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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Il caldo era insopportabile da tempo. Desideravamo la pioggia inutilmente. Le piante assetate mi facevano pietà. Decisi di recitare la coroncina tanto a lungo, finché Dio non avesse fatto scendere la pioggia. Senza interruzione, ripetei quella preghiera per tre ore. Finalmente il cielo si coprì di nubi e la pioggia prese a cadere in abbondanza. Ricordai come il Signore avesse detto che, per mezzo di quella coroncina, si può ottenere tutto.
Gesu

Gli dèi esigono gli spettacoli.


26. Ma Omero, dice Cicerone, inventava questi fatti e attribuiva azioni umane agli dèi. Preferirei che avesse attribuito le divine a noi 51. Giustamente dispiacque a una persona dabbene un poeta inventore di delitti divini. Perché dunque gli spettacoli teatrali, in cui questi delitti si recitano, si cantano, si rappresentano e si esibiscono in onore degli dèi, sono assegnati dai più colti alla religione? A questo punto Cicerone protesti non contro le invenzioni dei poeti ma contro le istituzioni degli antenati. Ma anche essi protesterebbero: "Che abbiamo fatto? Gli dèi stessi hanno insistito che si rappresentassero gli spettacoli in loro onore, hanno dato comandi atroci, hanno preannunciato sventura se non si eseguivano, hanno severamente punito perché era stata trascurata qualche cosa e hanno mostrato di placarsi perché fu eseguito ciò che era stato trascurato". Fra i loro interventi e fatti meravigliosi si ricorda l'episodio che sto per narrare. Tito Latinio, campagnolo romano e padre di famiglia, era stato avvertito in sogno di riferire al senato che ricominciassero gli spettacoli romani. Era insomma dispiaciuto agli dèi, che volevano esilararsi con le rappresentazioni, il ferale comando contro un delinquente che proprio il primo giorno degli spettacoli era stato condotto al supplizio alla presenza del popolo. E poiché il tizio che era stato avvertito in sogno non ebbe il coraggio il giorno seguente di eseguire il comando, la notte appresso l'ordine si ripeté con maggiore severità. Non obbedì e perdette un figlio. La terza notte fu detto al meschino che gli sovrastava una pena maggiore se non obbediva. E poiché anche dopo questi fatti non ne ebbe il coraggio, fu colpito da un male atroce e orribile. Allora dietro consiglio degli amici fu portato al senato in lettiga, dopo aver riferito l'affare ai magistrati. Esposto il sogno, riacquistò immediatamente la salute e guarito tornò a casa con i propri piedi. Trasecolato da un prodigio così grande il senato, con sovvenzionamento quattro volte maggiore, stabilì di far ricominciare gli spettacoli. Chi è sano di mente può intendere che gli uomini soggetti a maligni demoni, dal cui dominio ci libera soltanto la grazia di Dio mediante il nostro Signore Gesù Cristo, sono costretti con la violenza ad offrire a simili dèi spettacoli che con un sano intendimento potevano essere giudicati immorali. In quegli spettacoli organizzati dal senato dietro istigazione degli dèi si rappresentavano i delitti delle divinità inventati dalla poesia. In quegli spettacoli attori dissoluti presentavano col canto e con l'azione Giove come corruttore del pudore ed erano acclamati. Se era un'invenzione, Giove si sarebbe dovuto sdegnare; se invece prendeva gusto dei propri delitti anche se inventati, perché adorarlo quando si serviva al diavolo? E proprio con questi mezzi egli, più abietto di qualsiasi romano che disapprovava quei drammi, avrebbe fondato, accresciuto, difeso il dominio di Roma? Doveva dare la felicità proprio egli che era adorato con tanta infelicità e se non era adorato in quel modo, si incolleriva per maggiore infelicità?