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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Rinnoviamo con frequenza questo pensiero nella nostra mente e fuggirà da noi la voglia di peccare.
Gesu

La fine di Sagunto.


20. Ma fra tutti i disastri della seconda guerra punica il più degno di pietà e di deplorazione fu il massacro di quei di Sagunto. Questa città della Spagna, amicissima del popolo romano, fu distrutta perché gli si mantenne fedele. Annibale, violato il patto con i Romani, proprio da questa circostanza cercava il pretesto per provocarli alla guerra. Dunque assediava con ferocia Sagunto. Appena si seppe a Roma, furono mandati degli ambasciatori ad Annibale per indurlo ad abbandonare l'assedio. Non tenuti in alcun conto, essi andarono a Cartagine e lamentarono la violazione del patto ma tornarono a Roma senza aver concluso nulla. Durante questi indugi la disgraziata città molto ricca e molto cara alla Spagna e a Roma fu distrutta dai Cartaginesi all'ottavo o nono mese d'assedio. Fa raccapriccio leggerne e tanto più narrarne la fine. La ricorderò comunque brevemente giacché è molto pertinente all'argomento. Dapprima fu straziata dalla fame; si narra da alcuni che i cittadini si cibarono perfino dei cadaveri dei caduti. Infine stremati, per evitare almeno di cadere prigionieri nelle mani di Annibale, allestirono pubblicamente un grande rogo, nelle cui fiamme, dopo essersi anche trafitti di spada assieme ai propri familiari, tutti si abbandonarono. In questo caso avrebbero dovuto far qualche cosa gli dèi ghiottoni e ciarlatani nebulosi che bramano il grasso delle vittime e ingannano con la foschia di presagi ambigui; in questo caso avrebbero dovuto far qualche cosa, soccorrere una città molto amica del popolo romano e non permettere che subisse la catastrofe perché la subiva per aver mantenuta la fedeltà. Essi certamente intervennero quando si alleò mediante un patto allo Stato romano. Dunque perché mantenne fedelmente il patto, che sotto la loro protezione aveva stretto mediante delibera, che aveva reso vincolante con la fedeltà e indissolubile col giuramento, è stata assediata, schiacciata, distrutta da un uomo sleale. Se è vero che in seguito sono stati gli dèi ad atterrire e allontanare con temporali e fulmini Annibale vicinissimo alle mura di Roma, l'avrebbero dovuto fare anche prima. Oso dire appunto che sarebbero stati più onesti se avessero infuriato col temporale in favore degli amici dei Romani, i quali erano in pericolo proprio per non tradire la fedeltà ai Romani e non avevano mezzi di difesa, anziché in favore dei Romani che combattevano per se stessi ed erano ricchi di mezzi nel fronteggiare Annibale. Se fossero perciò difensori del benessere e dell'onore di Roma, ne avrebbero stornato la grave imputazione della rovina di Sagunto. Stoltamente dunque ora si crede che in virtù della loro protezione Roma non è andata in rovina malgrado la vittoria di Annibale, giacché non furono capaci di soccorrere la città di Sagunto affinché non andasse in rovina nel mantenere l'amicizia per Roma. Supponiamo che il popolo saguntino fosse cristiano e subisse tale sventura per la fede nel Vangelo, a parte che non si sarebbe data la morte con la spada o nel rogo, supponiamo comunque che subisse lo sterminio per la fede nel Vangelo. Avrebbe sofferto nella speranza per cui aveva creduto in Cristo, cioè non per la ricompensa di un tempo molto breve ma di una eternità senza fine. Ma a proposito di codesti dèi che, come si afferma, sono adorati o se ne va in cerca per adorarli al solo scopo che sia assicurato il benessere del mondo che fugge velocemente; che cosa mi risponderanno nei confronti dello sterminio di Sagunto coloro che li difendono e li scolpano? Faranno certamente lo stesso discorso che sulla fine di Regolo. Ma c'è una differenza. Quegli era un individuo, questa un'intera cittadinanza, sebbene causa della fine dell'uno e dell'altra sia stata la conservazione della fedeltà. Proprio per essa Regolo volle tornare ai nemici e Sagunto non volle passare ai nemici. Dunque il mantenimento della fedeltà provoca lo sdegno degli dèi? Ed è possibile che nonostante la protezione degli dèi siano perduti non solo individui ma intere città? Scelgano fra le due cose quella che preferiscono. Se gli dèi si sdegnano contro la fedeltà mantenuta, scelgano i rinnegati per essere onorati. Se poi è possibile che, malgrado il loro favore individui e città, colpiti da molti e gravi tormenti, vadano in rovina, gli dèi sono adorati senza il risultato del benessere terreno. La smettano dunque di arrabbiarsi coloro che pensano di essere divenuti disgraziati con la perdita dei misteri dei propri dèi. Anche se fossero rimasti e gli dèi li avessero aiutati, potevano non soltanto, come avviene adesso, lamentarsi del disastro avvenuto ma anche andare completamente in rovina dopo essere stati orrendamente straziati come Regolo e quelli di Sagunto.