Virtù e gloria in Catone l'Uticense.
12. 4. Più distintamente è stato esaltato Catone. Di lui ha detto Sallustio: Quando meno cercava la gloria, tanto più essa lo seguiva. Ma se la gloria, della cui passione ardevano, è il giudizio di individui che hanno una buona opinione di altri, è migliore la virtù che non è contenta del riconoscimento umano, salvo quello della propria coscienza. Per questo dice l'Apostolo: La nostra gloria è questa, il riconoscimento della nostra coscienza; e in un altro passo: Ciascuno esamini la propria azione e allora avrà gloria soltanto in se stesso e non in un altro. Dunque la virtù non deve seguire la gloria, l'onore e il potere, cui i Romani aspiravano e che i buoni tendevano a raggiungere con le buone arti, ma questi beni devono seguire la virtù. Infatti non è vera virtù se non tende a quel fine che è per l'uomo il bene ottimo. Quindi Catone non avrebbe dovuto aspirare alle cariche onorifiche, cui aspirò, ma lo Stato avrebbe dovuto conferirgliele anche se non vi aspirava.