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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: Operiamo il bene, mentre abbiamo a nostra disposizione del tempo, e daremo gloria al nostro Padre celeste, santificheremo noi stessi e daremo buon esempio agli altri.

LETTURE A CASO

Mc 10,1-51

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. 2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". 3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". 4Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". 5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. 8Sicché non sono più due, ma una sola carne. 9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". 10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: 11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; 12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". 16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". 18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre".

20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". 21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". 22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!". 24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". 26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?". 27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". 29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. 31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: 33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, 34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". 36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: 37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". 38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". 39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". 48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".

49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". 50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". 52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 21, 28-32: Pentitosi, andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

At 23,1-35

1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza". 2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca. 3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?". 4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?". 5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo".

6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". 7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma".

12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo. 13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi".

16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. 17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli". 18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa". 19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?". 20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. 21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso".

22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni".

23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice". 25Scrisse anche una lettera in questi termini: 26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. 30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene".

31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. 32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. 33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: 35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.


Lettera agli Efesini: Fede e carità

XIV. Nulla di tutto questo vi sfuggirà, se avete perfettamente la fede e la carità in Gesù Cristo, che sono il principio e lo scopo della vita. Il principio è la fede, il fine la carità. L'una e l'altra insieme riunite sono Dio, e tutto il resto segue la grande bontà. Nessuno che professi la fede pecca, nessuno che abbia la carità odia. L'albero si conosce dal suo frutto. Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno riconosciuti da quello che operano. Ora l'opera non è di professione di fede, ma che ognuno si trovi nella forza della fede sino all'ultimo.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: NELL'EUCARISTIA SI MANIFESTANO ALL'UOMO LA GRANDE BONTA' E L'AMORE DI DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, o Signore, m'accosto, infermo, a Te, che sei la mia salute; affamato ed assetato, alla Fonte della vita; mendico, al Re del Cielo; servo, al Padrone; creatura, al Creatore; desolato, al mio pietoso Consolatore. Ma donde mai questa grazia, che Tu venga a me? Chi sono, io, perché Tu mi doni Te stesso? Come osa un peccatore comparire davanti a Te? E Tu, come Ti degni di venire da un peccatore? Tu conosci il tuo servo, e sai bene ch'egli non ha dentro di sé alcun bene, per cui Tu gli doni questa grazia. Confesso, quindi, la mia miseria, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e Ti rendo grazie per il tuo immenso amore.

Infatti, per il tuo amore fai questo, e non per i miei meriti, perché mi si renda ancora più palese la tua bontà, mi si diffonda in cuore più abbondante la carità e mi sia data una lezione più perfetta d'umiltà. Poiché, dunque, questo a Te è caro e Tu hai comandato che così fosse fatto, anche a me è caro il favore che Tu Ti degni di concedermi. E potesse, almeno, non porre ostacolo a questo, la mia iniquità! O dolcissimo e benignissimo Gesù, quanta venerazione e quanti ringraziamenti, tra inni di lode senza fine, Ti si devono tributare, per il fatto che ci ammetti a ricevere il tuo sacro Corpo, del quale nessun uomo può spiegare l'eccelsa dignità! Ma quali saranno i miei pensieri in questa Comunione, allorché m'accosterò al Signore mio, che non riesco a venerare come devo, e che, tuttavia, desidero ricevere devotamente? Che pensiero migliore e più salutare di quello di umiliarmi totalmente davanti a Te e d'esaltare, sopra di me, la tua bontà infinita?

Ti lodo, Dio mio, e Ti esalto in eterno; disprezzo me stesso e a Te mi sottopongo dall'abisso della mia pochezza. Ecco, Tu sei il Santo dei Santi, ed io la feccia dei peccatori! Ecco, Tu t'abbassi fino a me, che non sono degno di alzare gli occhi per guardarTi! Ecco, Tu vieni a me, Tu vuoi essere con me, Tu m'inviti al tuo banchetto! Tu mi vuoi dare il cibo celeste e "il pane degli Angeli" (Sal 77,25): null'altro, veramente, che Te stesso, "Pane vivo, che sei disceso dal Cielo e dài la vita al mondo" (Gv 6,33,51). Ecco quale degnazione risplende là, donde scaturisce l'Amore! Quanto grandi azioni di grazie e lodi Ti sono dovute, o Signore, per questi doni! Oh, quanto fu utile per la nostra salvezza la tua decisione, quando istituisti codesto Sacramento! Com'è soave e giocondo il banchetto, in cui Tu hai donato in cibo Te stesso!

Quant'è meravigliosa l'opera tua, o Signore! Quant'è potente la tua virtù! Quant'è ineffabile la tua verità! Infatti, hai parlato, e tutte le cose sono state fatte; ed è stato fatto anche questo Sacramento, che Tu stesso hai comandato. Prodigio stupendo, degno di fede e superiore all'umana comprensione, che Tu, o Signore Dio mio, vero Dio e vero uomo, sia contenuto integralmente sotto la piccola apparenza del pane e del vino, e sia mangiato da chi Ti riceve, senza che Tu sia consumato. Tu, o Signore dell'universo, che non hai bisogno di nessuno, hai voluto, per mezzo di codesto Sacramento, abitare in mezzo a noi; Conserva immacolati il mio cuore ed il mio corpo, perché con lieta e pura coscienza io possa piuttosto spesso celebrare i tuoi misteri e ricevere, per la mia eterna salvezza, ciò che Tu hai ordinato ed istituito, principalmente a tua gloria e a tuo perenne ricordo.

Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono tanto sublime e per un conforto tanto singolare, a te lasciato in questa valle di lacrime.

Infatti, ogni volta che rinnovi questo Mistero e ricevi il Corpo di Cristo, tu compi l'opera della tua redenzione e sei resa partecipe di tutti i meriti di Cristo. Infatti, l'amore di Cristo non sminuisce mai, e la grandezza della sua propiziazione non può mai esaurirsi. Tu devi, quindi, disporti al Sacramento con animo sempre nuovo, e con intensa riflessione devi meditare il mistero della salvezza. Quando celebri o ascolti la Messa, questo mistero deve apparirti così grande, così nuovo e così lieto, come se, in quello stesso giorno, Cristo, scendendo per la prima volta nel seno della Vergine, si facesse uomo, o come se, pendendo dalla Croce, patisse e morisse per la salvezza degli uomini.