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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Accetta ogni dolore ed incomprensione che viene dall'Alto. Così ti perfezionerai e ti santificherai.

LETTURE A CASO

Gv 4,1-54

1Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni 2- sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, 3lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samarìa. 5Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". 8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?". 13Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". 15"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". 16Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui". 17Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; 18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replicò la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa". 26Le disse Gesù: "Sono io, che ti parlo".

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri?", o: "Perché parli con lei?". 28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?". 30Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32Ma egli rispose: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?". 34Gesù disse loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro".

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

43Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. 44Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. 45Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. 48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". 49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". 50Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". 52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". 53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato

1 Gv 3,1-24

1Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. 4Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. 5Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. 6Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.

7Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. 8Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. 9Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio.

10Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.

11Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvage, mentre quelle di suo fratello eran giuste.

13Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. 14Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.

16Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. 17Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? 18Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. 19Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore 20qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. 21Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; 22e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.

23Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. 24Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: Le chiese cristiane offrono scampo ai vinti.

1. Da essa infatti provengono nemici, contro i quali deve essere difesa la città di Dio. Di costoro tuttavia molti, rinunciando all'errore d'empietà, divengono in essa cittadini ben disposti. Molti invece sono infiammati contro di lei da odio così ardente e sono ingrati ai benefici tanto evidenti del suo Redentore che oggi non parlerebbero male di lei se nel fuggire il ferro dei nemici non avessero salvato nei luoghi sacri la vita, di cui oggi sono arroganti. Non sono forse contrari al nome di Cristo anche quei Romani che i barbari per rispetto a Cristo hanno risparmiato? Ne fanno fede i sepolcri dei martiri e le basiliche degli apostoli che accolsero nel saccheggio di Roma fedeli ed estranei che in essi si erano rifugiati . Fin lì incrudeliva il nemico sanguinario, qui si arrestava la mano di chi menava strage, là da nemici pietosi venivano condotti individui risparmiati anche fuori di quei luoghi affinché non s'imbattessero in altri che non avevano eguale umanità. Altrove erano spietati e incrudelivano come nemici. Ma appena giungevano in quei luoghi, in cui era proibito ciò che altrove era lecito per diritto di guerra, veniva contenuta l'efferatezza dell'uccidere e il desiderio di far prigionieri. Così molti scamparono. Ed ora denigrano la civiltà cristiana e attribuiscono a Cristo i mali che la città ha subito. Al contrario, non attribuiscono al nostro Cristo ma al loro destino il bene che in onore a Cristo si è verificato a loro vantaggio. Dovrebbero piuttosto, se fossero un po' saggi, attribuire le crudeltà e le sventure che hanno subito dai nemici alla divina provvidenza. Essa di solito riforma radicalmente con le guerre i costumi corrotti degli individui ed anche mette alla prova con tali sventure la vita lodevolmente onesta degli uomini e dopo averla provata o l'accoglie in un mondo migliore o la conserva ancora in questo mondo per altri compiti. Dovrebbero invece attribuire alla civiltà cristiana il fatto che, fuori dell'usanza della guerra, i barbari li abbiano risparmiati, o dovunque per rispetto al nome di Cristo o nei luoghi particolarmente dedicati al nome di Cristo, molto spaziosi e quindi scelti per una più larga bontà di Dio a contenere molta gente. Perciò dovrebbero ringraziare Dio e divenire con sincerità seguaci del nome di Cristo per sfuggire le pene del fuoco eterno, mentre molti lo hanno adoperato con inganno per sfuggire le pene dello sterminio nel tempo. Infatti moltissimi di essi che si vedono insultare insolentemente e sfrontatamente i servi di Cristo son proprio quelli che non sarebbero sfuggiti alla morte e alla strage se non avessero finto di essere servi di Cristo. Ed ora per ingrata superbia ed empia follia si oppongono al suo nome con cuore malvagio per esser puniti con le tenebre eterne; e allora avevano invocato quel nome con parole sia pure false per continuare a godere della luce temporanea.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VITA INTERIORE

"Il Regno di Dio é in mezzo a voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti al Signore con tutto il cuore, distaccandoti da questo misero mondo, l'anima tua troverà pace. Impara a sottovalutare le cose esterne e a darti a quelle interiori; allora, vedrai venire a te il Regno di Dio. Il Regno di Dio, infatti, è "pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17), e non è concesso ai malvagi. Se dentro di te Gli avrai preparato una degna dimora, Cristo verrà a te, offrendoti le sue consolazioni. 5Ogni lode ed ogni onore, che Gli si possono dare, vengono dall'intimo, ed ivi Egli trova le sue compiacenze. Frequenti sono le visite che Egli fa all'uomo che ha spirito d'interiorità, e dolci sono i suoi colloqui, e gradita la sua consolazione, e molta la sua pace, e straordinariamente bella la sua familiarità. Suvvia, anima fedele, prepara a questo Sposo il tuo cuore, perché si degni di venire a te e in te porre la sua dimora. Egli dice, infatti: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e io e mio Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23).

Fa', dunque, posto a Cristo e vieta l'entrata a tutte le altre cose. Quando avrai Cristo con te, sarai ricco. Egli ti basta. Sarà Lui a provvederti di tutto e ad amministrare fedelmente per te tutte le cose. Così, non avrai bisogno di fare affidamento sugli uomini. Gli uomini mutano presto e ci vengono meno rapidamente; Cristo, invece, "rimane in eterno" (Gv 12,34) e ci sta accanto costantemente sino alla fine.

Non si deve riporre molta fiducia nell'uomo, per sua natura fragile e mortale, anche se ci è utile e caro, e non è neppure il caso di rattristarsi molto, se talora ci avversi e ci contraddica. Quelli che oggi sono con te, domani possono mettersi contro di te; mutano spesso come il vento. Poni tutta quanta la tua fiducia in Dio, e sia Lui il tuo timore ed il tuo amore. Risponderà Lui per te, e nel modo migliore opererà per il bene. "Non hai quaggiù una città stabile" (Eb 13,14); e dovunque tu dimori, sei straniero e pellegrino, e non avrai pace mai, se non sarai intimamente unito a Cristo. Perché ti fermi a guardare quaggiù, intorno a te, se non è questo il luogo della tua pace? La tua abitazione deve essere nei cieli, e tutte le cose terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e tu pure con esse. Vedi di non invischiartene, per non esserne irretito e trascinato in rovina.

Il tuo pensiero sia sempre presso l'Altissimo, e la tua preghiera si diriga incessantemente a Cristo. Se non riesci a salire alle altezze della contemplazione dei misteri celesti, riposati nella Passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se, infatti, con animo devoto ti rifugerai nelle ferite e nelle preziose piaghe di Gesù, sentirai grande conforto nella tribolazione e non ti curerai molto del disprezzo degli uomini; sopporterai, anzi, con facilità le parole malefiche dei denigratori. Anche Cristo in questo mondo fu disprezzato dagli uomini e, nei momenti più gravi, fu abbandonato nella sofferenza e nell'obbrobrio da quelli che lo conoscevano e gli erano amici.

Cristo volle patire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe nemici ed oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? In grazia di che cosa potrà essere coronata un giorno la tua pazienza, se non avrai avuto alcuna occasione d'esercitarla? Se non vuoi patire alcuna contrarietà, come potrai essere amico di Cristo? Soffri con Cristo e per Cristo, se vuoi regnare con Cristo. Se per una volta sola tu fossi entrato perfettamente nell'intimo di Gesù ed avessi assaporato un po' del suo ardente amore, non ti preoccuperesti affatto del tuo benessere o dei tuoi disagi; anzi, ti rallegreresti di ricevere gli oltraggi che ti si fanno, perché l'amore per Gesù porta l'uomo a disprezzare se stesso.

Chi ama Gesù e la Verità, chi fa veramente la vita interiore ed è libero da affetti disordinati, può liberamente volgersi a Dio ed innalzarsi in ispirito sopra se stesso e godere pace nel possesso di Lui. Chi sa dare il giusto valore a tutte le cose, e non come da altri si dice o si giudica, questi è veramente sapiente ed ammaestrato più da Dio che dagli uomini.

Chi sa procedere seguendo la via interiore e sa valutare le cose evitando i criteri del mondo, non cerca luoghi adatti né attende tempi opportuni per dedicarsi alle pratiche di pietà. L'uomo interiore fa presto a raccogliersi, perché non si disperde del tutto fuori di sé. Per lui non è un ostacolo il lavoro materiale od un'occupazione momentaneamente necessaria; ma egli s'adatta alle circostanze così come si presentano. Chi interiormente è bene disposto e preparato non s'interessa alle gesta malvagie degli uomini, anche se possano apparire stupefacenti. Dalle cose del mondo l'uomo è ostacolato e deviato tanto, quanto egli le attrae a se. Se tu avessi piena rettitudine e coscienza pura, tutto riuscirebbe a tuo bene e profitto.

Molte cose provocano in te disagio e, spesso, turbamento, proprio perché non sei ancora morto perfettamente a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla macchia e lega il cuore umano tanto, quanto l'amore impuro delle creature. Se, invece, rinunci alle gioie del mondo, potrai contemplare le cose celesti e godere frequentemente di gioia interiore.