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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Non dobbiamo mai pensare di essere indispensa­bili. Dio ha le sue vie e i suoi modi... può permettere che tutto vada alla rovescia anche nelle mani della So­rella più dotata. Dio guarda soltanto il suo amore. Potreste essere distrutte dalla fatica, uccidervi anche, ma se il vostro lavoro non è intessuto d'amore è inuti­le. Dio non ha bisogno della vostra opera.

LETTURE A CASO

Lc 3,1-38

1Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate
i suoi sentieri!
5Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. 9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco".

10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". 15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile".

18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, 20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.

21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

23Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, 25figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, 26figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri, 28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, 30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide, 32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, 33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, 38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 18, 1-8: Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Eb 12,1-29

1Anche noi dunque, circondàti da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, 2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. 3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. 4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato 5e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;
6perché il Signore corregge colui che egli ama
e sferza chiunque riconosce come figlio
.

7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? 8Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! 9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? 10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità. 11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

12Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite 13e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

14Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore, 15vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; 16non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura. 17E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.

18Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, 19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; 20non potevano infatti sopportare l'intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata. 21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. 22Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, 24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.

25Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli. 26La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: Ancora una volta io scuoterò non solo la terra, ma anche il cielo. 27La parola ancora una volta sta a indicare che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.

28Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore; 29perché il nostro Dio è un fuoco divoratore.


Le lettere: Sesta lettera

1. L’essere razionale che si è preparato ad es­sere libero per l’avvento di Gesù, conosce se stes­so secondo la propria natura spirituale. Chi co­nosce se stesso, conosce il disegno di salvezza del Creatore e quanto egli compie per le sue creatu­re. Miei cari nel Signore, nostre membra e coere­di dei santi, nel nome di Gesù Cristo prego Dio perché vi conceda il dono dello spirito di sapien­za per discernere e conoscere tutto l’amore che nutro per voi. Non è un amore della carne, ma dello Spirito, opera di Dio. Non è necessario che io vi scriva i vostri nomi secondo la carne perché essi sono corruttibili; quando un uomo ha cono­sciuto il suo vero nome, conoscerà allora anche il nome di verità. Per questo anche Giacobbe (Gn 32,23-31), quando lottò una notte intera con un angelo, conservò il nome di Giacobbe, ma quando spun­tò la luce, ebbe il nome di Israele. Il senso di que­sto nome è spirito che vede Dio.

Penso che non ignoriate che nemici del bene meditano sempre il male contro la verità. Per questo motivo Dio non ha visitato le sue creature una sola volta, ma fin da principio alcuni per mezzo della legge dell’alleanza si sono preparati a venire dal loro Creatore. Da essa sono stati istruiti sul modo di adorarlo. La legge dell’al­leanza si è inaridita per la sua grande debolezza, per la pesantezza del corpo, per le cattive pre­occupazioni e le attività dell’anima si sono fiac­cate. Non era possibile il ritorno al primitivo sta­to della creazione. E poiché la natura è immorta­le e non si distrugge insieme col corpo, non può essere liberata per i meriti della giustizia; per questa ragione Dio, nella sua bontà, sì è mosso a compassione di lei, e mediante la legge scritta, le ha insegnato come adorare Dio. Dio è uno e la natura spirituale poggia sull’unità. Vi sia ben chiaro questo, miei cari: dove non c’è concordia, la guerra è in agguato.

2. Il Creatore vide la gravità della ferita uma­na e che era necessaria l’opera del medico. Gesù stesso, Creatore degli uomini, è il medico che li ha guariti, ma ha mandato davanti a sé dei pre­cursori. Mosè che ci ha dato la legge, non avremo timore di affermarlo, è stato uno dei suoi profeti. Lo Spirito che era con Mosè aiutò pure l’assem­blea dei santi: tutti hanno pregato Dio perché in­viasse il suo Figlio unigenito. Pure Giovanni è uno dei suoi profeti; per questo è scritto: «la Leg­ge e i profeti fino a Giovanni» (Lc 16,16) e «il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroni­scono» (Mt 11,12). Coloro che erano rivestiti di Spirito vi­dero che nessuna fra le creature poteva sanare la profonda ferita, ma soltanto la bontà del Padre, cioè il suo Figlio unigenito che il Padre ha man­dato come Salvatore di tutta l’umanità. Egli è il grande medico che può sanare la grande ferita. Perciò pregarono Dio e la sua bontà.

3. Il Padre delle creature per la salvezza di noi tutti «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32). Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma «per le sue piaghe noi sia­mo stati guariti» (Is 53,5). Con la potenza della sua pa­rola ci ha radunati da tutte le nazioni, da un con­fine all’altro del mondo, ha fatto risorgere dalla terra, i nostri cuori e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri. Vi prego, miei cari nel Signore, di capire che queste cose che vi ho scritto sono comandamenti di Dio. Dobbiamo ca­pire la condizione che Gesù ha assunto per noi: si è fatto simile a noi in tutto, «escluso il pecca­to» (Eb 4,15).

Dobbiamo pure accettare di essere liberati con la sua venuta. Egli infatti è venuto per farci sapienti con la sua stoltezza, per farci ricchi con la sua povertà, per consolarci con la sua debolez­za, per dare a noi tutti la risurrezione e annienta­re colui che aveva il potere sulla morte. Allora cesseremo di invocare Gesù secondo la carne perché la sua venuta ci sorregge nel retto servi­zio fino a distruggere le nostre iniquità. Allora Gesù ci dirà: «Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15) e non più servi. Quando gli apostoli giunsero ad accogliere lo spirito di figli, allora lo Spirito Santo insegnò loro ad adorare il Padre in modo conveniente.

A me, povero e maledetto di Cristo, l’età cui sono giunto mi ha portato gioia, gemito e pianto.

Infatti molti della nostra generazione hanno indossato la veste di Dio, ma hanno negato la sua potenza. Quelli che si sono preparati ad essere liberati per l’avvento di Gesù, mi arrecano gioia. Ma quelli che trafficano sul nome di Gesù e fanno la volontà del proprio cuore e del proprio corpo, mi arrecano afflizione. Io piango su coloro che hanno considerato la lunghezza del tempo, si sono scoraggiati, si sono privati della veste di Dio e sono diventati simili a bestie. Sappiate che per uomini simili la venuta di Gesù è grande condanna. Ma voi, miei cari nel Signore, sappiate conoscere voi stessi e discernere i tempi e preparatevi ad offrirvi come vittime gradite a Dio.

4. Io scrivo a voi «come a persone intelligen­ti» (1Cor 10,15) perché voi siete capaci di capire voi stessi. Voi sapete che chi conosce se stesso, conosce Dio è il suo disegno di salvezza per le sue creature. Vi sia ben chiaro che l’amore che nutro per voi non è carnale, ma spirituale, opera di Dio che «è tre­mendo nell’assemblea dei santi, grande e terribi­le tra quanti lo circondano» (Sal 88,8). Finché abbiamo degli intercessori presso Dio, preparatevi ad of­frire ai vostri cuori quel fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra (Lc 12,49). Esercitate i vostri cuori e i vostri sensi a discernere il bene dal male, la de­stra dalla sinistra, la saldezza dalla debolezza. Gesù sapeva che la materia di questo mondo è in potere del diavolo. Perciò chiamò i suoi di­scepoli e disse loro: «Non accumulatevi tesori sulla terra. Non affannatevi per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini» (Mt 6,19.34). In ve­rità, miei cari, il timoniere di una nave si vanta quando i venti sono calmi, ma la perizia del ti­moniere si vede quando soffiano venti violenti e contrari. Cercate ora di capire il tempo nel quale siamo giunti. Se dovessi parlarvi dettagliata­mente della libertà, dovrei aggiungere molte al­tre cose ma «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9). Vi saluto, cari figli nel Si­gnore, «piccoli e grandi» (At 8,10). Amen.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: IL CORPO DI CRISTO E LA SACRA SCRITTURA SOMMAMENTE NECESSARI ALL'ANIMA FEDELE

PAROLE DEL DISCEPOLO
O soavissimo Signore Gesù, quant'è grande la dolcezza dell'anima devota che siede al tuo banchetto, nel quale le viene imbandito nessun altro cibo all'infuori di Te stesso, unico suo Amato, desiderabile sopra tutti i desideri del suo cuore! Ed anche a me sarebbe dolce, alla tua presenza, versare lacrime per l'intima tenerezza del cuore e, con la pia Maddalena, bagnare di pianto i tuoi piedi. Ma dov'è questa devozione? Dove, una tale profusione di lacrime sante? Certo, al cospetto tuo e dei tuoi santi Angeli, io dovrei avvampare tutto quanto nell'intimo e piangere di gioia.

Ho, infatti, nel Sacramento, Te realmente presente, benché nascosto sotto specie non tue. I miei occhi non potrebbero sostenere di vederTi nel tuo proprio e divino splendore; anzi, neppure l'universo intero potrebbe sussistere davanti al glorioso splendore della tua Maestà. Per questo, dunque, Tu vieni incontro alla mia insufficienza, nascondendoTi sotto le specie del Sacramento.

Io possiedo realmente ed adoro Colui che gli Angeli adorano in Cielo; finora, però, Lo adoro soltanto nella Fede, mentre gli Angeli Lo adorano faccia a faccia e senza veli. Io devo accontentarmi della luce della vera Fede e camminare in essa, finché sorga il giorno dello splendore eterno e tramontino, dileguandosi, le ombre delle figure. "Ma quando verrà ciò che è perfetto" (1Cor 13,10), cesserà l'uso dei Sacramenti, perché i Beati nella gloria celeste non hanno bisogno di medicina sacramentale.Essi, infatti, godono senza fine la presenza di Dio, contemplando faccia a faccia la sua gloria. Passano di luce in luce fino all'abisso della Divinità ed assaporano il Verbo di Dio fatto carne, quale era in principio e quale permane in eterno. Quando il pensiero mi riporta a codeste meraviglie, qualsiasi consolazione, anche spirituale, mi si trasforma in noia gravosa, perché, fino a quando io non veda manifestamente il mio Signore nella sua gloria, stimo un nulla tutto ciò che vedo e sento quaggiù. Tu mi sei testimonio, o Dio, che nessuna cosa mi può dare conforto, che nessuna creatura può darmi pace, se non Tu, mio Dio, che desidero contemplare in eterno.

Ma ciò non è possibile, mentre vivo in questa vita mortale. Quindi, occorre ch'io mi disponga a grande pazienza e mi sottometta a Te in ogni mio desiderio. Anche i tuoi Santi, o Signore, che ormai esultano con Te nel Regno dei Cieli, mentre erano in questa vita attendevano con grande fede e pazienza l'avvento della tua gloria. Ciò che essi hanno creduto, lo credo anch'io; ciò che essi hanno sperato, lo spero anch'io; dove essi sono giunti, confido di giungere anch'io, con la grazia tua.

Intanto, camminerò nella Fede, attingendo forza dagli esempi dei Santi. Terrò pure, come mia consolazione e come mio specchio di vita, i Sacri Libri e, soprattutto, come speciale mio rimedio e come rifugio, il tuo sacratissimo Corpo. Due cose, infatti, sento che mi sono sommamente necessarie in questa vita; senza di esse, mi riuscirebbe insopportabile codesta vita di miserie. Imprigionato nel carcere di questo mio corpo, confesso d'avere bisogno di due cose: di nutrimento e di luce. Per questo, a me che sono così debole, Tu hai dato il tuo sacro Corpo quale ristoro dell'anima e del corpo, e hai posto "davanti ai miei piedi come lucerna la tua Parola" (Sal 118,105). senza questi due doni non potrei vivere bene, perché la Parola di Dio è la luce dell'anima mia e il tuo Sacramento è pane di vita.

Questi due doni si possono anche chiamare due mense, poste di qua e di là nel gazofilacio, cioè nel tesoro della Santa Chiesa. L’una è la mensa del Sacro Altare, sulla quale è il Pane Santo, cioè il prezioso Corpo di Cristo. L’altra è la mensa della Legge di Dio, che contiene la Santa dottrina, che insegna la retta fede, che guida con sicurezza fin oltre il velo più interno, dove sta il Santo dei Santi. Siano rese grazie a Te, o Signore Gesù, luce della luce eterna, per questa mensa della santa dottrina, che ci hai imbandito per mezzo dei tuoi servi, i Profeti, gli Apostoli e gli altri dottori. Siano rese grazie a Te, Creatore e Redentore degli uomini, che, per manifestare al mondo intero il tuo amore, hai preparato quella grande cena nella quale ci hai offerto da mangiare non l'agnello simbolico, ma il tuo Corpo santissimo ed il tuo Sangue, Riempiendo di letizia tutti i tuoi fedeli con il tuo sacro convito ed inebriandoli con il calice della salvezza, nel quale sono contenute tutte le delizie del Paradiso; convito, nel quale banchettano insieme con noi, sebbene con più felice soavità, gli Angeli Santi.

Oh, quanto grande e venerando il ministero dei Sacerdoti! Ad essi è stato comandato di consacrare con la santa formula il Signore Altissimo, di benedirLo con le labbra, di tenerLo tra le mani, di nutrirsene con la propria bocca e di dispensarLo agli altri. Oh, quanto pure devono essere quelle mani, quanto pure le labbra, quanto santo il corpo e quanto immacolato il cuore del Sacerdote, nel quale tante volte entra l'Autore della purezza! Dalla bocca del Sacerdote, che tante volte riceve il Sacramento di Cristo, nessuna parola deve uscire, che non sia santa, onesta e fruttuosa. I suoi occhi, che abitualmente si posano sul Corpo di Cristo, devono essere modesti e pudichi; Pure ed elevate al cielo devono essere le sue mani, che sono solite stringere il Creatore del cielo e della terra. Ai Sacerdoti, in modo speciale, è detto nella Legge: "Siate santi, perché Io, il Signore Dio vostro, sono santo" (Lv 19,2).

Dio onnipotente, ci aiuti la tua grazia, perché noi, che abbiamo assunto il ministero sacerdotale, sappiamo essere a tuo servizio degnamente e devotamente, con ogni purezza e con buona coscienza. E, se non possiamo conservarci in tanta innocenza di vita come dovremmo, concedici almeno di piangere come si conviene il male che abbiamo fatto, e di servirTi per il futuro con più fervore, in ispirito d'umiltà e nel fermo proponimento d'una volontà sincera.