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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: Non temere le avversità perché esse mettono l'anima ai piedi della croce e la croce la mette alle porte del cielo, dove troverà colui che è il trionfatore della morte, che la introdurrà negli eterni gaudi.

LETTURE A CASO

Mc 15,1-47

1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". 5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.

6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". 10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?". 13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!". 14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!". 15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!". 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 28.

29I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!". 31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, 41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. 47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 16, 19-31: Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

2 Pt 3,1-18

1Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza, 2perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli.

3Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni 4e diranno: "Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione". 5Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; 6e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì. 7Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.

8Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. 9Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. 10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta.

11Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, 12attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! 13E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.

14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. 15La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; 16così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.

17Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi; 18ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen!


Il lavoro dei monaci: San Paolo organizza una colleta per i poveri: esige dei testimoni a scanso di dicerie.

16. 17. In vista delle occupazioni a cui si dedicano i servi di Dio e delle malattie che non si riuscirà mai ad eliminare del tutto dalla vita quaggiù, l’Apostolo non soltanto consente che i buoni fedeli contribuiscano ad alleviare la povertà dei santi nella Chiesa, ma li esorta con ragioni quanto mai salutari. Omettiamo di considerare il diritto che egli, per quanto affermi che personalmente non se n’è mai servito, tuttavia impone che debba essere rispettato dai fedeli allorché dice: Colui che riceve l’istruzione faccia partecipe il suo catechista di tutti i beni di cui dispone. Omettiamo di fermarci su questo diritto che l’Apostolo più volte riconosce ai predicatori del Vangelo sulla gente che evangelizzano; e vediamo come egli rivolga ordini ed esortazioni alle Chiese della gentilità affinché facciano delle collette per sovvenire alle necessità dei santi di Gerusalemme: i quali avevano venduto tutte le loro proprietà, se n’erano divisi il ricavato e conducevano una perfetta vita comune, e nessuno chiamava proprio quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune, e in Dio godevano di una grande unità di cuore e d’anima. Di tale iniziativa scrive ai Romani: Adesso mi recherò a Gerusalemme per rendere un servigio ai santi. Le comunità di Macedonia e di Acaia infatti han creduto bene di fare un gesto di solidarietà verso i poveri di tra i santi di Gerusalemme. È stato un gesto spontaneo ma era anche un debito che avevano. I pagani infatti sono stati resi partecipi dei beni spirituali un tempo di pertinenza dei giudei, e quindi è per loro un dovere soccorrerli con beni materiali. Pensiero assai affine a quello di prima ai Corinti: Se noi abbiamo sparso fra voi semi spirituali è cosa straordinaria che veniamo a raccogliere frutti materiali? Identico pensiero in seconda ai Corinti: Vogliamo darvi notizia, fratelli, della grazia che Dio ha concessa alle Chiese di Macedonia. Sebbene in mezzo a grandi prove e tribolazioni, la gioia di cui erano ripieni e la povertà che in loro era estrema han dato frutti copiosissimi di generosità in mezzo a loro. Sono stati generosi – posso attestarlo con tutta sincerità – conforme alle loro disponibilità e oltre le loro disponibilità. Ci hanno rivolto numerose suppliche al fine di partecipare alla grazia e alla comunione di servizio in favore dei santi. E non soltanto nella misura che era lecito aspettarsi ma fino ad offrire volontariamente se stessi prima a Dio e poi, per volere divino anche a noi: tanto che noi abbiamo dovuto scongiurare Tito affinché, come ha cominciato, così porti a termine anche fra voi quest’opera di carità. E siccome voi siete soliti primeggiare sempre in tutto – fede, eloquenza, scienza, premurosità di vario genere e così pure in affezione verso di noi – vi esortiamo a primeggiare anche in quest’opera di generosità. Non è un comando quello che vi do, ma solo per saggiare quale sia il meglio della vostra carità dietro l’impulso dell’emulazione per gli altri. Conoscete infatti quale sia stata la liberalità del nostro Signore Gesù Cristo: il quale, essendo ricco, si è reso povero per voi, allo scopo d’arricchirvi con la sua povertà. Vengo dunque a darvi un consiglio: ciò infatti si addice a voi che già fin dall’anno scorso prendeste l’iniziativa non solo nell’esecuzione dell’opera ma anche nel deciderla. Orbene, portate ora a compimento l’opera intrapresa, di modo che, come fu pronto lo spirito nel volere, così lo sia anche nell’attuare il proposito. Naturalmente, secondo le disponibilità di ciascuno. In effetti, quando c’è la prontezza di volontà, essa è gradita se offre secondo quel che ha, non in proporzione di ciò che non ha. Non deve infatti succedere che, mentre si procura il nutrimento agli altri, voi abbiate a trovarvi nella strettezza ma si miri all’uguaglianza. Nell’ora presente la vostra prosperità si riversi sulla loro indigenza, perché poi il loro benessere si riversi sulla vostra indigenza, e così si ottenga l’uguaglianza, come sta scritto: “ Chi aveva molto non ne ebbe d’avanzo e chi aveva poco non si trovò in penuria”. Ringrazio poi il Signore che ha messo in cuore a Tito uno zelo altrettanto vivo. Egli ha accettato la mia esortazione, non solo, ma essendo ancor più zelante, di sua spontanea volontà s’è posto in via verso di voi. Con lui abbiamo inviato anche un altro fratello che riscuote elogi in tutte le chiese per la sua opera di evangelizzazione. Non solo, ma è stato anche designato dalle chiese come nostro compagno di viaggio per quest’opera di grazia che viene servita da noi a gloria del Signore e come segno della nostra buona volontà. Vogliamo infatti evitare che ci siano di quelli che vengano a sollevare critiche per l’abbondanza della raccolta che noi amministriamo: poiché è nostro proposito compiere il bene non solo dinanzi a Dio ma anche di fronte alla gente. Da queste parole risulta che Paolo esigeva dalle popolazioni divenute sante nel Signore che si dessero da fare per somministrare ai servi di Dio – i santi – quelle sostanze di cui avessero bisogno. Nel consigliare tale beneficenza, egli adduceva il motivo che essa tornava a vantaggio più di colui che la compiva che non di coloro al cui sostentamento era diretta. E, riguardo a questi ultimi, l’offerta recava un altro vantaggio ancora: era cioè uno stimolo a usare santamente del dono dei fratelli, e loro non avrebbero servito il Signore per lucro ricevendo il contributo come un mezzo per ovviare alla necessità, non per fomentare la pigrizia. Nella beneficenza che Tito stava per consegnargli, il glorioso Apostolo dice che ci mette tanta scrupolosità da ricordare come dalle Chiese gli sia stato assegnato un compagno di viaggio, un uomo di Dio stimato da tutti, le cui benemerenze nell’evangelizzazione erano – com’egli si esprime – elogiate in tutte le Chiese. E nota che quel fratello era stato designato a fargli da compagno per eliminare qualunque diceria della gente: perché cioè nessuno fra le persone deboli nella fede o malvagie di animo potesse pensare che egli trattenesse per sé e mettesse nella sua tasca quello che andava raccogliendo per sovvenire alle necessità dei santi. Diceria facile a spandersi se fosse mancato l’attestato di fratelli dai costumi irreprensibili che l’avessero accompagnato nel consegnare e distribuire il denaro ai bisognosi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: AGIRE SENZA AFFANNO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, affida sempre a Me la cura dei tuoi interessi; vi provvederò Io a fin di bene al momento giusto. Attendi le mie disposizioni e ne sentirai quindi profitto.

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore, ben volentieri affido a Te la cura di tutto, perché il mio accorgimento potrebbe farmi progredire ben poco. Oh, s'io non fossi tanto preso da ciò che ha da venire e m'offrissi, invece, senza esitazioni, alla tua volontà!

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, spesso l'uomo con i suoi pensieri progetta con ardore qualche cosa che desidera; ma quando l'abbia ottenuta, comincia a darne un giudizio diverso, perché i sentimenti circa uno stesso oggetto non sono durevoli, ma piuttosto spingono da uno ad un altro. Non è, dunque, impresa da nulla rinunciare a se stesso anche nelle più piccole cose. Il vero profitto dell'uomo è il rinnegare se stesso; e l'uomo che rinnega se stesso è libero e sereno in massimo grado. L’antico Avversario, che è nemico di tutti quelli che amano il bene, non desiste dal tentarli; anzi, giorno e notte trama gravi imboscate, per far cadere, se gli riesca, nei suoi lacci d'inganno qualche incauto. "Vegliate e pregate, dice il Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).