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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:La santa Messa era iniziata proprio in quel momento. Vidi Gesù splendente di bellezza. Mi disse che esigeva si fondasse quel movimento d'anime e quell'unione tra di esse, di cui m'aveva parlato. «Penetra nei miei segreti — proclamò — e scopri l'abisso della mia misericordia. Fa' conoscere al mondo ciò che voglio. Con la loro preghiera, questi movimenti d'anime faranno da mediatori di misericordia fra la terra e il cielo».
Gesu

Ingratitudine contro Scipione e altri fatti disumani.


21. Tratto brevemente del periodo fra la seconda e la terza guerra punica, quando, come dice Sallustio, i Romani vissero con la più alta moralità e con la massima concordia. Tralascio molti fatti pensando ai limiti della mia opera. In quel tempo dunque di alta moralità e di massima concordia, Scipione, il liberatore di Roma e dell'Italia, stratega egregio e ammirevole della seconda guerra punica tanto orribile, tanto disastrosa e pericolosa, vincitore di Annibale e trionfatore di Cartagine, sebbene la sua vita fin dall'adolescenza, come si narra 91, fosse dedicata agli dèi e cresciuta nei templi, fu vittima delle accuse dei rivali. Esiliato dalla patria, che aveva salvata e liberata col proprio valore, passò il resto della vita e la finì nella cittadina di Literno. Nonostante il suo insigne trionfo, non fu mai preso dal desiderio di rivedere Roma, ordinò anzi, come si narra, che dopo la morte nemmeno il funerale si celebrasse nell'ingrata patria. Subito dopo per la prima volta a mezzo del proconsole Gneo Manlio, vincitore dei Galati, s'introdusse a Roma la dissolutezza asiatica peggiore di ogni nemico. Si racconta che per la prima volta si cominciarono a vedere divani guarniti di bronzo e tappeti preziosi; furono introdotte le suonatrici durante i conviti e altre forme di depravazione. Ma mi sono prefisso di parlare per ora di quei mali che gli uomini subiscono contro voglia e non di quelli che compiono volontariamente. E perciò attiene a questo discorso soprattutto l'episodio che ho citato di Scipione, che, cioè, vittima dei rivali, morì fuori della patria che aveva liberata, poiché le divinità di Roma, dai cui templi aveva allontanato Annibale, non lo ricambiarono, sebbene siano onorate soltanto per il benessere terreno. Ma appunto perché Sallustio ha affermato che in quei tempi esisteva la più alta moralità, ho pensato che si dovesse ricordare l'episodio della frivolezza asiatica, affinché s'intenda che Sallustio ha parlato così nel confronto con altri tempi, in cui la moralità, a causa di gravissime discordie, fu certamente peggiore. Proprio allora, cioè fra la seconda e l'ultima guerra punica fu anche promulgata la legge Voconia perché non fosse costituita erede una donna, neanche se figlia unica. Non so che cosa si può prescrivere o pensare di più ingiusto che una legge simile. Comunque nell'intermezzo fra le due guerre puniche il decadimento fu più sopportabile. L'esercito si logorava soltanto con guerre esterne ma si consolava con le vittorie; in città non si avevano le discordie avutesi in altri tempi. Ma nell'ultima guerra punica con un solo attacco dell'altro Scipione, che per questo ebbe anche egli il soprannome di Africano, la rivale della dominazione romana fu letteralmente estirpata. Ma lo Stato romano fu oppresso da un peso grave di mali. Data infatti la sicurezza nel benessere, da cui con l'eccessiva corruzione morale furono accumulati quei mali, si può affermare che fu più di danno la rapida distruzione che la lunga rivalità di Cartagine. Tralascio tutto il periodo fino a Cesare Augusto il quale, come è noto, sottrasse del tutto ai Romani la libertà che, anche secondo la loro opinione, non era più apportatrice di gloria ma di lotte e disastri e ormai completamente priva di nerbo e vigore, richiamò tutti i poteri all'illimitata autorità regale, rinvigorì e ringiovanì, per così dire, lo Stato quasi cadente per decrepitezza. Di tutto questo periodo tralascio dunque le varie stragi militari dovute a cause diverse e il patto con Numanzia che è una macchia d'infamia. Erano fuggiti da una gabbia alcuni galli ed erano stati, a sentir loro, di malaugurio per il console Mancino, come se in tanti anni, durante i quali la piccola città cinta d'assedio aveva logorato l'esercito di Roma e cominciava a sbigottire lo stesso Stato romano, gli altri comandanti l'avessero attaccata con auspicio favorevole.