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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:La risurrezione non è un nuovo capitolo di quel libro chiamato vita. Le piaghe restano, le fatiche pure. Per questo anche noi, come apostolo Tommaso, facciamo fatica a credere a coloro che dicono "abbiamo visto il Signore". Tommaso crederà, ma non alle parole dei suoi compagni bensì alle ferite mostrate di Cristo. Quelle ferite riguardano ognuno di noi. Se voglio capire quanto sono amato, devo guardare cosa l'altro ha sofferto per me. Le ferite del Signore sono perenne memoria che io non sono stato amato per caso né per scherzo. Prima di credere, Tommaso ha bisogno di vedere, provare, toccare, verificare. Tommaso, uno come noi, fa fatica a fidarsi degli altri. Uno che ha dei dubbi, delle esitazioni. Uno che rimane ostinatamente a livello "terrestre". Uno che ha bisogno di infinita pazienza di Dio. Uno che tarda a arrendersi alla grazia. Ma che proprio attraverso questo lungo e tormentoso percorso scopre la trasformante presenza del Risorto, e trova le parole più semplici per dire la cosa più grande: "Mio Signore e mio Dio!".

LETTURE A CASO

Mt 13,1-58

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".

11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.


16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. 23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". 37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là 54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? 55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". 58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 20, 27-38: Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Gc 3,1-18

1Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, 2poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra. 5Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! 6Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, 8ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! 11Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

13Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; 16poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. 18Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace.


La Città di Dio: Libro V - Visione irrazionalista e razionalista della storia: Fra la prima e la seconda parte dell'opera.

26. 2. Ritengo quindi che ormai si deve polemizzare con coloro i quali, pienamente convinti dalle prove evidenti con cui si dimostra che per il conseguimento dei beni temporali, i soli che gli insipienti bramano di avere, non giova affatto la moltitudine degli dèi falsi, si arrabattano ad affermare che gli dèi non si devono adorare per i vantaggi della vita presente ma per quella che si avrà dopo la morte. Infatti penso di avere esaurientemente risposto con questi primi cinque libri a coloro che vogliono adorare esseri inesistenti in vista dei favori di questo mondo e con fanciullesco risentimento lamentano che non è loro permesso. Dopo aver pubblicato i primi tre libri, quando essi erano già nelle mani di molta gente, ho udito che alcuni stavano preparando per iscritto non saprei quale polemica contro di essi. In seguito mi è stato riferito che l'hanno già fatto ma stanno cercando il tempo propizio per pubblicare senza rischio. Li consiglio a non desiderare ciò che loro non conviene. È facile che chi non sa stare zitto ritenga di aver risposto. Non c'è nulla di più ciarliero della menzogna; ma, non perché essa può urlare più forte della verità, ha le medesime possibilità della verità. Piuttosto considerino attentamente tutti i temi e se giudicando imparzialmente si accorgeranno che essi sono più da esaminare ripetutamente che da demolire con la chiacchiera sfrontata o senz'altro con satirica o istrionesca leggerezza, trattengano le proprie ciance e scelgano di essere piuttosto rimproverati dalle persone prudenti che lodati dagli sfacciati. Ma se essi attendono il tempo propizio non per avere la libertà di dire il vero ma il permesso di dir male, badino che non si verifichi per loro ciò che Cicerone diceva di un tizio il quale era considerato fortunato perché gli era permesso di peccare: Disgraziato, perché gli era permesso di peccare 86. Pertanto chiunque si reputa fortunato se avrà il permesso di dir male, sarà molto più fortunato se non gli sarà affatto permesso. Infatti lasciato da parte il vuoto orgoglio può anche in questo tempo, nell'intento di esprimere il proprio parere, fare delle obiezioni. Da coloro cui si rivolge, nei limiti delle loro possibilità, e in una discussione amichevole condotta con onestà, dignità e libertà, può avere la risposta conveniente.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NON INDAGARE CURIOSAMENTE SULLA VITA DEGLI ALTRI

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, non essere curioso e non impicciarti in inutili brighe. Che importa a te di questo o di quello? “Tu Segui Me” (Gv 21,22). Che cosa t'importa che quella persona sia così o così, o quell'altra faccia o parli così e così? Tu non sei tenuto a rispondere per gli altri, ma devi ben rendere conto solo di te stesso. Perché, dunque, t'immischi nei fatti degli altri? Ecco, Io, si, conosco tutti e vedo tutto ciò che accade sotto il sole; e so in quale condizione ciascuno si trovi, che cosa pensi, che cosa voglia ed a che cosa miri la sua intenzione.

A Me, quindi, bisogna rimettere tutte le cose; tu, invece, mantieniti nella buona pace e lascia che chi si agita si agiti quanto vorrà. Qualunque cosa egli farà o dirà, ricadrà su di lui, perché non potrà ingannare Me. Non t'affannare per la vanità d'un grande nome, non per le molte amicizie né per il particolare affetto della gente. Infatti, sono codeste cose che generano deviazioni e grande oscurità nel cuore. Io, invece, ti farei intendere volentieri la parola mia e ti rivelerei i miei segreti, se tu aspettassi con diligenza la mia venuta e Mi aprissi la porta del cuore. Stai in guardia, veglia in preghiera ed umiliati in ogni cosa.