò a Petrus di Alvastra. Come abbiamo visto, per ottenere l'approvazione della Santa Sede si resero necessarie alcune modifiche di contenuto e aggiustamenti linguistici.
C'è poi il Sermo angelicus, tradotto in latino da Petrus di Skànninge: ventuno letture liturgiche, tre per ogni giorno della settimana, che Brigida ricevette da un angelo durante il primo periodo del suo soggiorno romano, quando abitava nella casa del cardinale adiacente alla chiesa di San Lorenzo in Damaso, e che descrivono la storia della salvezza, dalla nascita di Maria fino alla sua glorificazione.
Nella sua Deposicio copiosissima il maestro Petrus testimonia a questo proposito:
Ogni giorno la signora Brigida, dopo aver devotamente recitato le sue preghiere, si preparava nella sua camera, la cui finestra consentiva la vista dell'altar maggiore della chiesa, con carta e penna in mano e aspettava l'angelo, finché egli veniva. E l'angelo si poneva in piedi accanto a lei, col volto sempre rivolto verso l'altare dove si trovava il corpo di Cristo, e dettava chiaramente e ordinatamente le citate lezioni nella lingua materna della signora Brigida e lei con grande devozione scriveva tutto ciò che usciva dalla bocca dell'angelo. Qualche volta capitava che l'angelo non venisse e interrogata dal suo padre spirituale ella rispondeva con grande umiltà: «Oggi non ho scritto nulla, perché ho atteso l'angelo di Dio affinché mi dettasse, ma lui non è venuto». Ciò durò oltre un anno; non ogni giorno, ma di tanto in tanto l'angelo veniva da Brigida, che lo vedeva con gli occhi corporali.
Vanno citate infine le Preghiere di Santa Brigida: quattro preghiere lunghe, due rivolte a Gesù e due alla Vergine, e quindici preghiere più brevi, che Brigida ricevette nel 1346 ad Alvastra, dedicate alla sofferenza del Redentore. Per tutta la vita Brigida le recitò quotidianamente.
Brigida attribuì sempre ogni suo scritto a Gesù e alla Vergine. Indipendentemente dalla fonte, sulla quale la critica letteraria non può né vuole esprimere alcun giudizio, l'opera che porta la sua firma, in particolare le Rivelazioni, è molto apprezzata. Quanto la santa sia stimata anche come scrittrice è chiaramente espresso dal professor E.N. Tigerstedt, docente di letteratura all'università di Stoccolma, che scrive: «Brigida è una delle figure più possenti e singolari della nostra letteratura, uno dei grandi scrittori svedesi».
Le Rivelazioni di santa Brigida sono peraltro state sottoposte a molte valutazioni teologiche. Il primo teologo che se ne occupò fu il maestro Matthias, che con la sua fama di teologo e uomo di cultura conferì loro autorità e legittimità: «Io Matthias, canonico di Linkòping, partecipo a tutti gli uomini con questo scritto la verità divina che ho udito confessando un'amica di Dio».
In seguito, quando Brigida viveva ancora in Svezia, le analizzò l'arcivescovo Birger di Uppsala e a Roma soprattutto il vescovo Alfonso di Jaén. Tutti furono d'accordo nel riconoscerne l'ispirazione divina. Nel corso del processo di canonizzazione, papa Gregorio XI fece accuratamente valutare le Rivelazioni da tre cardinali e vari teologi, che giunsero alla medesima conclusione. Nel 1379 infine Urbano VI istituì un'altra commissione di cardinali e teologi, che ugualmente trovò le rivelazioni veritiere e ispirate da Dio, quindi adatte a essere diffuse, ed espresse pubblicamente e ufficialmente tale risultato.
Questa dichiarazione suscitò in molti il desiderio di conoscerle, e fu così che importanti personalità politiche e religiose inviarono appositamente messi a Roma per procurarsele; tra questi anche il re di Boemia, Carlo V di Francia e le regine di Napoli, Cipro e Castiglia. Le Rivelazioni furono quindi ricopiate molte volte. La canonizzazione di Brigida, avvenuta il 7 ottobre 1391, ne accrebbe ulteriormente la fama.
Nonostante l'approvazione di papi e teologi e il parere positivo dei padri consiliari di Costanza (1415) e di un'ulteriore commissione creata nel 1455 dal concilio di Basilea della quale faceva parte anche il famoso cardinale Giovanni Torquemada, non sono mancati gli oppositori, a giudizio dei quali alle Rivelazioni doveva essere attribuito valore esclusivamente umano. Altri supposero addirittura che i due Petrus e il vescovo Alfonso avessero ampliato, modificato e abbellito i testi, o addirittura se li fossero inventati.
Certamente coloro che posero mano alle Rivelazioni, le tradussero in latino e ne curarono l'edizione definitiva hanno apportato qualche contributo personale. Ma è giusto ipotizzare che si sia trattato di un contributo formale, e non sostanziale, sia per il rispetto nei confronti di Brigida e per il prezioso materiale che veniva loro affidato, sia perché Brigida aveva una conoscenza del latino sufficiente per controllare testo e traduzione.
Con riferimento al contributo umano alle Rivelazioni, Gesù stesso disse a Brigida:
Io sono come un falegname che taglia pezzi di legno nel bosco, li porta a casa e ne ricava una bella scultura, che orna di colori e figure di contorno. Quando i suoi amici vedono che la scultura potrebbe essere ornata di colori ancora più belli, vi sovrappongono i loro colori e aggiungono altre pitture. Così io, Dio, ho tratto le mie parole dal bosco della mia divinità e le ho poste nel tuo cuore. 1 miei amici poi, in forza della virtù che è stata loro data, hanno riunito queste parole in libri e le hanno dipinte e ornate.
Il contributo umano non è negato, ma spiegato e collocato in corretta luce.
L'origine di ciò che viene visto e udito durante le estasi ha sempre suscitato discussioni e problemi: non soltanto nel caso di Brigida di Svezia ma anche di tanti altri mistici e santi che furono gratificati da visioni e audizioni. Con riferimento a Brigida, coloro che le vissero accanto ritennero le sue Rivelazioni di origine soprannaturale, e dello stesso avviso sono ancor oggi numerosi studiosi e devoti; per altri esse sarebbero in parte attribuibili alla fantasia di lei, per altri ancora lo sarebbero in toto. A giudizio di alcuni, Brigida ricorrerebbe all'origine soprannaturale dei testi per dar loro maggior efficacia. Commenta a questo proposito frate Graziano Maioli:
Chi non ammette alcuna origine soprannaturale dovrà collocare Brigida fra i grandi geni letterari per l'incredibile varietà di situazioni, ora tragiche ora drammatiche, e per il continuo succedersi di traslati sempre attinenti al soggetto, anche se talvolta sembrino strani... Cristo, rivolto alla corte celeste, dichiara ch'egli parla in quella data maniera propter cognitionem et instructionem istius adstantis sponsae, quae spiritualia non potest percipere nisi per corporalia (cioè: «per conoscenza e istruzione di questa sposa, che non può capire le cose spirituali se non attraverso le cose corporali»).
Certo, se questa ed altre espressioni simili sono una finzione letteraria, bisogna riconoscere in Brigida un ingegno sopraffino e anche una certa dose di umorismo.
Le Rivelazioni di santa Brigida sono anche un'opera di grande afflato poetico: in mille modi viene espresso l'amore sconfinato della santa per il Cristo, la Vergine e il mistero della Trinità. Per rendersene conto basta leggere le espressioni dedicate alla Vergine Maria, paragonata per esempio a un arcobaleno:
Io sono la Vergine che dall'alto assiste il mondo in continua preghiera, allo stesso modo in cui dalle nuvole l'arcobaleno tende verso la terra e sembra toccarla. L'arcobaleno sono io, che attraverso la preghiera mi chino verso gli abitanti della terra, buoni o cattivi che siano. Mi chino verso i buoni affinché siano saldi e costanti in ciò che la Chiesa comanda loro, e verso i cattivi affinché non progrediscano nella loro cattiveria.
Ed ecco le parole con le quali la Madre di Dio spiega a Brigida come mai fu scelta dal Signore:
Un uomo, cercando delle pietre, trovò la calamita e la custodì fra i suoi tesori perché essa conduce le navi in porto. Così mio Figlio, cercando fra le sue pietre che sono i santi, scelse me come Madre affinché attraverso di me gli uomini fossero condotti al porto della salvezza e nell'oasi del cielo. Come la calamita, con una dolce attrazione, richiama a sé il ferro, così io attiro a Dio i più duri di cuore...
La Vergine è paragonata anche a un fiore dal quale le api succhiano dolcezza:
Io somiglio a un fiore dal quale le api colgono dolcezza; e sebbene esse ne prendano molta, la mia dolcezza non finisce mai; infatti io sono in grado di prodigare grazie a tutti, avendone sempre in sovrabbondanza. 1 miei eletti sono come le api, che con tutta la devozione di cui sono capaci sono attenti a qualsiasi cosa minacci il mio onore, e come le api lavorano con cura e attenzione....
Maria è paragonata infine a un giardiniere:
Sono come un giardiniere di questo mondo, che quando vede soffiare il vento impetuoso che danneggia le piante e gli arboscelli, si reca subito in giardino e li lega e li sorregge con pali e sostegni, prendendo ogni precauzione affinché non si rovinino, non si rompano e non si sradichino. Ebbene, io faccio la stessa cosa: essendo Madre di misericordia nel giardino di questo mondo, quando vedo che si alzano i venti delle tentazioni mi rivolgo subito a Dio, mio Figlio, con le preghiere implorandolo affinché siano sostenuti e protetti dai venti impetuosi delle tentazioni...
Chi disprezza l'aiuto di mio figlio e il mio, si lascia portare via dal vento delle tentazioni.
Come si può constatare, l'uso di paragoni e allegorie è assai frequente e risponde a una necessità, come fu spiegato a Brigida:
Ciò che vedi, non si rivela a te così com'è; infatti se tu vedessi la bellezza spirituale degli angeli e delle anime sante, il tuo corpo non potrebbe sopportarlo e per la gioia che la tua anima proverebbe a tale vista si spezzerebbe come un vaso lesionato e fragile. E se tu vedessi i demoni come realmente sono, o vivresti con grande tormento oppure improvvisamente moriresti a causa di tale orribile vista. Per questo motivo le cose spirituali si mostrano a te con veste materiale e ti vengono illustrate con parabole, altrimenti la tua anima non potrebbe afferrarle. Ma la cosa più meravigliosa è che tu senti il mio spirito muoversi nel tuo cuore.
Indubbiamente la varietà, la bellezza, la ricchezza, il coraggio e il frequente annuncio profetico riscontrabili nei testi che, assai velocemente e senza correzioni, Brigida scriveva dopo l'estasi o dettava ai suoi confessori non sono facilmente spiegabili. Accettarne o meno l'origine trascendente resterà tuttavia sempre una scelta squisitamente personale. Quello che conta in questa sede, e che vale qualunque sia l'interpretazione prescelta, è sottolineare il fine che le Rivelazioni si propongono.
Scopo delle Rivelazioni e dell'intera missione di santa Brigida è il rinnovamento della Chiesa, che ella amò moltissimo e che non intese riformare: volle soltanto ripristinarne il volto legittimo sfigurato dagli uomini. Brigida non criticava le leggi vigenti, denunciava il fatto che non fossero osservate, e mostrava la Chiesa qual era al suo tempo, triste e tenebrosa, e quale avrebbe dovuto essere, luminosa e pura. Non si limitava a condannare, ma indicava la via per il ritorno alla primitiva purezza.
È la Vergine stessa a rivelare a Brigida il triplice profilo della Chiesa alla luce del ministero di tre apostoli: Giovanni, Pietro e Paolo.
In Giovanni splendono l'obbedienza e la dolcezza che Brigida deve far sue: «Abbassati alle cose umili e avrai le sublimi. Lascia la tua propria volontà se vuoi essere piccola. Disprezza le cose terrene e sarai una creatura celeste. Disprezza le cose superflue ed avrai abbondanza spirituale».
Pietro è animato dalla fede: «In Pietro brilla la fede della Santa Chiesa. E come Pietro rimase stabile fino alla fine, così rimarrà stabile fino alla fine la fede della Chiesa». E ancora: «Cerca pertanto la santa fede nella Chiesa di san Pietro; una volta che l'hai cercata conservala nella tua memoria e portala alla perfezione nelle tue opere».
In Paolo infine si trova la pazienza per vivere la carità di Cristo e soffrire per lui: «Con la pazienza di Paolo si accende la carità di Dio nei cuori, gli animi si infiammano per compiere cose grandi, l'uomo diventa umile, mite, misericordioso, fervente verso le cose celesti, sollecito di sé, perseverante nelle iniziative intraprese».
Obbediente Giovanni, fermo nella fede Pietro, amorosamente paziente Paolo: queste tre grandi virtù devono animare la Chiesa e i suoi fedeli.
Forte delle sue rivelazioni, la santa svedese sollecitava gli ecclesiastici a non trascurare i loro doveri, ad abbandonare mondanità e sfarzo, concubinato e simonia, e ricordava ai monaci l'osservanza delle regole dei fondatori.
Brigida era ben conscia dei mali della Chiesa e nella già riportata lettera al vescovo di Orvieto` ne descrive il miserando stato. Nel primo libro delle Rivelazioni, al capitolo XLI, compendia le colpe del papato. Anche questo messaggio è stato riportato in un precedente capitolo. Brigida fustiga i papi per abuso di potere e mancanza di adesione ai loro doveri, però difende il papato come istituzione e come ideale.
Con riferimento ai vescovi, mette in bocca a sant'Ambrogio, che le appare a Milano, prima tappa del viaggio in Italia, una severa critica a Giovanni Visconti, arcivescovo e signore temporale di Milano, usando ancora una volta un'allegoria, quella delle dieci ore. Eccola:
C'era un uomo che aveva una brava e buona moglie, ma le preferiva la domestica. Da ciò derivarono tre cose: le parole e il sorriso della domestica lo rallegravano più della moglie; donò alla domestica i vestiti più belli non curandosi che la moglie andasse vestita umilmente di stoffa ordinaria, macchiata e strappata; passava con la domestica nove ore su dieci, mentre ne dedicava una soltanto alla moglie. Delle nove ore, occupava la prima a guardare la ragazza rallegrandosi della sua bellezza. Nella seconda ora dormiva fra le sue braccia. Nella terza lavorava lietamente per lei. Nella quarta si riposava accanto a lei. Nella quinta si dava da fare per procurarle tutto quello che le era necessario. Nella sesta era lieto perché ella si dimostrava riconoscente. Nella settima si accendeva di desiderio e nell'ottava lo soddisfaceva. Nella nona tralasciava di fare alcune cose che avrebbe dovuto fare. Nella decima faceva quello che non aveva voglia di fare, cioè si dedicava alla moglie. Ma un giorno si presentò a lui uno dei parenti della moglie e gli disse severamente: «Ritorna alla tua legittima consorte, amala, vestila decentemente e passa nove ore con lei e soltanto una con la ragazza; se così non farai, affronterai una morte tremenda».
Il significato è chiaro: il vescovo è consacrato alla Chiesa, così come il marito lo è alla legittima sposa. E come l'uomo dell'allegoria ha trascurato la moglie per dedicarsi alla ragazza, così il vescovo trascura la Chiesa per dedicarsi alle cose mondane.
Brigida rivolse a Giovanni Visconti appelli molto eloquenti, che tuttavia non ebbero effetto, per cui le fu spiegato che quel vescovo era «come una testuggine, sulla cui dura corazza i colpi rimbalzano; egli è contento di vivere nel fango e di andarsene in giro con la testa rivolta verso il suolo, e non desidera altro che continuare a vivere nel peccato».
Brigida ebbe grandissima stima del ruolo del sacerdote, che amministra i due sacramenti più importanti, la confessione e la comunione; ruolo che può continuare a svolgere, purché regolarmente ordinato, anche se indegno: «E io dico che i preti sono veri preti e consacrano il corpo di Gesù Cristo anche se sono carichi di peccati; essi trattano veramente Dio sull'altare e amministrano gli altri sacramenti anche se, a causa dei loro peccati, sono indegni davanti a Dio della gloria celeste».
La vita dissoluta di certi sacerdoti la induce tuttavia a dire: «È più caro a Dio che costoro non dicano messa, piuttosto che tocchino il corpo di Dio con le loro mani meretrici».
Brigida non volle distruggere, ma purificare e rinnovare. Il risultato della sua lunga e intrepida missione non fu sempre positivo, non sempre i suoi moniti furono ascoltati. Ma molto opportunamente scrive Graziano Maioli nello studio sopra citato:
Anche persone non prevenute contro Brigida, anzi stimandola per la sua santa vita, non sempre furono docili agli avvisi e agli ammonimenti dati da lei, così da poter concludere che in parte la sua missione fallì; ma gli insuccessi, comuni d'altronde al profetismo vecchio-testamentario e all'annuncio evangelico, indicano solo che all'offerta di rinnovamento da parte di Dio corrisponde spesso la neghittosità e l'insofferenza dell'uomo. È allora che la tempra dell'araldo di Dio manifesta la sua resistenza inflessibile. Infatti anche Brigida non venne mai meno al suo compito di intermediaria fra il cielo e la terra fino all'ultimo respiro.
Scopo ultimo dell'opera di Brigida a favore del rinnovamento della Chiesa, della moralizzazione dei costumi, del miglioramento dei rapporti fra le nazioni e fra i sovrani e il loro popolo, fu in ultima analisi l'elevazione del livello spirituale della società e del singolo individuo. Il secolo XIV nel quale Brigida visse fu denso di difficoltà sociali e politiche: la guerra dei cent'anni, le innumerevoli contrapposizioni tra i principi laici ed ecclesiastici, la peste nera e il papato avignonese, con tutte le conseguenze che questa situazione comportò. Brigida visse appieno il suo tempo, immersa nel mondo anche quando a Roma conduceva vita praticamente monacale, e prese atto per esperienza diretta di tutto questo. Si divideva fra esperienza ascetica ed estatica e fervida attività di denuncia, ammonimento e stimolo nei confronti dei potenti del mondo. La sua opera letteraria è la perfetta testimonianza di tutto questo: grande afflato mistico e altrettanto grande coinvolgimento mondano, così che Brigida è compiutamente cittadina del cielo e della terra, realizzando al massimo livello la vocazione umana e spirituale del cristianesimo, per il quale la terra è il vivaio del cielo.
Ma a far svanire ogni dubbio di Brigida furono le parole di grande potenza, bellezza e forza di persuasione che il Signore le fece udire quando si trovava ancora ad Alvastra e che nell'edizione definitiva aprono il primo libro delle Rivelazioni:
Io sono il Creatore del cielo e della terra, uno in divinità con il Padre e lo Spirito Santo. Io sono colui che parlò ai,patriarchi e ai profeti e colui che essi attendevano. E per esaudire i loro desideri, secondo la mia promessa, che ho assunto carne umana senza peccato né concupiscenza, entrando nel ventre della Vergine allo stesso modo in cui un sole risplendente passa attraverso un vetro puro e trasparente. E come il sole, attraversando il vetro, non lo offende, così la verginità di Maria non fu né lesa né offesa quando io presi da lei la mia umanità. Ora devi sapere che io ho assunto l'umanità in modo da non rinunciare alla mia divinità. E sebbene fossi nel ventre della Vergine con umanità, ero ugualmente in comunione di divinità col Padre e lo Spirito Santo; e come lo splendore non si separa mai dal fuoco, così la mia divinità non si è mai separata dall'umanità, neppure nella morte...
E poi un appello personale e insieme un'investitura: E tu, figlia mia, che ho scelto per me e alla quale io parlo, amami con tutto il tuo cuore, non come un figlio o una figlia, o come i genitori amano i loro figli, ma più di tutto ciò che esiste al mondo; perché io, che vi ho creato, amo talmente la vostra anima che preferirei essere crocifisso un'altra volta, se fosse possibile, piuttosto che privarmene.
Dopo i comprensibili dubbi e le esitazioni del periodo iniziale, Brigida fu sempre saldissima nel suo convincimento di essere stata scelta dal Signore per far conoscere agli uomini certe verità. La certezza della sua missione le derivava dalla voce che le parlava dentro e le diceva: «Io sono il tuo Dio che vuole parlare con te».
La visione di Dio di Brigida derivava da esperienza diretta: Dio per lei non era un concetto astratto, ma un vissuto quotidiano. Consapevole del dono divino che possedeva, Brigida così cercò di descriverlo: «Dolcissimo Dio, è meraviglioso ciò che operi in me; quando a te piace, fai calare sul mio corpo un sonno spirituale e rendi l'anima capace di vedere e udire le cose dello spirito».
Di conseguenza la futura santa agì come docile strumento delle divina provvidenza e poté rivolgere senza timore i suoi ammonimenti, spesso assai duri e severi, a personaggi influenti e allo stesso papa. Il che, come fa notare padre Graziano di Santa Teresa in un pregevole studio dedicato all'azione politica delle sante medievali, in particolare Brigida di Svezia e Caterina da Siena, «meraviglia fortemente in donne d'altronde tanto deferenti verso qualsiasi autorità, religiosa e civile, tanto soggette ai loro direttori spirituali e di profondissima umiltà nella loro vita e condotta ordinaria»4.
La deposizione al processo del vescovo Alfonso ci informa infatti che Brigida dimostrò sempre la massima obbedienza verso i suoi padri spirituali, al punto da «mortificare la propria volontà perché ogni cosa che faceva era sottomessa al consenso del predetto padre spirituale».
La figlia Caterina testimoniò la stessa cosa. Perché una persona così umile e rispettosa potesse inviare al papa e ai sovrani messaggi tanto severi e talora addirittura offensivi, era indispensabile che fosse convinta della loro origine divina e della loro conseguente necessità storica. Convincimenti che in Brigida non vennero mai meno.
Poiché le rivelazioni che Brigida riceveva non erano destinate soltanto a lei, ma anche ad altri, si presentò subito la necessità di trascriverle. Brigida prese così l'abitudine di mettere subito per iscritto quanto aveva udito: le parole del Signore, della Vergine e dei santi si imprimevano infatti con estrema precisione nella sua mente, così che, al risveglio dall'estasi, poteva trascrivere ogni parola velocemente e con sicurezza. Dopo che i testi erano stati fissati sulla carta, Brigida perdeva il ricordo esatto della successione verbale e non conservava altro che la memoria dell'argomento che era stato oggetto della rivelazione. Come sappiamo, Brigida scriveva in svedese e i testi venivano poi tradotti in latino da Petrus di Alvastra, aiutato di frequente da Petrus di Skànninge. In seguito fu il vescovo Alfonso, il devoto amico degli ultimi anni, a svolgere il lavoro redazionale vero e proprio, suddividendo le rivelazioni in otto libri, senza peraltro seguire un ordine logico o cronologico preciso.
La redazione definitiva delle rivelazioni fu curata nel secolo successivo dai monaci di Vadstena e stampata nel 1492 a Lubecca per incarico del monastero in ottocento esemplari su carta e sedici su pergamena: l'invenzione della stampa ad opera di Giovanni Gutenberg risaliva a pochi decenni prima (1455).
I contenuti degli otto libri delle Revelationes possono essere così descritti:
Libri I e II: rivelazioni ricevute in Svezia
Libro III: moniti al clero e ai vescovi per la loro vita e il loro ufficio
Libro IV: rivelazioni ricevute a Roma e per Roma
Libro V: libro delle domande
Libro VI: visioni su temi vari
Libro VII: visioni ricevute in Terra Santa
Libro VIII: ammonimenti avuti da Gesù Cristo per principi e regnanti
Alle Revelationes vanno aggiunte le Revelationes extravagantes (ossia «supplementari», non accolte nei testi canonici), che contengono notizie biografiche e anche indicazioni e consigli per le monache e i monaci di Vadstena.
Le opere di santa Brigida comprendono inoltre la Regola dell'ordine del Santissimo Salvatore, in trentuno capitoli, che la santa dettò a Petrus di Alvastra. Come abbiamo visto, per ottenere l'approvazione della Santa Sede si resero necessarie alcune modifiche di contenuto e aggiustamenti linguistici.
C'è poi il Sermo angelicus, tradotto in latino da Petrus di Skànninge: ventuno letture liturgiche, tre per ogni giorno della settimana, che Brigida ricevette da un angelo durante il primo periodo del suo soggiorno romano, quando abitava nella casa del cardinale adiacente alla chiesa di San Lorenzo in Damaso, e che descrivono la storia della salvezza, dalla nascita di Maria fino alla sua glorificazione.
Nella sua Deposicio copiosissima il maestro Petrus testimonia a questo proposito:
Ogni giorno la signora Brigida, dopo aver devotamente recitato le sue preghiere, si preparava nella sua camera, la cui finestra consentiva la vista dell'altar maggiore della chiesa, con carta e penna in mano e aspettava l'angelo, finché egli veniva. E l'angelo si poneva in piedi accanto a lei, col volto sempre rivolto verso l'altare dove si trovava il corpo di Cristo, e dettava chiaramente e ordinatamente le citate lezioni nella lingua materna della signora Brigida e lei con grande devozione scriveva tutto ciò che usciva dalla bocca dell'angelo. Qualche volta capitava che l'angelo non venisse e interrogata dal suo padre spirituale ella rispondeva con grande umiltà: «Oggi non ho scritto nulla, perché ho atteso l'angelo di Dio affinché mi dettasse, ma lui non è venuto». Ciò durò oltre un anno; non ogni giorno, ma di tanto in tanto l'angelo veniva da Brigida, che lo vedeva con gli occhi corporali.
Vanno citate infine le Preghiere di Santa Brigida: quattro preghiere lunghe, due rivolte a Gesù e due alla Vergine, e quindici preghiere più brevi, che Brigida ricevette nel 1346 ad Alvastra, dedicate alla sofferenza del Redentore. Per tutta la vita Brigida le recitò quotidianamente.
Brigida attribuì sempre ogni suo scritto a Gesù e alla Vergine. Indipendentemente dalla fonte, sulla quale la critica letteraria non può né vuole esprimere alcun giudizio, l'opera che porta la sua firma, in particolare le Rivelazioni, è molto apprezzata. Quanto la santa sia stimata anche come scrittrice è chiaramente espresso dal professor E.N. Tigerstedt, docente di letteratura all'università di Stoccolma, che scrive: «Brigida è una delle figure più possenti e singolari della nostra letteratura, uno dei grandi scrittori svedesi».
Le Rivelazioni di santa Brigida sono peraltro state sottoposte a molte valutazioni teologiche. Il primo teologo che se ne occupò fu il maestro Matthias, che con la sua fama di teologo e uomo di cultura conferì loro autorità e legittimità: «Io Matthias, canonico di Linkòping, partecipo a tutti gli uomini con questo scritto la verità divina che ho udito confessando un'amica di Dio».
In seguito, quando Brigida viveva ancora in Svezia, le analizzò l'arcivescovo Birger di Uppsala e a Roma soprattutto il vescovo Alfonso di Jaén. Tutti furono d'accordo nel riconoscerne l'ispirazione divina. Nel corso del processo di canonizzazione, papa Gregorio XI fece accuratamente valutare le Rivelazioni da tre cardinali e vari teologi, che giunsero alla medesima conclusione. Nel 1379 infine Urbano VI istituì un'altra commissione di cardinali e teologi, che ugualmente trovò le rivelazioni veritiere e ispirate da Dio, quindi adatte a essere diffuse, ed espresse pubblicamente e ufficialmente tale risultato.
Questa dichiarazione suscitò in molti il desiderio di conoscerle, e fu così che importanti personalità politiche e religiose inviarono appositamente messi a Roma per procurarsele; tra questi anche il re di Boemia, Carlo V di Francia e le regine di Napoli, Cipro e Castiglia. Le Rivelazioni furono quindi ricopiate molte volte. La canonizzazione di Brigida, avvenuta il 7 ottobre 1391, ne accrebbe ulteriormente la fama.
Nonostante l'approvazione di papi e teologi e il parere positivo dei padri consiliari di Costanza (1415) e di un'ulteriore commissione creata nel 1455 dal concilio di Basilea della quale faceva parte anche il famoso cardinale Giovanni Torquemada, non sono mancati gli oppositori, a giudizio dei quali alle Rivelazioni doveva essere attribuito valore esclusivamente umano. Altri supposero addirittura che i due Petrus e il vescovo Alfonso avessero ampliato, modificato e abbellito i testi, o addirittura se li fossero inventati.
Certamente coloro che posero mano alle Rivelazioni, le tradussero in latino e ne curarono l'edizione definitiva hanno apportato qualche contributo personale. Ma è giusto ipotizzare che si sia trattato di un contributo formale, e non sostanziale, sia per il rispetto nei confronti di Brigida e per il prezioso materiale che veniva loro affidato, sia perché Brigida aveva una conoscenza del latino sufficiente per controllare testo e traduzione.
Con riferimento al contributo umano alle Rivelazioni, Gesù stesso disse a Brigida:
Io sono come un falegname che taglia pezzi di legno nel bosco, li porta a casa e ne ricava una bella scultura, che orna di colori e figure di contorno. Quando i suoi amici vedono che la scultura potrebbe essere ornata di colori ancora più belli, vi sovrappongono i loro colori e aggiungono altre pitture. Così io, Dio, ho tratto le mie parole dal bosco della mia divinità e le ho poste nel tuo cuore. 1 miei amici poi, in forza della virtù che è stata loro data, hanno riunito queste parole in libri e le hanno dipinte e ornate.
Il contributo umano non è negato, ma spiegato e collocato in corretta luce.
L'origine di ciò che viene visto e udito durante le estasi ha sempre suscitato discussioni e problemi: non soltanto nel caso di Brigida di Svezia ma anche di tanti altri mistici e santi che furono gratificati da visioni e audizioni. Con riferimento a Brigida, coloro che le vissero accanto ritennero le sue Rivelazioni di origine soprannaturale, e dello stesso avviso sono ancor oggi numerosi studiosi e devoti; per altri esse sarebbero in parte attribuibili alla fantasia di lei, per altri ancora lo sarebbero in toto. A giudizio di alcuni, Brigida ricorrerebbe all'origine soprannaturale dei testi per dar loro maggior efficacia. Commenta a questo proposito frate Graziano Maioli:
Chi non ammette alcuna origine soprannaturale dovrà collocare Brigida fra i grandi geni letterari per l'incredibile varietà di situazioni, ora tragiche ora drammatiche, e per il continuo succedersi di traslati sempre attinenti al soggetto, anche se talvolta sembrino strani... Cristo, rivolto alla corte celeste, dichiara ch'egli parla in quella data maniera propter cognitionem et instructionem istius adstantis sponsae, quae spiritualia non potest percipere nisi per corporalia (cioè: «per conoscenza e istruzione di questa sposa, che non può capire le cose spirituali se non attraverso le cose corporali»).
Certo, se questa ed altre espressioni simili sono una finzione letteraria, bisogna riconoscere in Brigida un ingegno sopraffino e anche una certa dose di umorismo.
Le Rivelazioni di santa Brigida sono anche un'opera di grande afflato poetico: in mille modi viene espresso l'amore sconfinato della santa per il Cristo, la Vergine e il mistero della Trinità. Per rendersene conto basta leggere le espressioni dedicate alla Vergine Maria, paragonata per esempio a un arcobaleno:
Io sono la Vergine che dall'alto assiste il mondo in continua preghiera, allo stesso modo in cui dalle nuvole l'arcobaleno tende verso la terra e sembra toccarla. L'arcobaleno sono io, che attraverso la preghiera mi chino verso gli abitanti della terra, buoni o cattivi che siano. Mi chino verso i buoni affinché siano saldi e costanti in ciò che la Chiesa comanda loro, e verso i cattivi affinché non progrediscano nella loro cattiveria.
Ed ecco le parole con le quali la Madre di Dio spiega a Brigida come mai fu scelta dal Signore:
Un uomo, cercando delle pietre, trovò la calamita e la custodì fra i suoi tesori perché essa conduce le navi in porto. Così mio Figlio, cercando fra le sue pietre che sono i santi, scelse me come Madre affinché attraverso di me gli uomini fossero condotti al porto della salvezza e nell'oasi del cielo. Come la calamita, con una dolce attrazione, richiama a sé il ferro, così io attiro a Dio i più duri di cuore...
La Vergine è paragonata anche a un fiore dal quale le api succhiano dolcezza:
Io somiglio a un fiore dal quale le api colgono dolcezza; e sebbene esse ne prendano molta, la mia dolcezza non finisce mai; infatti io sono in grado di prodigare grazie a tutti, avendone sempre in sovrabbondanza. 1 miei eletti sono come le api, che con tutta la devozione di cui sono capaci sono attenti a qualsiasi cosa minacci il mio onore, e come le api lavorano con cura e attenzione....
Maria è paragonata infine a un giardiniere:
Sono come un giardiniere di questo mondo, che quando vede soffiare il vento impetuoso che danneggia le piante e gli arboscelli, si reca subito in giardino e li lega e li sorregge con pali e sostegni, prendendo ogni precauzione affinché non si rovinino, non si rompano e non si sradichino. Ebbene, io faccio la stessa cosa: essendo Madre di misericordia nel giardino di questo mondo, quando vedo che si alzano i venti delle tentazioni mi rivolgo subito a Dio, mio Figlio, con le preghiere implorandolo affinché siano sostenuti e protetti dai venti impetuosi delle tentazioni...
Chi disprezza l'aiuto di mio figlio e il mio, si lascia portare via dal vento delle tentazioni.
Come si può constatare, l'uso di paragoni e allegorie è assai frequente e risponde a una necessità, come fu spiegato a Brigida:
Ciò che vedi, non si rivela a te così com'è; infatti se tu vedessi la bellezza spirituale degli angeli e delle anime sante, il tuo corpo non potrebbe sopportarlo e per la gioia che la tua anima proverebbe a tale vista si spezzerebbe come un vaso lesionato e fragile. E se tu vedessi i demoni come realmente sono, o vivresti con grande tormento oppure improvvisamente moriresti a causa di tale orribile vista. Per questo motivo le cose spirituali si mostrano a te con veste materiale e ti vengono illustrate con parabole, altrimenti la tua anima non potrebbe afferrarle. Ma la cosa più meravigliosa è che tu senti il mio spirito muoversi nel tuo cuore.
Indubbiamente la varietà, la bellezza, la ricchezza, il coraggio e il frequente annuncio profetico riscontrabili nei testi che, assai velocemente e senza correzioni, Brigida scriveva dopo l'estasi o dettava ai suoi confessori non sono facilmente spiegabili. Accettarne o meno l'origine trascendente resterà tuttavia sempre una scelta squisitamente personale. Quello che conta in questa sede, e che vale qualunque sia l'interpretazione prescelta, è sottolineare il fine che le Rivelazioni si propongono.
Scopo delle Rivelazioni e dell'intera missione di santa Brigida è il rinnovamento della Chiesa, che ella amò moltissimo e che non intese riformare: volle soltanto ripristinarne il volto legittimo sfigurato dagli uomini. Brigida non criticava le leggi vigenti, denunciava il fatto che non fossero osservate, e mostrava la Chiesa qual era al suo tempo, triste e tenebrosa, e quale avrebbe dovuto essere, luminosa e pura. Non si limitava a condannare, ma indicava la via per il ritorno alla primitiva purezza.
È la Vergine stessa a rivelare a Brigida il triplice profilo della Chiesa alla luce del ministero di tre apostoli: Giovanni, Pietro e Paolo.
In Giovanni splendono l'obbedienza e la dolcezza che Brigida deve far sue: «Abbassati alle cose umili e avrai le sublimi. Lascia la tua propria volontà se vuoi essere piccola. Disprezza le cose terrene e sarai una creatura celeste. Disprezza le cose superflue ed avrai abbondanza spirituale».
Pietro è animato dalla fede: «In Pietro brilla la fede della Santa Chiesa. E come Pietro rimase stabile fino alla fine, così rimarrà stabile fino alla fine la fede della Chiesa». E ancora: «Cerca pertanto la santa fede nella Chiesa di san Pietro; una volta che l'hai cercata conservala nella tua memoria e portala alla perfezione nelle tue opere».
In Paolo infine si trova la pazienza per vivere la carità di Cristo e soffrire per lui: «Con la pazienza di Paolo si accende la carità di Dio nei cuori, gli animi si infiammano per compiere cose grandi, l'uomo diventa umile, mite, misericordioso, fervente verso le cose celesti, sollecito di sé, perseverante nelle iniziative intraprese».
Obbediente Giovanni, fermo nella fede Pietro, amorosamente paziente Paolo: queste tre grandi virtù devono animare la Chiesa e i suoi fedeli.
Forte delle sue rivelazioni, la santa svedese sollecitava gli ecclesiastici a non trascurare i loro doveri, ad abbandonare mondanità e sfarzo, concubinato e simonia, e ricordava ai monaci l'osservanza delle regole dei fondatori.
Brigida era ben conscia dei mali della Chiesa e nella già riportata lettera al vescovo di Orvieto` ne descrive il miserando stato. Nel primo libro delle Rivelazioni, al capitolo XLI, compendia le colpe del papato. Anche questo messaggio è stato riportato in un precedente capitolo. Brigida fustiga i papi per abuso di potere e mancanza di adesione ai loro doveri, però difende il papato come istituzione e come ideale.
Con riferimento ai vescovi, mette in bocca a sant'Ambrogio, che le appare a Milano, prima tappa del viaggio in Italia, una severa critica a Giovanni Visconti, arcivescovo e signore temporale di Milano, usando ancora una volta un'allegoria, quella delle dieci ore. Eccola:
C'era un uomo che aveva una brava e buona moglie, ma le preferiva la domestica. Da ciò derivarono tre cose: le parole e il sorriso della domestica lo rallegravano più della moglie; donò alla domestica i vestiti più belli non curandosi che la moglie andasse vestita umilmente di stoffa ordinaria, macchiata e strappata; passava con la domestica nove ore su dieci, mentre ne dedicava una soltanto alla moglie. Delle nove ore, occupava la prima a guardare la ragazza rallegrandosi della sua bellezza. Nella seconda ora dormiva fra le sue braccia. Nella terza lavorava lietamente per lei. Nella quarta si riposava accanto a lei. Nella quinta si dava da fare per procurarle tutto quello che le era necessario. Nella sesta era lieto perché ella si dimostrava riconoscente. Nella settima si accendeva di desiderio e nell'ottava lo soddisfaceva. Nella nona tralasciava di fare alcune cose che avrebbe dovuto fare. Nella decima faceva quello che non aveva voglia di fare, cioè si dedicava alla moglie. Ma un giorno si presentò a lui uno dei parenti della moglie e gli disse severamente: «Ritorna alla tua legittima consorte, amala, vestila decentemente e passa nove ore con lei e soltanto una con la ragazza; se così non farai, affronterai una morte tremenda».
Il significato è chiaro: il vescovo è consacrato alla Chiesa, così come il marito lo è alla legittima sposa. E come l'uomo dell'allegoria ha trascurato la moglie per dedicarsi alla ragazza, così il vescovo trascura la Chiesa per dedicarsi alle cose mondane.
Brigida rivolse a Giovanni Visconti appelli molto eloquenti, che tuttavia non ebbero effetto, per cui le fu spiegato che quel vescovo era «come una testuggine, sulla cui dura corazza i colpi rimbalzano; egli è contento di vivere nel fango e di andarsene in giro con la testa rivolta verso il suolo, e non desidera altro che continuare a vivere nel peccato».
Brigida ebbe grandissima stima del ruolo del sacerdote, che amministra i due sacramenti più importanti, la confessione e la comunione; ruolo che può continuare a svolgere, purché regolarmente ordinato, anche se indegno: «E io dico che i preti sono veri preti e consacrano il corpo di Gesù Cristo anche se sono carichi di peccati; essi trattano veramente Dio sull'altare e amministrano gli altri sacramenti anche se, a causa dei loro peccati, sono indegni davanti a Dio della gloria celeste».
La vita dissoluta di certi sacerdoti la induce tuttavia a dire: «È più caro a Dio che costoro non dicano messa, piuttosto che tocchino il corpo di Dio con le loro mani meretrici».
Brigida non volle distruggere, ma purificare e rinnovare. Il risultato della sua lunga e intrepida missione non fu sempre positivo, non sempre i suoi moniti furono ascoltati. Ma molto opportunamente scrive Graziano Maioli nello studio sopra citato:
Anche persone non prevenute contro Brigida, anzi stimandola per la sua santa vita, non sempre furono docili agli avvisi e agli ammonimenti dati da lei, così da poter concludere che in parte la sua missione fallì; ma gli insuccessi, comuni d'altronde al profetismo vecchio-testamentario e all'annuncio evangelico, indicano solo che all'offerta di rinnovamento da parte di Dio corrisponde spesso la neghittosità e l'insofferenza dell'uomo. È allora che la tempra dell'araldo di Dio manifesta la sua resistenza inflessibile. Infatti anche Brigida non venne mai meno al suo compito di intermediaria fra il cielo e la terra fino all'ultimo respiro.
Scopo ultimo dell'opera di Brigida a favore del rinnovamento della Chiesa, della moralizzazione dei costumi, del miglioramento dei rapporti fra le nazioni e fra i sovrani e il loro popolo, fu in ultima analisi l'elevazione del livello spirituale della società e del singolo individuo. Il secolo XIV nel quale Brigida visse fu denso di difficoltà sociali e politiche: la guerra dei cent'anni, le innumerevoli contrapposizioni tra i principi laici ed ecclesiastici, la peste nera e il papato avignonese, con tutte le conseguenze che questa situazione comportò. Brigida visse appieno il suo tempo, immersa nel mondo anche quando a Roma conduceva vita praticamente monacale, e prese atto per esperienza diretta di tutto questo. Si divideva fra esperienza ascetica ed estatica e fervida attività di denuncia, ammonimento e stimolo nei confronti dei potenti del mondo. La sua opera letteraria è la perfetta testimonianza di tutto questo: grande afflato mistico e altrettanto grande coinvolgimento mondano, così che Brigida è compiutamente cittadina del cielo e della terra, realizzando al massimo livello la vocazione umana e spirituale del cristianesimo, per il quale la terra è il vivaio del cielo.