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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Gesù Cristo ha insegnato che non soltanto riceviamo e sperimentiamo da Dio la sua misericordia, ma che siamo chiamati a praticare a nostra volta la misericordia verso gli altri.

LETTURE A CASO

Gv 2,1-25

1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". 4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". 5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".

6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo 10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". 11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". 17I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. 18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?". 19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". 20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. 24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 10, 46-52: Rabbunì, che io veda di nuovo!

Rm 14,1-22

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.

5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto:

Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio
.

12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.

14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.

22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.


Trattato della sobrietà e della custodia del cuore: Estratto della vita dei nostri santi padri: Dalla vita di Sant'Arsenio (Padre del Deserto)

L'ammirabile Arsenio seguì strettamente la regola di non esporre alcuna cosa con lo scritto, nè di tenere corrispondenze con alcuno. Non che ne fosse incapace. Come poteva esserlo? Egli poteva parlare con eloquenza con la stessa facilità di chi è uso a parlare il linguaggio ordinario. Il motivo di questo suo modo di fare era la sua abitudine al silenzio e la sua ripugnanza all'ostentazione. Per lo stesso motivo nelle adunanze ecclesiali, cercava il posto più segreto in modo da non vedere alcuno e da non essere visto da altri; si metteva dietro una colonna o altro ostacolo per non essere notato dagli altri presenti. Voleva vigilare su se stesso e mantenere la mente raccolta e più speditamente immersa in Dio. A sua volta quest'uomo santo concentrava nel suo intimo il pensiero per innalzarlo senza fatica a Dio.

(Autore: Niceforo il solitario)

L'imitazione di Cristo: L'OFFERTA DI CRISTO IN CROCE E LA DONAZIONE DI NOI STESSI

PAROLE DELL' AMATO
Come Io, con le braccia distese sulla Croce e con il Corpo nudo, ho liberamente offerto a Dio Padre me stesso per i tuoi peccati, cosicché nulla di Me rimanesse che non fosse trasformato interamente nel sacrificio della divina riconciliazione, Così tu pure devi volontariamente offrire te stesso a Me ogni giorno nella Messa, in oblazione pura e santa, con tutte le tue forze, con tutto il tuo slancio e con il maggiore raccoglimento possibile. Che cos'altro Io ti chiedo, se non che tu cerchi di rassegnarti interamente a Me? Qualunque cosa tu Mi offra, fuori di te stesso, non la curo, perché Io non cerco i tuoi doni, ma te stesso.

Come a te non basterebbe avere tutte le cose, se non hai Me, così neppure a Me potrebbe piacere qualunque cosa tu Mi offra, senza offrire te stesso. Offriti a Me e donati totalmente a Dio; allora, la tua oblazione sarà accetta. Ecco, Io mi sono offerto tutto al Padre, per te; ho dato in cibo perfino il mio Corpo ed il mio Sangue, per essere tutto tuo e perché tu rimanessi sempre mio. Ma, se tu rimarrai chiuso in te stesso e non ti offrirai volontariamente alla mia volontà, l'offerta non è piena e l'unione fra noi non sarà perfetta.

Perciò, l'offerta spontanea di te medesimo nelle mani di Dio deve precedere tutte le tue opere, se vuoi ottenere la vera libertà dello spirito e la mia grazia. Per questo motivo sono pochi quelli che raggiungono la luce e la libertà interiore, perché non sanno rinnegare del tutto se stessi. immutabile è la mia sentenza: "Se uno non avrà rinunciato a tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Se, dunque, tu desideri essere mio discepolo, offriti a Me con tutti i tuoi affetti.