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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Era passato qualche tempo. Gesù mi disse: «Lo sguardo che vi rivolgo dall'immagine è quello stesso con cui io vi guardavo dalla croce. Con quest'immagine, offro all'umanità il recipiente mediante il quale possa attingere grazie alla sorgente della mia misericordia. Il recipiente è esattamente questo quadro con la sua scritta: Gesù, confido in te!».

LETTURE A CASO

Mc 16,1-20

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. 2Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. 3Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".4Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. 5Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. 7Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". 8Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.

12Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. 13Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.

14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.

15Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno".

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 4, 5-42: Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

At 14,1-28

1Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti. 2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi. 4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli. 5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, 6essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni, 7e là continuavano a predicare il vangelo.

8C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. 9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, 10disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare. 11La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!". 12E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.

13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. 14Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: 15"Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. 16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; 17ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori". 18E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

19Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. 20Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.

21Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, 22rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 23Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. 24Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia 25e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; 26di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.

27Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. 28E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.


Il Pastore d'Erma - Le visioni: Terza visione: La diversità delle pietre

XIV (6), 1. "Vuoi sapere chi sono le pietre tagliate e gettate lontano dalla torre? Sono i figli della malizia. Credettero con ipocrisia e furono di ogni cattiveria. Per questo non hanno salvezza: non sono adatte alla costruzione per la loro malvagità. Dall'ira del Signore, perché lo disgustarono, furono tagliate e scaraventate lontano. 2. Le altre, che hai visto in gran numero giacenti senza essere adoperate nella costruzione, sono le scabrose, quelli che hanno conosciuto la verità, senza permanere in essa e senza unirsi ai santi, perciò inutili". 3. "Quelli che avevano le crepe, chi sono?". "Quelli che nel cuore sono gli uni contro gli altri e non stanno in pace. Hanno un'apparenza di pace, gli uni sono lontani dagli altri, e le malvagità permangono nel loro cuore, cioè le crepe che le pietre hanno. 4. Le pietre mozze sono quelli che hanno creduto tenendo la parte maggiore nella giustizia e conservando qualche elemento di malvagità. Per questo sono mutili e non intere". 5. "Le pietre bianche, sferiche e non adatte alla costruzione, chi sono, signora?". Mi dice: "Sino a quando tu sarai stolto e senza senno? Vorrai tutto sapere senza nulla capire? Sono quelli che conservano la fede, ma anche le ricchezze di questo mondo. Quando sopraggiunge una tribolazione, per le loro ricchezze e i loro affari rinnegano il Signore". 6. Le dico: "Signora, quando saranno utili alla costruzione?". "Quando si elimina la ricchezza che li domina, mi dice, allora saranno utili a Dio. Come la pietra sferica se non viene ritagliata e non perde qualche cosa di sé non può diventare quadrata, così i ricchi di questo mondo, se non perdono la ricchezza, non potranno essere utili al Signore. 7. Sappilo da te: quando eri ricco eri inutile. Ora sei utile e fruttuoso alla vita. Diventate utili a Dio! Anche tu sei stato utilizzato da queste pietre".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: CON QUANTA VENERAZIONE SI DEBBA ACCOGLIERE CRISTO

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Cristo, Verità eterna, codeste sono parole tue, benché non pronunciate in una stessa occasione né scritte in un medesimo punto. Poiché, dunque, sono parole tue e veritiere, io le devo accogliere tutte con gratitudine e con fede. Sono tue, Tu le hai pronunciate; ma sono anche mie, perché le hai proferite per la mia salvezza. Le prendo dalle tue labbra con gioia, perché s'imprimano più profondamente nel mio cuore. Parole di tanta misericordia, piene di dolcezza e d'amore, m'incoraggiano; ma le mie colpe m'atterriscono e la mia coscienza non pura mi trattiene dal ricevere così grandi misteri.

M'invita la dolcezza delle tue parole, ma mi rallenta il peso delle molte mie colpe. Ma Tu mi comandi d'accostarmi con fiducia a Te, se voglio avere parte con Te; Tu mi comandi di ricevere il cibo dell'immortalità, se desidero conquistare la vita eterna e la gloria. "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28), Tu dici. O parola dolce e soave all'orecchio del peccatore! Con essa Tu, o Signore Dio mio, inviti il bisognoso ed il mendico alla Comunione del tuo santissimo Corpo. Ma chi sono io, o Signore, per osare d'accostarmi a Te? Ecco, "gl'immensi cieli non bastano a contenerTi" (1Re 8,27), e Tu dici "Venite a Me, voi tutti!" (Mt 11,28).

Che cosa vogliono dire codesta tua benignissima degnazione e codesto tuo così tenero invito? Come ardirò di venire io, consapevole di non avere fatto alcun bene, sul quale io possa confidare? Come Ti farò entrare nella mia casa, io che così spesso ho offeso la tua presenza tanto benigna? Gli Angeli e gli Arcangeli Ti adorano pieni di riverenza, e Tu dici: "Venite a Me, voi tutti!".

Se non lo dicessi Tu, o Signore, chi potrebbe crederlo? E se non lo comandassi Tu, chi ardirebbe accostarsi? Ecco, Noè, uomo giusto, faticò cent'anni nella costruzione dell'Arca, dove salvarsi con pochi suoi: Ed io, come potrò prepararmi, appena in un'ora, a ricevere con il dovuto rispetto il Creatore del mondo? Mosè, il tuo grande servo, da Te particolarmente amato, fece un'Arca con legni immarcescibili e la rivestì d'oro purissimo, per riporvi le tavole della Legge; Ed io, putrida creatura, ardirò di ricevere con tanta facilità Te, il Legislatore supremo e il Creatore della vita? Salomone, il sapientissimo re d'Israele, edificò a gloria del tuo nome un tempio mirabile, impiegando sette anni; ne celebrò la festa della Dedicazione per otto giorni; Offri mille vittime pacifiche e, tra squilli di trombe e canti di giubilo, collocò solennemente l'Arca dell'Alleanza nel luogo per essa preparato; Ed io, infelice e miserabilissimo tra gli uomini, come farò ad introdurTi nella mia casa, se, a stento, so impiegare una mezz'ora in devoto raccoglimento? E magari, questa mezz'oretta, almeno una volta sola fosse impiegata bene! O mio Dio, quanto si sforzarono costoro, per riuscire carmi a Te! Ahimè, quant'è poco quello che faccio io!

Quant'è breve il tempo che impiego, quando mi preparo alla Comunione! Raramente sono tutto raccolto in me stesso; rarissimamente sono libero da ogni distrazione. E certo, alla presenza santificata della tua Divinità, nessun pensiero indegno di Te mi si dovrebbe affacciare e nessuna creatura dovrebbe occupare la mia mente, perché allora sto per dare ospitalità non ad un Angelo, ma al Signore degli Angeli! È tuttavia immensa la differenza tra l'Arca dell'Alleanza con le cose sante che custodisce, ed il Corpo tuo purissimo con le sue virtù ineffabili; Fra i sacrifici della Legge, simboli di quelli futuri, ed il tuo Corpo, olocausto vero, che è compimento di tutti gli antichi sacrifici.

Perché, dunque, non m'imfiammo di più alla tua adorabile presenza? Perché non mi preparo con maggiore diligenza a ricevere i tuoi santi misteri, mentre quegli antichi santi Patriarchi e Profeti, ed anche re e principi, insieme con tutto quanto il popolo, dimostrarono un così grande devoto affetto per il culto divino? Il piissimo re David, ricordando i benefici concessi un tempo da Dio ai Patriarchi, danzò con tutte le sue forze davanti all'Arca di Dio; Fece costruire strumenti musicali di vario genere, compose salmi ed ordinò che si cantassero in letizia, e più volte cantò lui stesso, ispirato dalla grazia dello Spirito Santo, al suono della cetra; insegnò al popolo d'Israele a lodare Dio con tutto il cuore, a benedirLo e glorificarLo ogni giorno all'unisono.

Se, allora, in presenza dell'Arca del Testamento, c'era tanta devozione e restò il ricordo delle lodi innalzate a Dio, Quanta venerazione e quanta devozione devo avere io, ora, e tutto il popolo cristiano, alla presenza del Sacramento e nel ricevere l'augustissimo Corpo di Cristo? Corrono molti, in diversi luoghi, a visitare le reliquie dei Santi e, all'udire le loro gesta, rimangono ammirati; e guardano stupiti le grandiose chiese e baciano le loro sacre ossa avvolte in sete ricamate d'oro; Ed ecco, invece, qui accanto a me, sull'altare, sei presente Tu, Dio mio, Santo dei Santi, il Creatore degli uomini e il Signore degli Angeli.

Spesso in quelle visite hanno parte la curiosità umana e la novità delle cose da vedere, mai viste prima; scarso è, quindi, il frutto di miglioramento interiore che se ne ricava, specialmente quando si corre qua e là con tanta leggerezza e senza una vera contrizione. Ma qui, nel Sacramento dell'Altare, Tu sei presente tutt'intero, o Dio mio, Uomo Cristo Gesù; e qui pure si riceve frutto abbondante per l'eterna salvezza ogni volta che Ti si accoglie degnamente e con devozione. A codesto Sacramento, però, non ci spingono una qualsiasi superficialità né curiosità né diletto sensibile, ma salda fede, pia speranza, sincero amore.

O Dio, invisibile Creatore dell'universo, quanto mirabile è il modo con il quale Tu operi con noi! Con quanta dolcezza e grazia tratti i tuoi eletti, ai quali offri Te stesso come cibo nel Sacramento! Ciò, infatti, supera ogni comprensione umana, trascina in una maniera unica il cuore dei tuoi devoti ed infiamma il loro amore.

Essi, infatti, i tuoi veri fedeli, che impiegano tutta quanta la loro vita al fine d'emendarsi, traggono spesso da questo altissimo Sacramento grande grazia di devozione e amore di virtù. O mirabile e segreta grazia del Sacramento, che solo i fedeli di Cristo conoscono, mentre non possono farne esperienza quelli che non hanno la Fede e quelli che sono schiavi del peccato! In questo Sacramento è donata la grazia spirituale, viene restituita all'anima la virtù perduta e ritorna la primitiva bellezza guastata dal peccato. E’ così grande, talvolta, l'efficacia di questa grazia che, per la pienezza della devozione conferita, non solamente l'anima, ma perfino il debole corpo sente che sono loro state fornite energie maggiori.

Ma dobbiamo fortemente dolerci e commiserarci per la nostra tiepidezza e negligenza, perché non siamo tratti da fervore più grande a ricevere Cristo, nel quale consistono tutta la speranza ed il merito di chi si salva. E’ Lui, infatti, la nostra santificazione e la nostra redenzione; è Lui il conforto di noi che siamo in cammino quaggiù, com'è l'eterna gioia dei Santi in Cielo. Dobbiamo, pertanto, rammaricarci molto del fatto che tanti riflettono cosi poco su questo Mistero di salvezza, che allieta il Cielo, sostiene e salva l'intero mondo.

Oh, cecità e durezza del cuore umano: non prestare un'attenzione maggiore ad un così ineffabile dono e, per effetto dell'abitudine quotidiana, finire perfino nell'indifferenza! Se questo santissimo Sacramento si celebrasse soltanto in un determinato luogo e fosse consacrato in tutto il mondo da un solo sacerdote, Pensa da quanto desiderio gli uomini sarebbero presi di andare a quel luogo e a quell'unico sacerdote di Dio, per assistere alla celebrazione dei divini misteri! Invece, ora, molti sono i sacerdoti, e Cristo è offerto in molti luoghi, perché la grazia e l'amore di Dio verso l'uomo si manifestino tanto più grandi, quanto più è diffusa nel mondo la Santa Comunione.

Grazie a Te, o Gesù buono, Pastore eterno, che con il tuo prezioso Corpo e con il tuo Sangue; Ti sei degnato di ristorare noi, poveri ed esuli, e d'invitarci a ricevere questi misteri, dicendo con le parole uscite dalla tua stessa bocca: "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28).