Le divinità come mani.
24. È opportuno esaminare le loro spiegazioni. Ma si deve proprio credere, domandano i pagani, che i nostri vecchi fossero stupidi al punto da non sapere che questi erano doni divini e non dèi? Sapevano che tali favori sono accordati soltanto dalla munificenza di un dio. Ma quando non avevano fra mano il nome degli dèi, denominavano gli dèi dal nome delle cose che, a loro giudizio, erano accordate dagli dèi stessi. Pertanto aggiungevano dei suffissi alle parole, come da bellum (guerra) Bellona e non Bello, dalle cune Cunina e non Cuna, da segetes (messi) Segezia e non Segete, dai pomi Pomona e non Pomo, dai bovi Bovona e non Bove. In certi casi sono stati denominati come le cose senza la flessione della parola, come Pecunia (ricchezza) è stata chiamata dea perché dà la ricchezza e non perché essa stessa sia stata considerata dea. E così Virtù perché dà la virtù, Onore perché dà l'onore, Concordia perché dà la concordia, Vittoria perché dà la vittoria. Allo stesso modo, dicono i pagani, nel concetto della dea Felicità non si volge l'attenzione a lei che viene data ma all'essere divino da cui è data la felicità.