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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Un giorno Santa Margherita Maria chiese a Ge­sù: « Signore, che vuoi che io faccia?». « Dammi mano libera », le rispose Gesù. Sarà Lui a compiere la divi­na opera della santità e non voi; egli domanda soltan­to di essere docili. Lascia che ti vuoti e ti corregga e poi ricolmi il calice del tuo cuore sino all'orlo, così che a tua volta potrai dispensare ciò di cui abbondi. Guardatelo nel tabernacolo; fissate i vostri occhi su di Lui che è la luce; ponete i vostri cuori accanto al suo cuore divino; chiedetegli di accordarvi la grazia di co­noscerlo, l'amore per amarlo, il coraggio di servirlo. Cercatelo con fervore.

LETTURE A CASO

Mt 9,1-35

1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". 3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? 6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua". 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". 12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". 15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. 17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".

18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". 19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.

20Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. 21Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". 22Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì.

23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: 24"Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo. 25Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi". 28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!". 29Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede". 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!". 31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.

32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!". 34Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni".

35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. 36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 17, 5-10: Se aveste fede!

1 Cor 5,1-12

1Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. 2E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! 3Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: 4nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, 5questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.

6Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? 7Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 8Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.

9Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. 10Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. 12Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? 13Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!


La Città di Dio: Libro V - Visione irrazionalista e razionalista della storia: L'ambizione al potere e alla gloria in Cesare...

12. 2. Il citato Sallustio esalta come grandi e illustri uomini del suo tempo Marco Catone e Caio Cesare. Dice che da tempo lo Stato non aveva avuto un individuo eccellente per valore ma che al suo tempo si ebbero quei due di grande valore, sebbene di diverse attitudini. A lode di Cesare ricorda che ambiva per sé un forte dominio, un esercito e una nuova guerra, durante la quale potesse segnalarsi il suo valore. C'era dunque nell'ambizione degli individui valorosi che Bellona spingesse alla guerra popoli disgraziati e li sconvolgesse in una sventura sanguinosa perché si presentasse l'occasione in cui emergesse il valore degli individui. Lo esigevano certamente il desiderio di lode e la passione della gloria. I Romani perciò compirono grandi imprese dapprima per amore della libertà e poi anche del dominio e per la passione della lode e della gloria. Un loro insigne poeta rende loro testimonianza dell'uno e dell'altro; ha cantato: Porsenna ingiungeva di riammettere l'espulso Tarquinio e assediava Roma con un grande esercito. I discendenti di Enea accorrevano alla guerra per la difesa della libertà. In quel tempo quindi considerarono grandezza o morire da forti o vivere liberi. Ma conseguita la libertà era sopraggiunta una così grande passione della gloria che diveniva trascurabile la sola libertà, se non si cercava anche il dominio. Si considerava grande il sentimento che il medesimo poeta esprime facendo parlare Giove: Anzi la spietata Giunone, che ora sconvolge col timore mare, terra e cielo, muterà in meglio le proprie intenzioni e favorirà con me i Romani padroni del mondo e gente togata. Così ho disposto. Col passare degli anni verrà un tempo, in cui i discendenti di Assaraco assoggetteranno Ftia e la illustre Micene e signoreggeranno sui Greci vinti. Ovviamente Virgilio facendo prevedere da Giove come futuri questi eventi, li rievocava come passati o li osservava come presenti. Comunque io ho voluto richiamarli per mostrare appunto che dopo la libertà i Romani considerarono il dominio in maniera tale che apparisse fra le lodi loro dovute. Da qui deriva la concezione del medesimo poeta di considerare superiori alle arti delle altre genti le attività proprie dei Romani, del reggere col dominio e di sottomettere con la guerra. Ha cantato: Gli altri scolpiranno con maggiore delicatezza i bronzi che sembrano respirare, lo ammetto, faranno uscire dal marmo dei volti vivi, difenderanno meglio le cause, tracceranno in un cerchio i movimenti del cielo e definiranno il sorgere degli astri. Tu, o Romano, ricordati, poiché queste sono le tue arti, di reggere i popoli col dominio, d'imporre le condizioni della pace, di risparmiare i soggetti e di sconfiggere i ribelli.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA GRATITUDINE A DIO PER IL DONO DELLA GRAZIA

Perché cerchi la quiete, mentre sei nato per la fatica? Disponiti più a soffrire che ad essere consolato; a portare la croce più che a vivere nella letizia.Anche tra coloro che vivono nel mondo, chi non accetterebbe ben volentieri la consolazione e la letizia spirituale, se potesse ottenerne in ogni momento? Le gioie dello spirito, infatti, sorpassano tutti i piaceri mondani e le soddisfazioni materiali. In verità, tutte le gioie del mondo sono o vuote o poco buone; soltanto le gioie dello spirito, invece, ricolmano di felicità e sono innocenti, perché nate dalle virtù ed infuse da Dio nelle anime pure. Ma nessuno può godere sempre a suo piacimento di queste consolazioni divine, perché l'ora della tentazione non tarda a venire. E poi, la falsa libertà di spirito e l'eccessiva fiducia in se stessi sono di grande ostacolo a questa visita celeste. lddio compie un atto di bontà, quando ci dona la grazia della consolazione; ma l'uomo compie un'azione colpevole non attribuendo il tutto a Lui e non ringraziandoLo.

E così, non possono riversarsi su di noi i doni della Grazia, perché siamo ingrati verso il loro autore e non facciamo risalire tutto alla sorgente d'origine. Sempre, infatti, viene concessa la Grazia a chi debitamente se ne dimostra grato; verrà tolto al superbo ciò che si suole dare all'umile. Non voglio la consolazione che mi toglie la compunzione del cuore, né aspiro ad una contemplazione che mi conduce all'orgoglio. Non tutto ciò che è alto, è santo; non tutto ciò che è soave, è buono; non ogni desiderio è puro; non tutto ciò che piace a noi, è gradito a Dio. Accetto, invece, volentieri una Grazia che mi renda sempre più umile, più timorato, più pronto a rinnegare me stesso. Chi ha conosciuto il dono della Grazia e ha fatto esperienza del duro colpo della sua privazione, non oserà arrogarsi alcun merito; si confesserà, invece, povero e nudo di tutto.

Da' a Dio ciò che è di Dio, e a te ciò che è tuo; cioè, mostrati riconoscente a Dio per la Grazia che t'ha concesso, e attribuisci a te soltanto il peccato, riconoscendo che meriti il castigo con le tue colpe. Mettiti sempre al posto più basso, e ti verrà dato il più alto, perché ciò che è in alto non si sostiene senza ciò che sta in basso. I Santi più grandi agli occhi di Dio sono i più piccoli ai propri occhi; quanto più sono avvolti di gloria, tanto più sono umili dentro di sé. Ripieni della Verità e della gloria del Cielo, non desiderano la gloria vana.

Fondàti in Dio e in Lui confermàti, non possono per nessuna ragione montare in superbia. E siccome attribuiscono a Dio tutto il bene ricevuto, non vanno cercando lode l'uno dall'altro, ma la lode che procede solo da Dio; e desiderano che in loro stessi e in tutti i Santi sia lodato Dio sopra ogni cosa; e sono sempre protesi a questo. Sii, dunque, riconoscente al Signore anche per il più piccolo dono, e sarai degno di riceverne di maggiori. Il dono più piccolo sia per te come il più grande; quello che è più disprezzabile sia per te come un dono speciale. Se si guarda alla dignità infinita del Donatore, nessun dono ti sembrerà piccolo o di poco valore.Non è, infatti, cosa da poco quello che ci viene donato dal Sommo Iddio.

Anche se Egli desse pene e castighi, ci devono essere accetti, perché qualunque cosa che Egli permette ci avvenga, lo fa per la nostra salvezza. Chi desidera conservare la Grazia di Dio, sia riconoscente quando gli è data, rassegnato quando gli viene tolta. Preghi per riaverla: sia prudente e umile per non perderla.