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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:L'amore verso Dio, prima ancora che un comandamento, è risposta ad una esperienza di vita. Non posso non ricambiare chi mi ha amato e mi ama in certa maniera. Non si può ridurre a prescrizione ciò che mi è offerto come segno di una comunione che non viene mai meno. L'amore non si ottiene per imposizione. Dio non saprebbe che farsene di un amore di costrizione. La fede, che è una relazione di fiducia, nasce proprio da questa comunione di vita. Quando la fede si vive come un rapporto d'amore con il Signore, allora tutto porta i segni della presenza dell'Amato e tutto è interpretato a partire da questo rapporto.

LETTURE A CASO

Lc 7,1-50

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa". 9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". 14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". 15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". 17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi 19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?". 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?". 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. 23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".

24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. 26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti
a te.

28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. 29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. 30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.

31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? 32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. 34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. 35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.

39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". 40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure". 41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". 43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". 44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. 47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". 48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?". 50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 11, 2-11: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

At 6,1-15

1In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. 4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". 5Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia. 6Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

8Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. 9Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, 10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. 11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".

15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.


Le lettere: Prima Lettera

1. Prima di ogni cosa, cari figli, Antonio vi sa­luta nel Signore. Credo che uomini e donne, che la grazia di Dio chiama alla predicazione per mezzo del Verbo, appartengano a tre generi di persone. Il primo è costituito da coloro che sono chiamati dalla legge naturale dell’amore posta fin dalla creazione nella loro anima. Quando so­no stati toccati dalla parola di Dio, senza alcun indugio, l’hanno seguita sollecitamente. Così ac­cadde per il nostro progenitore Abramo. Quando No vide che egli l’amava per la. legge naturale dell’amore, gli apparve e gli disse: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo pa­dre, verso il paese che io ti indicherò» (Gen 12,1). Abramo senza alcuna esitazione si mostrò pronto alla chiamata. Egli è stato la figura della prima vita di questa istituzione che ancora oggi dura in quanti seguono le sue orme: se si adoperano con zelo cercando il timore di Dio nella pazienza e nella pace, ricevono lode per il loro comporta­mento perché disposti a seguire l’amore di Dio. Questo è il primo genere di vocazione.

Ecco il secondo: alcuni sentono che la legge scritta afferma che vi sono supplizi di ogni specie per i peccatori e sante promesse per coloro che portano frutto nel timore di Dio. Questa testimonianza della legge desta in loro il pensiero di ob­bedire alla vocazione. Così attestò Davide: «La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima» (Sal 18,8) e ancora: «La tua parola nel rivelarsi illumina, do­na saggezza ai semplici» (Sal 118,130). Non mancano molti altri passi, ma non possiamo citarli tutti.

Infine, il terzo genere di vocazione. Alcuni dapprima sono stati duri di cuore e hanno perse­verato nel peccato, ma Dio, per la sua misericor­dia, manda loro delle prove per emendarli per­ché, vinti da queste prove, abbiano coscienza delle loro colpe, si pentano, si convertano, ascol­tino la parola, se si sono pentiti sinceramente, e compiano anch’essi opere meritevoli come quelli di cui abbiamo parlato prima. Questi sono i tre modi con cui gli uomini si incamminano sulla strada della conversione fino a ottenere la grazia e la vocazione di figli di Dio.

2. Credo che alcuni hanno intrapreso il cam­mino con tutto il cuore e si sono disposti ad af­frontare tutte le lotte del nemico fino a sconfig­gerlo; lo Spirito Santo li chiama in precedenza per rendere leggera la battaglia e dolci le fatiche della conversione e impone loro una misura sta­bilita per la penitenza del corpo e dell’anima fi­no a insegnare loro la via che porta a Dio creato­re. E Dio fa violenza, per così dire, all’anima e al corpo perché entrambi siano puri e degni allo stesso modo di diventare eredi.

Il corpo diventa puro mediante molti digiuni e veglie, l’anima mediante la preghiera e ogni al­tra cosa che stronca il desiderio della carne. Lo Spirito di conversione guida costoro e li mette alla prova perché il nemico non li faccia retroce­dere. Lo Spirito, poi, che guida le anime comin­cia ad aprire gli occhi dell’anima perché anch’es­sa si converta e diventi pura. Allora l’intelletto discerne l’anima dal corpo e lo Spirito gli inse­gna la purificazione dell’anima e del corpo per mezzo della penitenza. L’intelletto è istruito dal­lo Spirito e guida ogni nostro moto dell’anima e del corpo e lo rende puro. Lo Spirito discerne tutti i frutti della carne, caratteristici di ogni membro, e che furono la causa della prima tra­sgressione e riporta ogni membro del corpo alla primitiva condizione. Lo Spirito non ha nulla di estraneo che gli derivi dal nemico. E il corpo è sottomesso all’intelletto e istruito dallo Spirito, come afferma l’apostolo Paolo: «Tratto dura­mente il mio corpo e lo trascino in schiavitù» (1 Cor 9,27). L’intelletto, infatti, si è purificato dai cibi, dalle bevande, dal sonno e per sempre da tutte le pas­sioni e, in virtù della sua purezza, si è liberato da ogni rapporto naturale.

3. Nel corpo, secondo me, ci sono tre tipi di passioni. Vi è quel moto conforme per naturale disposizione al corpo che agisce solo dietro vo­lontà dell’anima ed è ben noto. Vi è poi un altro moto che si ha quando si alimenta il corpo con abbondanti cibi e bevande; il sangue, riscaldato da quanto si è ingerito, eccita il corpo e quel primo moto viene sollecitato dalla concupiscenza.

Per questa ragione l’Apostolo dice: «Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza» (Ef 5,18). E il Signore ordina ai discepoli nel vangelo: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesanti­scano in dissipazioni e ubriachezze» (Lc 21,34) soprattutto con la voluttà. A coloro che cercano la misura della purezza dobbiamo dire: «Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù» (1Cor 9,27). Infine, il terzo moto deriva dagli spiriti malvagi che, invi­diosi, tentano di distrarre quanti aspirano alla propria santificazione.

Se l’anima si mantiene salda di fronte a que­sti tre moti nel testimoniare ciò che lo Spirito in­segna all’intelletto, allora sia la stessa anima che il corpo sono esenti dai suddetti tre mali. Ma se l’intelletto indugia nel testimoniare quanto lo Spirito attesta, allora gli spiriti malvagi semina­no nel suo corpo e gli muovono guerra finché l’a­nima sia spossata e si chieda donde verrà l’aiuto, si converta, si sottometta alla testimonianza del­lo. Spirito e riabbia la vita. Allora l’anima crede che il suo riposo consiste nel dimorare con Dio e che Dio stesso è la sua pace.

4. Vi ho detto queste cose in merito alla con­versione dell’anima e del corpo e in che modo oc­corre purificarli. Quando l’intelletto è così com­battuto, allora si rivolge allo Spirito e comincia a discernere le passioni animalesche che gli derivano dalla sua volontà. Allora l’intelletto, osser­vando i precetti dello Spirito, diviene partecipe dello stesso Spirito e questo gli insegna a sanare ogni malattia dell’anima e a discernere le passio­ni conformi per naturale disposizione al corpo e le altre che derivano dall’esterno e sono state mescolate con il corpo dalla testa fino ai piedi a causa della propria volontà.

Lo Spirito fissa un limite agli occhi, perché vedano in modo retto e puro, perché non abbia­no nulla di estraneo. Lo Spirito indirizza le orec­chie ad ascoltare con pace ed esse non vogliono più sentire le maledizioni e le ingiurie degli uo­mini, ma soltanto parole di bontà e di misericor­dia per tutte le creature. Una volta, infatti, sia la vista che l’udito erano ammalati.

Poi lo Spirito insegnerà la purezza alla lin­gua; è infatti per causa sua che l’anima si è gra­vemente ammalata ed è mediante la lingua che l’anima palesa la sua malattia e ad essa ne attri­buisce la colpa. La lingua è un organo dell’anima e questa per essa si è maggiormente ammalata. Dice in proposito l’apostolo Giacomo: «Se qual­cuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religio­ne è vana» (Gc 1,26). In un altro passo dice pure: «La lin­gua è un piccolo membro e può vantarsi di gran­di cose e contamina tutto il corpo» (Gc 3,5 6). Ci sono pure molti altri passi ma io non posso ricordarli tutti. Se l’intelletto è illuminato dallo Spirito, prima ne è purificato e allora ricerca e affida alla lin­gua parole che non hanno alcuna malvagità, né alcuna volontà del cuore. Si compie allora quel che dice Salomone: «Tutte le parole della mia bocca sono giuste; niente vi è in esse di fallace o perverso» (Pro 8,8). E in un altro passo aggiunge: «La lingua dei saggi risana» (Pro 12,18) e non mancano molte altre cose.

Lo Spirito sana anche le mani che un tempo, seguendo la volontà dell’intelletto, compivano cose sconvenienti; ora invece lo Spirito dona loro quel vigore necessario per raggiungere la purez­za attraverso le preghiere e le opere di misericor­dia e le esorta a compiere queste opere. Così in esse si realizza quell’espressione detta a proposi­to della preghiera: «Le mani alzate come sacrifi­cio della sera» (Sal 140,2), e ancora: «La mano operosa ar­ricchisce» (Pro 10,4).

Lo Spirito purifica il ventre per quanto con­cerne i cibi e le bevande senza essere mai sazio (una volta la volontà sollecitava tale passione) e i demoni lo avevano vinto. Perciò lo Spirito Santo afferma per bocca di Davide: «Con chi aveva uno sguardo superbo e un cuore insaziabile, io non mangiavo» (Sal 100,5). Ma a coloro che chiedono la purez­za anche nel cibo, lo Spirito stabilisce un limite sufficiente, adeguato al corpo, in modo che non si provi più la concupiscenza. Perciò Paolo attesta: «Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la glo­ria di Dio» (1Cor 10,31). A causa del ventre sazio i pensieri sono messi in movimento dalla fornicazione, al­lora lo Spirito istruisce l’intelletto che discerne tre diversi moti e gioisce di essere purificato.

Lo Spirito col suo aiuto e con la sua potenza spegne le passioni; lo stesso Spirito dà pace a tutto il corpo e frena i moti passionali. E quanto dice Paolo: «Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi» (Col 3,5) e via di seguito. Poi l’intelletto, unificato dalla potenza dello Spirito, costringe i piedi, se non procedevano sulla via della salvezza che porta a Dio, a camminare se­condo la volontà dello Spirito perché compiano opere migliori e tutto il corpo sia trasformato e sottomesso alla potenza dello Spirito. E quel cor­po, secondo me, ha già ricevuto parzialmente quel corpo spirituale che riceverà nella risurre­zione dei giusti. Ho trattato delle malattie dell’a­nima che, penetrate nel corpo, lo sconvolgono perché l’anima ha fatto da guida agli spiriti ma­ligni facendoli operare nelle membra del corpo.

Ma l’anima, secondo me, ha anche altre pas­sioni che le derivano dall’esterno; quali siano, le esamineremo ora. La superbia, per esempio, trae la sua origine dall’esterno, come la presunzione, l’orgoglio, l’odio, l’invidia, l’ira, la pusillanimità, l’impazienza e altre passioni di minor conto. Chi con tutto il cuore si affida a Dio, riceverà dal Si­gnore, che è bontà, lo Spirito di conversione e lo Spirito, a sua volta, gli farà conoscere i suoi mali perché si possa pentire. I nemici però si adopera­no per impedirgli di far penitenza, lo tentano e non gli consentono di pentirsi: ma se egli si man­tiene saldo e obbedisce allo Spirito che lo istrui­sce sul modo di far penitenza, allora il Creatore ha misericordia delle sue fatiche fisiche, dei suoi prolungati digiuni, delle sue lunghe veglie, delle sue meditazioni sulla parola divina, delle sue continue preghiere, della sua rinuncia al mondo e alle opere umane, della sua umiltà, della sua povertà di spirito. Allora il Dio di bontà, veden­do la sua perseveranza in tutte queste cose e la sua pazienza nelle tentazioni, ha pietà di lui e lo aiuta.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: L'ASSOLUTO E TOTALE ABBADDONO DI SE STESSO, PER OTTENERE LA LIBERTÀ DEL CUORE

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, abbandona te stesso e troverai Me. Vivi rinunciando ad ogni libertà di scelta e ad ogni tua propria cosa, e guadagnerai sempre. Infatti, non appena avrai rinunciato a te stesso senza volere riattaccarti a te stesso, ti verrà data grazia più grande.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, quante volte dovrò fare questa rinuncia, e in quali cose dovrò distaccarmi da me stesso?

PAROLE DEL SIGNORE
Sempre e in ogni momento, così nel poco come nel molto. Non escludo nulla, voglio trovarti spoglio di tutto. Altrimenti, come sarà possibile che tu sia mio ed Io sia tuo, se dentro e fuori non ti sarai svestito d'ogni tua volontà? Quanto più presto farai ciò, tanto meglio ti troverai; e quanto più piena e sincera sarà stata la tua rinuncia, tanto più Mi sarai caro e tanto più grande profitto spirituale ne ricaverai. Alcuni rinunciano, ma con qualche riserva: non confidano pienamente in Dio, e quindi sono troppo solleciti di provvedere da sé a se stessi. Alcuni dapprima fanno offerta completa, ma poi, sotto la spinta della tentazione, ritornano a prendere quello che è loro proprio: perciò, non fanno alcun progresso nella virtù. Costoro non giungeranno alla vera libertà del cuore puro ed alla grazia della mia dolce intimità, se non dopo avere fatto totale rinuncia e quotidiana immolazione di sé, senza di che non sussiste e non sussisterà l'unione che gode del possesso di Me.

Io te l'ho detto tante volte ed ora te lo ripeto: abbandona te stesso, offriti a Me e godrai d'una grande pace interiore. Dà tutto per il Tutto: non cercare nulla, non richiedere nulla. Appoggiati interamente e senza esitazione a Me e Mi possederai. Allora il tuo cuore sarà libero e le tenebre non ti avvolgeranno. A questo sia rivolto ogni tuo sforzo; questo chiedi nella preghiera; questo devi desiderare, cioè di potere spogliarti d'ogni tua propria cosa e seguire, nudo, Gesù nudo; di poter morire a te stesso e vivere sempre in Me. Allora svaniranno tutte le immaginazione vane, i turbamenti perversi e le preoccupazioni inutili. Allora s'allontanerà anche il timore eccessivo e si spegnerà l'amore non conforme alla volontà di Dio.