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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:"Non vi conosco!" - è la frase più terribile che il Signore potrebbe dire anche a me e a te. Devo dire che ogni giorno mi rammento di queste parole. Possiamo andare alla Messa, pregare ogni giorno e rincorrere nello stesso disconoscimento raccontato da Gesù. E questo accade perché molto spesso ciò che preghiamo non tocca la nostra vita in profondità. Allora non ci resta che entrare già da adesso nella Sua conoscenza e familiarità attraverso la preghiera e spiritualità. Dobbiamo anche superare lo spessore delle apparenze e riconoscere il Suo volto nel povero, malato, bisognoso... Si, bisogna riconoscerlo, amarlo e adorarlo nel Santissimo Sacramento, ma bisogna riconoscerlo e amarlo in ogni fratello.

LETTURE A CASO

Mt 25,1-46

1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. 6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. 9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. 10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! 12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 8, 1-11: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei

Eb 10,1-39

1Avendo infatti la legge solo un'ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha il potere di condurre alla perfezione, per mezzo di quei sacrifici che si offrono continuamente di anno in anno, coloro che si accostano a Dio. 2Altrimenti non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che i fedeli, purificati una volta per tutte, non avrebbero ormai più alcuna coscienza dei peccati? 3Invece per mezzo di quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati, 4poiché è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. 5Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:

Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato
.
6Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato
.
7Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà
.

8Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, 9soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. 10Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.

11Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e ad offrire molte volte gli stessi sacrifici che non possono mai eliminare i peccati. 12Egli al contrario, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre si è assiso alla destra di Dio, 13aspettando ormai solo che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi. 14Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. 15Questo ce lo attesta anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:

16Questa è l'alleanza che io stipulerò con loro
dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente
,

17dice:

E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità.

18Ora, dove c'è il perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato.

19Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, 20per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; 21avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, 22accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. 23Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.

24Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, 25senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.

26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, 27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. 28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. 29Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? 30Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. 31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!

32Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta, 33ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. 34Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi. 35Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. 36Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.

37Ancora un poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà
.
38Il mio giusto vivrà mediante la fede;
ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui
.

39Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima.


Protreptico ai Greci: Capitolo 7

Ma venga a noi (poichè non basta la sola filosofia) anche la stessa poesia, sebbene interamente occupata nella menzogna, a testimoniare una buona volta la verità, o piuttosto a confessare dinanzi a Dio la sua deviazione da essa, rappresentata dai suoi miti. Si presenti qualunque poeta voglia venire per primo. Arato, dunque, pensa che la potenza di Dio attraversa l'universo: ...perchè ben salde tutte le cose crescano, per questo, lui sempre per primo, e ultimo si propiziano; salve, padre, grande prodigio, e grande aiuto per gli uomini! Allo stesso modo anche Esiodo di Ascra parla oscuramente di Dio: Giacchè egli è di tutti sovrano e di tutti signore, Nè degli immortali alcun altro con te sul potere ha conteso. Inoltre, anche sulla scena essi svelano la verità: l'uno, Euripide, volto lo sguardo all'etere e al cielo, " Questo stima Dio ", dice; l'altro, Sofocle, il figlio di Sofillo: Uno in verità, un solo è Dio, che fece il cielo e la terra vastissima, e dei flutti marini il rilucente rigonfiamento, e la forza dei venti. Ma noi, molti mortali, errando in cuore, come conforto delle nostre pene, i simulacri degli dei innalzammo, immagini di pietra o bronzo o d'oro o d'avorio. Ed a questi dedicando sacrifizi e solenni feste vane in questo modo d'esser pii crediamo. Questo qui, ormai anche temerariamente presentò sulla scena agli spettatori la verità. E il tracio interprete dei misteri e nello stesso tempo poeta, Orfeo, figlio di Eagro, dopo l'esposizione dei riti sacri e la trattazione della divinità degli idoli, introduce la palinodia della verità, cantando così una buona volta, sebbene tardi, un discorso veramente sacro: Parlerò a quelli ch’è lecito, chiudete le porte o profani, tutti ugualmente; tu, ascoltami, figliuol della Luna, Museo, giacche il vero dirò, Nè le cose che pria ti parvero in petto della vita diletta ti priveranno. E tu guarda alla divina parola, ed a questa sta attento, e dirigi rettamente del cuore l'urna ove ha sede intelletto; e per la via dritta incamminati, e guarda solo al Signore, del mondo, immortale. Quindi continuando, soggiunge apertamente: Uno solo ‚, da s‚ nato, e da uno solo son nate tutte le cose; e in esse ei si aggira, e nessun dei mortali lo vede, ed ei vede tutti... Così dunque Orfeo: col tempo almeno egli comprese finalmente di essere stato nell'errore. Ma tu non indugiare, accorto mortale, ed affrettati, e indietro rivolgendoti, propiziati così Dio. I Greci infatti, sebbene, avendo indubbiamente ricevuto talune scintille del Verbo divino, abbiano fatto sentire solo pochi accenti della verità, testimoniano la potenza di essa che non è stata nascosta; ma insieme, d'altra parte, rivelano la propria debolezza, perchè non giunsero fino al termine. Giacchè oramai credo che a chiunque è diventato chiaro che coloro che fanno o anche dicono qualche cosa senza il Verbo della Verità, sono simili a quelli che si sforzano di camminare senza piedi. Ti spingano alla salvezza anche gli attacchi che i poeti comici, costretti dalla forza della verità, fanno ai vostri dei. Il poeta comico Menandro, per esempio, dice nella commedia intitolata " L'auriga ": Non mi piace un dio che vada fuori con una vecchia a spasso, Nè che penetri dentro le case con la tavoletta, come un sacerdote questuante: tali infatti sono i sacerdoti questuanti di Cibele. Donde a ragione Antistene diceva ad essi, quando chiedevano l'elemosina: "Io non nutro la madre degli dei, perchè la nutrono gli dei". Di nuovo lo stesso poeta comico, nella commedia intitolata " La sacerdotessa", indignato contro questa consuetudine, cerca di combattere l'empia arroganza di questo errore, aggiungendo saggiamente: se, dunque, l'uomo trae coi cembali Dio dovunque voglia quei che fa questo è più grande di Dio. Ma sono questi strumenti d'audacia e di forza, trovati dagli uomini... E non solo Menandro, ma anche Omero ed Euripide e molti altri poeti smascherano i vostri dei e non temono minimamente di insultarli. Per esempio, Atena la chiamano " mosca canina ", ed Efesto " zoppo di tutti e due i piedi", e ad Afrodite Elena dice: Nè coi tuoi piedi all'Olimpo fare ritorno mai più. Di Dioniso scrive Omero apertamente: Ei che una volta di Dioniso furente perseguitò le nutrici pel monte di Nisa santissimo; ed esse tutte versarono a terra i sacri arredi, dal crudo Licurgo (percosse)... Degno veramente della socratica scuola è Euripide, Poichè guardò solo la verità e disprezzò gli spettatori, sia quando smaschera Apollo, che le sedi del centro della terra abita, e dà ai mortali sicurissimi oracoli, con queste parole: a lui ubbidendo uccisi la madre, lui giudicate empio ed uccidete; lui, e non io, peccò, che più ignorante e del bello e del giusto egli è di me, sia quando introduce Eracle furioso e, in altro punto, ubbriaco e insaziabile. Come no, infatti? Egli che, mentre banchettava con carni mangiava dopo fichi verdi sguaiatamente latrando così che l'avrebbe un barbaro compreso... E già nel dramma intitolato " Ione " presenta senza alcun ritegno gli dei agli spettatori: Come può esser giusto che voi stessi che faceste per gli uomini le leggi siate accusati di violarle? Se - ciò non sarò, ma voglio far l'ipotesi - tu e Poseidone e Zeus ch’è re del cielo delle nozze violente il conto rendere agli uomini doveste, il fio pagando delle ingiustizie, vuotereste i templi.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: CONTRO LA VANA SCIENZA DI QUESTO MONDO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, non t'impressionino i discorsi eleganti e sottili degli uomini, "perché il Regno di Dio non consiste in parole, ma in virtù" (1 Cor 4,20). Sta' attento, invece, alle parole mie, che accendono i cuori ed illuminano le menti; suscitano la compunzione ed infondono varie specie di consolazione. Non leggere mai una sola parola al fine d'essere ritenuto più dotto o più sapiente. Applicati, invece, alla mortificazione dei tuoi difetti, perché ciò ti gioverà molto di più che la conoscenza di molti ardui problemi.

Quando avrai letto ed imparato molte cose, occorre pur sempre che tu ritorni a quell'unico Principio di tutte le cose: Sono Io che insegno all'uomo la sapienza e dono ai piccoli una conoscenza più chiara di quella che possa essere insegnata dall'uomo. Colui, al quale parlo Io, sarà presto sapiente ed otterrà molto profitto spirituale. Guai a coloro che vogliono apprendere dagli uomini molte nozioni che soddisfano la curiosità, ma poco si curano d'imparare la strada che porta a servire Me! Giorno verrà, nel quale il Maestro dei maestri, Cristo, Signore degli Angeli, apparirà per ascoltare da tutti quello che ciascuno sa, cioè per esaminare la coscienza dei singoli.

Ed allora "Gerusalemme sara' perlustrata con lanterne" (Sof 1,12); diventeranno visibili i nascondigli delle tenebre e saranno ridotte al silenzio le argomentazioni delle umane lingue. Sono Io che in un istante innalzo la mente umile, perché comprenda molte nozioni della Verità eterna, più che se uno avesse studiato dieci anni nelle scuole. Io insegno senza strepito di parole, senza confusione di opinioni, senza pomposa esteriorità, senza contrapposizioni d'argomenti.

Sono Io che insegno a disprezzare i beni terreni, ad avere in uggia le cose presenti, a cercare le cose eterne, a gustare le cose celesti, a fuggire gli onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in Me, a nulla desiderare fuori di Me, ad amare ardentemente Me sopra ogni cosa. Ci fu chi, amandomi intimamente, imparò le cose di Dio e ne parlò in modo mirabile. Costui fece più profitto abbandonando tutto, che non studiando sottili questioni. Io, però, dico ad alcuni cose d'indole generale; ad altri, d'indole particolare; ad alcuni Mi manifesto nella dolce luce di segni e di figure; ad altri, invece, rivelo i misteri nel fulgore della luce.

Il linguaggio dei libri è unico, ma non istruisce tutti in modo eguale, mentre Io sono Maestro interiore di Verità, scruto i cuori, comprendo i pensieri, spingo alle azioni, distribuendo a ciascuno i miei doni secondo che ritengo conveniente.