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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:“Non cercate mai di fuggire quella croce che Iddio vi manda, perché di sicuro ne troverete un’altra maggiore”
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Settembre, mese dedicato agli angeli - Meditazioni su San Michele Arcangelo



San Michele

3 settembre GRANDEZZA DI S. MICHELE NEL COOPERARE ALLA GRAZIA

I. Considera come S. Michele, vedendosi arricchito di tanti doni di grazia e di virtù, non seppellì i talenti ricevuti, ma qual servo fedele li trafficò, secondo quel fine, per cui li aveva ricevuti. Impiegò la sua scienza a conoscere Dio, ed ammirando le divine perfezioni, conobbe l'infinita distanza tra Dio ed una semplice creatura. Si umiliò allora innanzi a Lui, dicendo: « Quis ut Deus », e pur vedendosi superiore a tutte le schiere degli Angeli per la grazia, riconobbe di essere infinitamente inferiore a Dio suo Creatore; prostratosi quindi innanzi al suo Trono, Lo adorò e Lo ringraziò coi sentimenti più umili del suo cuore, dicendo: Signore, chi mai può esser simile a te? Accese il suo cuore di santo amore e rivolse tutto a Dio, in cui ripose ogni suo bene; diresse tutte le proprie perfezioni a glorificare il Creatore, affrontando Lucifero, che meditava usurpare il trono di Dio; infiammò gli altri Angeli a riconoscere i doni dell'Altissimo, li animò a resistere all'empio Lucifero, e riportata che ebbe la vittoria, indusse gli Angeli fedeli ad adorare Dio. Oh esempio! oh meravigliosa corrispondenza! Veramente vivo modello di umile soggezione fu S. Michele.

II. Considera come Lucifero e i suoi seguaci si perdettero, per non aver corrisposto alla grazia. Appena Lucifero si vide adorno di tante perfezioni, invaghitosi del suo sublime essere e delle sue eccellenti doti, credette non essere dissimile da Dio; pieno di orgoglio, disse tra sè: « pochissimo disto da Dio: con un passo salirò sul monte del testamento, e sarò simile a Lui». Invece di umiliarsi innanzi a Dio Creatore, s'insuperbì; invece di riconoscere il supremo Datore d'ogni bene, ringraziarLo e lodarLo, Gli contrastò il trono, Gli mosse guerra; invece di riconoscere in Dio il suo primo principio ed amarLo come ultimo fine, si diede a vagheggiare se stesso, e compiacersi delle proprie perfezioni, ad aspirare alla visione beatifica senz'altro aiuto, che le sue forze. Oh mostro d'ingratitudine e d'infedeltà!

Tu pure, o cristiano, puoi essere tentato di superbia; quale perfezione è in te, che tu non abbia ricevuto da Dio? e se le hai tutte ricevute da Lui, perchè te ne compiaci quasi non fossero dono di Dio? se le hai ricevute da Dio, perchè non Lo ringrazi, non Lo veneri, non L'adori? Impara anche tu, cristiano, ad amare l'umiltà e ad abborrire l'ingratitudine.

III. Considera come vale più il beneficio di una sola grazia, che tutto l'universo, al dire dell'Angelico Maestro. Chi dunque non si preoccupa della grazia, fa una perdita somma. Questa fu tutta la differenza tra S. Michele e Lucifero. Costui in un istante perdette quella grazia, cui doveva corrispondere, e da cui doveva trarre salutare profitto, come fece invece S. Michele Arcangelo, che la usò per la gloria di Dio. Sì, la grazia è un movimento, una illustrazione alla mente, una ispirazione alla volontà, non permanente, ma transeunte, fatta cioè di istanti che diventano preziosi per chi sa profittarne.

Povero invece chi non se ne avvale! Pensa a quanti lumi tu hai ricevuto da Dio, con cui la tua mente fu illustrata sulla bellezza delle cose celesti e sulla vanità dei beni terreni! Quante ispirazioni ebbe la tua volontà d'attendere all'affare unico ed importantissimo dell'eterna salute! Eppure li trascurasti! Ogni momento che passa in fatto di ispirazioni è un mettere a rischio la eternità, perchè nessuno sa se torneranno più. Deh! se sei stato tanto trascurato per il passato, risolvi ora di corrispondere fedelmente alle voci e ai lumi di Dio, e di stare attento per il futuro a non inutilizzare grazia alcuna. Ricorri pertanto a S. Michele, e prega che con la sua potentissima protezione ti assista a ben impiegare quelle grazie che Dio ti concede.

SECONDA APPARIZIONE DI S. MICHELE SUL GARGANO
Era il primo anno di Anastasio Imperatore, e prima ancora di S. Gelasio Papa, quando S. Michele per la seconda volta apparve a S. Lorenzo, due anni dopo cioè della prima apparizione. L'esercito del Re Goto Odoacre, considerando il popolo Sipontino come confederato di Teodorico, che era emulo nella corona d'Italia, strinse con forte assedio i Sipontini, minacciandone lo stermino. I Sipontini ricorsero al S. Vescovo per consultarlo in così gravissimo affare, ed il Vescovo deliberò chieder aiuto all'Arcangelo San Michele. Mentre i Goti erano intenti a scavar terra, fossi, ripari e bastioni, Lorenzo ad imitazione di Mosè, salì sul Monte Gargano per implorare dal capo delle milizie celesti la vittoria. Era il lunedì 25 del mese di settembre, quando i Goti mandarono un'araldo ad intimare la resa. Richiamato lo zelante Pastore per essere consultato su questa guerra inevitabile, ordinò al popolo di dimandare una tregua di altri tre giorni, ed ottenutela comandò che in quel triduo tutti attendessero alla preghiera e alla penitenza, e frequentassero i Sacramenti; e così infatti fecero i Sipontini. Ed ecco verso l'alba del 29 settembre 492 mentre il Vescovo si struggeva in preghiere nella Chiesa di S. Maria, gli apparve S. Michele assicurandolo della vittoria, ed avvertendolo di non assaltare i nemici se non dopo le ore quattro del pomeriggio, affinchè il sole con i suoi splendori rendesse testimonianza della potenza dell'Arcangelo. Il Vescovo ne avvisò il popolo, e dopo aver fortificato tutti col pane celeste nelle prime ore del giorno, all'ora stabilita i Sipontini schierati in battaglia escono contro i barbari. Era sereno il cielo, quando si ode all'improvviso tuonare nell'aria, una nube copre la sacra cima del Gargano, un orribile terremoto scuote la terra mentre il mare vicino si infuria con spaventosi ruggiti. Il Celeste Guerriero scoccando dal Gargano infocata saetta fece chiaramente vedere che sotto l'Arcangelo S. Michele combattono insieme i quattro elementi. Ogni fulmine mieteva a fascio le vite dei barbari, senza offendere neppur uno dei Sipontini, cosicchè l'esercito goto si vide tosto atterrito e abbattuto. I Sipontini inseguirono i Goti fino a Napoli. Per gratitudine di così grande vittoria, S. Lorenzo insieme al popolo si recò ben presto sul Gargano a ringraziare il celeste Difensore. Nell'antiporta della Santa Grotta, senza osare di entrare dentro, scopersero delle impronte impresse sul ruvido sasso, che sembravano quasi rappresentare la presenza di S. Michele. Tutti pieni di santa gioia baciavano quei prodigiosi segni, e forse ripetevano «Digitus Dei est hic».

PREGHIERA
O Arcangelo Michele, servo fedelissimo di Dio, che ben sapeste negoziare i talenti di grazia a Voi da Dio concessi, io Vi lodo, e benedico la Divina Bontà, che al cumulo di tante grazie che Vi donò Vi fece ancora aggiungere una sì pronta cooperazione, e sì eroica fedeltà. Ma giacchè io per il passato sono stato sempre negligente nel procurare la mia eterna salvezza, ed ho tante volte calpestato le grazie con cui Dio mi scuoteva, vengo supplichevole a Voi, Principe del Paradiso, pregandoVi di aiutarmi a detestare le mie passate negligenze e la mia attuale debolezza. Pregate Voi per me l'Eterno Iddio a rendermi per l'avvenire servo fedele, onde corrispondendo io sempre alla grazia, viva grato a Dio, e meriti il premio dell'eterna gloria.

SALUTAZIONE
Io Vi saluto, o S. Michele; Voi che attaccaste guerra a Lucifero, non sdegnate di pregare per me miserabile, ed io non cesserò di lodarVi.

FIORETTO
Bacerai tre volte i piedi a Gesù Crocefisso, dicendo Mio Gesù fate che le vostre piaghe non siano inutili per me ».

Preghiamo l'Angelo Custode: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.