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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Uno dei più grandi ostacoli nel cammino di fede è avanzare in modo frettoloso. Il vero modo di avanzare è pazientare e camminare a piccoli passi. La fretta crea inquietudine e confusione. La fede somiglia a quel sentiero di montagna che sembra sconnesso e senza uscita, ma poi incontri Qualcuno che ti dà la mano. Con il pretesto di arrivare quanto prima in cima, prendi la scorciatoia e poi ti trovi fuori strada dove il terreno è più incerto. Invece di avanzare, perdi tempo, ti stanchi e rischi di finire nel precipizio. Potrà succedere, e accadrà sicuramente, di cadere e di smarrirsi, ma bisogna quanto prima rientrare nella grazia di Dio, accogliere la Sua mano, e riprendere il cammino.

LETTURE A CASO

Lc 20,1,47

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: 2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità". 3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi: 4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?". 5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?". 6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta". 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo piantò una vigna, l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo. 10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono. 13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto. 14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra. 15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!". 17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:

La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo
?

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà". 19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.

20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore. 21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. 22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?". 23Conoscendo la loro malizia, disse: 24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare". 25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". 26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32Da ultimo anche la donna morì. 33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". 34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". 39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". 40E non osavano più fargli alcuna domanda.

41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
43finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?


44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".

45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli: 46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 17, 1-9: Il suo volto brillò come il sole.

At 24,1-27

1Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Ananìa insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo. 2Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: 3"La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. 4Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua benevolenza. 5Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. 6Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.7. 8Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo accusiamo". 9Si associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così.

10Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: "So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto. 12Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città 13e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi accusano. 14Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti, 15nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; 18in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. 19Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me; 20oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, 21se non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!".

22Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: "Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso". 23E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.

24Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: "Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo". 26Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.

27Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.


Lettera ai cristiani di Filadelfia: Saluto

Ignazio, Teoforo, alla Chiesa di Dio Padre e di Gesù Cristo che è in Filadelfia d'Asia, che ha ottenuto misericordia ed è consolidata nella concordia di Dio e giustamente giuliva nella passione del Signore nostro e nella sua resurrezione e pienamente cosciente della sua misericordia, il mio saluto nel sangue di Cristo. Essa è il mio eterno e continuo giubilo specialmente se i fedeli sono in uno col vescovo e con i suoi presbiteri e con i diaconi scelti nella mente di Gesù Cristo che, secondo la sua volontà, ha confermati col suo Santo Spirito.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: FERVENTE RIFORMA DI TUTTA LA NOSTRA VITA

Sii vigilante e sollecito nel servizio di Dio e torna spesso su questo pensiero: a qual fine sei entrato nella vita claustrale e perché hai abbandonato il mondo? Non, forse, per dedicare la tua vita a Dio e diventare uomo spirituale? Attendi, dunque, con fervore al tuo perfezionamento spirituale, perché tra breve riceverai la mercede delle tue fatiche e, allora, non vi sarà più timore o dolore per te. Ora faticherai un poco, ma, poi, troverai un grande riposo, anzi una letizia senza fine. Se ti sarai mantenuto fedele e fervoroso nell'agire bene, anche Dio certamente sarà fedele e generoso nel ricompensartene.

Devi avere buona e salda speranza d'arrivare alla palma; non conviene, però, che te ne ritenga certo, per non cadere nella pigrizia o nella superbia. Un tale, per ansietà di spirito, ondeggiava continuamente fra timore e speranza; ed una volta, affranto dalla tristezza, si prostrò in una chiesa a pregare davanti ad un altare, ripensando e dicendo tra sé così: "Oh, se potessi sapere se sarò sempre perseverante!". E subito udì nel suo cuore questa divina risposta: "E, se tu lo sapessi, che cosa vorresti fare? Fa', ora, quello che vorresti aver fatto allora e sarai fermamente sicuro". D’un tratto, consolato e confortato, egli si rimise alla volontà di Dio e le sue affannose agitazioni cessarono.

E non volle più curiosamente indagare per sapere quale sarebbe stato il suo futuro; ebbe, invece, cura di cercare quale fosse "la volontà di Dio, gradevole e perfetta" (Rm 12,2), per dare principio e compimento ad ogni opera buona. "Spera nel Signore ed opera il bene (dice il Profeta) ed abita la terra, e ti pascerai delle sue ricchezze" (Sal 36,3).

Uno solo è l'ostacolo che ritrae molti dal profitto spirituale e dall'alacre impegno di correggersi: la paura delle difficoltà, ovvero la fatica della lotta. E, in realtà, nella virtù fanno maggiori progressi degli altri coloro che si sforzano con più coraggio di vincere gli ostacoli per essi più aspri ed avversi. Infatti, l'uomo fa più progressi e si merita grazia maggiore, quando sa vincere di più se stesso e si mortifica nello spirito.

Ma non tutti trovano le stesse gravi difficoltà per vincere e morire a se stessi. Tuttavia, chi è animato da diligente zelo, anche se ha molte passioni, sarà più capace di progressi che non un altro d'indole buona, ma meno fervente nell'acquisto della virtù. Due cose giovano particolarmente ad un'efficace riforma della vita: il ritrarsi energicamente da quello a cui la nostra natura corrotta è incline, e l'insistere con ardore a compiere quel bene del quale si ha maggiormente bisogno.

Cerca, inoltre, d'evitare e di vincere specialmente quei difetti che tanto spesso ti dispiacciono negli altri. Cogli, dappertutto, occasioni per diventare migliore, cosicché, se t'accade di vedere o d'ascoltare buoni esempi, ti senta acceso ad imitarli. Se, invece, avrai notato in altri qualche cosa che meriti rimprovero, guardati dal fare anche tu lo stesso; o se qualche volta l'hai commessa, cerca di correggerti quanto prima. Come il tuo occhio osserva gli altri, così, a tua volta, sei osservato dagli altri. Che gradita e dolce consolazione è vedere fratelli fervorosi e devoti, di buona condotta ed osservanti della disciplina! Com'è, invece, triste e penoso vedere di quelli che vivono disordinatamente e che non seguono la via della propria vocazione! Quanto è dannoso trascurare il fine della propria vocazione e applicarsi a ciò che esula da quelle cose che non sono state imposte! Rievoca sempre i propositi presi e mettiti davanti all'immagine del Crocifisso.

Specchiandoti nella vita di Gesù Cristo, potresti veramente arrossire di non esserti finora conformato maggiormente a Lui, sebbene da molto tempo tu sia stato nella via di Dio. Il Religioso che, con attenzione e devozione, medita la vita santissima e la Passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto ciò che gli è utile e necessario; e non c'è bisogno ch'egli cerchi altro di meglio fuori di Gesù. Oh, se venisse nel nostro cuore Gesù crocifisso! Quanto presto e pienamente saremmo ammaestrati! Il fervente Religioso adempie di buon animo ed accetta quello che gli viene comandato. Invece, il Religioso negligente e tiepido ha tribolazioni su tribolazioni e soffre angustie da ogni parte, perché manca di consolazioni interiori e gli è vietato di cercare quelle esteriori.

Il Religioso che vive fuori della disciplina è esposto a gravi cadute. Chi cerca una via più larga e poco faticosa, sarà sempre in angustie, perché una cosa o l'altra basterà a dargli fastidio. Come fanno tanti altri monaci a vivere in una disciplina claustrale oltremodo rigorosa? Escono di rado, vivono ritirati, si nutrono poverissimamente, vestono panni grossolani, lavorano molto, parlano poco, vegliano lungamente, s'alzano presto, pregano a lungo, fanno frequenti letture e si mantengono in tutto osservanti della Regola.

Guarda i Certosini, i Cistercensi, i monaci e le monache di diversi Ordini, come s'alzano ogni notte per cantare salmi al Signore! Sarebbe, perciò, vergognoso che ti mostrassi pigro in così santo servizio, mentre una così grande moltitudine di Religiosi comincia a lodare Dio in lieti cantici. Oh!, se non si dovesse far altro che lodare con tutto il cuore ed a piena voce il Signore Dio nostro! Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare, di bere, di dormire, ma potessi sempre rendere lode a Dio ed attendere soltanto alla vita spirituale! Saresti, allora, molto più felice di ora, che devi per qualsiasi esigenza servire al corpo. Oh!, quanto sarebbe desiderabile che non vi fossero codeste necessità, ma ci fosse soltanto il ristoro spirituale dell'anima, che noi, ahimè, ben di rado sappiamo gustare! Quando un uomo è arrivato a tale perfezione, da non cercare la sua consolazione in creatura alcuna, allora comincia a provare veramente gusto di Dio, ed allora, anche, accetta volentieri tutto ciò che gli accade.

Allora, né si rallegrerà se ha molto, né si rattristerà se ha poco, ma si rimetterà totalmente e fiduciosamente nelle mani di Dio, che per lui è tutto, in ogni circostanza; per la cui potenza niente perisce e muore, ma tutte le cose vivono, ed al cui cenno prontamente ubbidiscono. Ricordati sempre che hai da finire e che il tempo perduto non ritorna più. Senza sollecitudine e diligenza, non farai mai acquisto di virtù. Se cominci a lasciarti prendere dalla tiepidezza, ricomincerà il tuo malcontento.

Se, invece, ti sarai dato ad una vita di fervore, troverai una gran pace e sentirai più lieve la fatica, per la grazia di Dio e per l'amore alla virtù. L’uomo fervoroso e zelante è preparato a tutto. Costa più fatica resistere ai vizi ed alle passioni, che sudare nei lavori fisici. Chi non evita i piccoli difetti, a poco a poco scivola in colpe più grandi. Avrai sempre motivo d'essere lieto la sera, se avrai speso fruttuosamente la giornata.

Vigila su te stesso, scuoti te stesso, ammonisci te stesso; qualunque cosa succeda agli altri, non trascurare te stesso. Tanto profitto otterrai nella vita spirituale, quanto avrai fatto violenza a te stesso.