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Sabato, 4 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Ciriaco ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:O mio Gesù, anima della mia anima e mia vita, mio Salvatore e mio Giudice, quando sarà giunta per me l'ultima ora non conterò su nessuno dei miei meriti, ma unicamente sulla tua misericordia. Perciò, fin d'ora m'immergo nella tua misericordia, aperta in continuazione ad ogni anima.

LETTURE A CASO

Mc 8,1-38

1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". 4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". 5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". 6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9Erano circa quattromila. E li congedò.

10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". 13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.

14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. 15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". 16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". 17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici". 20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". 21E disse loro: "Non capite ancora?".

22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. 23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". 24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. 26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". 29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.

31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

At 24,1-27

1Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Ananìa insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo. 2Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: 3"La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. 4Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua benevolenza. 5Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. 6Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.7. 8Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo accusiamo". 9Si associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così.

10Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: "So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto. 12Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città 13e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi accusano. 14Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti, 15nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; 18in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. 19Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me; 20oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, 21se non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!".

22Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: "Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso". 23E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.

24Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: "Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo". 26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.

27Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.


Il Pastore d'Erma - Le visioni: Terza visione: Glorificare il nome di Dio

XII (4), 1. Di rimando le dico: "Signora, la cosa è grande e mirabile. I sei giovani che costruiscono chi sono?" "Sono i santi angeli di Dio creati per primi, cui il Signore affidò tutta la sua creazione per accrescerla, farla progredire e governarla. Per mezzo loro sarà mandata a termine la fabbricazione della torre" 2. "Chi sono gli altri che trasportano le pietre?". "Anch'essi sono angeli santi di Dio; ma i sei sono superiori. La costruzione della torre sarà mandata a termine, e tutti insieme vi gioiranno intorno e glorificheranno il Signore perché fu compiuta la costruzione della torre". 3. Le domandai: "Signora, desidererei conoscere la sorte delle pietre e la loro forza". Rispondendo mi dice: "Tu non sei più degno degli altri di saperlo. Altri sono prima di te e migliori di te ai quali sono da rivelare queste visioni. Ma perché sia glorificato il nome di Dio, ti furono rivelate e saranno rivelate per i dubbiosi che vanno pensando nei loro cuori se sono o non sono vere. Fa' sapere loro che tutte sono vere e che nessuna è fuori del vero, ma sono tutte solide, valide e fondate".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: IN DIO SOLO, SOPRA OGNI BENE E OGNI DONO, DOBBIAMO TROVARE LA PACE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Sopra tutte le cose ed in tutto, o anima mia, troverai pace sempre, solo nel Signore, perché è Lui l'eterna pace dei Santi. O dolcissimo e amorosissimo Gesù, concedimi d'aver pace in Te sopra ogni creatura; Sopra ogni bene, sopra ogni bellezza, sopra ogni gloria ed ogni onore, sopra ogni potenza e dignità, sopra ogni scienza ed acutezza d'ingegno; Sopra tutte le ricchezze e le arti, sopra ogni gioia ed esultanza, sopra ogni fama e lode, sopra ogni dolcezza e consolazione; Sopra ogni speranza e promessa, sopra ogni merito e desiderio; Sopra ogni dono e favore, che Tu puoi elargire ed infondere; sopra ogni gaudio e giubilo, che mente umana può ricevere ed assaporare; infine, sopra gli Angeli e gli Arcangeli e sopra tutta la milizia celeste, sopra le cose visibili ed invisibili e sopra tutto ciò che non è Te, Dio mio! In verità, Tu, Signore Dio mio, sei l'Ottimo sopra tutte le cose; Tu solo sei l'Altissimo,

Tu solo sei l'Onnipotente, Tu solo sei l'Essere più sufficiente e ricco; Tu solo dai soavità e consolazione. Tu solo sei infinitamente bello ed amoroso; Tu solo sei, più d'ogni cosa, adorno di maestà e splendido di gloria; in Te sono, furono sempre e saranno uniti insieme tutti i beni in grado perfetto. Perciò, qualunque cosa Tu mi doni, all'infuori di Te stesso, qualunque cosa Tu mi riveli di Te o mi prometta, se non contemplo e non posseggo pienamente Te, e' scarsa e non basta ad appagarmi. La ragione è, certo, che il mio cuore non può trovare vera pace né essere del tutto felice se non in Te, trascendendo tutti i doni ed ogni creatura.

O Gesù Cristo, mio dilettissimo Sposo! O Amore purissimo! O Signore di tutte quante le creature! Chi mi darà le ali della vera libertà, per volare fino a Te ed avere pace in Te? Oh! quando mi sarà dato d'attendere pienamente a Te e di contemplare la tua soavità, o Signore Dio mio? Quando potrò raccogliermi completamente in Te, cosicché, per amore tuo, io non senta più me stesso, ma Te unicamente, oltre ogni senso e modo umano, come non tutti sanno conoscere?

Per ora, invece, piango spesso e porto con dolore il peso della mia infelicità. Infatti, in questa valle di miserie s'incontrano molti mali: molto spesso mi turbano, mi rattristano, mi annuvolano lo spirito; troppo spesso mi sono d'inciampo e disorientamento, m'attirano ed irretiscono, per impedire ch'io abbia libero accesso a Te e goda dei gioiosi abbracci che Tu tieni sempre aperti agli spiriti beati. Ti muovano a pietà il mio sospiro e le molteplici pene che soffro qui, sulla terra! O Gesù, splendore d'eterna gloria, conforto dell'anima. pellegrina!

La mia bocca è senza voce davanti a Te. ma il mio silenzio Ti parla! Fino a quando tarderà a venire il Signore mio? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi faccia lieto; stenda la sua mano e strappi me, infelice, da ogni angustia.Vieni! Vieni! Senza di Te, non un giorno solo, non un' ora sarà lieta, perché sei Tu la mia letizia; squallida è la mia mensa senza di Te.

Un pover'uomo io sono e, in certo modo, incarcerato e carico di ceppi, fino a che Tu non mi ristori con la luce della tua presenza, non mi renda la libertà e non mi mostri il tuo volto amico. Cerchino altri, invece di Te, qualunque cosa loro piacerà; a me nient'altro ora è gradito né sarà gradito, fuori di Te, mio Dio, speranza mia, salvezza eterna. Non tacerò né cesserò di supplicare, fino a quando non ritorni la tua Grazia e Tu non parli dentro di me.

PAROLE DEL SIGNORE
Eccomi, sono qui! Ecco, vengo Io da te, poiché tu m'hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e contrizione di cuore m'hanno piegato e ricondotto a te.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Ed io dissi: Signore, Ti ho chiamato, ho desiderato godere della tua presenza e per Te sono disposto a rifiutare ogni cosa. Tu, per primo, m'hai spinto a cercarTi. Sii, dunque, benedetto, Signore, che hai usato questa bontà con il tuo servo, secondo la tua immensa misericordia. Che può altro avere da dirTi il tuo servo, se non parole di profonda umiliazione davanti a Te, ricordandosi sempre della propria iniquità e del proprio nulla?

Fra tutte le meraviglie del cielo e della terra, infatti, non c’è nulla che Ti possa somigliare. Le tue opere sono sommamente buone, retti i tuoi giudizi, e dalla tua Provvidenza viene governato l’universo. A Te, dunque, lode e gloria, o Sapienza del Padre: la mia bocca, la mia anima e tutte insieme le cose create Ti lodino e Ti benedicano.