Concetto di virtù civile in Catone.
12. 5. Ma dato che nel ricordo di Sallustio i due Romani, Cesare e Catone, furono grandi per virtù, la virtù di Catone, a mio parere, fu molto più vicina di quella di Cesare al suo vero significato. Pertanto ascoltiamo dalle parole stesse di Catone la condizione dello Stato in quel tempo e anteriormente. Non crediate, egli dice, che i nostri antenati hanno con le armi reso grande lo Stato da piccolo che era. Se così fosse, ne avremmo uno molto più perfetto. Noi infatti abbiamo nei confronti degli antenati un numero più grande di cittadini e di alleati, di armi e di cavalli. Ma furono altre le doti che li resero grandi e che a noi mancano: l'operosità in privato, una giusta amministrazione in pubblico, l'animo libero nelle decisioni, non soggetto alla delinquenza e alla passione. Al loro posto noi abbiamo la dissolutezza e l'avarizia, nell'amministrazione dello Stato il dissesto, in quella privata l'abbondanza. Apprezziamo la ricchezza e facciamo l'ozio, non esiste distinzione fra onesti e disonesti, l'ambizione usurpa le prerogative della virtù. Non c'è da meravigliarsene. Quando voi deliberate nella prospettiva dei vari individualismi, quando in privato vi rendete schiavi dei piaceri e in pubblico del lucro e dei favoritismi, ne consegue un assalto allo Stato privo di difensori.